30 dicembre 2019

TANTE CARE COSE a cura di Angelo Ivan Leone


TANTE CARE COSE a cura di Angelo Ivan Leone

È per notizie come queste che il popolo, o meglio, il popolino che vota al pari della borghesia piccola, media o alta non importa, penserà che il Tancredi immortale e sempiterno del Gattopardo aveva, ha e avrà sempre ragione. Come non essere d'accordo, infatti, dinanzi a notizie come queste con quella sua massima simbolo eterno dell'immobilismo sociale, storico e politico italiano? "Bisogna che tutto cambi affinché non cambi nulla". La storia politica italiana, diceva l'immortale Indro Montanelli, è un susseguirsi di gattopardate. Ecco, noi oggi, assistiamo all'ultima di queste gattopardate. "La democrazia si replica, per mancanza del dittatore" motteggio' il luciferino Leo Longanesi, noi vorremmo ricordare in questa sede, facendo parlare direttamente Platone che la democrazia muore sostanzialmente di se stessa e, prima di sprofondare nella tirannia, essa sprofonda nel ridicolo.

27 dicembre 2019

Legge di Bilancio 2020, “una manovra senza anima” di Antonio Laurenzano

Legge di Bilancio 2020, “una manovra senza anima”
di Antonio Laurenzano
E’ finita alla vigilia di Natale, con un contestato voto di fiducia alla Camera, la lunga maratona della  Legge di Bilancio 2020 che, con il collegato fiscale, costituisce la “manovra finanziaria annuale”. Fra annunci e smentite, rilievi tecnici e stralci contabili, è finito per il Governo Conte bis un penoso calvario: 15 clamorose marce indietro in ottanta giorni, a conferma dell’alto tasso di litigiosità
all’interno della maggioranza, dal contante agli appalti, fino alle detrazioni fiscali, ai regimi
forfettari, alle concessioni autostradali.
laurenzano legge bilancio governo
Antonio Laurenzano
Pur salvaguardando i saldi di bilancio, il Governo ha cambiato la situazione contabile della manovra rispetto al testo del disegno di legge sotto la spinta di oltre 330 modifiche, alcune di basso cabotaggio. Un restyling a vasto raggio operato senza soste, per interventi settoriali, che ha generato un maxiemendamento di 958 commi per 313 pagine approdato per l’approvazione prima al Senato e quindi alla Camera dove il Governo ha posto la questione di fiducia su un testo “blindato”. E’ il penoso replay di una prassi governativa che toglie spazio alla discussione e al confronto fra le varie forze politiche, esautorando il Parlamento delle sue prerogative costituzionali, trasformandolo di fatto in un Parlamento monocamerale.
Qual è il risultato di una manovra da 32 miliardi di euro? Secondo Sabino Cassese, giudice emerito
della Corte costituzionale, “una legge confusa per una manovra senza anima”. Fortemente critica la motivazione: “Tutte le norme sono scritte con la tecnica del rinvio a decine di altre leggi, ciò che
rende ancor più oscuro il loro dettato.” Una corsa di fine anno nella quale, commenta Cassese
sulle colonne del Corriere, tutti cercano di inserire qualcosa nella legge di bilancio, che diventa così
una disposizione “omnibus”, mentre dovrebbe soltanto indicare entrate e spese, gli stanziamenti,
ordinati per missioni e programmi, che autorizzano le amministrazioni a prelevare. “Vengono
sfruttati i tempi stretti per non andare all’esercizio provvisorio, la permeabilità del Parlamento, il
clima pre-festivo”.
E’ significativa la rappresentazione che Sabino Cassese ne fa dell’iter legislativo: “Passa il convoglio,
tutti cercano di agganciare il proprio vagoncino costringendo le forze parlamentari a dare mance,
risolvere micro-problemi territoriali, accontentare clientele.” In definitiva, il Paese è governato
dalle risorse finanziarie necessarie e non dagli obiettivi. Restano così fuori da ogni programmazione gli impegni riformisti volti ad affrontare i nostri più urgenti problemi sistemici: dalle crisi aziendali alle carenze delle infrastrutture, alla nostra presenza nel mercato internazionale, in primis in quello europeo. In compenso, la Legge di bilancio 2020 , oltre allo stop dell’aumento dell’iva, all’abolizione dei superticket sanitari e al cuneo fiscale, fa il pieno di interventi molto minuti e molto domestici, tanti bonus: per i bebè, per le mamme, per i giardini di casa, per le facciate degli edifici, per le ristrutturazioni e per i mobili, e anche per gli assorbenti femminili.
Un mix variopinto di “strenne natalizie” da mettere sotto l’albero per coprire le quali, con la lotta all’evasione fiscale, nel corso dell’anno arriveranno la web tax, la plastic tax, la sugar tax, la tassa sulle auto aziendali, la tassa sulla fortuna, la cancellazione dello sconto in fattura per Ecobonus e Sismabonus. Nessuna traccia della bozza di legge quadro sull’autonomia differenziata che il Ministro Boccia ha tentato invano di far confluire in manovra con un emendamento.

