22 dicembre 2017

LAGGIU’ TRA IL FERRO storie di vita, storie di reclusi di Nicodemo Gentile recensito da Miriam Ballerini

 LAGGIU’  TRA IL FERRO
storie di vita, storie di reclusi di Nicodemo Gentile
© 2017 Imprimatur
ISBN 978 88 6830 631 1   Pag. 174 €15,00

Sono sempre attratta dai libri veri, che trattano temi che appartengono all’uomo. Dedico la mia scrittura agli ultimi, e chi, più dei reclusi, appartiene a questa categoria?
Nicodemo Gentile è un avvocato e, il suo nome, è conosciuto ai più perché legato a storie di cronaca che hanno riempito i giornali. Ad esempio la vicenda di Sarah Scazzi, oppure Trifone e Teresa, Roberta Ragusa… solo nomi per chi, come noi, segue questi fatti alla tv, molto di più per chi è a contatto con questi tragici eventi.
In questo saggio troverete le sensazioni, le emozioni, di chi si trova dietro alle sbarre.
Troverete i pensieri di Gentile, di cosa l’abbia portato a fare l’avvocato, di come lo faccia e di cosa questo significa per lui come uomo.
All’inizio possiamo leggere la prefazione di Massimo Picozzi, famoso criminologo. Subito m’imbatto in un nome anche a me noto, un Mauro educatore che, anni fa, è stato il mio “Virgilio”, la mia guida all’interno di un carcere. Picozzi lo ricorda come quell’amico che lo ha introdotto in questo mondo.
Verissimo quanto asserisce: “Ogni istituto penitenziario è un microcosmo con i suoi riti, le sue gerarchie. Non puoi conoscerlo, e non puoi conoscere chi lo abita, se non entrandoci, passandoci del tempo. Con l’umiltà di ascoltare e l’intelligenza di sospendere i giudizi”.
Mi piacciono molto le riflessioni di Gentile, quando esamina i vari pareri di chi sta fuori e parla del carcere “senza esservi mai entrato”. Chi non comprende che una persona non è il proprio errore; che quando si sbaglia, comunque non si diventa altro, ma si resta sempre e comunque un essere umano.
I temi trattati sono molti: il suicidio, la malattia, la religione. Tutta quella gamma di necessità e di emozioni che, anche se reclusi, continuano a fare parte della storia di chi vive dietro le sbarre. O, per meglio dire: laggiù tra il ferro.
È anche perfetto quel “laggiù”, perché dà proprio l’idea di una fossa, di una persona che non solo è rinchiusa, ma quasi spinta in basso, perché deve sparire, non dare fastidio, non essere più vista.
A tratti troviamo le testimonianze di alcuni detenuti, non delle loro storie giuridiche, ma del loro vivere, o non vivere, quotidiano: Salvatore Parolisi, Manuel Winston Reyes, Angela Biutikova e, anche qui, un’altra mia conoscenza: Carmelo Musumeci. Un detenuto ostativo che mi ha fatto conoscere il carcere cattivo, perché, ha detto leggendo il mio libro su questo argomento, tu hai visto e parlato di un carcere buono. Quello dove la pena finisce.
Ho trovato questo libro onesto e assolutamente condivido il pensiero dell’autore: chi sbaglia deve essere messo in condizione di comprendere il proprio errore. Tutto ciò deve passare per la Giustizia.
Dopodiché è necessario che vi sia una rieducazione sociale, affinché sia possibile riparare al male fatto.
In molte frasi, pensieri, riflessioni, mi sono riconosciuta. Oppure ho incontrato eventi che, anche io, ho avuto modo di vivere. E ho trovato splendida la coscienza morale di un uomo che non fa semplicemente il suo lavoro, ma lo fa con emozione e umanità.

