28 febbraio 2023

Movimento ed emozione nelle opere di Emmanuela Zavattaro A cura di Marco Salvario

Movimento ed emozione nelle opere di Emmanuela Zavattaro

A cura di Marco Salvario

Nata nel 1974 a Cuneo e successivamente trasferitasi a Biella con la famiglia, Emmanuela Zavattaro è arrivata alla pittura quasi per caso, o sarebbe più esatto affermare per destino, meno di dieci anni fa, spinta dal bisogno interiore di non trascorrere in un'annoiata e dolorosa passività il lungo periodo di immobilità a cui l'aveva costretta un grave incidente.

Probabilmente proprio questa reazione orgogliosa e determinata, che le ha permesso di realizzare un bisogno maturato nel tempo, spiega l'uso violento e pirotecnico che l'artista fa dei colori, e ancora più l'energia dei corpi dipinti in movimento, che si cercano, si abbracciano, si avvolgono in composizioni che diventano una danza sincronizzata e acrobatica, precisa e attenta. Il contatto fisico è inseguito con forza, eppure dopo un solo instante si spezza, come se la furia della passione fosse di colpo insostenibile e si trasformasse in repulsione, come se la volontà si scontrasse con ostacoli impossibili da superare, come se la dinamica iniziale si esaurisse nel brivido in un'inattesa vertigine.

Sulle tele si scatena tutta una sequenza di contrasti, tra il desiderio e la paura, tra la ricerca di abbandono e il timore di scoprirsi indifesi. Emozioni e turbamenti, amore e odio; tutto è in divenire, ricerca del momento futuro. Siamo spettatori di figure luminose che cercano in ogni modo di staccarsi da terra, di rifiutare la gravità ineluttabile come un peso più spirituale che fisico. Corpi in coppia, maschile e femminile, yang e yin, ma la sessualità è vaga, meccanica, appena accennata o illusoria.

Movimento, ho scritto, ma è un movimento colto in un attimo di instabile equilibrio, quando la tensione è massima e il pubblico trattiene il fiato. Il saltatore che, dopo essere salito in alto di slancio fino a raggiungere l'altezza dell'asticella, sembra restare sospeso in aria un istante, prima di cominciare a ricadere, o siamo nell'attimo che precede un'acrobazia difficile e pericolosa, eppure questa prodezza circense non è reale, ma solo l'allegoria di emozioni personali e interiori, che trascendono i singoli individui per sublimarsi nell'universalità delle percezioni. L'attenzione, infatti, abbandona le figure per perdersi in un'irrequietezza di sentimenti, sofferenza e ribellione, amore e sensualità, aggressività e meditazione.

Molti critici attribuiscono il potere espressivo di Emmanuela Zavattaro all'uso estremo dei contrasti cromatici, in un virtuosismo capace di creare personaggi che ricordano arlecchini danzanti, ma sono piuttosto nervi e carne viva, esaminata con raggi infrarossi per cercare di cogliere ed esprimere il calore diversamente localizzato che essi stessi emanano.



Dotata di un talento istintivo, vincitrice di numerosi premi in questi pochi e densi anni di carriera, la pittrice ha potuto esporre le proprie opere in mostre e gallerie sia in Europa che in America, suscitando col suo stile personale, attenzione e interesse.

La sua passione per un'arte scoperta in un'età ormai matura, la spinge con insaziabile curiosità a sperimentare tecniche e materiali diversi, con ottimi risultati.

Siamo davanti a un'artista che sa comunicare con la sua pittura emozioni profonde.

Ulteriori informazioni e aggiornamenti possono essere trovate sul sito personale dell'artista emmanuelazavattaro.it .



Nove opere in acrilico su tela di Emmanuela Zavattaro, tutte realizzate nel 2022 e facenti parte della serie “(S)CONFINI”, sono state presentate alla manifestazione Paratissima Circus — Paratissima che si è svolta a Torino, nel quasi completamente recuperato complesso della Cavallerizza Reale, dal 3 al 9 novembre 2022. L'evento si è chiuso con più di ventimila visitatori, a dimostrazione che, pur con non poche fatiche e incertezze, il mondo dell'arte si sta riprendendo dopo il duro periodo della pandemia.

FONTE: Emmanuela Zavattaro: la pittura che invita lo spettatore a riflettere sull’essere umano - OUBLIETTE MAGAZINE



27 febbraio 2023

Speciale Goddess di Claudio Giuffrida

 

Speciale Goddess di Claudio Giuffrida


"Ho alzato la voce, non in modo da poter urlare, ma in modo da poter far sentire quelli senza voce... Non possiamo avere successo quando metà di noi rimane indietro.”

Malala Yousafzai

Speciale Goddess con le regine di vari strumenti musicali capaci di trasmettere coinvolgenti emozioni. Musiciste non conosciutissime ma che proprio per questo, secondo me, meritevoli di ancora maggiore riguardo.

Certamente non ne è fondamentale il virtuosismo, che pur è evidente in ognuna di loro, rispetto al vivido talento creativo spesso esuberante e accompagnato da doti interpretative da brividi. La loro più grande capacità sta nel saper mettere la propria anima nel loro modo di fare musica.

Mary James deve il suo nome d’arte ad una delle sue prime composizioni “Mean Mary from Alabama” che la stampa musicale fece sua. Curiosa e avventurosa la sua biografia di musicista in erba che imparò a leggere la musica prima di imparare a leggere e scrivere. Crebbe in una famiglia “alternativa” che l’ha portata a vivere nei boschi sul confine del Canada in una vita selvatica e successivamente in una fattoria organica condotta dalla madre, allevatrice anche di serpenti velenosi. Ma tornando alla musica, Mary incise il suo primo album a sei anni e studiando musica per sette ore al giorno fu costretta a non frequentare la scuola e a studiare da casa ma già a nove anni passò il test previsto per i suoi coetanei dodicenni. Con il fratello da appassionati di historic folk music furono presto ingaggiati per oltre 100 concerti l’anno e la loro passione per i cavalli li portò ad esibirsi suonando addirittura cavalcando soprattutto in fiere e parate. Trasferitisi a L.A. con cavalli, pick-up e camper, che divenne la sua casa vagante, iniziò la sua carriera musicale da professionista. I suoi cavalli però preferirono l’erba del Tennesse per cui vi ci trasferì, ma purtroppo a seguito di un gravissimo incidente automobilistico ebbe le corde vocali paralizzate e iniziò un lungo periodo di recupero che la portò fortunatamente ancora a cantare e in alternativa a suonare quando la sua voce non glielo permetteva. Attualmente Mary suona 11 strumenti musicali e ha inciso ben 16 dischi tra cui l’ultimo “Portrait of a woman”(2022).