Tutti da disegnare gli obiettivi della manovra di finanza pubblica propri della Legge di bilancio, il più importante strumento economico del Paese al quale, al di là delle valutazioni di Bruxelles, le agenzie di rating guardano con particolare attenzione per capire il quadro macroeconomico e
quindi la direzione riformista che l’Italia intende perseguire nell’immediato futuro. Sotto esame il
problema di sempre: il debito pubblico e la sua sostenibilità. Il rischio è che potremmo essere
“costretti” a ripianare buchi di bilancio con manovre correttive dure da assorbire. Si chiedono cioè
scelte serie proiettate nel futuro. Non misure tampone, ma finalmente una rigorosa politica di
risanamento della finanza pubblica e di sviluppo della nostra economia. La storia continua.

20 dicembre 2019

Il castello di Baux di Ninetta Pierangeli

Il castello di Baux

15,00€
Titolo: Il castello di Baux
Autore: Ninetta Pierangeli
Collana: Voci
ISBN: 978-88-3281-242-8
Pagine: 210
Prezzo di copertina: Euro 15,00


La vita di Bertrand, quarantenne da poco rimasto disoccupato a causa del fallimento della ditta per la quale lavorava, è fortemente influenzata dal demone della balbuzie. Un problema che lo ha limitato nelle relazioni con gli altri, a partire da una famiglia poco comprensiva fino all’impossibilità di trovare l’anima gemella. Il parziale riscatto è arrivato grazie ai computer: è un abile hacker, impegnato nella lotta contro gli jihadisti.
Un viaggio attraverso la Provenza lo porta a visitare il castello di Baux, costruzione medievale che nel suo immaginario rievoca gli spensierati giochi d’infanzia. L’audioguida permette a Bertrand di immedesimarsi negli oggetti più importanti della fortezza, che attraverso la loro voce raccontano, con rigorosa precisione, gli eventi che hanno caratterizzato la storia di quel luogo leggendario.
Tra rievocazioni epiche e incontri speciali, Bertrand si ritrova al centro di vicende molto particolari, dove in ballo c’è il suo futuro. E la necessità di prendersi alcune rivincite.

L’autrice:
Ninetta Pierangeli è insegnante di Lettere. Ha pubblicato diverse opere per bambini e ragazzi: Il tempo degli animali felici (Nicola Calabria Editore, 2006), Le avventure di Agostino il millepiedi (Edigiò, 2007), Il bar del porcospino (Edigiò, 2009), I colori del Natale (Nicodemo Edizioni, 2009), Fiabe al personal computer (Edilet, 2011), Le pantere colorate (Edigiò, 2011), Lo zainetto (Bastogi, 2012), Il piccolo Gaio. Storia fantastica di Giulio Cesare (Edigiò, 2013), La laguna incantata (Edigiò, 2017). Negli ultimi anni si è dedicata anche a romanzi per il pubblico “grande”: Asperger (Lepisma, 2015), L’immagine misteriosa (Augh! Edizioni, 2016), Bella ciao (Scatole Parlanti, 2017).

