17 novembre 2014

I MURI DELL’ EUROPA Dopo il Muro di Berlino “demolire” le divisioni socio-economiche dell’Unione europea di Antonio Laurenzano


                                                 
 I  MURI  DELL’ EUROPA
Dopo il Muro di Berlino “demolire” le divisioni socio-economiche dell’Unione europea                   
                                                        di Antonio Laurenzano

Quando una data segna la storia! 9 novembre 1989: dopo oltre 28 anni cade il Muro di Berlino che dal 13 agosto 1961 aveva di fatto tagliato in due non solo una città, ma un  Paese, un Continente. E’ stato il simbolo della divisione del mondo in due blocchi politici e militari contrapposti: quello americano della Nato e quello sovietico del Patto di Varsavia.
Per l’opinione pubblica mondiale fu uno shock, accettato colpevolmente dalle cancellerie occidentali per “salvaguardare la stabilità dei due blocchi in Europa”. Solo dopo, quando le conseguenze inumane della brutale divisione della Germania diventarono sempre più evidenti nella loro drammaticità, si registrarono le prime reazioni. Famosa è rimasta la visita a Berlino del Presidente americano Kennedy durante la quale pronunciò in lingua tedesca, davanti a migliaia di cittadini berlinesi, la storica frase: “Ich bin ein Berlinen”, “Anche io sono un abitante di Berlino”.
Drammatico è stato il contributo di sangue a questa follia: centinaia i cittadini dell’Est in fuga verso la libertà uccisi dal fuoco dei soldati di frontiera della Germania comunista, lungo i 112 Km della “striscia della morte”, di cui 43 erano quelli separavano la Berlino Est della Rdt dalla Berlino Ovest. Altri annegarono nelle fredde acque del fiume Sprea che tagliava gli sbarramenti.
Soltanto il 9 novembre 1989, in pieno clima di perestrojka propiziata da Michail Gorbaciov,
il muro si sgretolava sotto l’assalto di migliaia di persone, a picconate veniva demolito l’odiato regime comunista. Con la caduta del Muro venne restituita la libertà e la dignità a milioni di persone. Le nazioni del blocco comunista tornarono alla democrazia! Era la “rivoluzione di velluto” preludio della riunificazione tedesca del 3 ottobre 1990. Un’operazione fortemente osteggiata dall’allora primo ministro britannico Margaret Thatcher e, inizialmente, dal presidente francese Mitterand per i quali le ombre del passato non erano ancora fugate. Una Germania unita, un “gigante egemone” al centro dell’Europa faceva nuovamente paura! Prevalse la realpolitik: diffidenze e timori si dissolsero dinanzi al disegno della moneta unica in corso d’opera.
Ma “da che parte è caduto il Muro?” si è chiesto il quotidiano tedesco Der Spiegel. La Germania economicamente è ancora divisa. Il processo di ripresa economica dell’est è molto lento. Netto il divario tra gettiti fiscali (937 euro pro capite a est, il doppio a ovest) e tasso di disoccupazione: 103% nel 2013 a est contro il 6% dell’ovest! Il Pil pro capite nella ex Rdt è fermo da anni al 66% del livello della parte occidentale.
Pur fra evidenti contrasti, la Germania  ha celebrato i 25 anni dalla caduta del Muro. Grande festeggiamenti a Berlino ai piedi della Porta di Brandeburgo. Ottomila ballons sulle tracce dello “steccato” per rievocare una pagina di storia che cambiò profondamente l’Europa e gli equilibri mondiali. Ma dopo quello di Berlino devono ora cadere i Muri dell’Europa! I muri delle divisioni economiche e sociali all’interno dell’Ue. L’unificazione della Germania ha portato tante opportunità, ha rimosso tanti ostacoli sulla strada del superamento dei blocchi politici del Vecchio Continente, ma ha anche aperto la strada, sul piano finanziario, all’ egemonia tedesca. La moneta unica fa favorito l’economia più grande ed efficiente. Quella di uno Stato che sulle ceneri del suo dramma ha costruito con determinazione il suo riscatto storico, ma che con il suo pragmatismo  sembra aver smarrito il principio fondante della comune casa europea: la solidarietà, per un comune equilibrato sviluppo. Spetta alla Germania del futuro, nel ricordo del suo passato, contribuire a demolire in Europa i muri costruiti dai guasti della integrazione monetaria nella prospettiva di costruire un’Europa unita, fattore di stabilità e di crescita nel mondo.     