Suona i Deering Banjo ed in particolare il modello Goodtime Ambassador che l’azienda gli ha nominato.

Mean Mary/USA – Old banjo

https://youtu.be/zyDIgvPXYUw

Rebecca Noel in arte Revecca è una giovane musicista francese che si definisce compositrice della “canzone francese impressionista” per via delle sue ricerche vocali. Suona il piano e strumenti “atipici” in una scrittura non lineare ma al contrario fatta dalla successione di impressioni, un tipo di poetica dell’istante.

La sua musica come accento delle emozioni suscitate ha dichiarati riferimenti alle vocalità di Lisa Hannigan (per la voce ora potente ora fragile), a Loreena McKennitt (per il suo modo fortemente irish di cantare), ad Amanda Palmer, Sarah McLachlan e Lisa Gerrard.

Bisogna osare rivelare al pubblico una parte di sè (i propri testi, la propria musica). Infatti ci vuole una sacra dose di follia e soprattutto smettere di porsi mille domande sui giudizi altrui e soprattutto di sè stessi.”

Colpisce l’originalità di questa musicista che accompagnata preferibilmente dallo strumento principe delle percussioni celtiche il Bodhran spazia alla ricerca di atmosfere raffinate e liriche. Il bodhran, ricordo, è un tamburo a cornice di origine irlandese percosso con una bacchetta di legno o di osso e dagli anni 70 portato alla ribalta proprio grazie a molte band irlandesi e celtiche.

Rekkarts-Revecca/Fr

https://youtu.be/hEzO947WtZU

Hania Rani è una giovane pianista polacca che da qualche anno mi ha letteralmente entusiasmato per la delicatezza e l’originalità delle sue composizioni. Creare affascinanti atmosfere con stile minimalistico è dote rara e preziosa, i suoi brani sempre eleganti, ispirati sono carichi di poesia. Sceglie un modo di comporre intimo e improntato sui suoi studi di musica classica, il jazz, con composizioni a largo spazio d’improvvisazione e con una decisa vena moderna, spesso declinata dall’elettronica sperimentale ma sempre determinata da un gusto molto raffinato e coinvolgente. Dal suo recente disco Home del 2020, ho scelto un brano anche cantato che ben rappresenta il suo stile di compositrice e performer.

Hania Rani/Poland -Leaving

https://youtu.be/XKTFLjk6x1A

Sono molte oggigiorno le bravissime chitarriste elettriche che si sono guadagnate considerazione e stima con questo strumento che è stato storicamente nel rock dominato solo da personaggi maschili. Da Jennifer Batton a Ana Popovic, da Susan Tedeschi a Samantha Fish, alle meno conosciute Carolyn Wonderland e Allison Robertson, anche Joanne Shaw Taylor trentenne inglese ha ottenuto molti plausi nell’ambito del rock-blues britannico, tredici anni dal debutto discografico e otto dischi alle spalle tra cui l’ultimo del 2022 Nobody’s fool prodotto da Joe Bonamassa. Nel brano selezionato tutta la sua abilità compositiva e di grande interprete.

Joanne Shaw Taylor/UK - "I’ve Been Loving You Too Long" (Live)-

https://youtu.be/vf4DKorRxgI

Nativa del Brazile, di Curitiba, Indiara Sfair ha conquistato l’attenzione di molti appassionati grazie al suono della sua armonica.

Componente della blues band braziliana “Milk’n’Blues” è sia strumentista che compositrice. Diplomata alla Scuola di Musica e Belle Arti di Paranà, Indiara ha lavorato in diversi progetti della scena Blues e Jazz in giro per il mondo. Ha suonato con tanti grandi nomi come Jeff Beck, Buddy Guy, Dave Stewart, Nile Rogers.

Straordinaria insegnante dello strumento ha ideato un metodo didattico seguito da più di 1500 allievi in tutto il mondo. Molto rapresentate le sue covers nei suoi video ma ha nel suo repertorio anche composizioni originali.

Non ha ancora inciso un suo disco anche se dal 2018 sta scrivendo le canzoni da registrare, ha invece già inciso con la sua band due CD nel 2015 e nel 2016.

La sua Armonica è una Hohner Marine Band 1896.

Indiara Sfair/Brazil – harp

https://youtu.be/TPrscW3H8f4

Il fiddle è strumento principe del fare musica celtica ma anche lo strumento più dotato per creare voli pindarici, per prendere rincorse e raggiungere altezze espressive impressionanti.

Dominique Dupuis è una musicista canadese, dell’Acadia, la regione a prevalenza francofona, i cui primi abitanti arrivarono dalla Bretagna. Molto vicina alle radici della musica Bretone ne è fiera interprete di una cultura ricca di storia e d’identità musicale. Appassionata del violino classico, che suona fin dalla tenera età, è per lei lo strumento capace di far ballare la gente. Suona con molto charme e grande energia come testimonia anche nel suo disco Bourrasque del 2008. Fin da giovanissima è apprezzata vedette di quello che è stato il suo palcoscenico preferito: il Festival annuale interceltico di Lorient dove centinaia di migliaia di appassionati di musica celtica si radunano e da cui è appunto tratto questo video.

Dominique Dupuis/Can

https://youtu.be/FZC7Fg6TCiI

Poliedrica cantante e virtuosa di banjo e chitarra, nata californiana, attualmente vive in Nashville, Molly Tuttle sa interpretare questo stile del bluegrass tradizionale in modo affascinante, coinvolgente e di cui è una valente epigona, dalla voce angelica e dalla personalità gentile. Nell’aprile di quest’anno pubblica il suo nuovo cd Crooked tree, pura musica degli Appalachi eseguita con una band di musicisti bravissimi a interpretare strumentali e cantati alla velocità della luce. Specialista di assoli vorticosi con la sua chitarra acustica in stile flatpicking interpreta brani tradizionali e propri con straordinaria abilità.