17 dicembre 2019

Brexit anno zero, niente sarà più come prima di Antonio Laurenzano

Brexit anno zero, niente sarà più come prima
di Antonio Laurenzano
La Gran Bretagna ha deciso. Boris Johnson, con il voto del 12 dicembre scorso, ha vinto la sua scommessa: rinnovare il Parlamento per superare ostilità e incertezze e portare finalmente fuori dall’Unione europea il Regno di Sua Maestà Britannica, dopo il referendum del 23 giugno 2016. Il voto per la Brexit ha cancellato le gaffe e le contraddizioni di un personaggio gigionesco che, con una campagna elettorale di basso profilo, a volte di dubbio gusto, ha fatto sparire i tagli alla sanità e ai servizi fatti dai governi tories negli ultimi anni.
laurenzano brexit unione europea
Antonio Laurenzano
Johnson ha “confezionato” l’euroscetticismo con una velenosa irriverenza, strombazzando con accenti populistici colpe reali o immaginarie nella tormentata relazione del Regno Unito con l’Ue. E ha catturato il consenso della gente terrorizzata dallo spauracchio di un europeismo federalista. Si chiude dunque la lunga stagione delle ambiguità iniziata nel 1973 con l’ingresso nell’Unione della Gran Bretagna, una storia tormentata, una convivenza difficile. Con un Pil alla fine degli Anni Cinquanta fra i più bassi d’Europa e il tasso di disoccupazione tra i più alti, Londra puntò sull’Europa e indirizzò la domanda di adesione all’allora Cee (Comunità economica europea) che venne rifiutata in due occasioni prima di essere accolta.
Un matrimonio d’interessi spesso in crisi: una prima volta nel 1984 quando la Lady di ferro, Margaret Thatcher, pretese dalla Comunità europea il riconoscimento della clausola “our money back”, la restituzione dei contributi versati per la politica agricola comune (Pac). Ancora più clamorose e deflagranti la presa di posizione britannica nel 1988 contro la “federalizzazione” dell’Europa, con buona pace del pensiero di Winston Churchill, nonché l’opt-out dalla moneta unica, dalla Convenzione di Schengen e dal social chapter, caro a Jacques Delors, Presidente della Commissione europea.
Una presenza ingombrante nell’Ue quella del Regno Unito, da sempre “con i piedi in Europa ma con la testa oltre Oceano”. Un partner critico, arrogante nelle sue incessanti rivendicazioni sovrane, geloso del crescente potere politico ed economico della Germania, uno dei sei Paesi fondatori dell’Unione. Con l’uscita della Gran Bretagna l’Europa perde la più antica democrazia del mondo, la sua seconda economia, il 25% del suo Pil, perde la City, la sua prima piazza finanziaria, una grande potenza militare.
Un difficile momento storico, sul quale pende minacciosa la richiesta del Parlamento scozzese di un referendum bis sulla secessione da Londra in risposta alla Brexit. Una implicita richiesta di indipendenza della Scozia dal Regno Unito alla quale potrebbe seguire quella dell’Irlanda del Nord che preme per ricongiungersi con l’Irlanda. Un percorso in salita per i fragili equilibri politici interni all’Unione europea.
L’incertezza regna sovrana! Come risponderanno i mercati? Quali gli effetti sull’import-export? Quale sarà l’andamento dei tassi di crescita? Per l’Europa un difficile banco di prova: selezionare priorità e interessi condivisi, rafforzare il debole spirito unitario, individuare un credibile assetto istituzionale, disegnare un equilibrato sviluppo economico per azzerare il diffuso euroscetticismo. Ma anche oltre Manica non mancano i problemi. L’accordo con Bruxelles sulla secessione è già stato firmato, sarà il nuovo Parlamento a maggioranza conservatore a doverlo approvare.
Salvo imprevisti, il Regno Unito uscirà dall’Ue il 31 gennaio del 2020 e fino al 31 dicembre del prossimo anno dovrà sottostare alle regole europee. Undici mesi di tempo per negoziare con Bruxelles il futuro rapporto commerciale con l’Europa. Problemi spinosi sul tappeto: agricoltura, pesca, sicurezza, servizi finanziari. Oltre a quelli di carattere finanziario: una cambiale di 40 mld di euro da onorare per i contratti sottoscritti quale Stato membro dell’Unione per finanziare il bilancio comunitario, compresi i programmi di coesione e le spese amministrative.