© Miriam Ballerini

20 dicembre 2017

SLEEPING BEAUTIES di Stephen e Owen King recensito da Miriam Ballerini

  SLEEPING BEAUTIES                             di Stephen e Owen King
(c) 2017 Sperling & Kupfer
ISBN 978-88-200-6326-9  Pag. 652 € 21,90

Per questo nuovo lavoro, King ha scritto a quattro mani col figlio Owen, anche lui scrittore. La fantasia dei due, unita, ha prodotto questo romanzo fantasy, dai tratti horror, dal quale non mancano linee che riportano a quel problema sociale di cui spesso sentiamo parlare ai vari tg: la violenza sulle donne.
Che succede a queste “belle addormentate”?
La città dove si snoda la vicenda è Dooling, West Virginia. I protagonisti lo sceriffo Lila e il marito, lo psichiatra Norcross che lavora nel carcere del paese.
Tutto ha inizio quando una tizia si presenta nel bosco, massacrando a mani nude due uomini. È una creatura che, fin da subito, pare venire da un altro mondo. Viene arrestata.
Da quel momento le donne che si addormentano, vengono imbozzolate da una fitta ragnatela. Se qualcuno tenta di rompere quello strano involucro, come belve assettate di sangue, uccidono, per poi tornare a dormire.
Le donne del paese cercano di rimanere sveglie il più possibile, spesso facendo uso di droghe ed eccitanti, ma, inevitabilmente, il sonno ha la meglio.
L’unica donna che si addormenta e si sveglia normalmente, è proprio la detenuta che ha ucciso i due nei boschi. Ha dato come nome Evie  Black. Delle falene la circondano e riesce, tramite gli animali, a vedere dai loro occhi, facendosi obbedire.
Da qui il romanzo si divide in diverse direzioni: le donne addormentate si ritrovano a vivere in una Dooling alternativa, dove c’è solo solidarietà e aiuto reciproco.
Nel mondo “normale” invece, ecco che gli esseri umani rimasti, tutti uomini, mostrano il loro lato peggiore. Chi dando fuoco ai bozzoli, uccidendo di fatto le donne inermi.
Non mancano mai, negli scritti di King, i “bulli”. E anche qui c’è questo tizio, amante degli animali, ma che non riesce a gestire la rabbia. Fautore di un attacco al carcere femminile per catturare Evie Black e sottoporla, a suo dire, a dei test per capire come mai lei sia l’unica sveglia.
Le forze del bene e del male si scontreranno a tutti gli effetti. A un certo punto quasi inducendoci a pensare che le donne siano il bene, gli uomini il male. Che la violenza appartenga solo ai maschi.
Saranno le donne che dovranno scegliere se tornare o meno nel mondo normale così come lo hanno sempre conosciuto, oppure rimanere in quella realtà alternativa dove non ci sono mariti e padri violenti. Ma, ecco qui la piega più logica: non ci sono nemmeno quei figli, quei mariti e quei padri che sono stati adorabili e che hanno amato. Mentre altri decidevano di scegliere la via della violenza.
Il tramite, tra un mondo e l’altro, un albero stranissimo, dove un serpente, una tigre e una volpe ne sono a guardia.
Un buon libro, dove si può decidere la propria chiave di lettura: divertente nel seguire la storia. Oppure riflessiva per la piega sociale che implica. Oppure, ancora, assolutamente partigiana nello schierarsi da una parte o dall’altra.
Quello che è certo è il monito lanciato all’inizio: “Non svegliare le belle addormentate”.
Scrive il Publishers Weekly: “Questa bella prima collaborazione tra Stephen King e il figlio Owen è un romanzo che mescola horror, fantasy e realtà immaginando quello che potrebbe succedere se tutte le donne si addormentassero. La scrittura scorre senza ostacoli e l’azione sfreccia come un treno in corsa”.