Molly Tuttle/USA - Super Moon-Dooley's Farm (Live)

https://youtu.be/xMn57oWl6WQ

Ancora poco conosciuta da noi, al di fuori del settore della chitarra fingerstyle, rispetto alla bravissima e più famosa Kaki King, Christie Lenée ha sviluppato un suo linguaggio compositivo di grande pregio e dotato di una tecnica stellare. Porta la sua forte personalità di musicista americana, nata a Tampa e residente in North Carolina dove ha già avuto prestigiosi riconoscimenti per la sua musica: primo posto all’International Fingerstyle Guitar Championship nel 2017, e votata come Acoustic Guitarist of the Year dall’England’s Music Radar nel 2019. Arrivata al suo sesto disco pubblica nel 2022 un nuovo disco di sue canzoni: Coming alive (Ritornando in vita), composte in ritiro durante la pandemia. Così racconta quel periodo: “Ho scoperto che l’unico posto in cui potevo viaggiare era dentro la musica. Questa esperienza di quiete e la mancanza di reale connessione umana mi ha condotto sempre più profondamente dentro al luogo della scoperta e della crescita interiore.”

Dotata anche di una bella voce ci tiene a definire la sua musica un messaggio per celebrare la vita, l’amore e la gioia.

Christie Lenée/USA - Raining a Miracle

https://youtu.be/BD79NEVyRTU


© Claudio Giuffrida

https://www.giannizuretti.com/articoli/ascolti/folk/speciale-goodess/


Luigi Garlando – Per questo mi chiamo Giovanni – a cura di Marcello Sgarbi


Luigi Garlando
Per questo mi chiamo Giovanni (Mondadori) 
Collana: Best BUR Pagine: 159 Copertina: Brossura EAN: 9788817141727

Luigi Garlando, pur avendo una bibliografia ormai piuttosto nutrita, è conosciuto ai più come giornalista. Esperto di calcio – a cui ha dedicato parecchi dei suoi libri - è attualmente una delle penne più autorevoli di “La Gazzetta dello Sport”. Questo romanzo ci pone su un altro piano, ma leggerlo per certi versi mi ha un po' ricordato “Ora sei una stella”. In quel caso, un padre “educa” il figlio a diventare interista (tema peraltro ripreso recentemente con successo da Edoardo Maturo con “Papà, Van Basten e altri supereroi”).

In questa prova letteraria, invece, il compito paterno è serio e molto più impegnativo: rispondere al proprio bambino - nato il 23 maggio del 1992, giorno della strage di Capaci – perché si chiama Giovanni. La risposta è il pretesto per tracciare il profilo di uno dei più acerrimi nemici della mafia e ripercorrere le tappe fondamentali della guerra che Falcone ha combattuto fianco a fianco con un altro protagonista dell’antimafia: il suo carissimo amico Paolo Borsellino. L’abilità di Garlando sta nel tenere un registro narrativo giocato con grande maestria soprattutto nei dialoghi fra padre e figlio – semplice e nello stesso tempo coinvolgente. Il risultato è un volume che non a caso è stato adottato da molte scuole come libro di testo. Da non perdere anche la prefazione scritta da Maria Falcone, sorella del magistrato.

Come scriveva qualcun altro, “il coraggio di ricordare è il principio della salute”.

Quando la pianta è ancora piccola è più facile raddrizzarla. Più cresce storta, più sarà difficile farlo dopo. Anche da piccoli si può combattere contro il mostro. Abituarsi alle prepotenze, scambiarle per leggi giuste, è già un modo di perdere  la guerra. Difendere le proprie figurine è già un modo per vincerla.”

A forza di accettare l’ingiustizia, non vedrai più l’ingiustizia.”

La mafia è la ‘miseria’ di chi crede che vale solo la legge del prepotente.”

© Marcello Sgarbi


 

24 febbraio 2023

AFFANNO DI UMBERTO LUCARELLI a cura di Vincenzo Capodiferro


AFFANNO DI UMBERTO LUCARELLI

Romanzo intenso e sofferto


È uscito da poco alle stampe “affanno” di Umberto Lucarelli. Come scrive Marco Passeri nella prefazione “Un libro che commuove:

«Sono parole importanti, dolorose e bellissime quelle di quest’ultimo libro di Umberto Lucarelli, parole delicate e sottili come la trama che disegnano per raccontare un’esperienza liminare, parole che stanno sulla soglia, la soglia di un passaggio che non è mai avvenuto ma che poteva avvenire, parole che trattengono questa possibilità anche se questa possibilità è diventata altro, è diventata possibilità di non varcare quel confine, di restare al di qua, ancora, rinnovandosi nell’energia che viene dall’incontro con l’altro, che è dono, gratuità, una gratuità che sta diventando via via la cifra più profonda della scrittura dell’autore». Il protagonista è un malato. Tutto parte da una stanza di ospedale:

«Erano tutti intorno a me, di notte, nella camera, e dicevano Non respira, mi applicano una maschera e la dottoressa che era carina mi dice Respiri, con la voce spaventata, e premeva la maschera per fare arrivare più ossigeno, Io respiro, dicevo, ero lucido, abbastanza tranquillo, Respiro, dicevo,…». Ricorda Isaia:

Io dicevo: «A metà della mia vita

me ne vado alle porte degli inferi;

sono privato del resto dei miei anni».

Dicevo: «Non vedrò più il Signore

sulla terra dei viventi,

non vedrò più nessuno

fra gli abitanti di questo mondo.

Ripreso da Dante Alighieri nel primo verso dell’Inferno: “Nel mezzo del cammin di nostra vita”. È la crisi di mezza età. Come spesso accade nei romanzi di Umberto, il sottofondo si riferisce agli anni di piombo, alla rivoluzione sessantottesca ed alle sue conseguenze storiche: «…ricordo, Massimo D’Alema, ricordo, quel signore coi baffi, di sinistra, presidente del consiglio, che avevo sentito parlare con calore nello stesso anno alla fiera di Roma dal vivo, ricordo, in difesa delle persone con disabilità, ricordo, Quanti disabili avranno creato in Serbia le sue bombe?, mi chiesi mentre Sasha continuava a parlare, poi si è messo a sogghignare,…».