Non si esauriranno presto le conseguenze delle elezioni del Regno Unito sulla Brexit. Niente sarà più come prima, si avvia a ingiallire il quadro geopolitico che aveva preso forma con i colori della speranza nel secondo dopoguerra. Un divorzio difficile. Una brutta pagina di storia per l’Europa.

GIOVANNA DE LUCA: RACCONTI E POESIE a cura di Vincenzo Capodiferro

GIOVANNA DE LUCA: RACCONTI E POESIE
Una vita donata alla letteratura, sia insegnando, che scrivendo

Giovanna De Luca è nata a Piacenza. Vive a Varese, ove ha insegnato lettere per diversi anni nelle scuole medie superiori. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: “Poesie”, Ragusa 1997; “Il cantare del grillo”, Bologna 2008; “La cerniera del tempo”, Bologna 2012; “Tra luce e buio”, Feltrinelli 2013; “Quel che resta del giorno”, Feltrinelli 2014; “Finché avrò voce”, Roma 2015; “Oltre il limite” (2017). “Quindici racconti” (2018). Ha partecipato a diversi concorsi di poesia, trai quali: “Il Golfo” (2001) e “Borgo Ligure” (2006); “Antonia Pozzi” (2016), riscuotendo dei riconoscimenti. Ha vinto il secondo premio al concorso di narrativa “Il pennino d’oro”, Varese 2017. È presente in diverse antologie, tra cui: “Antologia”, Torino 2010; “I poeti contemporanei”, Roma 2013; “Riflessi”, Roma 2014. Descrivere la figura di Giovanna De Luca è veramente arduo. Si presenta come un quadro grandioso, in cui risulta difficile rintracciare l’ascosa, ma nel contempo rilucente, dote letteraria dell’artista. Nella “Prefazione” a “Quindici racconti” Chiara Merlotti apre con una citazione di Pirandello. Forse non è un caso: Pirandello pure insegnava, ma dovette fare i conti con la durissima condizione della follia muliebre. Questa follia ricompare fedelmente in tutti i suoi scritti. Tutta la letteratura di ogni genere e tempo è trasposizione della vita reale in una finzione drammatica. La commedia non esiste: è solo un breve lasso di tempo tra una tragedia ed un’altra. La vita è dramma. Intendiamo la Merlotti: «Tutti raccontiamo e ascoltiamo storie fin da bambini, senza trovarci nulla di particolarmente complesso. Tuttavia scrivere un racconto breve non è affatto facile… Tutto ciò accade nei “Quindici racconti” di Giovanna De Luca, i quali, attraverso scorci di suggestivo lirismo e qualche cenno autobiografico (celato sapientemente dietro la finzione letteraria), rappresentano l’universo poetico dell’autrice. In essa è infatti concentrata l’intera gamma dei suoi motivi ispiratori: la contemplazione estasiata della natura, l’introspezione dell’animo umano, i rapporti di genere e tra generazioni, l’analisi del processo creativo…». Il mestiere di scrivere non è facile. Bisogna pur vivere. Anzi Aristotele, il grande maestro ammonisce: primum vivere, deinde philosophari. Ecco come ce lo descrive Giovanna: «Devo scrivere un nuovo racconto: sento che preme nella mente, vuole uscire. Ma il punto è che ho troppe storie in testa. Stasera dovrò sceglierne una. Ho i possibili protagonisti tutti qui, intorno al tavolo. Il tempo della vostra vicenda si è fermato al momento in cui l’avete vissuta. Non potete mutare più, giovani o vecchi che siate, sarete per sempre quelli che siete stati nella narrazione: però, ora però, ognuno di voi vuole il suo attimo di celebrità. Quale per primo? Forse tu, bambina…?». Riflettiamo su: Non potete mutare più… i personaggi, come quei Sei personaggi in cerca d’autore pirandelliani, stanno in mente, vogliono uscire, si muovono dentro di noi, in quel mondo immaginifico, quel sacrario che Schelling immaginava separato da un quadro: ogni magnifico dipinto è uno spiraglio verso l’aldilà, cioè il mondo della fantasia, altrettanto reale quanto è reale il mondo reale. Una volta usciti sono eternati dalla poesia: l’eterna eternatrice, come la pensava il nostro Foscolo. Un racconto di Giovanna, dal titolo “Piazzetta san Lorenzo”, ha vinto il primo premio al premio internazionale Città di Sarzana, 2019. Voler cogliere il filo conduttore che lega tutte le espressioni della poetica di Giovanna è veramente complicato, riprendiamo solo alcuni passaggi, lasciando al lettore, magari il gusto di assaporare le sue splendide raccolte. Abbiamo ripreso una lirica riportata anche nel suo blog poetico:

