30 novembre 2022

URLA NEL SILENZIO di Angela Marsons a cura di Miriam Ballerini


 
URLA NEL SILENZIO di Angela Marsons Un'opera prima straordinaria, un grande thriller che ha già conquistato i cuori di migliaia di lettori” Il messaggero

© 2020 Newton Compton Editori ISBN 978-88-227-3216-3 Pag. 375 €3,90

Un romanzo che si fa leggere con curiosità, nonostante contenga pagine ruvide come carta vetrata. Ambientato in Inghilterra, l'autrice ci presenta Kim Stone, l'investigatrice che sarà protagonista anche nei romanzi successivi della Marsons. “Urla nel silenzio” è la sua opera prima e, fin da subito, è stata definita la nuova regina del giallo.                                                     Un archeologo viene minacciato quando decide di iniziare i suoi scavi nel terreno di un vecchio orfanotrofio. Persone che lì vi lavoravano, vengono sistematicamente uccise da una mano misteriosa. Entra in scena l'investigatrice Stone, una donna che, detto chiaramente, non si fa amare: è ruvida, scortese, scostante. Il lettore non si immedesima in lei, anzi, all'inizio la trova davvero antipatica! Conosciamo la sua squadra e, in seguito alle loro ricerche, ci addentriamo nei corridoi vuoti dell'orfanotrofio.                                                                             Non so se qualcuno di voi sia appassionato di giochi di escape room, per chi lo è capirà cosa intendo dire: per un istante, quei corridoi, mi hanno ricordato i giochi di Asylum, manicomio abbandonato. Perlomeno l'atmosfera è quella, così come le sue stanze desolate che ancora raccontano le storie delle ragazze che ci hanno vissuto. Le indagini portano a interrogare persone che lì vi lavoravano, così come ospiti divenute ormai adulte. Fra le pagine ne troviamo qualcuna scritta dal killer, qualcuno che abbiamo incontrato, ma al quale non sappiamo dare un volto.                                                                                                                                                         Nel parco dell'orfanotrofio vengono riportati alla luce i cadaveri di tre ragazzine, giovani che si era detto fossero scappate, invece giacevano là, in attesa che giustizia fosse fatta. Ragazzine che già arrivavano da situazioni critiche e che, laddove avrebbero dovuto trovare protezione, avevano subito solo altri soprusi.                                                                                                         Dice una collaboratrice di Kim: “Vedi, non mi interessa cosa abbiano o non abbiano fatto queste ragazze. Tutto quello che so è che sono state trattate come se non fossero persone. Sono state torturate e sepolte nel terreno a marcire, ed erano solo delle bambine”.                    L'investigatrice riesce a far breccia nel cuore del lettore quando si espone, mostrandoci la sua storia personale che molto assomiglia a quella delle ragazzine uccise. Una storia con cui la stessa Kim dovrà fare i conti per prima. Finalmente è come se il suo personaggio venisse illuminato da un raggio di sole, fugandone le ombre, mostrandola con tutti i suoi chiaro scuri. Solo nelle ultime pagine si scoprirà la verità: chi è il brutale assassino delle ragazzine, ma anche chi ha ucciso i superstiti che avevano lavorato nell'orfanotrofio e che sapevano, sapevano tutto. Un buon thriller, ben costruito, che gira perfettamente sui suoi ingranaggi.

© Miriam Ballerini

fonte: "Urla nel silenzio" di Angela Marsons: un buon thriller gira perfettamente sui suoi ingranaggi - OUBLIETTE MAGAZINE

28 novembre 2022

Lisetta Carmi, fotografa genovese. a cura di Marco Salvario

 Lisetta Carmi, fotografa genovese.

a cura di Marco Salvario

Annalisa Carmi, molto più conosciuta come Lisetta Carmi, nasce a Genova nel febbraio del 1924. Da ragazza la sua grande passione è la musica ed eccelle come pianista. Essendo di famiglia ebrea, soffre le dure discriminazioni legate alle leggi razziali ed è costretta a rifugiarsi in Svizzera. Finita la guerra si laurea al conservatorio di Milano e inizia una prestigiosa tournée di concerti di musica classica per il mondo.

Il 30 giugno 1960, Genova scende in piazza contro la decisione del Movimento Sociale Italiano di organizzare nella città il proprio congresso; in quei mesi è al governo un monocolore democristiano guidato da Fernando Tambroni, che ha ottenuto la fiducia proprio grazie all'appoggio dei missini. Gli scontri sono violenti con centinaia di feriti, molti dei quali tra forze dell'ordine, e portano all'annullamento del congresso. Dopo sanguinose manifestazioni in altre città di Italia, il 19 luglio Tambroni rassegna le dimissioni.

In quei giorni di grande tensione, Lisetta Carmi capisce che il suo posto è a fianco del popolo e degli operai che protestano e, ribellandosi ai suoi maestri timorosi che negli scontri di piazza le sue fragili mani di pianista possano essere in pericolo, decide di dare una svolta alla sua vita, rinunciando al suo impegno artistico per dedicarsi pienamente a un nuovo dovere sociale.



Lo strumento di questa svolta è la fotografia e l'interesse che le sue opere producono è immediato.

Nel 1964 realizza un servizio sul porto di Genova per documentare le condizioni di sfruttamento dei camalli, i lavoratori soggetti ai compiti più gravosi; per poterli ritrarre, Lisetta si finge parente di uno di loro. Da questa esperienza sarà realizzata una mostra che, da Genova e Torino, arriverà fino in Unione Sovietica.

Il mondo del lavoro la appassiona e la porta a confrontarsi con realtà diverse ma ugualmente dure, dalle acciaierie dell'Italsider ai sugherifici della Sardegna.

Le sue inquadrature non sono mai forzate, mai violente, mai costruite. Lisetta è una testimone lucida e attenta, e se l'asprezza del lavoro provoca angoscia, la dignità degli operai non viene mai scalfita.