10 novembre 2014

ALDO MANUZIO UOMO ILLUSTRE DI BASSIANO di marcello de santis

ALDO MANUZIO UOMO ILLUSTRE DI BASSIANO
di marcello de santis

Anche quest'anno io e mia moglie ci siamo fatti una lunghissima vacanza al mare, grazie al cielo; tre giorni, giovedì pomeriggio, tutto venerdì, e sabato mattina fino alla dieci e mezzo.
Un ottobre stupendo: il mare di Sabaudia era tutto nostro, noi... solo noi... bellissimo...
... giovedì sulla tarda mattinata le dune verdi come non le avevamo mai viste, il mare azzurro con cavalloni spumeggianti di bianco; e laggiù il promontorio del Circeo che ci salutava e ci faceva compagnia...
... bene o male alcune ore di sole ce le siamo godute; e io ho perfino fatto il bagno, e nuotato tre volte.
tra una nuvoletta e l'altra (sabato mattina essa nuvoletta dell'impiegato - o di Fantozzi, se volete - alle dieci e mezzo in punto ha coperto il sole; e si è fermata a lungo; (tutt'intorno sereno serenissimo e celeste); ci ha detto: basta così, potete andare.. e noi abbiamo ubbidito.. ... del resto ci aspettavano amici a Frosinone con un invito a pranzo...
Poi venerdì mattina (11 ottobre) corsa in macchina alla spiaggia; cielo coperto e non, mezzo e mezzo; be', andiamo a farci un giro, e così siamo andati a visitare l'abbazia di Valvisciolo, situata in collina tra Sermoneta e Norma (Latina); il nome dell'abbazia si deve alla valle dove un tempo crescevano le visciole, specie di ciliegie selvatiche; stupenda meravigliosa fantastica: stile romanico-cistercense, secolo XII, facciata integra, un capolavoro dell'arte antica, fondata pare dai greci e restaurata dai templari il secolo appresso.
Il rosone della facciata è la meraviglia delle meraviglie.

L'interno a tre navate divise da colonne e pilastri è senza affreschi, nudo, così com'era agli inizi; a rispecchiare il modo di vivere dei cistercensi, che hanno curato sempre la spiritualità senza fronzoli e ammennicoli, e non l'estetica. Una cosa di indescrivibile bellezza e leggerezza è il chiostro retrostante.

Dopo la visita all'abbazia, siamo saliti - per una serie di curve e tornanti - al piccolo paese di Bassiano; e girando per le anguste vie del borgo antico ho notato sulle mura delle case attaccate delle piccole maioliche che riportano ognuna una poesia; ho chiesto, e mi è stato riferito che sono poesie di un concorso letterario tenutosi lassù qualche tempo addietro; una cosa bellissima. Il paesino è abbarbicato su una collina, tutto racchiuso nelle mura di cinta del castello, conservate meravigliosamente così come erano nel milleduecento; fatte innalzare dai Caetani quando la popolazione era costituita in prevalenza da contadini e pastori.
La storia narra che il castrum, all'inizio di proprietà della famiglia Annibaldi, successivamente passasse ai Caetani appunto, che lo tennero fino al millecinquecento.


una veduta del paese di Bassiano
con l'entrata principale che immette nell'abitato del centro storico.

Passeggiare per l'antico centro è stata una splendida avventura; nel piccolo corso principale con ai lati, a sinistra vicoli scuri che scendono sotto archi angusti che sfociano in splendide viste sul verde della valle sottostante, e a destra scalette ripide che uniscono un piano all'altro del paesino, o scalinate ampie e ariose che portano lassù, alle case alte, e alle chiese, attraverso acciottolati puliti e ben conservati; bellissimo.

Ci sono andato con uno scopo ben preciso: visitare la casa natale di Aldo Manuzio, che io credevo fosse adibita a piccolo museo dell'illustre umanista - ma che ho scoperto solo sul posto non essere visitabile. Addossata alla facciata dove nacque, una lapide ne ricorda la nascita con la data; tutta qui la grandezza dell'uomo di paese che ha dato lustro alla popolazione; che oggi - a distanza di quasi cinquecento anni - ne va fiera. Però ho potuto appagare ugualmente il mio desiderio visitando il piccolo museo a lui dedicato - museo detto delle scritture - sito proprio sotto la sede del comune. Qui in quattro o cinque stanze ognuna collegata all'altra da una porta, nello stile delle ville e dei castelli del cinquecento - una volta l'ambiente, ci narra la signora Rosaria, colta e gentile, (e simpatica, il che non guasta), era adibito a carcere - si può fare un breve e al contempo lungo interessantissimo viaggio: partendo dalle prime forme di scrittura (o tentativi di scrittura - orientali) giù giù fino al medioevo, e in particolare al tempo dell'invenzione della stampa.