Stancami, poesia, chiudimi gli occhi
reclinami il capo sul tavolo dei miei
dolori, quasi lo schermo di un film
dove confuse tutte insieme le immagini
appaiano.
Pregami poesia, getta su di me l’oblio
di ciò che è stato, di quello che sarà.

Molto bella, perché ci indica anche la poetica di Giovanna. La poesia è la consolatrice degli affanni, dei dolori, come la filosofia in qualche modo consolò il Boezio. L’autrice invita la poesia a gettare l’oblio sulla storia: dimenticare tutto, vivere quell’attimo bellissimo in cui l’uomo, dimentico di tutto, annega nel mare leopardiano dell’infinito. Quel naufragio produce dolcezza, cioè sollievo nella sofferenza della vita. L’arte, la poesia, tutte le manifestazioni dell’estro umano sono provocate dall’amore e dal dolore. Giovanna vive questo desiderio intenso dell’amore irraggiungibile, il quale come un eroico furore smuove ogni cosa, e come in Bruno, ci trasforma quali Atteoni, da cani famelici in prede dell’Amore Antico. Qui c’è anche Schopenhauer: l’arte in qualche modo ci può liberare dal dolore esistenziale, è una via. Anche se è una via fragile. Riprendiamo uno degli ultimi testi poetici di Giovanna, “Oltre il limite” (2017). Sempre Chiara Merlotti scrive nella prefazione: «La poesia, specialmente dal Simbolismo in poi, non rappresenta la realtà così come appare. Anzi, poiché la realtà è misteriosa e non può essere spiegata in termini razionali, solo la sensibilità dei poeti può coglierne i significati più nascosti ed intuire le segrete corrispondenze che governano l’universo. Solo il linguaggio poetico, ricco di metafore, di sinestesie, di allegorie e di collegamenti inconsueti, può rappresentare il mistero». Concetto veramente grandioso, che ci fa capire il mito in Platone ed il linguaggio poetico in Heidegger. La poesia è la vera rivelatrice dell’Essere. Bacone pensava che ci fosse uno schematismo latente nella Natura. Ecco, la poesia e non la scienza può cogliere questo latente schematismo, che è il mistico mistero. La poesia in questo senso è religione misterica ed i veri poeti sono gli adepti. Questo è “Oltre il limite”:

Sapeva la Bellezza,
che a toccarla ci saremmo feriti.
Allora si nascose
dietro i rovi e disse:
Sogno sono, se
troppo ti avvicini
sarà sangue”…
guardami soltanto”.

Tardi ti amai, Bellezza sempre antica e sempre nuova. Tardi ti amai. Esclamava Agostino. “Oltre il limite” ci fa pensare alla leopardiana siepe, a quel vago ed indefinito, che coglie anche la Merlotti in Giovanna: «Giovanna De Luca si pone in ascolto di un sentimento di indefinito che ci permea tutti e che ci obbliga alla consapevolezza di essere provvisori e transeunti, ma uniti nella nostra finitezza». Ci soffermiamo sempre come tema centrale sulla poesia, che abbiamo scelto tra la mole grandiosa delle raccolte di Giovanna De Luca:

Come figlia negletta, Poesia,
sovente mi trascuri.
E vengo alla tua porta,
mendicante a cercarti.