Nel 1965 l'obbiettivo della sua macchina fotografica immortala il mondo sotterraneo della metropolitana di Parigi: il fiume di pendolari che la percorrono, i miserabili che, suonando una chitarra o una fisarmonica, chiedono una carità per sé o per i propri figli malati, i manifesti pubblicitari e le scritte di protesta sui muri; un grigio sottosuolo dove si transita stanchi e assonnati, senza vedere, senza pensare, con la fretta imposta dalla vita tumultuosa della capitale francese.



È nella sua Genova che l'artista affronta la sfida più difficile e contestata contro la società agiata e ben pensante di quegli anni. Probabilmente è la sua opera più intensa e appassionata, quella che più la coinvolge. Lisetta scende nei quartieri più degradati e malfamati, tra le strette e buie vie del vecchio ghetto ebraico dove l'aria ha l'odore stagnante della salsedine, come quella Via del Campo che De André canta nello stesso periodo in una bellissima canzone, per raccontare la comunità dei travestiti che la abitano. Queste persone sofferenti per la propria condizione, donne ingabbiate in un corpo maschile, derise, sfruttate, umiliate, emarginate, nelle fotografie di Lisetta mostrano un'inattesa e profonda poesia, una dolcezza, un decoro, una contegnosa nobiltà; un messaggio che viene rifiutato e scandalizza al punto che dovranno passare non pochi anni prima che le sia data la possibilità di farlo conoscere al pubblico.

Quello che per la borghesia era uno spettacolo di depravazione e vergogna da nascondere e respingere, viene descritto con una luce nuova, con partecipazione e amicizia. Alla condanna sprezzante dei più, Lisetta risponde con un invito alla condivisione e alla comprensione.

I molti viaggi di Lisetta Carmi le permettono di documentare la condizione femminile nei vari continenti.

Nel 1966 le sue foto testimoniano i danni dell'alluvione di Firenze e, sempre nello stesso anno, prendendo spunto dalle tombe del cimitero monumentale di Genova, fanno vedere come persino nell'arte funeraria il corpo femminile sia mostrato sottomesso e funzionale al potere del maschio.

Le immagini che illustrano questo articolo, sono state scattate dall'autore alla mostra temporanea dal titolo: “Lisetta Carmi. Suonare forte.”, tenutasi presso le Gallerie D'Italia di Torino nel restaurato Palazzo Turinetti che si affaccia sulla centralissima Piazza San Carlo.

Durante la mostra era previsto un incontro con l'artista, ma Lisetta è mancata a 98 anni, pochi mesi prima dell'inaugurazione.


Fonte: Lisetta Carmi: dalle tournée mondiali di concerti di musica classica alla fotografia nei quartieri più degradati - OUBLIETTE MAGAZINE

25 novembre 2022

La ragazza di neve di Javier Castillo a cura di Miriam Ballerini


 
LA RAGAZZA DI NEVE – Immagina per un attimo che nessuno ti cerchi o ti aspetti. Non è forse questo l'amore? Sentirsi aspettati o cercati - di Javier Castillo

© 2022 Adriano Salani Editore

ISBN 978-88-310-1116-7 Pag. 344 € 18,90

Un giallo scritto in modo insolito e, finalmente, con protagonisti diversi dai soliti detective tutti uguali. Anche il modo in cui è scritto è differente: ogni capitolo riporta una data, tipo “Miren Triggs 1998”, o la data e “Cinque anni dalla scomparsa di Kiera”, ecc. Così, leggendo, saltiamo dal 1997, al 1998, al 2000, al 2003 … fino al 2011. Non sono disposti in modo cronologico, ma si compiono salti temporali, avanti e indietro nel tempo, seguendo le diverse vicende, disposte su vari tavoli, come tante partite di scacchi diverse fra loro. Momenti di vita che riguardano i vari protagonisti, che, però, si intersecano fra loro.        Kiera è il personaggio cardine che lega tutti gli altri: è una bambina di tre anni che, durante la parata della festa del ringraziamento, viene rapita, scomparendo nel nulla. I genitori, Grace e Aaron, disperati continuano a cercarla in ogni modo, annullandosi, fino a distruggere il loro matrimonio: “Da anni ormai avevano smesso di parlare di altre cose. Quando erano insieme, esisteva solo l'unica cosa che non avevano vicino: Kiera”.                                                         Miren Triggs, al momento della scomparsa della bambina, è una studentessa di giornalismo. Vittima di una violenza carnale, procede nella sua vita con addosso il fardello dell'odio e della vendetta. La sua storia l'ha trascinata in quel vortice che, se a tratti posso comprendere benissimo, in altri momenti diventa eccessivo e non l'ho apprezzato particolarmente. Il suo insegnante riconosce in lei un grande talento come giornalista investigativa e farà in modo che lei ottenga quanto merita.                                                                                                                         Mi piace la parte dove si dimostra come, spesso, il giornalismo non segua la retta via come dovrebbe: “ La cosa penosa è che i media collaborano alle ricerche solo per interesse. Quando penserete che una notizia dovrebbe essere raccontata perché triste o ingiusta, l'unica domanda che vi farà il vostro editore sarà: ci farà vendere più copie?”                            Ebbene, posso assicurarvi che Miren non rientrerà in questa categoria. Si appassiona così tanto alla storia di Kiera che dedicherà parte della sua vita, e della sua carriera, per ritrovarla.                                                                                                                                                    Dopo alcuni anni dalla scomparsa cominciano ad arrivare ai genitori delle videocassette con registrato un minuto in cui si vede una bambina che gioca in una stanza. Poi una ragazzina in una stanza, fino all'ultima videocassetta che mostrerà solo la camera vuota. Troviamo la spiegazione del titolo: “Il video inviato ai genitori, registrato su una videocassetta da centoventi minuti, dura appena cinquantanove secondi. Quando ho finito di vederlo è comparso sullo schermo l'eterno rumore bianco, quella neve continua, che invade le nostre televisioni quando non c'è segnale”.                                                                                         Ovviamente è coinvolta anche la polizia, l'agente Miller segue la vicenda di Kiera, come quella di tante altre ragazze o bambine scomparse negli anni. È una figura a margine, ma presente. Le parti riguardanti Miren sono scritte in prima persona dalla stessa giornalista.        All'inizio di ogni capitolo troviamo un aforisma, come ad esempio: “L'amore fiorisce anche negli angoli più bui”. Non posso raccontarvi proprio ogni lato della storia, così come ce lo presenta lo scrittore, pagina dopo pagina, perché lo stesso ci prega di non spoilerare troppo il suo libro.                                                                                                                                                         Già per mia abitudine, soprattutto per quanto riguarda un giallo, non scrivo mai come va a finire; in questo caso voglio anche risparmiarvi quanto accade alla piccola Kiera. Se vorrete, lo scoprirete leggendo e, secondo il mio parere, è un libro ben scritto e ben congegnato, perciò ne vale assolutamente la pena.                                                                                                                     Sono rimasta piacevolmente sorpresa dal fatto che, pur essendo un uomo, l'autore abbia saputo delineare bene le figure femminile che, nel testo, prevalgono su quelle maschili. Sono, infatti, quelle più forti; le più ferite, ma anche quelle che più reagiscono.                                 Cosa posso svelarvi? Solo che, da come ci è dato intendere, potremmo rivedere Miren Triggs, ormai divenuta un'affermata giornalista e scrittrice, forse occupata nella ricerca di un'altra ragazza di …