alcune delle forme di scrittura antica
presenti nel piccolo museo delle scritture

E quindi al Manuzio, figlio illustre di questo paesino di poche anime, orgogliose di tanta fama; e attraverso la storia fino ai giorni nostri, ai quaderni dei ragazzini, e ai libri moderni, per intenderci; qua e là delle presse antiche, dei torchi, e calamai vetusti con penne e stili e pagine manoscritte, e poi alcuni esemplari di macchine da scrivere, stupenda e affascinante una macchina orientale, mi pare cinese, senza i tasti caratteristici delle nostre ma con una tavola fornita di caratteri particolari, e quindi  una macchina da scrivere anni sessanta, uguale, perfino dello stesso colore che a me studente mi regalò mio padre, una Olivetti portatile, con tanto di custodia con manico, lettera 22.
Tutte cose che mi hanno fatto "vedere" la figura di questo stampatore italiano nativo di Bassiano (1449-1515).

La storia ci parla di Aldo Manuzio come stampatore ed editore; lo dice veneziano - perché nella città della laguna stazionò a lungo, e là lavorò e fece la sua molta esperienza in fatto di stampa (dopo il Gutemberg, inventore dei caratteri mobili, è stato il primo a portarla in Italia); ma pochi sanno che il grande Manuzio è di Bassiano.


Eccolo Aldo Pio Manuzio
indicato con il suo nome latino
all'origine amava firmarsi Mannucius
poi più tardi (nel 1493) Manucius
e dal 1497 in poi prese il nome definitivo di Manutius

Qui nacque nell'anno 1449, per morire a Venezia, la sua seconda patria, nel 1515, alla età di 66 anni. In gioventù andò a studiare fuori del suo paese che non offriva molto in fatto di istruzione; fu dunque a Roma per apprendere la lingua ancora in vigore, il latino; poi andò al nord a completare i suoi studi classici (studiò il greco a Ferrara).
Ebbe, tra gli altri compagni di studio, il grande Pico; e fu con lui a Mirandola (si era nel 1482, Pico aveva 19 anni e Aldo ne aveva già 33 anni, quindi non era più giovanissimo); Pico in riconoscenza di tutta la stima che aveva per lui lo nominò istitutore dei suoi due nipoti, principi di Carpi, quando egli si trasferì a Firenze, (dove studiò lettere; a Bologna giovanissimo aveva affrontato il diritto canonico, ma non si era trovato bene in questa materia e allora aveva optato per gli studi umanistici.)
E ancora: gli mostrò tutta la sua grande amicizia finanziando gran parte delle spese che Aldo dovette sostenere per le sue prime stampe ufficiali (pare fossero dei volumi delle opere di Aristotele.)

Molte cose ce le ha illustrate la nostra guida, quella mattina al museo: la signora Rosaria, che ci ha intrattenuti piacevolmente, me e mia moglie, ad ascoltare la storia in breve del suo illustre concittadino; e ci ha illustrato tra le altre cose, i segni, le parole, i simboli e le brevi frasi incisi sulle pareti di una delle stanze, e i disegni sbiaditi ma ancora visibili, tracciati con arnesi magari di fortuna che i carcerati rinchiusi in quella cella intesero lasciare ai posteri come testimonianza del loro passaggio e soggiorno colà; e testimonianza oltretutto di forme di scrittura.


questo è uno dei graffiti sui muri della cella
che narrano avvenimenti e sentimenti e rimembranze e speranze
dei reclusi in questo che anticamente era un carcere

Ma poi, tornato a casa, mi sono andato a rileggere a fondo la storia di Manuzio, che conoscevo fin dai tempi del liceo, lontano ormai più di cinquant'anni, che il tempo aveva offuscato ma che avevo ancora dentro come residuo di informazione diventata col tempo cultura.
Ed eccomi qua a narrare anche a voi, sperando di farvi cosa gradita.

Scopo principale della grande passione dell'illustre bassianese, la letteratura classica: latina e greca. Che lo portò a decidere una cosa impensabile per i più a quel tempo: stampare le opere che fino ad allora si tramandavano solo con scrittura manuale; che come si può ben comprendere, venivano divulgate in pochissime copie (costavano molto, se non troppo); ed erano riservate solo ai signori più facoltosi e al clero (e non poteva essere altrimenti se è vero che gli amanuensi potevano lavorare quasi esclusivamente all'interno delle abbazie e dei monasteri).
Decise così di mettere su una tipografia, per attuare questo suo proposito che dette frutti inimmaginabili; e che frutti!
Scelse lo stato della Serenissima; era l'anno 1490.

