28 settembre 2023

Incontri sulle vie della parità a Roma



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25 settembre 2023

“EPPURE QUALCUNO MI DOVEVA ASCOLTARE” di Aurelio Pace a cura di Vincenzo Capodiferro


EPPURE QUALCUNO MI DOVEVA ASCOLTARE”

Storia di un’ordinaria ingiustizia della Giustizia italiana, di Aurelio Pace


Quello che il giovane avvocato Aurelio Pace ci racconta in questo libro, “Eppure qualcuno mi doveva ascoltare” - edizioni Osanna, Venosa -, è una storia drammatica, vera, anche se un po’ romanzata, accaduta nella Basilicata del Novecento. Aurelio parte da un tema agostiniano, riprendendo Epitteto: Dio ci ha dato due orecchie, ma una bocca sola, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà. Aurelio, giovane ed avvenente avvocato, un po’ come il grande Aurelio Agostino, viene interpellato da un anziano signore: Salvatore di Brindisi di Montagna. La richiesta è un absurdum logico: rivedere uno storico processo a carico del padre, Agostino Lacerenza, ingiustamente accusato di parricidio e di omicidio di un giovane. Due accuse falsissime, perché il poveruomo si era trovato alle strette, e vedendo il padre in fin di vita, lo aveva caricato sul mulo e portato all’ospedale San Carlo di Potenza, facendo fronte tra l’altro alle intemperie: ed allora nevicava! E di brutto! Il padre arriva morto. E il figlio viene accusato. La maldicenza fa poi la parte sua: nei paesi piccoli come i nostri, i marchi della lingua restano eterni, anche se sei innocente. Diceva il proverbio: la lingua non ha ossa ma rompe le ossa. E riprende il Libro del Siracide: «Se una frusta ti colpisce, ti lascia il segno
sulla pelle, ma se ti colpisce la lingua, ti spezza le ossa. La spada uccide tante persone,
ma ne uccide più la lingua che la spada». Così la famiglia di Agostino viene ad essere tutta compromessa. Accade un altro omicidio, resa di conti tra allevatori, ed ecco che subito il giovane Agostino si trova alle prese con un’altra accusa infondata: aver ucciso il compagno di caccia, o di uccellagione. Siamo nei paesaggi meravigliosi in cui Federico II stilava le “Tavole della Legge” (
Costituzioni Melfitane), esempio grandioso di legislazione che nulla ha da invidiare ai grandi codici storici, come quello giustinianeo e quello napoleonico che arriverà molto più tardi. Federico era anche un valido uccellatore: esperto di caccia coi falchetti. Anche Federico II, se vogliamo, come Napoleone, è un vincitore: ma finiscono per essere dei vinti dalla storia. E per i vinti non c’è scampo, Verga docet. La storia di Aurelio è avvalorata dagli atti dei processi: un vero e proprio romanzo storico, di un verismo sconvolgente. Per in vinti non c’è alcuna redenzione, né storica, né sociale, né economica, né giuridica, purtroppo! Alla fine, il povero Agostino indossa il vestito del padre e si getta nel pozzo, cavato dallo stesso padre. A pagarne le spese la moglie e i figli, che portano sempre il marchio: figli di carcerati! La giustizia, a quei tempi, procedeva per sentito dire, il più delle volte: ex auditu, ex signo, ex experientia vaga, secondo Spinoza. E per di più con l’avallo di maghe fattucchiere, amanti di ufficiali. E chi non ha soldi, non può difendersi! La storia non è cambiata, perché di queste storie di ordinaria ingiustizia della Giustizia italiana ne sentiamo molto spesso. Eppure, questo valido lavoro è di una modernità sconvolgente, perché rappresenta un atto di un revisionismo giuridico. La verità sarà evangelicamente proclamata sui tetti, o per dirla sempre con Aurelio Agostino: «La verità è come un leone. Non avrai bisogno di difenderla. Lasciala libera. Si difenderà da sola». E di quanto revisionismo storico abbisogna la Basilicata. Tra le accuse storiche segnaliamo la grande favola del brigantaggio e quella dell’arretratezza che attirò i vari sociologi, come De Martino e Banfield. Ci tacciarono di familismo amorale. Ma quale familismo amorale? Per il lucano credo che ancor oggi la famiglia sia un valore non negoziabile tanto facilmente. Anche Levi fu affascinato da quella civiltà contadina e fa da eco Albino Pierro: - Qui parlano anche le pietre! Questa toccante storia descritta da Aurelio sarà rappresentata nei teatri dall’artista Ulderico Pesce e sarà oggetto di un film. È veramente un lavoro serio, affascinante e soprattutto che rende giustizia ad un povero padre, che, dopo tante angherie subite, poteva esclamare: - Finalmente posso morire in pace.