© Miriam Ballerini

fonte: "La ragazza di neve" di Javier Castillo: l'amore fiorisce anche negli angoli più bui - OUBLIETTE MAGAZINE

22 novembre 2022

PARTY OF CHAMPIONS a Pero – sabato 19 novembre 2022 a cura di Miriam Ballerini

 PARTY OF CHAMPIONS a Pero – sabato 19 novembre 2022

Torniamo a parlare di wrestling, uno sport poco conosciuto in Italia, ma famosissimo in America. Ho già avuto modo di parlarvene in un articolo precedente e, vista l'occasione che ho avuto di tornare ad assistere dal vivo a dei nuovi incontri, ne approfitto per aggiungere qualche altra informazione. Oggi parliamo di Giacomo Giglio, in arte TG.


Sabato sera si è tenuta a Pero la serata PARTY OF CHAMPIONS, la caratteristica è quella di avere ogni match titolato. Giacomo ha festeggiato i suoi primi quarant'anni e, dal momento che è anche un insegnante di questa disciplina, ho pensato di fargli qualche domanda per conoscere meglio lui e quel mondo così particolare.

Hai compiuto 40 anni, quanti dei tuoi anni hai dedicato al wrestling?

Ventidue anni, avendo iniziato con la lotta libera e greco romana nel 2000 e nel 2001 anche col pro wrestling, quindi più della metà della mia vita direi!!!

Perché hai cominciato? Cosa ti ha spinto?

Ho cominciato perché sono sempre stato uno sportivo e, allo stesso tempo, un fan di wrestling della Golden Era, che ho vissuto da bambino, con i grandi nomi Leggendari del tempo. Uno su tutti Hulk Hogan che è il mio preferito da sempre! Poi, approfondendo anche con le leggende del Giappone come Hogan da giovane, ma principalmente Tiger Mask e Antonio Inoki.

Sei anche un insegnante di questa avvincente disciplina, cosa consigli ai giovani che vogliano avvicinarsi a questo sport?

Di iscriversi nella nostra Accademia ( vedi social facebook o instagram o whatsapp 3457398954), di essere determinato, umile e aver voglia di fare. Oltre a questo, per quanto riguarda lo specifico del pro wrestling, occorre anche allenarsi per avere una condizione fisica e cardio più che buona!

Perché hai scelto TG come nome da combattimento?

All'incirca ventidue anni fa, quando dovemmo scegliere il mio nome d’ arte, io volevo fortemente TG perché mia mamma si chiama Tiziana Gemma e, il vero nome di Hulk Hogan è Terry Gene; poi, siccome ero alla ex-Iwa poi Xiw di Messina, il loro presidente disse: “se la ICW ha mr Exellent noi dobbiamo avere The Greatest”, e da lì mi rimase questo nome. Poi, diciamo per un caso, una quindicina di anni dopo, durante un mio Show l’annunciatore che mi presentò fece una super introduzione del tipo: “la leggenda, l' unico, il solo, l’Italian Immortal TG”. Ed ecco l' evoluzione del mio nome d’ arte.

Io non posso fare altro che consigliare di avvicinarvi a questo sport assolutamente spettacolare. Sia come atleti, ma anche come spettatori.

Giacomo Giglio ci lascia il suo saluto: “Grazie per l’intervista, contattatemi per qualsiasi informazione sul wrestling, spero di trovare il prossimo campione!!! Un saluto sportivo TG”.




© Miriam Ballerini

© Foto di Aldo Colnago

21 novembre 2022

SILVIA LANDONI: UN’ARTE DEDITA ALLA CONTEMPLAZIONE DELLA NATURA a cura di Vincenzo Capodiferro

 