Manuzio ci visse a lungo; è a Venezia infatti che si portavano gli studiosi per accedere ai molti preziosi volumi delle varie biblioteche, ed era a Venezia che sbarcavano gli studiosi greci che fuggivano dalla loro patria e in particolare da Costantinopoli a seguito della caduta dell'Impero Romano d'Oriente avvenuta del 1453.
Qui allacciò rapporti di amicizia (per interessi comuni) con letterati e scienziati di ogni nazione, ma anche con gli italiani, tra cui Pietro Bembo.
E così appena quattro anni dopo la sua venuta a Venezia, nel 1494 aprì la prima tipografia.


Johannesw Gutenberg
nasce a Magonza forse nel 1394
(secondo altri nel 1399)
e ivi muore nel febbraio del 1468
fu l'inventore della stampa a caratteri mobili.
Lavorò a Strasburgo come apprendista orafo
e finiti gli studi ritornò nella sua città (1450)
dove insieme a due soci, un banchiere e un incisore
mise su una stamperia, la prima nella storia.
E la prima opera che uscì dalla sua tipografia fu la stampa della Bibbia
con una tiratura di sole 180 copie.


eccola, la Bibbia, aperta in una delle pagine centrali
Manuzio era appena nato
e solo cinquant'anni dopo, primo in Italia,
mise in piedi la sua attività sulle orme del Gutenberg

Le opere che uscivano dalle sue mani ebbero immediatamente un insperato? meglio un inaspettato successo, tanto che le edizioni della sua stamperia erano già riconoscibilissime tra le altre, e vennero indicate come "le dizioni aldine".
Nel 1505 sposò la signora Maria Torresano, la figlia di Andrea che era diventato suo socio nel lavoro. Maria gli dette figli, tra cui Paolo che seguì le orme dell'illustre padre.
Se in un primo tempo Aldo Manuzio tentò esclusivamente di stampare volumi di qualità altissima, e quindi destinati solo a casate nobili e signori facoltosi, non passò molto tempo che capì che
la cultura doveva arrivare anche al popolo,
fino ad allora escluso da qualsiasi possibilità di accedere ai libri.

E così nel 1500 si inventò una collana cui si poteva più facilmente accedere con volumetti si potevano acquistare anche da gente comune; avevano le dimensioni molto più piccole di quelle di quelli stampati fino allora (quelli che i bibliofili consideravano autentici tesori artistici); e il prezzo era di molto inferiore; bene o male alla portata se non di tutti, di molti; e per la prima volta usò - perché fosse facilmente leggibile - il carattere cui egli dette il nome di corsivo (o italico, perché introdotto per la prima volta in Italia da Aldo, appunto; o aldino, dal suo nome); carattere che aveva una leggera inclinazione a destra; ed era in ottavo, molto utile per le sue ridotte dimensioni; insomma col senno di oggi possiamo affermare che Aldo Manuzio inventò il libro tascabile.


Aldo Manuzio
in un dipinto di Bernardino Loschi di Parma (1460-1540)

Molte furono le opere che dette alle stampe, ben 130 edizioni in latino e in greco nei suoi lunghi venti anni di attività. Aristotele fu la prima, cui seguirono le opere di Tucidite, Sofocle, Euripide, e altri. Ma con l'inizio del nuovo secolo, il 1500, prese a stampare anche autori italiani.
E non poteva mancare l'opera per eccellenza: la Divina Commedia di Dante Alighieri, per la prima volta edita senza alcun commento, e in corsivo; siamo nel 1502; per la stampa il Manuzio si servì della collaborazione del grande umanista Pietro Bembo (che da allora fece usare il carattere che da lui prese il nome: il carattere Bembo).
Ma la meraviglia delle meraviglie uscì dalle sue mani tredici anni dopo; ancora la Commedia, ma stavolta - prima nel mondo -  con illustrazioni.

Molto ci sarebbe ancora da dire intorno alla figura di questo umile/immenso uomo di Bassiano; ma lo scopo di questo mio modesto saggio è quello di far conoscere  - a chi non lo avesse studiato a scuola -, o far tornare alla mente - a chi nei lontani anni 50 ha fatto il liceo come me, un pezzo di storia che sui libri, ricordo, era considerata storia minore; e aveva poco spazio, quasi solo brevi righe per notizia; grande risalto si dava allora al Gutenmberg e poco al Manuzio. Con questo mio scritto spero di avere invertito - anche se a distanza di più di cinquant'anni, la tendenza di allora, un po' superficiale.