Aurelio Pace, Avvocato. Nato a Melfi nel 1976, vive a Filiano (Pz). Rappresentante delle Istituzioni, è stato Consigliere Provinciale di Potenza e Regionale della Basilicata; Presidente dei Lucani nel Mondo e della Scuola di Formazione Politica Forma Pop – School of life. Pubblicazioni: Giovani emozioni, Salerno 1996; Goccia a goccia, Salerno 1998; Il cappello sugli occhi, Salerno 2000; Global, no Global, new Global, Pozzuoli 2008; Sales, un sogno giovane, Matera 2009; Gender: ascesa e dittatura della teoria che “non esiste”, 2016. 


V. Capodiferro

Presentazione "Il re di tutti" a Cantù

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22 settembre 2023

Dentro la gabbia di Stefano Cosmo a cura di Miriam Ballerini


DENTRO LA GABBIA
– Quando porti dentro un segreto come il mio, o ti adatti o muori lentamente – di Stefano Cosmo


© 2023 Marsilio Farfalle

ISBN 978-88-297-1462- 9

Pag. 252 € 17,00


Un buon libro: originale, vero, che sembra possa piacere solo a un mondo maschile dal momento che tratta di lotta; eppure vi posso assicurare che potete trovare tanto fra queste pagine.

Scritto in prima persona dal protagonista, Moreno Zanon, ambientato nei dintorni di Venezia. Azzeccati quindi i cognomi, tipicamente veneti, l'ambientazione, le descrizioni dei luoghi.

La fine del quartiere in cui ci trovavamo, sfruttato, avvelenato e abbandonato”.

Moreno è un campione di arti marziali miste: “L'arte della menzogna l'avevo affinata di pari passo con le mie abilità nel combattere. Si chiama adattamento”.

Zanon si sta allenando per fare l'incontro della sua vita con un importante lottatore, ma la sua esistenza, fin dall'inizio accompagnata dal degrado, gli farà un ulteriore sgambetto.

Il fratello, attualmente recluso, viene accoltellato e Moreno viene coinvolto per pagare un suo debito, se non vuole che la cognata e la nipote cadano nelle grinfie di Trabacchin, malavitoso della zona.

Moreno, innamorato della cognata farà di tutto per evitarle qualsiasi sopruso: “Era un rifugio dove sopportare la rabbia e l'impotenza di cambiare le cose. Quelle perle scure mi rapivano portandomi oltre la miseria del nostro quartiere”.

Andrà a combattere nella gabbia, dove Trabacchin organizza incontri clandestini che, spesso, portano alla morte i combattenti. Tanto per lui non sono persone, ma affari.

Lui traffica con persone extracomunitarie, promettendo loro lavoro e finti permessi di soggiorno.

Il maresciallo Di Ciolla, che parla inserendo frasi in dialetto salentino, gli sta col fiato sul collo, desideroso da anni di sorprenderlo con le mani in pasta.

Interessante il modo in cui viene descritto il rapporto fra Di Ciolla e Zanon.

La storia non è per niente lineare e si complicherà parecchio prima di giungere a un finale con sorpresa.

Un romanzo che tratta di temi sociali, descritto in modo duro, tanto che a volte pare davvero di sentire i colpi che i lottatori si scambiano nella gabbia. Si coglie anche la loro sofferenza morale e sociale.

Mi fa terribilmente piacere, permettetelo, che lo scrittore abbia inserito la tematica dell'immigrazione, spargendo nelle pagine vari semi: discutendo della questione con la verità, contrastando le tante, troppe, fake news che ci propinano quotidianamente; che abbia posto l'argomento con umanità, una dote che pare sempre più una perla rara.

Un romanzo che tocca tante corde, originale nella storia.

Stefano Cosmo forse non poteva scrivere che in questo modo, essendo laureato in diritti umani ed avendo la passione per gli sport da combattimento. Ha unito due cose tanto distanti tra loro, trovando un punto di congiunzione che le fa stare in perfetto equilibrio.

La gabbia ha diverse interpretazioni: oltre al semplice luogo fisico dove si combatte, è anche un luogo interiore da cui non si può sfuggire. Zanon lo sa bene, lui che porta dentro di sé un segreto che sempre lo tormenta. È anche il luogo che meglio descrive le condizioni di vita di chi deve subire e non può nemmeno permettersi di sperare in una vita migliore.

Da leggere!


© Miriam Ballerini


Fonte: https://oubliettemagazine.com/2023/07/02/dentro-la-gabbia-di-stefano-cosmo-un-romanzo-ambientato-nei-dintorni-di-venezia/?fbclid=IwAR0CkwlSioMIxsc6X0kder9dM7vxJGcSaitn4pjU0cA4jKN2cJ87USm3Xu8

21 settembre 2023

Presentazione del romanzo di Miriam Ballerini a Appiano Gentile - Co

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IL RITORNO DI MARIO DRAGHI di Antonio Laurenzano


IL RITORNO DI MARIO DRAGHI

di Antonio Laurenzano

Con l’Ecofin di Santiago il negoziato europeo per la riforma del Patto di Stabilità e Crescita è entrato nella sua fase cruciale. E Mario Draghi torna in Europa. La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen gli ha affidato un nuovo incarico, quello di delineare una strategia sul futuro della competitività dell’economia europea. L’annuncio è arrivato nel corso dell’annuale discorso sullo stato dell’Unione al Parlamento di Strasburgo, uno degli eventi politici più importanti nell’Ue, nel corso del quale vengono indicate le linee guida del lavoro delle istituzioni comunitarie, fissando obiettivi e procedure.