SILVIA LANDONI: UN’ARTE DEDITA ALLA CONTEMPLAZIONE DELLA NATURA

Espressione intensa con colori vivaci dei reconditi sentimenti dell’anima


Silvia Landoni nasce a Luino, in Provincia di Varese nel 1968. Nel 1986 consegue la maturità presso il Liceo Artistico “Angelo Frattini” di Varese. Nel 1990 si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Brera di Milano, con una tesi in Pittura sulla scuola del realismo di Saverio Terruso. Sempre negli anni Novanta comincia il percorso didattico. Intanto, in collaborazione con lo scultore Franco Puxeddu, favorisce la creazione di laboratori e di corsi di modellato in argilla e di scultura. Poi si dedica all’attività di restauro pittorico di numerosi dipinti e tele, che sono datate in un ampio arco di tempo, dal Seicento al Novecento. Ad esempio, insieme a Rossella Bernasconi, si dedica al restauro dell’Adorazione dei Magi di Ercole Procaccini, sita nella Basilica di San Vittore di Varese. Ha lavorato, nell’opera di restauro, anche presso lo studio di Arcangelo Ciaurro, nonché in quello di Leo Spaventa Filippi. Nella sua opera artistica, Silvia affina il senso del colore nelle sue impercettibili sfumature, in tocchi cromatici puntuali, senza trascurare la percezione dell’insieme armonioso, in modo da raggiungere composizioni di elevata cromaticità, che si armonizza con un estremo rigore formale. Il suo profondo interesse per l’arte figurativa traspare in diverse espressioni. Silvia da più di trent’anni, in qualità di docente di Discipline Pittoriche, trasmette questa sua passione, insegnando agli allievi del Liceo Artistico “Angelo Frattini” di Varese, dove ella stessa ha studiato. Ha svolto attività e laboratori di fotografia e di multimedialità. Realizza opere in terracotta, vasi-sculture in modellato, smalti di riduzione, ceramiche Raku. Il talento di Silvia si esprime in una continua ricerca e sperimentazione anche verso l’arte astratta. La sua poliedricità risolve in sé tutti gli elementi assimilati nella sua esperienza artistica.


Descriviamo, ad esempio, un suo trittico, maestoso e grandioso, composto da tre pannelli: “336 verde ossido di zinco” 23x146 cm. Tecnica acrilico su tela. Anno 2017. “476 Bruno di Marte” 39x146 cm. Tecnica acrilico su tela. Anno 2917. “214 rosa” 29x146 cm. Tecnica acrilico su tela. Anno 2017.

È un’opera molto bella, un “trittico”, appunto, composto da tre pannelli separati, che insieme costituiscono una composizione floreale: opera pittorica di notevoli dimensioni, ma anche opera di design, inseribile in un contesto architettonico, di arredo. Caratteri portanti dello stile che vi si riscontra sono: la struttura ornamentale, il ripristino del romanticismo, l’accostamento di elementi decorativi, spesso di matrice naturalistica. Il segmento floreale si avvicina molto ad un atteggiamento neo-liberty. I colori usati simboleggiano diversi atteggiamenti: il rosa la delicatezza, l’amore, l’ammirazione e la bellezza; il verde la natura, il bianco la purezza, il blu il divino, lo scuro che contorna rappresenta il foscoliano “nulla eterno”, l’infinito, di fronte al quale l’uomo neo-romantico, come il vecchio romantico, si perde, come quel friedrichiano “Viandante sul mare di nebbia”, smarrito tra sehnsucht, ironia e titanismo. Questa è arte modernista. Il sogno di Silvia, d'altronde, come quello di tanti artisti, è quello del Terzo Paradiso di Pistoletto: sintesi di natura ed arte, di progresso e natura. Non v’è più l’hegeliana frattura tra natura e storia, che apre la via a quella tra scienze della natura e scienze dello spirito. L’evoluzionismo, però, ripreso in senso spiritualistico anche dal Bergson, pareva liberare la Natura Madre da questo preconcetto. E questo “trittico” ci pare riportare l’assioma spinoziano Deus sive Natura. Un’intensa aria di panismo si respira in questo maestoso trittico che celebra, come se fosse risposto in un altare, una Natura incontaminata, attraente, speciosa. Influiscono naturalmente su questo “dolce stil novo” elementi ancestrali di sogni mancati, come quelli illuministici del ritorno allo stato di natura, di uno stile di vita sano, che oggi culmina nel vegetarianismo. Vedendo l’opera di Silvia ci sovvien D’Annunzio:


E immersi

noi siam nello spirito

silvestre,

d’arborea vita viventi.


E Schelling: La Natura è lo Spirito visibile, lo Spirito la Natura invisibile.

La magica Natura riappare in queste note colorate e nell’originalità ed unicità che caratterizza ogni opera d’arte in quanto tale, rendendola in qualche modo atemporale ed a-spaziale, pertanto eterna.

Il trittico di Silvia Landoni sarà posto in rassegna presso lo spazio espositivo, nell’atrio del Liceo Artistico “Angelo Frattini” di Varese, a partire dal mese di dicembre prossimo.

Vincenzo Capodiferro

19 novembre 2022

LA GOVERNANCE UE E IL NUOVO PATTO DI STABILITA’ di Antonio Laurenzano

 

LA GOVERNANCE UE E IL NUOVO PATTO DI STABILITA’

di Antonio Laurenzano

Patto di stabilità e crescita, ovvero il “patto della discordia”, tema di grande rilevanza nella politica di bilancio dei Paesi europei. Un accordo tra i Paesi membri dell’Ue che richiede il rispetto di alcuni parametri di bilancio e ruota attorno a due cardini: il deficit (differenza tra entrate e uscite, comprese le spese per interessi) che non deve superare il 3% del Pil e il debito pubblico che non deve superare il 60% del Pil. Parametri molto rigorosi, più volte terreno di scontro fra i falchi del Nord e i Paesi cicala del Sud Europa.

Le norme del Patto di stabilità e crescita (Stability and Growth Pact), secondo i principi fissati con il Trattato di Maastricht del 1992, “mirano a evitare che le politiche di bilancio vadano in direzioni potenzialmente problematiche e a correggere disavanzi di bilancio o livelli del debito pubblico eccessivi.” Il Patto divenne …di ferro nel 2012 con la firma del “Fiscal compact”, che prevede il pareggio di bilancio di ciascun Stato, con l’obbligo per i Paesi con debito superiore al 60% del Pil di ridurre il rapporto di almeno un ventesimo all’anno. Di fatto si vuole evitare che gli squilibri interni e la mancanza di rigore di un singolo Stato per… allegra finanza possano mettere a rischio la sua stessa tenuta e quella dell’Ue. Per i Paesi “trasgressori” la Commissione Ue può promuovere una procedura d’infrazione che attraverso un avvertimento preventivo e una serie di raccomandazioni si conclude con una sanzione. Nel marzo 2020 la Commissione Von der Leyen, per limitare l’impatto socio-economico della pandemia, aveva proposto l’attivazione della clausola di salvaguardia del Patto di stabilità, autorizzando i singoli Paesi membri a elargire contributi senza il rischio di sanzioni in caso di sforamento del deficit e del debito pubblico. Maggiore flessibilità della finanza pubblica fino al 2023 per sostenere l’economia durante la crisi. Espansività della spesa secondo la teoria Keynesiana.