Voglio chiudere ringraziando la signora Rosaria che con le sue spiegazioni e illustrazioni quel fortunato per me venerdì 11 ottobre di quest'anno, mi ha riportato sui banchi di scuola guidandomi per mano dentro la vita di questo suo concittadino presente accanto a noi dentro quelle quattro o cinque stanze del piccolo museo delle scrittura..

ottobre 2014
marcello de santis

03 novembre 2014

TRITON : LA NUOVA MISSIONE EUROPEA NEL MEDITERRANEO Pattugliamento dei confini marittimi dell’Ue per l’emergenza migranti – Migrazione e legalità. di ANTONIO LAURENZANO

               

 TRITON : LA NUOVA MISSIONE EUROPEA NEL MEDITERRANEO
Pattugliamento dei confini marittimi dell’Ue per l’emergenza migranti – Migrazione e legalità.
                                                                         di ANTONIO  LAURENZANO


A un anno dalla tragedia di Lampedusa dove persero la vita 366 persone, il 1° novembre ha preso il via la nuova missione europea nel Mediterraneo: “Triton”. E’ il risultato dell’accordo  tra l’Italia e Frontex, l’agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne, con sede in Polonia.
Si è aperto così un nuovo capitolo per fronteggiare sul piano umanitario le conseguenze drammatiche dell’instabilità politica e dei sanguinosi conflitti civili in Africa: i viaggi della speranza sulle carrette del mare di tanti disperati in fuga dalla violenza e dalla fame verso una vita degna di essere vissuta.   E’ la (tardiva!) risposta dell’Europa all’operazione italiana “Mare nostrum” che, in dodici mesi,  è riuscita a trarre in salvo circa 100 mila persone e ad arrestare più di 500 scafisti.
L’operazione Triton, è stato chiarito a Bruxelles, deludendo le aspettative del governo italiano, non è propriamente un’operazione di soccorso e non sostituirà gli sforzi italiani di Mare Nostrum che ha cessato ogni attività il 31 ottobre. Presidierà le frontiere europee nel Mediterraneo, “area Schengen”, con operatività decisamente  ridotta  rispetto a “Mare nostrum” la cui azione di intervento e di soccorso si spingeva sino a ridosso delle coste libiche.  Nonostante i limiti e le incertezze, “Triton”  è un segnale importante, se rapportato alle lentezze e alle carenze della politica europea in materia di immigrazione e asilo.  E’ importante che la legislazione comunitaria in materia diventi la cornice di supporto all’operazione. Da questo punto di vista, il rispetto degli Accordi di Dublino, mirati a individuare rapidamente lo Stato membro competente per l’esame della domanda d’asilo, potrebbe rappresentare il primo importante contributo per un’azione efficace.  E’ però auspicabile arrivare a una responsabilità condivisa: oggi ci sono sei Paesi che accolgono il 75% dei rifugiati (Germania, Francia, Svezia, Gran Bretagna, Italia e Belgio).    
Il decollo dell’operazione non è stato facile, con un budget mensile stimato pari a 2,9 milioni di euro per tutto il 2014, a fronte dei 9,5 milioni spesi dall’Italia con Mare nostrum. Otto i Paesi in campo  con fornitura di equipaggiamento tecnico e personale: Finlandia, Germania, Spagna, Portogallo, Islanda, Olanda, Francia e Malta. Obiettivo: risolvere il problema migratorio nel Mediterraneo. Un problema che presenta inquietanti risvolti correlati  alla legalità e cioè alla immigrazione irregolare. Il tema della sicurezza è da tempo nell’occhio del ciclone con controlli non sempre efficaci. Dell’immigrato si perde spesso ogni traccia. Cresce nell’opinione pubblica europea l’intolleranza verso flussi migratori  privi di una necessaria regolamentazione in entrata, tale da rafforzare la lotta alla clandestinità e ai mercanti di morte che alimentano questo mercato.  Secondo Europol, sono in aumento i clandestini che girano indisturbati per il territorio dell’Unione e che, in assenza di condizioni di vita accettabili, finiscono nella rete della malavita con tutti i fenomeni a essa collegati: microcriminalità, sfruttamento e prostituzione, traffico di armi e droga. 
Per neutralizzare gli effetti di una immigrazione selvaggia, si attende da anni un intervento legislativo a livello comunitario per assicurare canali più sicuri e legali per l’accesso dei rifugiati alla protezione. Una risposta umanitaria da conciliarsi con la sicurezza  internazionale, il quadro economico-occupazionale  e i valori storici dell’Unione europea.  Arriverà con il semestre  dell’UE a guida italiana?

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