WAB
– Women Art Bra
Movicentro
BRA
3
ottobre – 25 ottobre 2020
a
cura di Marco Salvario
Bellissima
struttura moderna e luminosa il Movicentro di Bra, purtroppo non ne è
ancora chiaro quale ne sarà il futuro, dopo che la destinazione per
cui era stato realizzato, un elegante nodo di scambio tra l’adiacente
stazione ferroviaria e il terminal dei bus che si fermano sul
piazzale antistante, è stata abbandonata. Sarebbe triste vederlo
diventare un centro commerciale, nell’attesa è stato utilizzato
per accogliere la 3ᵃ Biennale della Creatività al Femminile.
Purtroppo
ho scelto per la visita una delle più belle giornate di ottobre e il
sole, attraversando le pareti di vetro, ha reso problematico
apprezzare alcune opere o perché batteva direttamente sulle tele o
perché accecava gli occhi dei visitatori: un problema da tenere
presente per il futuro e che potrebbe essere risolto con tendaggi o
pannelli.
Una
veloce considerazione sul problema se abbia senso una manifestazione
“al femminile”, ad esempio una mostra “al maschile” sarebbe
stata considerata discriminatoria e probabilmente contestata
violentemente. Il mio pensiero è che non si è trattato di uno
spazio protetto riservato a una categoria fragile, quanto l’occasione
di respirare l’atmosfera di una sensibilità e creatività diversa,
che in un altro tipo di mostra si sarebbe persa e confusa. Con questo
spero di non avere già detto troppo …
Segue
una mia veloce presentazione delle artiste che mi hanno più
convinto, selezionate compatibilmente con le fotografie che ho
scattato.
Mariangela
Redolfini
Nata
in provincia di Mantova, laureata in architettura al Politecnico di
Torino, è da sempre appassionata di disegno e pittura. Le sue opere
sono un gioco di forme che ricreano le nostre città, ma rese nuove e
vive dal colore che dona lucentezza e vivacità alle superfici.
Quartieri senza smog, dove il cielo può diventare una nuvola di
palloncini colorati, un mondo di forme squadrate, dove l’uomo non
compare.
Silvia
Perrone
Questa
abile pittrice torinese realizza le sue opere scegliendo di catturare
i dettagli che enfatizzano la sensualità e la vitalità dei corpi
femminili. Giochi sapienti di luci, di ombre e di riflessi in una
ricerca curata e sapiente, che sa estrapolare dal grande insolubile
mistero della natura delle donne, tracce che fanno intuire una
parziale ma preziosa soluzione.
Giusy
Uljanic
Tante
tonalità di grigio nei quadri di questa artista, torinese anch’essa,
illuminati da lampi di rosso. Sia in Donna sulle scale che In
partenza, l’allontanarsi del soggetto diventa il simbolo di una
condizione di fuga della creatura femminile, così difficile da
fermare e raggiungere. Donne che si incontrano ma solo per un attimo
perché la loro natura le spinge a proseguire, ad andare oltre, verso
la casa, la famiglia o il lavoro. Donne eleganti, composte,
apparentemente libere eppure sole e prigioniere di una rete sottile
di doveri.
Cemile
Tarim
Tre
opere molto diverse, tutte convincenti, ma che sembrano indicare
ancora un’incertezza dell’artista sulla strada giusta da seguire
e su come presentarsi al pubblico. Porta all’Africa selvaggia
l’elefante di Tempo di libertà, mentre l’immagine
successiva ci mostra il volto di una bellezza probabilmente araba dal
sorriso enigmatico, che si scaglia su uno sfondo giallo quasi d’oro.
Classico e raffinato il nudo di schiena dell’ultima opera. Tre
creazioni la cui diversità è sottolineata dalla scelta diversissima
delle cornici.
Marilena
Morano
Grande
dolcezza e poesia nelle opere di questa artista cuneese che si è
dedicata tardi alla pittura, ma non così tardi da non poterci
stupire e incantare. In quest’anno di sofferenza, dove la frenesia
rumorosa e devastatrice del progresso si è dovuta arrestare davanti
alla minaccia della pandemia, queste immagini di natura e di fiori
dai colori puliti e freschi ci concedono attimi di profonda serenità
e di pace con noi stessi.
Le
Lune di Jarò
Due
artiste, Jamila Echmichi e Roberta Giacobbi, hanno unito le loro
diverse culture, esperienze e conoscenze nelle loro opere. In questo
periodo incontro molto spesso la scelta di rifiutare la classica
forma rettangolare delle opere per quella circolare. Scudi, tondi,
medaglie, cerchi e, in questo caso, Lune; più che nel campo della
pittura siamo in quello della scultura. Sono simboli da vivere in un
contesto meditativo, magico, rituale, abbandonandosi alla
contemplazione e alla riflessione.
Ricordiamo
ancora:
Ebe
De Mitri per quel braccio che emerge dal mare tra i salvagente
arancioni per chiedere aiuto. Immagine forse abusata in questo
periodo, ma di sicura efficacia.
Luisella
Bozzi Torta che riesce a rendere l’armonia del suono del
violino con la sua opera. Raffinate ugualmente le opere floreali
raffigurate nelle sue altre tele.
Carla
Ghisolfi di Monforte: i suoi acquarelli Omaggio a Degas
sono degni del grande impressionista parigino, anche se le ballerine
sono molto più bambine. Purtroppo la sistemazione rendeva difficile
ammirarle nei troppi riflessi e giochi di luci della zona di
esposizione.
Daniela
Bruno. Ricca, quasi sovraccarica di simbolismi, La creazione è
un’opera d’ispirazione naif, dove l’apparentemente semplicità
è in realtà prova di grande abilità e accurata ricerca
preparatoria. Il risultato è davvero convincente.
Ammetto
di non conoscere nulla di Rosy Francone, però il ritratto in
acrilico su tela Sorpresa ed emozione è un lavoro riuscito,
pieno di naturalezza ed espressività.
Se
vi chiedete se sette fichi possano ispirare un piccolo classico
capolavoro, non dovete fare altro che osservare l’opera Fichi
di Irina Moldovan. Il quadro è piccolo, ma la mano della
pittrice non delude.
Citazioni
finali per Podagrosi Antonia, Prucca Silvana, Giacometti Elisa, De
Lucia Lumeno Carol, Mureddu Gabriella e Carrodano Rita.