Un principio economico confermato di recente. Al termine di un lungo e complicato travaglio durato quasi tre anni, la Commissione ha presentato una proposta di riforma del Patto di stabilità e crescita nel segno della sostenibilità del debito e della crescita. Non più l’irrealistica “regola del ventesimo” ma una “riduzione del debito pubblico in modo graduale e sostenuto”. La proposta della Commissione, che si basa su un meccanismo di vigilanza europea Paese per Paese (Commissariamento?), si fonda su regole più chiare per una crescita equa e sostenibile nel quadro di un credibile percorso di riduzione del debito. Tre sono i pilastri del nuovo Patto. Il primo riguarda la distinzione dei Paesi Ue in tre gruppi a seconda del loro livello di indebitamento per specifici percorsi di riduzione del debito con riferimento alla spesa netta primaria, ovvero la spesa pubblica annuale al netto di tasse e di interessi pagati sul debito. In particolare, per i Paesi ad alto debito (Italia compresa) la rimodulazione della spesa netta primaria, nel rispetto del 3% del Pil, andrà fatta entro 4 anni tale da consentire la riduzione del debito pubblico in un arco temporale di 10 anni. Il secondo pilastro della riforma riguarda riforme e investimenti che ogni singolo Stato “negozierà” con la Commissione: in primis la transizione verde e digitale e le infrastrutture. Il terzo pilastro è quello sanzionatorio per chi non rispetta il nuovo Patto. Le procedure per deficit e debito eccessivo comportano sanzioni pari allo 0,2% del Pil del Paese, fino ad arrivare -nei casi più gravi- alla sospensione dei fondi comunitari ai Paesi inadempienti.

L’obiettivo dichiarato di Bruxelles è quello di uscire dalla situazione attuale nella quale le regole sono uguali per tutti, ma si dimostrano spesso difficili da far rispettare. Una maggiore flessibilità associata a una credibilità nell’uso delle procedure sanzionatorie. Un ridisegno della governance economica dell’Ue che mira a rendere compatibile la sostenibilità dei debiti pubblici nazionali e la crescita di ciascun Paese dell’area, attraverso la semplificazione dell’attuale groviglio di vincoli spesso inapplicabili, e raramente sanzionati.

Quale futuro attende la finanza pubblica italiana a livello europeo? Nel processo negoziale dei prossimi mesi (il nuovo Patto dovrà essere approvato dal Consiglio europeo, per entrare in vigore nel 2024) l’Italia dovrebbe assumere una posizione di “accomodamento” verso il nuovo Patto, tenendo ben conto delle onerose alternative nel caso in cui non venisse approvato, coagulando attorno alla propria posizione quella di altri membri Ue. Sarà un percorso ad ostacoli: critiche e osservazioni stanno già arrivando da alcuni Paesi frugali sugli eccessivi margini di flessibilità e sull’accresciuto potere che ricadrebbe sulla Commissione.

Sapranno falchi e cicale mettere da parte contrasti e pregiudizi per imboccare finalmente la strada della reale integrazione economica e politica dell’Europa? E’ auspicabile il consenso generale sulla riforma del Patto di stabilità in grado di legittimare, attraverso una politica fiscale comune, la governance economica dell’Ue, rafforzarne il suo ruolo nell’economia globale per uno sviluppo sostenibile. Il costo dell’esitazione potrebbe essere irreversibile, l’inerzia consegnerebbe al futuro un’economia devastata. Oggi l’Unione europea è chiamata a scelte coraggiose e innovative per un’Europa più coesa e più unita.  


16 novembre 2022

Autismo: l’approccio di Loredana Di Adamo presentato nel libro Filosofia e clinica a cura di Alessia Mocci

 


Autismo: l’approccio di Loredana Di Adamo presentato nel libro Filosofia e clinica



La filosofia per le sue proprietà rappresenta a mio avviso uno strumento d’elezione per chi opera nelle professioni di aiuto, perché permette di emanciparsi dalle varie teorie psicologiche sull’uomo e di volgere l’attenzione alla comprensione delle specificità attraverso cui prendono forma i comportamenti e i giudizi.” – Loredana Di Adamo

Filosofia e clinica” di Loredana Di Adamo è un saggio nato dall’esperienza professionale dell’autrice nell’ambito dell’autismo di livello 1 e della neurodiversità. Edito dalla Negretto Editore (ottobre 2022) nella collana Cause e affetti diretta da Cinzia Migani, è composto dalla prefazione del medico e psichiatra Ernesto Venturini, dalle Norme di lettura, dall’Introduzione, dal Capitolo I denominato La variabilità neurobiologica e l’autismo. Per una filosofia della neurodiversità, dal Capitolo II denominato Filosofia e clinica. L’approccio esistenziale e fenomenologico alla neurodiversità, dal Capitolo III denominato Il Parent Training Sophia. Un approccio clinico e filosofico all’adulto, alla coppia e alla famiglia nell’ambito dell’autismo di livello 1 e della neurodiversità, dalle Conclusioni, da una vasta Bibliografia e chiude una parte dedicata alla Sitografia.

