24 febbraio 2023

AFFANNO DI UMBERTO LUCARELLI a cura di Vincenzo Capodiferro


AFFANNO DI UMBERTO LUCARELLI

Romanzo intenso e sofferto


È uscito da poco alle stampe “affanno” di Umberto Lucarelli. Come scrive Marco Passeri nella prefazione “Un libro che commuove:

«Sono parole importanti, dolorose e bellissime quelle di quest’ultimo libro di Umberto Lucarelli, parole delicate e sottili come la trama che disegnano per raccontare un’esperienza liminare, parole che stanno sulla soglia, la soglia di un passaggio che non è mai avvenuto ma che poteva avvenire, parole che trattengono questa possibilità anche se questa possibilità è diventata altro, è diventata possibilità di non varcare quel confine, di restare al di qua, ancora, rinnovandosi nell’energia che viene dall’incontro con l’altro, che è dono, gratuità, una gratuità che sta diventando via via la cifra più profonda della scrittura dell’autore». Il protagonista è un malato. Tutto parte da una stanza di ospedale:

«Erano tutti intorno a me, di notte, nella camera, e dicevano Non respira, mi applicano una maschera e la dottoressa che era carina mi dice Respiri, con la voce spaventata, e premeva la maschera per fare arrivare più ossigeno, Io respiro, dicevo, ero lucido, abbastanza tranquillo, Respiro, dicevo,…». Ricorda Isaia:

Io dicevo: «A metà della mia vita

me ne vado alle porte degli inferi;

sono privato del resto dei miei anni».

Dicevo: «Non vedrò più il Signore

sulla terra dei viventi,

non vedrò più nessuno

fra gli abitanti di questo mondo.

Ripreso da Dante Alighieri nel primo verso dell’Inferno: “Nel mezzo del cammin di nostra vita”. È la crisi di mezza età. Come spesso accade nei romanzi di Umberto, il sottofondo si riferisce agli anni di piombo, alla rivoluzione sessantottesca ed alle sue conseguenze storiche: «…ricordo, Massimo D’Alema, ricordo, quel signore coi baffi, di sinistra, presidente del consiglio, che avevo sentito parlare con calore nello stesso anno alla fiera di Roma dal vivo, ricordo, in difesa delle persone con disabilità, ricordo, Quanti disabili avranno creato in Serbia le sue bombe?, mi chiesi mentre Sasha continuava a parlare, poi si è messo a sogghignare,…».

Ed alla fine c’è un monito finale: «Nutrire la mia anima, mi dicevo, Questo dovrò fare». È un romanzo realista. Il protagonista è questo infermo che racconta, ricorda, dialoga. Lo stile di Umberto è unico: periodi lunghissimi, senza punteggiatura e senza spezzature. Si legge tutto d’un fiato. I protagonisti di Umberto sono gli ultimi: soldati contadini, ragazzini portatori di handicap, docenti ingiustamente deprecati, i malati. Umberto è uno scrittore degli emarginati sociali, delle zone d’ombra di questa società che oggi è baumanianamente “liquida”, dominata da un selvaggio supercapitalismo impersonale delle anonime multinazionali. Non è una letteratura di successo: Umberto si pone in un moderno “Verismo” dove ci sono i nuovi, irredenti, vinti. Non c’è la Provvidenza salvatrice, la Mano invisibile, la List della Ragione di Smith. Sostanzialmente si respira, tanto per dire affannosamente quell’aria del pessimismo. Dopo l’alba foriera del Sessantotto che voleva cambiare il mondo, dopo il fallimento dell’ennesima rivoluzione dal 1789, ecco subentra la stasi. Al totalitarismo politico si sostituisce quello economico, quello sociale

Umberto Lucarelli ha pubblicato: “Non vendere i tuoi sogni, mai” - Tracce, 1987; “Tranchida”, 1987;  2009;  2019; “Ser Akel va alla guerra” - Tranchida, 1991;  2009; “Il quaderno di Manuel” - Tranchida, 1994; “Fossimo fatti d’aria” - BFS, 1995; “Nulla” - BFS, 1999; “Pavimento a mattonella” - BFS, 2001; “Sangiorgio il drago” - Ibis, 2008; “Rivotrill” -  2011; “Commiato” -  2014; “Vicolo Calusca” -  2018; “L’invettiva” -  2020; “Ingiustizia!” -  2021; “Gianmariavolonté” - 2022.


Vincenzo Capodiferro

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