Ed alla fine c’è un monito finale: «Nutrire la mia anima, mi dicevo, Questo dovrò fare». È un romanzo realista. Il protagonista è questo infermo che racconta, ricorda, dialoga. Lo stile di Umberto è unico: periodi lunghissimi, senza punteggiatura e senza spezzature. Si legge tutto d’un fiato. I protagonisti di Umberto sono gli ultimi: soldati contadini, ragazzini portatori di handicap, docenti ingiustamente deprecati, i malati. Umberto è uno scrittore degli emarginati sociali, delle zone d’ombra di questa società che oggi è baumanianamente “liquida”, dominata da un selvaggio supercapitalismo impersonale delle anonime multinazionali. Non è una letteratura di successo: Umberto si pone in un moderno “Verismo” dove ci sono i nuovi, irredenti, vinti. Non c’è la Provvidenza salvatrice, la Mano invisibile, la List della Ragione di Smith. Sostanzialmente si respira, tanto per dire affannosamente quell’aria del pessimismo. Dopo l’alba foriera del Sessantotto che voleva cambiare il mondo, dopo il fallimento dell’ennesima rivoluzione dal 1789, ecco subentra la stasi. Al totalitarismo politico si sostituisce quello economico, quello sociale

Umberto Lucarelli ha pubblicato: “Non vendere i tuoi sogni, mai” - Tracce, 1987; “Tranchida”, 1987;  2009;  2019; “Ser Akel va alla guerra” - Tranchida, 1991;  2009; “Il quaderno di Manuel” - Tranchida, 1994; “Fossimo fatti d’aria” - BFS, 1995; “Nulla” - BFS, 1999; “Pavimento a mattonella” - BFS, 2001; “Sangiorgio il drago” - Ibis, 2008; “Rivotrill” -  2011; “Commiato” -  2014; “Vicolo Calusca” -  2018; “L’invettiva” -  2020; “Ingiustizia!” -  2021; “Gianmariavolonté” - 2022.


Vincenzo Capodiferro

23 febbraio 2023

HI REN (EP) - di REN GILL (UK)Ren 2022 a cura di Claudio Giuffrida

HI REN (EP) - di REN GILL  (UK)Ren 2022

“Non smettere di perseguire il tuo scopo Ren, è meraviglioso e parla ad un luogo della mia anima che nessuno sa raggiungere” Dal Web

Non avrei mai pensato di sentire l’urgenza di recensire un singolo e per di più di un genere rap che non è mai stato tra i miei preferiti con l’eccezione per la sola Akua Naru di Poetry- how does it feel. Ma quando un brano è autentico, con grande capacità di emozionare, perfino di scuotere i nostri schemi abituali di ascolto allora ci troviamo di fronte a qualcosa di fenomenale, di cui va riconosciuto il valore ed il genio compositivo.

Ren Gill ha una sua storia, un vissuto terribilmente comune ai giovani di questi tempi purtroppo spesso coinvolti dalla depressione, dall’ansia, dall’incertezza, ma con l’aggravante che in lui ha scavato un profondo malessere a causa di una sofferenza derivata da una malattia neurologica (sindrome di Lyme) tardivamente diagnosticata che lo ha obbligato rinchiuso in quattro mura senza forze, con forti dolori e con grande disperazione.

Come ben racconta alla fine del brano in un lungo e intenso parlato, da cui un breve estratto:

Quando ero diciasettenne urlavo dentro una stanza vuota avvolto in un telo bianco, in cui avrei dovuto sconfiggere le forze del male, e nei successivi 10 anni della mia vita ne ho sofferto le conseguenze… con malattia mentale, autoimmunità e psicosi mentre crescevo mi sono reso conto che non c’era nessun vero vincitore e nessun vero perdente nel conflitto fisiologico ma che c’erano vittime e c’era chi stava apprendendo”

Ma ecco che è proprio la sua disperazione a trasfigurarsi quasi come in un opera teatrale dai toni drammatici, con il suo sé diviso che si contrappone con estrema veridicità, tra il Ren “amico” e il Ren “nemico”. I testi sono molto intensi e in grado di rendere l’autenticità del suo dramma ma le mie traduzioni non possono renderne la musicalità viscerale.

Pensi che mi puoi amputare? Io sono te e tu sei me, tu sei io, io sono noi. Siamo una cosa sola, divisa in due ma che fa uno, puoi capire? Tu devi ucciderti se vuoi uccidermi”

Non voglio inchinarmi alla volontà di un mortale, debole e normale vuoi uccidermi? Io sono eterno, immortale Vivo in ogni decisione che catalizzano il caos che causano le divisioni Vivo dentro la morte, l’inizio delle fini Io sono te, tu sei me, io sono te, Ren”

Il ritmo è serrato e i testi sono fondamentali per comprendere la descrizione di quello che sta provando, l’urgenza di ribellarsi alla sofferenza, ai suoi demoni, tutto giocato con la sua sola chitarra acustica e la voce in un video durissimo, incalzante di ben 9 minuti. Il cui setting inquietante è con Gill vestito con un camice ospedaliero su una sedia a rotelle in un contesto disumano dove esaspera il suo bisogno di autenticità, di dura denuncia, di ribellione.


Ti farò in tanti nodi poi ti chiuderò dentro

nuove carni…

Sono stato creato all’alba della creazione,

sono tentazione

sono il serpente dell’Eden

sono la ragione del tradimento

decapitando tutti i Re,

sono il peccato senza assonanza e ragione,

figlio del mattino, Lucifero,

Anticristo, padre delle bugie,

demoni,

la verità nel frullatore,

pretendente disonesto.

Il vendicatore esiliato

il virtuoso arreso

mentre sto in piede difronte al mio eclisse solare,”

I toni della sua voce e i contenuti dei testi sono sempre taglienti, le rime e i ritmi nei testi molto coinvolgenti ed efficaci, anche il suo fingerpicking minimalista è originale e perfetto a reggere con estrema varietà i 9 minuti del brano. La lingua inglese qui si dimostra unica nell’esprimere una musicalità estrema, diretta, scioccante, con la grande capacità a mantenere alta la tensione e la drammaticità della sua rappresentazione, con la malattia neurologica come metafora della ricerca della propria vera essenza, di liberazione dell’anima tormentata:

Sono stato fatto per essere testato e messo sottosopra

sono stato fatto per essere rotto e picchiato

ma cerca di capire che la mia volontà è eterna

ma cerca di capire che mi hai incontrato prima che

facessi fronte alla bestia che farò sorgere da est

e la farò sistemare sull’oceanico pavimento

e sarò anche molti nomi

alcuni mi conoscono come speranza

alcuni mi conoscono come la voce che tu riesci a sentire.”

Ma la vera forza della sua drammatica interpretazione sta nel riconoscere che non è possibile nessuna guarigione, nessuna salvezza se non si riconoscono le forze maligne che si muovono dentro alla sofferenza psicologica, a far fronte a questa dura sfida, a questa lotta interiore che è profondamente reale.

Gill ha imparato a portare la sua croce, ad accettare la sua sofferenza, e l’unica fuga dal “padre delle bugie” è trasformare le sue pene in qualcosa di migliore, di positivo.