Sin dalla prefazione firmata da Ernesto Venturini pare chiara la volontà di inserimento “nel solco tracciato dalla psichiatria fenomenologica e dalle idee di Franco Basaglia e del suo gruppo di lavoro” aderendo “all’opera di trasformazione culturale che ha portato alla liberazione della società dalla cultura della follia e alla chiusura dei manicomi nel 1978 con la legge 180” per proporre una filosofia della neurodiversità atta a rispondere all’esigenza di superamento della dicotomia che separa il “mondo dei sani” dal “mondo dei malati mentali”. L’autrice stessa riconosce che il progetto di “riabilitazione della filosofia nella pratica clinica” possa essere considerato ardito per l’epoca attuale ma è da circa un secolo che questa possibilità scalpita per essere attuata e, dal medesimo tempo, viene considerata come inappropriata. Studiosi come Carl Gustav Jung e James Hillman hanno fortemente battuto sul processo interattivo tra pratica clinica, filosofica, religiosa, poetica e mitologica perché il limite di una può diventare una porta verso l’altra di contro alla tendenza della specializzazione dei saperi degli ultimi secoli. Concetto non dissimile dall’“immaginazione narrativa” intesa come “capacità” illustrata da Ernesto Venturini che non può che riportare alla mente il capitolo “Le storie cliniche come narrativa” di Hillman nel quale si presupponeva la necessità, per ogni essere umano, di “arrivare al racconto” come se, citando la poesia di Costantino Kavafis, arrivare ad Itaca non sia la meta ma lo strumento che permette il viaggio.

Per comprendere la complessità del mondo non basta usare solo la logica e la conoscenza fattuale. Serve un terzo elemento che mi piace definire “l’immaginazione narrativa”: la capacità di mettersi nei panni di qualcuno, di essere un lettore intelligente della sua storia, di comprenderne le emozioni e i desideri. Intendo riferirmi, in sostanza, a quell’atteggiamento che siamo soliti chiamare “empatia”.” – Ernesto Venturini nella prefazione

Perno del libro “Filosofia e clinica” è la sostituzione del termine “diagnosi psichiatrica” con neurodiversità, parola coniata nel 1990 dalla sociologa australiana Judy Singer e successivamente utilizzata dallo psicologo Thomas Armstrong, come soluzione allo stigma di alcune condizioni cliniche così da ampliare la variabilità neurobiologica esistente in natura. Il saggio non è rivolto solo ai professionisti dei vari settori specialistici chiamati in causa ma, essendo di piacevole lettura, è consigliabile anche ai familiari che si trovano in relazione con casi di autismo 1 ed a tutti coloro che si interessano di società e diversità.

Nell’autismo sono definiti comportamenti problema le crisi di rabbia inaspettate, l’isolamento, le stereotipie, gli atteggiamenti ossessivi e le domande ripetute, le condotte disfunzionali legate al sonno e la selettività alimentare, le difficoltà scolastiche e lavorative, il bisogno di immodificabilità. Tra i comportamenti problema figurano anche le condotte lesive o autolesive e il ricorso a forme di autocura spesso in linea con un interesse personale.” – Loredana Di Adamo

Il cambiamento che l’autrice prospetta è il passaggio dal modello biomedico ad un modello biopsico-sociale nel quale “osservare la differenza neurobiologica non come una patologia, ma come l’effetto di una vulnerabilità che appartiene allo spettro della neurodiversità e che riguarda l’uomo, i suoi modi di espressione ma soprattutto l’ambiente di vita”.

È necessario, dunque, avviare un rapporto con le famiglie percorrendo innanzitutto l’excursus storico dell’autismo: da psicopatia autistica sino al concetto di neuroatipicità per una rinnovata lettura del reale così da permettere una “nuova” interpretazione. Di fondamentale importanza è la promozione di spazi e modi per gestire e trasformare la sofferenza perché, nella maggior parte dei casi, viene occultata a causa di visioni del mondo rigide e ridotte. Il Parent Training Sophia è di fondamentale supporto per la formazione dei genitori in modo da proporre il confronto attuato con l’attività dialogica e la pratica fenomenologica, così da poter evitare l’abuso di farmaci, terapie e trattamenti sanitari.

Ogni passo è volto verso il riportare in luce il concetto di “cura” come esercizio alla cura di sé, degli altri e del mondo nell’ambito della pratica filosofica, una sorta di terapia delle idee per dare la possibilità di essere padroni dell’atto stesso di pensare.

L’errore di una parte della psichiatria e della psicologia è invece, ancora oggi, voler ricondurre la conoscenza della persona alla spiegazione e al rapporto di causa-effetto, seguendo la concezione normale dei comportamenti. Purtroppo, questo modo di avvicinarsi al mondo dell’altro non fa che annullare l’orizzonte di senso del soggetto, indirizzando altrove la cura. Come afferma Eugenio Borgna, quando la psicologia e la psichiatria perdono di vista l’uomo nella sua unicità diventano «scienze umane che hanno dinanzi a sé orizzonti oscuri e talora inafferrabili (irraggiungibili)», non più capaci di arrivare a quelle profondità di senso a cui si può pervenire immergendosi in esse e nella loro singolarità. In questa prospettiva i dati dei test, seppur utili, spesso sono solo il risultato di una procedura che avviene senza una naturalezza di intenti e in un contesto non ecologico, dove il distacco necessario tra chi somministra e chi svolge il test non consente l’emersione di ciò che ha carattere di possibilità, e che si esplica più facilmente nel vivo della relazione.” – Loredana Di Adamo

Il volume è impreziosito da pertinenti citazioni che aprono ogni capitolo e paragrafo e che riflettono l’intento dell’autrice di amalgamare le diverse discipline; si riportano solo alcuni dei nomi degli scrittori, poeti, filosofi e psicologi presenti: Karl Jaspers, Franco Basaglia, Friedrich Nietzsche, Plutarco, Oliver Sacks, Seneca, Ludwig Binswanger, Michel Foucault, Rainer Maria Rilke, Ludwig Wittgenstein, Martin Heidegger.