E ci ricorda: Stancami, poesia… La personificazione della poesia ci dice il riflesso dell’anima nello specchio di un pozzo senza fondo, che ci collega ai meandri del Tutto, dell’infinito. La poesia di Giovanna è di un romanticismo screziato, che non stona nell’attuale mare magnum dell’espressione poetica, anzi ci riporta al senso. Il problema della poesia oggi è proprio il senso: prevalente è la logica dell’assurdo, del “liquido”, del “debole”, dell’”instabile”. Ricordiamo in ultima analisi solo il ricordo dei genitori, un classico della poesia italiana, senza scomodare “Alla madre” di Ungaretti:

Parlar di te ancora non mi riesce,
mamma. …

E “A mio padre”:

L’uomo più sconosciuto: …
Oggi la mano
che sfiora il tuo marmo
è per te
la mia sola parola.

Si respira l’aureola del mistero che spira in indefiniti contorni. I genitori sono un mistero, la vita stessa è mistero, quando sono nato, perché siam nati? Da dove veniamo, dove andiamo? S’ode quasi il Petrarca: Io infatti mi domando a che giova il conoscere la natura delle belve e degli uccelli e dei pesci e dei serpenti e ignorare, o non cercare di sapere la natura dell’uomo? Perché siam nati? Donde veniamo? Dove andiamo? E c’è quella foscoliana corrispondenza d’amorosi sensi.
Sono interrogativi profondi, che coinvolgono ogni uomo e soprattutto i poeti ed i letterati sono chiamati in causa. Il non-senso è già l’affermazione di un senso, cioè che tutto non ha senso. Il riconoscimento dell’assurdità dell’esistenza umana è già una ragione: l’irrazionalismo è un contorno, non è un primo. La realtà è sempre duplice, come afferma Giovanna in una poesia tratta dalla raccolta “Finché avrò voce”:

La duplice realtà
che ci governa
ama incarnarsi
nella tenue foglia
che distende il suo palmo
sulla terra, dov’essa
si confonde – e poi s’annera.

Come non ricordar i correlativi montaliani? Il tema della foglia: la foglia riarsa. O la foglia ungarettiana: sugli alberi le foglie? O Omero? Quale la generazione delle foglie, tale quella degli uomini. La foglia si confonde, s’annera, diviene terra, come nella terra negra di Carducci. La realtà è razional-irrazionale. Ha sempre una doppia faccia.
Abbiamo ripercorso alcuni temi portanti della poetica di Giovanna De Luca, una donna straordinaria, che ha dedicato tutta la sua vita all’insegnamento ed alla letteratura. I temi sono tanti, abbiamo solo tratto qualche spunto per suscitare una riflessione profonda sugli interrogativi che sempre hanno invitato l’uomo alla ricerca: una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta, come fa dire il discepolo prediletto a Socrate. La letteratura è vita e la vita di Giovanna è tutta una ricerca sul senso, che si esprime straordinariamente nella sua produzione letteraria.

Vincenzo Capodiferro

13 dicembre 2019

Nani sulle spalle di altri nani di Angelo Ivan Leone

Nani sulle spalle di altri nani di Angelo Ivan Leone


Le elezioni nel Regno Unito potrebbero portare la Gran Bretagna ancora più fuori dall'Europa. Questo verrà sicuramente letto da una parte politica italiana come la possibilità di spingere ancora più agli estremi la polemica antieuropeista e a strumentalizzare ancora di più il malcontento popolare di una parte minoritaria dell'elettorato. Dico minoritaria perché la stragrande maggioranza degli italiani era e resta europeista, come i recenti dati Censis stanno a testimoniare. Per chi, qui da noi, si diverte con questa polemica e la conseguente strumentalizzazione ai fini meramente elettorali e propagandistici vorrei fosse data risposta a questa semplice domanda: se è vero che volete uscire dall'Europa ci spiegate dove vorreste andare? In Africa, nei Balcani o in Sudamerica? Perché ci sarà pure una destinazione alternativa, come vi limitate a sbraitare nei vostri deliri ma il problema è che non ci è stata ancora data sapere. Infine smettetela di prendere a paragone il caso inglese perché la Gran Bretagna, ammesso e non concesso che esca definitivamente dall'Europa e non sappiamo ancora in che modo avrà sempre dietro di sé, come la storia conferma, gli Stati Uniti d'America. Potenza mondiale e di prima importanza che non si muoverà se l'Italia vorrà suicidarsi uscendo dall'Europa. State giocando con il fuoco ed è giusto ricordare a chi fa questo tipo di gioco che c'è il fortissimo rischio di bruciarsi.