Oscillando tra il buio e la luce

più brillante la luce risplende, più oscura l’ombra si distende

non c’era mai nessuna battaglia da vincere per me, era una eterna danza

e come una danza, maggiore la rigidità che provo e più lo diventa

è questo eterno valzer che distingue gli esseri umani

dagli angeli, dai demoni, dagli dei

e devo non dimenticare, dobbiamo non dimenticare che siamo esseri umani.”

(c) Claudio Giuffrida

https://youtu.be/s_nc1IVoMxc

https://www.giannizuretti.com/articoli/recensione-singolo-hi-ren/?fbclid=IwAR0-PkGxX_okqgsJWnzbaTwyXQRDwPMC0D2Xqkp54nERatSiKk9XNT9o_1U



22 febbraio 2023

La figura della madre in poesia: Delle madri, libro di Marina Minet a cura di Alessia Mocci

 

La figura della madre in poesia: Delle madri, libro di Marina Minet


[…] Sbiadisco le sembianze – l’istinto è quasi infermo/ le attese della sera già scemano sul volto/ fermando un altro inverno come istante/ Ancora sono madre/ lo dico ad ogni passo, mentendo al mio calcagno/ con le domande uccise/ e i batticuori sepolti nella schiena// […]” – “Ancora sono madre”

Delle madri”, raccolta della poetessa Marina Minet, è un prodotto artigianale di alta qualità ed edito nel 2015 su carte pregiate da Edizioni L’Arca Felice. Cinquantasettesimo titolo della collana “Coincidenze”, curata da Mario Fresa, è stato pubblicato in 199 esemplari numerati. Le illustrazioni presenti portano la firma del pittore Roberto Matarazzo.

“Delle madri” è strutturato in due parti, nella prima troviamo le liriche: Il grembo prodigioso, Madri, Mancanze, Mi hanno sottratto un nome, Sigillo, Leghe, Onde, C’è un pezzo di carne in ogni cosa, Del respiro, Ancora sono madre, Colori imperfetti, Di Figlio; nella seconda: Alle tue mani, Eri tu, Il nervo che ci scalda, Del perdono, Neve a Settembre, L’incendiaria cognizione (disincanto), Lascia che sia, Anche le querce oscillano talvolta, Di Madre, Prima di partire, Epilogo, Ciò che non dimentico. La silloge si apre con L’amore dentro e oltre l’imperfezione, prefazione della poetessa Maria Pina Ciancio, e termina con due Note finali a firma di Mario Fresa e Pierino Gallo.

Ancora sono madre/ In questa scelta, spogliandomi le ossa/ conservo questo credo come coperta illesa/ Sotto la nebbia, stordendomi le mani/ somiglio appena al vento che incide le montagne/ Oltre l’ignoto, che al dubbio m’impaurisce/ non cedo l’illusione e penso ancora/ ai nastri che ho intrecciato/ pesando il pane insieme alle mie colpe// […]” – “Ancora sono madre”


Come suggerisce il titolo, Marina Minet tende ed intende trattare il tema della maternità ristabilendo una connessione con un vicino passato, se ragionato attraverso la linea temporale, ma di così atavica memoria da esser oggi inserito nel rituale della mitologia. Così appaiono le madri che, nell’azione di pesare il pane, si sporgono verso il ricordo della creazione dei cestini con i nastri intrecciati bilanciando le mancanze come i peccati che hanno solcato i giorni. L’anima – πνεῦμα – esente dalla materia somiglia al vento che vaga oltre l’ignoto senza cedere all’illusione perché intenta nel gesto antico del pane. Simbolo del nutrimento fisico e spirituale, il pane è presente in altri tre versi di differenti canti accostato al silenzio, all’essere ed alla comunione: “col silenzio accanto al pane”, “in fondo siamo pane”, “il vino e il pane, in comunione”.

Tatto, battito, canto, senso, artiglio, angoscia, cuore e nome: la madre descritta da Marina Minet è in equilibrio tra la gioia del generare ed il patimento dato dall’estenuante ricerca del senso stesso della vita. Contrappeso che trasporta in riflessioni gravi e gravide di parole quali destino e sfortuna: “[…] Non so se sia dei luoghi/ la causa del destino/ o se sia il sangue, la fonte dei lamenti/ che ci portiamo dentro senza nome/ come sfortune incolte/ Oppure se dovunque sia del sé/ la scelta d’ogni singolo paesaggio/ che attraversiamo nudi/ fino a sfinirci gli anni// […]” (“Alle tue mani”). Parole nelle quali la madre è presentata con le due contrastanti immagini della fortezza da espugnare e del grano che, libero, oscilla, come se la mente – l’atto del parlare – fosse quella guerra atta alla conquista mentre il gesto – l’atto del cogliere – fosse la pace atta alla semplicità.

Maria Pina Ciancio sottolinea nella prefazione: “Vibra in questi versi l’esaltazione della maternità (“il grembo prodigioso”), delle sue fasi e dei suoi mutamenti, l’amore verso i figli e viceversa. Un amore primordiale e viscerale carico di infinite sfumature e mutamenti, che mette a nudo tutta la forza espressiva e l’originalità stilistica della sua poesia. La capacità di ascoltare voci e silenzi (fuori e dentro di sé) e di tracciare attraverso i versi, mappe illuminanti e folgoranti di pensiero.”

La Sardegna non è palesata in alcuna lirica eppure la presenza è avvertita dai lettori che ne hanno avuto conoscenza, esperienza. Marina Minet cela e disvela l’isola inserendola nel dialogo come figura di madre: “[…] La fierezza uguale ai gigli/ è l’esempio che mi hai dato/ sorvegliando il mio respiro e l’orizzonte/ mentre il mare ti scalfiva le ferite/ canzonando la speranza ch’era il cielo// […](“Eri tu”), versi in cui l’immagine percorre l’estesa spiaggia di Sorso – paese d’origine della poetessa – nella quale si può ammirare una distesa di gigli bianchi che, nei mesi estivi, fioriscono selvatici e spontanei. Ed ancor più il giglio è rappresentazione della madre se viene accostato al mito greco nel quale dai seni di Era, impegnata a nutrire Ercole, caddero alcune gocce di latte che in alto formarono la Via Lattea ed in basso i gigli.