Filosofia e clinica” è molto più di quanto fin qui espresso, per averne una visione completa si dovrebbe leggere il saggio e non basarsi su questo breve articolo. Si chiude con un interrogativo che richiama l’isolamento degli autistici e la necessità di integrazione della diversità espresso da un neurologo britannico citato più volte da Loredana Di Adamo, Oliver Sacks: “C’è posto nel mondo per un uomo che è come un’isola, che non può essere acculturato, reso parte della terraferma? Può la terraferma accogliere il singolare, fargli posto?”


Loredana Di Adamo è una psicologa di orientamento Umanistico-Esistenziale. Si è laureata in Psicologia Clinica e della Riabilitazione, ha conseguito la Laurea Magistrale in Filosofia e Neuroscienze con il massimo dei voti, ed ha svolto un Master Universitario in Estetica Medica e Medicina del Benessere. Specializzata nell’ambito dei progetti di supporto per l’autismo e la neurodiversità rivolti alla persona e alla famiglia. Da decenni svolge attività di docenza negli Istituti professionali seguendo alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) e Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Svolge attività di Parent Training presso CuoreMenteLab. Si occupa di divulgazione di articoli su riviste specialistiche, tra cui Ágalma di Mimesis.


Written by Alessia Mocci


Info

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Fonte

https://oubliettemagazine.com/2022/10/27/filosofia-e-clinica-di-loredana-di-adamo-un-nuovo-approccio-allautismo/



15 novembre 2022

“Dimenticato” Marco Nava a cura di Maria Marchese

 


Dimenticato” Marco Nava

a cura di Maria Marchese

Una mano di Marco Nava afferra la spatola e la “figge” sulle tele, ‘sì che pieni e veloci istanti appaiano, al ciglio, come inusuali accenti cromatici, che raccolgono, tra i brevi spazi, la destrutturazione artistica di un delirio, oppure, di una cara realtà quotidiana; l’altro palmo, invece, si appropria del pennello e carezza, sui supporti, verità adombrate da “filastrocche compositive” , laddove il dolce canto cela verità profonde.

Dimenticato

Cemento su iuta, acrilici, 60x90

L’amore nasce dal ricordo, vive di intelligenza e muore per oblio.”

Ramòn Llull

Nell’inchiostro della saggezza antica di Ramòn Llull, odorosa di ratio, ma, anche, di mistero, intingo il mio pennino, per introdurre l’opera “Dimenticato” , dell’artista ferrarese. Ramòn Llull, scrittore, teologo, logico, astrologo, alchimista, mistico spagnolo, vissuto tra il 1200 e il 1300, è stato un temperamento, dedito tanto alla ricerca accademica quanto a quella mistico/riflessiva; il breve verso, infisso, da me, come incipit, sintetizza, esaustivamente, l’euritmia compositiva e narrativa della tela dell’autore di Ferrara.

Parto, quindi, dall’oblìo, dalla dimenticanza, che l’autore spagnolo attribuisce come causa scatenante della morte del sentimento d’amore, e, con esso, abbraccio il titolo, scelto da Marco Nava, “Dimenticato” , per affrontare un percorso, a ritroso, “scivolando” tra trame spazio/temporali, che vivificano l’amore come creatura, nutrita dall’intelligenza e dalla cura, e ne indovano il sorgere nella memoria di un’inflessione dell’anima profonda e radicata.

L’artista stende, dapprima, la iuta, con il suo carattere emotivo tanto frugale quanto tenace, celebrandola come letto natìo fondamentale; trame e orditi accolgono, così, una mescianza di “terra” e acqua; questo connubio celebra la concretezza di un suolo metafisico, eppure, reale e fecondo. Il contesto, ammannito dall'artista serba, indi, il peso e l’intensità per ospitare la levità di una composizione dagli umori favolati, dalle linee essenziali, quasi sinottiche, che vogliono comunicare, in maniera diretta, valori indispensabili.

Un “fill rouge” taglia l'interezza, sottolineando la propria presenza: l’occhio, inevitabilmente, lo individua, subendone il fascino, e, seguendo quella sottile membrana, viene coinvolto addentro l’enfasi di un orizzonte.

Il porporino filo è lì per ricongiungere porzioni esperienziali diacroniche: il ciglio, ivi, infatti, lascia ogni cognizione predisposta da riferimenti pregressi, perdendosi; si ritrova, infine, esattamente, dove l’artista lo coinvolge: in un gioco semplice, i cui ruoli sono narrazione di un complesso stato emozionale.

La molletta, dettaglio infinitesimale, normalmente, in questo caso, assume un’importanza esponenziale: la dimensione è esaustiva di quanto un elemento così piccolo possa avere una rilevanza tanto grande.

Marco Nava ammanta quest’ultima e la dimora dello stesso pentagramma tonale, le cui vibrazioni si muovono dal rosso al rosa antico; originariamente, il colore rosato indicava l’aspetto mascolino, proprio perché era una derivazione del rosso e della sua forza. L’artista lo coglie nella sfumatura, che unisce la figura muliebre e quella maschile, laddove entrambi coesistono, mentre la casa diventa quel penetrale antico, fermo e di riferimento.

Marco Nava riassume l’interezza in una diade di piani intonsi e luminosi, eden sospeso tra terra e cielo.

Ogni conflitto, messo il luce dagli ossimori, gravità e leggerezza, indi, uomo e donna, passato e presente, realtà o sogno, rigore o morbidezza… viene polverizzato dal silenzio di un microcosmo ordinato, che rispecchia il sorgere di un’alba nuova, la gemmazione di una resurrezione, la conciliazione del proprio sé più intimo.

Zoomonart.blogspot.com




14 novembre 2022

Regolamento XV^ edizione concorso di poesia “Cardinal Branda Castiglioni”

 


Regolamento XV^ edizione concorso di poesia

“Cardinal Branda Castiglioni”

 

1.Il Concorso è riservato ai maggiori di anni 18 ed è articolato nelle seguenti sezioni.