09 dicembre 2019

LA RAGAZZA NELLA NEBBIA di Donato Carrisi a cura di Miriam Ballerini

LA RAGAZZA NELLA NEBBIA di Donato Carrisi
© 2019 I grandi tea ISBN 978-88-502-4468-3
Pag. 373 € 12,00

Un nuovo thriller accattivante, ben congegnato e che invita il lettore a leggere, pagina dopo pagina.
Siamo nel paese di Avechot nelle Alpi.
Tutto ha inizio quando l'agente speciale Vogel viene ritrovato pieno di sangue, parrebbe che lui non si ricordi esattamente cosa sia accaduto.
Ecco che la storia si snoda ricostruendo tutto quanto è avvenuto nel piccolo paesino: una ragazzina scompare, all'inizio pare essere stata rapita, probabilmente uccisa.
Vogel ha alle spalle una brillante carriera, ma spesso ha ceduto alla tentazione di avvalersi dei mass media, anziché delle classiche tecniche di investigazione.
Vuole risolvere a tutti i costi i suoi casi, quando non ci riesce, ecco che si avvale di prove messe lì ad arte. Tanto basta che lui sia sicuro che il colpevole è quello.
Anche qui non tarda a utilizzare i suoi metodi sporchi, perché tutti gli indizi fanno pensare che il colpevole sia un professore che si è appena trasferito nel paesino.
Il titolo ci riporta a un serial killer del passato, salta fuori, infatti, una vecchia vicenda di anni prima: stesse vittime con gli stessi particolari. Forse la persona arrestata non è il colpevole, ma bensì lo è quel serial killer che aveva lo stesso modus operandi ben trent'anni prima!
Non diremo come va a finire la vicenda, né come mai, quando tutto pare finito, ritroviamo l'agente in quelle condizioni. Se qualcuno non avesse ancora letto il libro, o visto il film che ne è stato tratto, è bene che sia soddisfazione personale arrivarci da solo.
Quello che dirò è che ci sono alcuni tratti che mi sono piaciuti in particolare: il fatto delle prove messe ad arte. In alcuni tratti il romanzo mi ha ricordato un caso di cronaca piuttosto discusso; ancora oggi c'è il dubbio se il colpevole catturato corrisponda o meno al vero omicida.
Quando il professore viene messo in carcere viene pestato duramente dalle guardie. Non sono nuova a storie di questo genere, reali. Da anni collaboro con ergastolani e detenuti di vario genere, e mi ha fatto piacere che lo scrittore ne abbia inserito una scena.
Inoltre, mi trova d'accordissimo lo sdegno davanti alle trasmissioni che processano le persone ben prima di un tribunale. Dei vari personaggi che si aggirano in queste trasmissioni, alcuni senza capire davvero a quale titolo lo facciano, che si prestano quali grandi esperti in materia di omicidio.
Detto ciò, un libro che consiglio, come quasi tutti quelli che ho letto, scritti da questo criminologo e scrittore.