[…] È il bagliore di quel mare che mi manca/ […] La mia terra è un vento informe […]” – “Prima di partire”

Teresa Anna Biccai, in arte Marina Minet, è nata a Sorso in Sardegna. Tra le sue pubblicazioni: “Le frontiere dell’anima” (Liberodiscrivere® edizioni, 2006), “Il pasto di legno” (Poetilandia, 2009), “So di mio padre, me” (Clepsydra Edizioni, 2010), “Onorano il castigo” (Associazione Culturale LucaniArt, 2012), “Lo stile di Van Van Gogh” (Associazione Culturale LucaniArt, 2014), “Delle madri” (Edizioni L’Arca Felice 2015) e Scritti d’inverno (a cura del premio Città di Taranto, 2017); si citano i romanzi collettivi al femminile “ESTemporanea” (Liberodiscrivere® edizioni, 2005) e “Malta Femmina” (Ed. Zona, 2009); il poemetto in prosa-poetica “Perdono in supplica d’impronta esangue in monologo d’augurio al pasto” (da Amantidi – Vittime, Magnum Edizioni, 2006); la fiaba per bambini pubblicata nell’antologia “A mezz’aria” (Liberodiscrivere® edizioni, 2006); il racconto-poema “Metamorfosi nascoste” apparso nell’antologia “Unanimemente” (Ed. Zona 2011); compare nell’Antologia di Poesia Femminile “Voci dell’aria” (Exosphere PoesiArtEventi Associazione Culturale, 2014), in “Teorema del corpo – Donne scrivono l’eros” (Ed. FusibiliaLibri, 2014) e nella plaquette collettiva “Le trincee del grembo” (Associazione Culturale LucaniArt, 2014).

Mario Fresa nella Nota finale scrive: “In questi versi, l’amarezza e il male che così spesso feriscono l’esistenza assumono il timbro e il colore di un’impreveduta dolcezza che sembra tutto assolvere e liberare; sembra, dico, perché sempre si avverte la presenza, lontana ma fortissima, di un’ombra lunga, di un aspro e duro patimento che, mostrandosi dal fondo del suo amaro silenzio, vuole potentemente rivelarci – in un istante – l’ineffabile incomprensibilità di ogni evento umano.”

Pierino Gallo nella Nota finale scrive: “È nell’esatta congiunzione tra la memoria e i luoghi che si espleta la catarsi del poeta, ed è in questo vento informe che occorre ricercare la ricchezza della poesia di Marina Minet.”

Written by Alessia Mocci

Info

Acquista il libro http://edizionilarcafelice.blogspot.com/2015/06/marina-minet-delle-madri.html

Sito autrice https://ritualimarinaminet.wordpress.com/

Fonte

https://oubliettemagazine.com/2023/02/12/delle-madri-di-marina-minet-il-grembo-prodigioso-e-delta-e-causa-eterna/


20 febbraio 2023

“OTIUM. DOLCE FAR NIENTE” DI CRISTINA ENRICA CIPOLLA a cura di Vincenzo Capodiferro

 “OTIUM. DOLCE FAR NIENTE” DI CRISTINA ENRICA CIPOLLA

Partendo da Il Bagno Turco di Jean-Auguste-Dominique Ingres (1780 - 1867). Tondo 108 x 108 cm. olio su tela, Museo del Louvre, Parigi, Cristina Cipolla ci propone un percorso artistico-culturale celebrativo del più antico vizio, ma in questo caso virtù, del mondo: l’ozio. Anticamente veniva chiamato l’ozio letterario ed indica l’atteggiamento contemplativo dell’uomo originario, stupito ancora dalle meraviglie della Natura, la Φύσις, da Physein, il Divenire cosmico, il πάντα ε (Panta rei) di Eraclito. Il pluralia neutro indica la totalità degli essenti. Da qui l’atteggiamento della figura femminile che viene proposta in varie pose, o modalità: la Φύσις era detta μήτηρ, madre, da cui la raffigurazione profondamente femminile della Cipolla, ma per Omero era anche πατήρ, padre, una figura androgina primordiale. Rispecchia questo senso profondo dell’essere: ogni stato dell’essere deriva dal suo divenire, o cambiamento. Come diceva Fichte: esse sequitur operari, e non viceversa. È un ozio, quindi movimentato, irrequieto. È un susseguirsi di stati dell’essere, ma calmo, pacifico, rilassante. L’arte coglie gli stati dell’essere, è imitazione, o platonicamente mimesi della Natura Madre, l’omerica Madre del tutto. Aristotele scriveva: Gli uomini hanno cominciato a filosofare, ora come in origine, a causa della meraviglia (Metafisica, A, 2, 982b). Questo stupore originario dinanzi alle Idee-dee rende stupìti/stupidi. Ecco l’origine dell’ozio originario. Non è una cosa da nulla. Anche la stessa scuola era il luogo dell’ozio (σχολή), dove si potessero coltivare le discipline teoretiche. θεωρα, infatti, significa contemplazione ed ha la stessa radice di vedere, di dì, giorno, luce. La scuola dovrebbe tornare a questo senso originario. Il messaggio è allora molto bello e chiaro: un susseguirsi di pose da yoga, per celebrare l’ozio, la tranquillità contemplativa, quella virtù suprema degli alessandrini (epicurei, stoici, cinici, scettici): l’atarassia. Oggi più che mai ce n’è bisogno, in un mondo di corsa, di fretta, di attivismo sfrenato, conseguenza parossistica dell’homo faber rinascimentale, che si è sostituito all’uomo contemplativo antico-medievale. È la celebrazione della bucolica, virgiliana rassegnazione:

Tytire, tu patulae recubans sub tegmine fagi

silvestrem tenui musam meditaris avena…

o Meliboee, deus nobis otia fecit.



Dio ci ha dotato dell’ozio primordiale, quello edenico, quando la terra produceva tutto da sola, senza fatica. L’attivismo è frutto del peccato umano, della ybris, della superbia. Il lavoro diventa colpa, produce miseria, capitalismo. La mostra artistica di Cristina Cipolla sarà esposta presso l’atrio del Liceo Aristico “Angelo Frattini” di Varese dal 18 febbraio al 15 aprile.