© Miriam Ballerini

08 dicembre 2017

NAZIONAL-POPULISMO, IL MALE DELL’EUROPA di Antonio Laurenzano

NAZIONAL-POPULISMO, IL MALE DELL’EUROPA
di Antonio Laurenzano

E’ profonda la crisi di fiducia dei cittadini europei nelle istituzioni comunitarie. Una delusione per l’Unione, giudicata invadente e lontana dai bisogni della gente, soprattutto nei processi decisionali relativi ai temi di impatto diretto sulla vita di ogni giorno. E si parla di deficit democratico per censurare la carenza di rappresentatività delle istituzioni di Bruxelles. Questa Europa provoca sentimenti di ostilità, viene vissuta come l’Europa dei poteri finanziari e dei governi succubi, non certo della sovranità popolare. Negli ultimi decenni, una galassia eterogenea di partiti e movimenti nazional-populisti si stanno imponendo in molti Paesi. Un fenomeno nuovo che pone interrogativi sul futuro delle democrazie europee e richiede una riflessione ampia e articolata sugli effetti dei cambiamenti globali in atto. L’avanzata del populismo e del nazionalismo insidia il sogno europeista e fa vacillare le nostre democrazie sotto la spinta degli estremismi. Il nazionalismo, padre di tutte le guerre, torna ad alzare la testa in maniera preoccupante, proponendo un presente che ha perso la memoria del passato! In un’Europa segnata da una lunga crisi economica e da politiche di austerità, populismo e nazionalismo rischiano di prendere il sopravvento veicolando l’opinione pubblica verso pericolose forme politiche di anti-sistema.
Lo Stato-nazione è ancora il riferimento principale per l’identità politica per la maggior parte degli europei che manifestano un rigetto crescente verso i partiti tradizionali colpevoli di aver tradito l’integrità nazionale. Gli elettori, spaventati dal futuro perché vedono il loro modello di vita messo in dubbio dalle migrazioni e dalla ripresa che non decolla, votano contro l’establishment, ritenuto non più credibile. Il malessere è nello smarrimento del ceto medio, della vecchia classe operaia e dei giovani arrivati sul mercato del lavoro dopo il crack del 2008, terrorizzati di perdere il benessere di padri e nonni. E’ in questo spazio di forte disagio sociale che nascono e crescono i movimenti nazional-populisti che di fatto azzerano quella solidarietà che in Europa aveva accomunato tutte le forze politiche alla fine della seconda guerra mondiale e su cui era stato edificato il sogno dell’Unione europea.
Si era provato a dare all’Europa una sua Costituzione, nella speranza che potesse divenire una carta federatrice. Ma i problemi si sono invece moltiplicati e il progetto di un patto costituzionale (bocciato da Francia e Olanda) è diventato un fattore di disunione a conferma che la politica europea è sempre più avvolta in una fitta cortina di incertezze e contraddizioni. Una politica che alimenta inquietudini, crea insicurezze, genera paure, crisi di identità nazionali. Si pagano a caro prezzo i tanti compromessi al ribasso di un’Europa intergovernativa priva di un vero governo capace di rispondere alle attese dei cittadini. Si sta miseramente sgretolando il tasso di unità che ha tenuto finora in vita le tante diversità dell’ Unione, ma soprattutto si sta dissolvendo l’originario spirito comunitario dei Padri fondatori. La cattiva gestione dei flussi migratori con paure crescenti, incertezza economica, incubo del terrorismo islamico aumento delle tasse, welfare precario sono alla base del diffuso nazional-populismo. Ognuno è preoccupato del proprio orticello e per questo assistiamo alla costruzione di muri e barriere, in contrasto con i principi ispiratori dell’Europa unita. L’unione europea non è ancora un’Unione: manca un patto fondante in forza del quale lo stare insieme, il decidere insieme, l’agire insieme siano un autentico collante. Per superare con equilibrio e lungimiranza le sfide mondiali con soggetti politici nuovi, per trovare cioè la via del futuro, non basta l’unità delle monete, dei mercati, delle banche centrali. L’Europa deve valorizzare la propria identità culturale e quella economica con il rilancio di politiche espansive e di crescita. Occorre ridurre le differenze fra le classi sociali, accentuate da politiche poco inclusive e dal dominio della finanza. Occorre agire sulla sicurezza, riducendo le aree di conflitto ai confini europei e controllando i flussi migratori, senza abdicare all’’accoglienza e alla solidarietà.

Ma la partita più importante per fermare le fughe in avanti è quella che si dovrà giocare sul piano del rapporto fra cittadini e istituzioni comunitarie per la nascita di una coscienza europea mobilitando l’opinione pubblica. Obiettivo di fondo è rompere il luogo comune che da anni associa l’Europa alla tecnocrazia e alla burocrazia di Bruxelles, un’Europa troppo debole, lenta e inefficace. Il mondo ci propone sfide che si vincono solo con un’ Europa unita, ben consapevoli che “la logica della storia è più forte delle difficoltà contingenti”. Riaprire dunque il cantiere dell’Unione per un rilancio dell’Europa in un momento di grandi tensioni sullo scacchiere politico internazionale. E’ in gioco la millenaria civiltà del Vecchio Continente e il suo ruolo nei precari equilibri mondiali.  

ADDIO AL PATTO DI STABILITA’ STUPIDO di Antonio Laurenzano

ADDIO AL PATTO DI STABILITA’ STUPIDO di Antonio Laurenzano Addio al “Patto di stu...