© Miriam Ballerini

Il fondo salva-stati e il teatrino della politica di Antonio Laurenzano

Il fondo salva-stati e il teatrino della politica
di Antonio Laurenzano
Notti e giorni inquieti nei palazzi romani della politica. Da settimane il Meccanismo europeo di stabilità, il cosiddetto “Mes”, monopolizza il dibattito politico e alimenta lo scontro fra i partiti, e nella stessa maggioranza di governo. Si tratta dell’organismo costituito nel 2012 come Fondo finanziario con la funzione di prestare assistenza ai 18 Paesi dell’area euro con difficoltà finanziarie. L’Italia ha contribuito con il 17,8% (circa 14 mld) al capitale del Fondo. Ne hanno finora beneficiato Spagna, Irlanda, Portogallo, Grecia e Cipro.
Le proposte di modifica al Trattato, in discussione in sede europea dal dicembre 2018 sulle quali i Paesi membri hanno trovato un “accordo politico preliminare” lo scorso giugno, mirano a rafforzare la coesione nell’Eurozona e a tutelarne la stabilità finanziaria. Su queste modifiche si è fatta molta confusione e molto terrorismo psicologico: dallo spettro della ristrutturazione automatica del debito allo sbandierato “favore” alle banche tedesche. Fake news e verità nascoste, maxi-rissa parlamentare e linciaggio mediatico hanno caratterizzato un dibattito politico, condotto sul filo della ingiuria personale e della volgarità dialettica, che ha offuscato la credibilità delle istituzioni, con grave pregiudizio dell’immagine del Paese in ambito europeo.
Sotto attacco il premier Conte, accusato da Matteo Salvini di “alto tradimento per aver compiuto un attentato ai danni degli italiani” e da Giorgia Meloni di “aver venduto il sangue degli italiani”. Avrebbe disatteso all’Eurogruppo di giugno le indicazioni dell’allora maggioranza gialloverde sulla bozza di riforma del Mes. “Accuse infamanti”, ha replicato Conte nella sua informativa alle Camere, “Salvini non studia i dossier, disconosce la verità.”
La solita grancassa propagandistica che suona da tempo per catturare facili consensi sull’onda di un effimero populismo che non si concilia con una seria prospettiva di governo sul piano programmatico. La battaglia aperta sul Mes ha mobilitato i paladini dell’antieuropeismo, scesi in campo contro il (presunto) raggiro europeo e il (fantasioso) complotto anti-italiano ordito dai poteri forti a Bruxelles. Schizofrenia politica! Il nuovo Trattato sarà firmato in gennaio dall’Eurogruppo e poi ratificato dal Parlamento.
laurenzano mes europa politica
Antonio Laurenzano
Si è fatto tanto rumore per nulla, perdendo un’altra occasione per far sentire la voce dell’Italia nell’Unione europea, alla vigilia della Conferenza sul futuro dell’Europa proposta da Francia e Germania. Oltre all’ “accordo di principio” raggiunto mercoledi 4 dicembre a Bruxelles dal Ministro Gualtieri per propiziare il consenso pentastellato nella maggioranza, un importante contributo di chiarezza è venuto dal Governatore di Bankitalia Ignazio Visco, nel corso dell’audizione alle Commissioni Bilancio e Politiche Ue sulle prospettive di riforma del Mes: “Le modifiche introdotte sono di portata complessivamente limitata. La riforma non prevede né annuncia un meccanismo automatico di ristrutturazione dei debiti sovrani, non c’è scambio tra assistenza finanziaria e ristrutturazione del debito.
Anche la verifica politica della sostenibilità del debito prima della concessione degli aiuti è già prevista dal Trattato vigente.” Un passo nella giusta direzione, perché il testo di riforma, in attesa del completamento dell’Unione bancaria con la garanzia sui depositi bancari, introduce il backstop, un ombrello di salvataggio del Mes al Fondo di risoluzione unico per gestire le crisi bancarie. Per il Governatore, “il temuto coinvolgimento del settore privato, ovvero i risparmiatori, rimane strettamente circoscritto a casi eccezionali e non è in nessun caso una precondizione per accedere all’assistenza finanziaria.”
Fermo il richiamo di Visco alla politica a ridurre l’incidenza del debito pubblico sul pil, mantenendo l’avanzo primario (differenza fra le entrate e le spese al netto degli interessi passivi) su livelli adeguati, innalzando la crescita economica e tenendo alto sui mercati il rating della finanza pubblica. “Un Paese con un alto debito, ha dichiarato Visco, deve innanzitutto porre in essere le condizioni per evitare di dover ricorrere al Meccanismo di aiuto, proseguire in maniera credibile nel processo di consolidamento delle finanze pubbliche.” Mettersi cioè in regola con i parametri europei. Un invito rivolto ai “signori del palazzo” a lasciare le mediocrità del “teatrino della politica” e a onorare con serietà d’intenti la sacralità del Parlamento e il mandato di rappresentanza ricevuto dagli elettori.

ADDIO AL PATTO DI STABILITA’ STUPIDO di Antonio Laurenzano

ADDIO AL PATTO DI STABILITA’ STUPIDO di Antonio Laurenzano Addio al “Patto di stu...