Cristina Cipolla nasce a Luino, in Provincia di Varese nel 1967, consegue la maturità artistica presso il Liceo Artistico “Angelo Frattini” di Varese. Nel 1987 si iscrive alla Accademia di Belle Arti di Urbino, dove frequenta il corso di Scultura del Professor Raffaello Scianca, Tecniche Pittoriche del Professor Pierpaolo Calzolari, Fotografia del Professor Ken Damy, Anatomia del Professor Omar Galliani, Scultura del Professor Vito Bucciarelli. Partecipa alle mostre collettive in Accademia. Si diploma nel 1991, con una tesi sullo scultore Eliseo Mattiacci. Collabora all’allestimento di mostre, per musei e gallerie di Urbino, Brescia, Milano, per Ken Damy, museo di fotografia contemporanea. Lavora a Londra un anno, a Formentera sei mesi, dove decora alcuni locali pubblici. Si occupa di fotografia, di scultura in ottone, in rame e in gesso, strutture eteree che disegnano la loro ombra sulle superfici attigue, dilatandosi ulteriormente nello spazio: il concetto di Scultura fruibile anche dell’interno, un punto di vista che regala prospettive nuove nella visione del contesto e dell’ambiente circostante. Insegna Scultura, Discipline Plastiche e Laboratorio di Scenografia al Liceo Artistico Angelo Frattini di Varese.

(c) Vincenzo Capodiferro

18 febbraio 2023

BAMBINO N° 30529 una storia vera di Felix Weinberg a cura di Miriam Ballerini


BAMBINO N° 30529 una storia vera
– Tutti noi sopravvissuti siamo, in qualche misura, compromessi – di Felix Weinberg

© 2021 Newton Compton Editori

ISBN 978-88-227-4961-1

Pag. 272 € 4,90


Felix Weinberg è mancato nel 2012 e, per tutta la sua vita, non ha mai pensato di scrivere questo saggio. Giunto all'età di 82 anni ha capito che doveva farlo, per lasciare tutto ciò ai suoi figli, e in nome della memoria: “Dopo aver cercato, negli ultimi sessantacinque anni, di dimenticare e cancellare dalla memoria le esperienze della mia adolescenza ad Auschwitz o in altri campi di concentramento nazisti, ora mi sto lasciando convincere che per me è un dovere, verso i miei cari e non solo, metterle per iscritto”.

La storia è destinata a ripetersi e, sempre più, c'è bisogno delle testimonianze dei sopravvissuti. Fra pochi anni non ci sarà più nessuno di loro e, ciò che rimane a noi, sono i libri.

L'introduzione è stata scritta da Suzanne Bardgett, responsabile della ricerca Imperial War Museum presso il quale Felix portò una sua reliquia: un giubbetto delle SS con cui andava in giro in moto dopo la liberazione.

Il libro è suddiviso nelle varie fasi della vita di Felix, nato in Cecoslovacchia e, successivamente, stabilitosi in Inghilterra.

Parla della sua infanzia, serena. Ne scrive quasi sentendosi come allora, come un bambino, ricordando un poco il libro “Le ceneri di Angela” di Frank McCourt , dove il protagonista ci mostra le emozioni non dell'adulto che narra, ma del bambino che ricorda. “Il tronco dell'albero si ergeva attraverso un foro in mezzo al tavolo. Mi ci volle un po' per capire che il tavolo doveva essere stato costruito attorno al tronco, poiché sarebbe stato difficile far crescere l'albero attraverso il foro”.

In mezzo al libro troviamo tante foto dei tempi sereni, nessuna dei campi di concentramento o della sofferenza. Ne usciamo ancora più coinvolti e consapevoli di come, all'improvviso, una famiglia che avrebbe potuto essere anche la nostra, sia stata distrutta senza un motivo: “La maggior parte della gente sa cosa significhi avere un orribile incubo e conosce il sollievo di svegliarsi tornando alla realtà. Pochi, credo, riescono a immaginare il contrario: svegliarsi da meravigliosi sogni di un'infanzia felice per ritrovarsi in una realtà da incubo”.

Nemmeno nelle parole di Felix scorgiamo questa pesantezza. Inevitabile è, per i sopravvissuti, donarci in parte il loro carico di angoscia, sofferenza, orrore.

Felix, non so se volutamente, ci parla sempre di miracoli: di come, nonostante abbia vissuto in ben cinque lager, sia ancora vivo e integro. Di come sarebbe bastato poco per venire ucciso in quell'occasione, invece si è verificato questo o quel fatto che lo ha salvato. Tanti miracoli, piccoli o grandi, che lo hanno fatto passare oltre.

La sua famiglia viene sterminata, si salvano solo lui e il padre, suo padre si era recato in Inghilterra poco prima della cattura, per organizzare la loro fuga. Dopo la liberazione si ritroveranno.

Felix viene deportato da lager in lager: Terezin, Auschwitz- Birkenau, Blechhammer, Gross- Rosen, Buchenwald.

Veniamo a scoprire la realtà dei bambini e dei ragazzi, leggermente diversa da quella degli adulti. Dei lavori forzati, delle condizioni di vita.

Di come, prima della liberazione, molti di loro siano saltati in aria, maneggiando incautamente le armi rimaste incustodite.

Di come si siano sentiti compromessi, cambiati da quello che hanno dovuto fare per sopravvivere, ad esempio Felix quando ha pugnalato un altro con una forbicina.

La tenerezza di quando racconta che, quando i suoi figli gli avevano chiesto cosa fosse il numero impresso sul braccio, la moglie l'aveva giustificato dicendo che aveva poca memoria per i numeri telefonici tanto da doverselo imprimere.

Felix si spinge anche oltre, narrando cosa sia accaduto dopo la liberazione, anch'essa traumatica, dove era facile sentirsi una pecorella smarrita.

Come sempre consiglio queste letture, perché è importante sapere, capire e farci invadere l'animo della repulsa verso fatti di questo genere, affinché le ideologie nazi-fasciste non trovino più terreno fertile dove far attecchire le loro radici malsane.


© Miriam Ballerini

fonte: https://oubliettemagazine.com/2023/01/18/bambino-n-30529-di-felix-weinberg-la-vera-storia-di-un-sopravvissuto-a-cinque-campi-di-concentramento/



PREMIO LETTERARIO DI POESIA E NARRATIVA “Città di Arcore”

  


Africa Solidarietà APS

in collaborazione con il

Comune di Arcore

Provincia di Monza e Brianza

Assessorato alla BIBLIOTECA CIVICA

bandisce

LA NONA EDIZIONE – ANNO 2023

PREMIO LETTERARIO DI POESIA E NARRATIVA

“Città di Arcore”

In ricordo di Patrizia Cavalli

 

LA SCHEDA DI PARTECIPAZIONE E' SCARICABILE TRAMITE IL SITO DEL PREMIO

www.premioletterarioarcore.it

REGOLAMENTO

  1. 1.    Finalità:

Promuovere la Cultura tramite la letteratura e in tutte le sue forme espressive; far della scrittura un mezzo per sentire la voce dei cittadini; conservare e valorizzare la cultura brianzola.