Sezione A – Poesia in lingua italiana a tema libero, edita o inedita senza limite di lunghezza. Si concorre con un massimo di due opere.

Sezione B – Poesia nei dialetti di tutte le regioni d’Italia e del Canton Ticino, accompagnate dalla relativa traduzione in lingua italiana. Le poesie possono essere edite o inedite senza limite di lunghezza.  Si concorre con un massimo di due opere.

Sezione C – Volume edito di poesia pubblicato a partire dal 2017.  Si concorre inviando tre copie cartacee di una sola pubblicazione.

2. Per le sezioni A e B è possibile inviare gli elaborati con due distinte opzioni; 1) Con posta tradizionale, inserendo nel plico le poesie in 3 copie scritte a macchina o computer su un foglio A4; delle tre copie, due anonime ed una con i dati anagrafici dell’autore. Assieme alle poesie va inserita anche la quota di partecipazione. 2) A mezzo online, inviando le poesie ed i dati personali con file in formato esclusivamente word ed effettuando il pagamento della quota su Poste Pay Evolution n° 5333 1711 0858 5072, C.F.  VTTCRL55L71L682C, IBAN IT03A3608105138265726165734, intestato alla segretaria del circolo Vittori Carla.

3. Per la sezione C è possibile inviare i volumi esclusivamente tramite posta tradizionale, inserendo nel plico la quota di partecipazione ed i dati dell’autore. Per contenere i costi di spedizione, consigliamo di inviare i volumi in una busta sulla quale apporre la scritta PIEGO DI LIBRI.

 4. È’ stabilita una quota di 5,00 per sezione (quali spese di segreteria) da inviare insieme agli elaborati. Per i soci del Circolo Culturale Masolino da Panicale la partecipazione al concorso è gratuita.

5. Gli elaborati dovranno essere inviati, entro il 15 marzo 2023, al seguente indirizzo: Circolo Culturale Masolino da Panicale, Via XXV aprile, 4, 21043 Castiglione Olona (VA). Le opere inviate, anche se non premiate, non saranno restituite.

6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile.

7. Con l’adesione al concorso, i poeti dichiarano implicitamente che le opere presentate sono frutto della propria creatività e che non hanno alcun vincolo editoriale.

8. L’organizzazione del concorso, si riserva di utilizzare i testi delle poesie, senza nulla avere a pretendere da parte degli stessi autori, per pubblicazioni, inserimento sul sito internet, su riviste, giornali e per letture pubbliche. Resta inteso che i diritti delle opere rimarranno di esclusiva proprietà degli autori.

9. Saranno assegnati riconoscimenti e diplomi ai primi classificati di ogni sezione. Altri riconoscimenti potranno essere attribuiti secondo il giudizio della giuria e dell’organizzazione.

10. Al fine di evitare onerose spese di viaggio e di soggiorno, i premi saranno inviati direttamente e gratuitamente presso il domicilio dei poeti vincitori. I diplomi saranno invece inviati online.

11. I poeti premiati verranno contattati dalla segreteria del premio, a mezzo telefono, lettera o e-mail.

 12. L’organizzazione non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazioni della privacy o di qualunque altro atto non conforme alla legge compiuto dall’autore nonché di eventuali danneggiamenti, furti, ritardi postali o mancata consegna della spedizione dei premi.

13. Il mancato rispetto del regolamento, comporta l’esclusione dal concorso.

14. I risultati del concorso saranno pubblicati, approssimativamente, entro la prima settimana di giugno 2023 sulla pagina Facebook Circolo Masolino e sul sito del Club degli Autori www.club.it.

15. Per ragioni organizzative i partecipanti dovranno indicare un solo indirizzo, lo stesso ove verranno inviati gli eventuali premi.

16. La partecipazione al Concorso implica l’accettazione del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Legge 675/1996 e  D.L. 196/2003). Il Circolo Culturale Masolino da Panicale si impegna al rispetto delle norme sulla privacy come previsto dalle normative europee (EU 2016/679, Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati Sensibili - General Data Protection Regulation).

17.Per maggiori informazioni è possibile contattare la sede del Circolo Culturale Masolino da Panicale, Via XXV aprile, 4—21043 Castiglione Olona (Varese), ai numeri telefonici 0331 857349 — 3382448961 oppure all’indirizzo e-mail masolino.panicale@gmail.com

 

ULTIME SETTIMANE PER PARTECIPARE ALL’XI CENSIMENTO DE “I LUOGHI DEL CUORE”

 


ULTIME SETTIMANE PER PARTECIPARE ALL’XI CENSIMENTO DE

 

“I LUOGHI DEL CUORE”

 

fino al 15 dicembre si possono votare i luoghi italiani più amati

 

 

Ecco i luoghi ai primi posti della classifica provvisoria della LOMBARDIA:

 

·      Villaggio operaio di Crespi d’Adda, Capriate San Gervasio (BG)

·      Santuario e Chiesa rupestre di San Vittore MartireBrembate (BG)

·      Circolo Combattenti e Reduci, Milano

·      Villa Mirabellino del Parco della Reggia, Monza

·      Cascina dei Poveri, Busto Arsizio (VA)

·      Plesso storico di San Michele, Torre de’ Busi (BG)

·      Cappella di San Rocco, Villongo (BG)

·      Corenno Plinio, Dervio (LC)

·      Eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro, Leggiuno (VA)

·      Strada della Forra, Tremosine sul Garda (BS)

·      Chiesa di San Lazzaro, Pavia

·      Chiesa di San Giorgio, Bottanuco (BG)

 

Per consultare la classifica provvisoria completa dei “Luoghi del Cuore” finora più votati in LOMBARDIA:

https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/i-luoghi-del-cuore/classifica?regione=3

 

51a Edizione Ravenna, 3-13 maggio 2024

                                                  51 a Edizione Ravenna, 3 -13 maggio 2024   Una panoramica geografica sul jazz, dagl...