Sono tre le sfide individuate da von der Leyen: il lavoro, l’inflazione e l’ambiente imprenditoriale. Ricercare nuove soluzioni per rimanere competitivi sul mercato globale in un momento di grandi capovolgimenti economici in cui l’Ue rischia di essere “un vaso di terracotta tra vasi di ferro, Stati Uniti e Cina”. E l’incarico proposto all’ex presidente della Bce, “una delle grandi menti economiche europee”, riveste importanza fondamentale per il futuro del Vecchio Continente. Il tema della competitività s’intreccia tanto con il quadro geopolitico in rapida evoluzione, quanto con gli equilibri interni all’Ue. L’Europa, anche grazie al contributo di Draghi, “farà what ever it take per mantenere il suo vantaggio competitivo”, ha chiosato la Presidente della Commissione, ricordando la famosa frase dell’ex governatore della Bce a difesa dell’euro.

Il ritorno a un ruolo attivo dopo l’esperienza di governo a Palazzo Chigi rappresenta una mission dai contorni così ampi da apparire come un consulto per un paziente con gravi problemi. E per Draghi la diagnosi è chiara: la pandemia prima e la guerra in Ucraina dopo hanno prodotto la fine di un’era. “L’Unione di prima non c’è più”, perché hanno ceduto i pilastri su cui si reggeva la sua prosperità: “l’America per la sicurezza, la Cina per l’export, la Russia per l’energia”. E “non c’è ancora l’Unione di dopo”. La prospettiva di un suo allargamento ai Paesi dei Balcani e all’Ucraina, senza aver provveduto alle riforme, potrebbe portare a un esito fatale. Espandendo la periferia senza rafforzare il centro si rischierebbe cioè ripetere gli errori del passato.

Si apre per l’Ue una stagione “complicata, molto complicata”, perciò Draghi ha accolto la proposta a fronte delle importanti sfide che attendono l’Europa. “Supermario” torna sulla scena europea proprio dopo aver tratteggiato in un articolo pubblicato sull’Economist il suo programma per il rilancio della zona euro. L’Unione europea ha bisogno di “nuove regole e una maggiore condivisione della sovranità” dal momento che le strategie che nel passato hanno assicurato sviluppo e sicurezza dell’Europa sono diventate insufficienti, incerte o inaccettabili. Tornare ai vecchi “paletti” fiscali sarebbe deleterio. Le regole di bilancio dovrebbero essere sia rigorose, per garantire la credibilità nel medio termine, sia flessibili, per consentire ai governi di reagire a choc imprevisti. La strada tracciata da Draghi nel suo intervento sull’Economist prevede il trasferimento di maggiori poteri di spesa al centro e “federalizzare” alcune spese per investimenti in modo da raggiungere un equilibrio tra regole rigide per i singoli Stati ai quali è proibito andare in disavanzo, e scelte fiscali a livello centrale.

L’Ue, nel disegno programmatico tracciato da Mario Draghi, ha bisogno di una politica fiscale europea sia per svolgere un compito di stabilizzazione economica, coordinandosi con la politica monetaria, sia soprattutto per finanziare una politica industriale basata su un ammontare di investimenti adeguato a consentire alla zona euro di mantenere il suo ruolo economico e politico nel mondo. Finchè, dopo quella monetaria, non raggiungerà una piena unificazione fiscale, l’Europa non potrà riguadagnare lo status di grande potenza nel mondo multipolare del ventunesimo secolo. In un assetto globale dominato da superpotenze, rischia di continuare a dipendere da forze esterne, proponendosi così come un partner subordinato e non come una potenza realmente sovrana.

La ridefinizione delle politiche di bilancio in un quadro economico-finanziario con una forte impronta federale garantirebbe finanze credibili. Dal negoziato sulla sua governance economica dipenderà la capacità dell’Unione europea di fronteggiare le sfide globali che le stanno di fronte e consolidare i passi avanti fatti con Nex Generation EU nel sostegno a politiche di sviluppo comuni. Ma mettere in comune una maggiore sovranità richiede nuove forme di rappresentanza e di potere decisionale centralizzato. Una sfida per l’Europa del futuro, un’Europa che dovrà prendere in tempo coscienza del cambio epocale in atto per continuare a competere affrontando le crisi con risposte rapide ed efficaci. Una sfida economica e politica.


Incontri sulle vie della parità a Roma

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