  1. 2.    Destinatari:

Cittadini italiani e non italiani purché scrivano in italiano e abbiano compiuto i quindici anni.

  1. 3.    Sezioni previste:

Sezione A: Tema: libero -poesia inedita per i giovani dai 15 ai 21 anni compiuti

Opere ammesse: massimo due liriche non superiori a 25 versi e non firmate.

Sezione B: Tema: libero-poesia inedita per adulti da 21 in poi 

Opere ammesse: massimo due liriche non superiori a 35 versi e non firmate.

Sezione C: Tema: libero -Poesia con libro edito pubblicato nell’anno 2023-2022- 2021- 2020-2019.

Opere ammesse: una (1) – INVIARE PDF DEL LIBRO VIA MAIL

Sezione D: Tema: libero -Racconto inedito

Opere ammesse: una (1)

Sezione E: Tema: libero- Raccolta di racconti o romanzo pubblicato negli anni 2023- 2022-2021- 2020-2019.

Opere ammesse: una (1) INVIARE PDF DEL LIBRO VIA MAIL

Sezione F: Tema: libero -Racconto breve e/o poesia su temi di cultura brianzola

Sezione G: Tema: libero Silloge inedita

Una silloge inedita composta da un minimo di 40 poesie ad un massimo di 80 poesie da invia in word non firmato

Opere ammesse: una (1)

  1. 4.    FORMATI E MODALITA’

Per le sezioni D e F sono ammesse opere non più di 20 PAGINE, righe dattiloscritte (formato word carattere times new roman 12), interlinea 1,5) cartelle in formato A4.

Le opere delle sezioni A, B, C, D, E, F e G dovranno essere inviate, unite alla scheda di partecipazione, via mail tramite file pdf o word al seguente indirizzo: info@premioletterarioarcore.it

  1. 5.    SCADENZA BANDO

Tutte le opere in concorso dovranno pervenire all’ente organizzatore entro e non oltre il 30 aprile 2023 a mezzanotte.

 

  1. 6.    PREMIAZIONE

La premiazione avverrà il 02 settembre 2023 presso la prestigiosa Villa Borromeo d’Adda in presenza delle autorità locali.

L’elenco dei finalisti sarà pubblicato sul sito dell’ente www.comune.arcore.mb.it, del premio www.premioletterarioarcore.it e sulla pagina facebook : Premio Letterario “Città di Arcore”.

Per ogni sezione di concorso saranno premiati i primi tre classificati ed eventuali ex aequo. I nominativi dei vincitori saranno comunicati il giorno della premiazione.

Il giudizio della giuria è insindacabile e inappellabile.

I premi saranno consegnati ai vincitori durante la cerimonia di premiazione. I trofei e i Primi Premi devono essere ritirati personalmente dall’autore o per delega oppure saranno spediti 30 giorni dopo la premiazione a spese del destinatario all’indirizzo indicato nella scheda di partecipazione.

  1. 7.    MODALITA’ PARTECIPAZIONE E QUOTA DI PARTECIPAZIONE

Ogni partecipante dovrà compilare la scheda di partecipazione e inviarla insieme all’opera come indicato nei punti 5. In caso di invio tramite e-mail la scheda dovrà essere allegata in formato pdf.  Il mancato recapito della scheda di partecipazione o sottoscrizione della stessa sarà causa di esclusione dal concorso.

Ogni autore può partecipare a più sezioni contemporaneamente, rispettando   il numero massimo di opere indicato per ciascuna sezione.

Per spese organizzative e di segreteria per ogni autore è previsto un contributo di € 15,00 a sezione. Si può partecipare a più sezione, la quota aggiuntiva è di € 10,00. La partecipazione alla sezione A è gratuita. Le quote di partecipazione dovranno essere inviate all’indirizzo dell’organizzazione e nel termine indicato tramite bonifico bancario:

Coordinate bancarie intestate ad:

Associazione Africa Solidarietà APS Organizzatrice del Premio

BANCA: BPER BANCA

ABI: 05387 – CAB: 32430 – C/C:  000042617011 –  CIN: A

IBAN: IT48A0538732430000042617011 – BIC/SWIFT: BPMOIT22

Specificare nella causale: PARTECIPAZIONE CONCORSO LETTERARIO 2023 E SEZIONE DI RIFERIMENTO.

La ricevuta o relativa fotocopia di qualunque tipo di versamento dovrà pervenire con le opere o spedita via mail o posta in base alla modalità di invio individuata.

  1. 8.    Premi

I premi sono così suddivisi:

Sezione A

1°Classificato: previsto un assegno di importo di Euro 200,00 e consegna di una targa speciale dell’Assessore alla Cultura;

2° e 3° classificato targhe;

I menzionati riceveranno attestati;

Sezione B

1°- 2° e 3° classificato targhe;

I menzionati riceveranno attestati;

Sezione C

1°- 2° e 3° classificato targhe;

I menzionati riceveranno attestati;

Sezione D

1°- 2° e 3° classificato targhe;

I menzionati riceveranno attestati;

Sezione E

1°- 2° e 3° classificato targhe;

I menzionati riceveranno attestati;

 

Sezione F

1°- 2° e 3° classificato targhe;

I menzionati riceveranno attestati;

Sezione G

1° classificato: pubblicazione gratuita del libro da parte di Kanaga Edizioni con 20 copie omaggio all’autore e targa;

2° e 3° classificato targhe

I menzionati riceveranno attestati;

 

  1. 9.     LA GIURIA

I nomi dei giurati saranno resi noti entro fine luglio 2023.

TUTELA PRIVACY

In base all’art. 13 D.L 196/2003 (e successive modifiche) sulla tutela dei dati personali, si comunica che gli indirizzi dei partecipanti al premio vengono usati solo per comunicazioni riguardanti il concorso Città di Arcore.

  1. 10.  NORME ACCETTAZIONE REGOLAMENTO CONCORSO

La partecipazione al Concorso comporta la totale accettazione del presente regolamento in ogni parte. Per ulteriori informazioni, si prega di contattare la segreteria del premio a: info@premioletterarioarcore.it

Presidente del premio                                                            

Cheikh Tidiane Gaye, poeta – scrittore                                       

 

Vicenza Jazz XXVIII Edizione 13-19 maggio 2024

                                        Vicenza Jazz                                          XXVIII Edizione 13-19 maggio 2024     ...