09 luglio 2011

La luna fredda di J. Deaver

 LA LUNA FREDDA            di Jeffery Deaver
© 2006 RCS libri  Pag. 465  € 6,00 ISBN 978-88-486-0353-9

Ritorna Lincoln Rhyme, il detective paraplegico nato dalla penna di Deaver e portato sul grande schermo da Denzel Washington. Con lui ritroviamo anche l’agente Amelia Sachs, la quale ha una relazione con Lincoln.
Le storie all’interno del romanzo sono varie: Amelia sta seguendo un caso di corruzione nella polizia, nel 118 distretto. Pare che a suo tempo, anche suo padre non fosse stato un poliziotto irreprensibile, questa scoperta al tempo stesso la sconvolge, ma anche la spinge a indagare più a fondo.
Lincoln è, invece, alle prese con il caso dell’”Orologiaio”, un serial killer che uccide le proprie vittime con torture tremende, lasciando sulla scena del crimine un orologio e questa poesia: “La luna fredda piena nel cielo brilla sulla terra morta, e dice che è ora di finire il cammino cominciato con la nascita”.
Amelia cerca di occuparsi di entrambi i casi, indagando in ogni direzione.
Per la prima volta, all’inizio scettico, poi sempre più convinto, Lincoln si fa aiutare da Kathryn Dance, esperta del linguaggio non verbale, per interrogare diversi testimoni. Anche la Dance si rivelerà utile in questo intreccio di situazioni e crimini che convergono tutte nella stessa direzione.
All’inizio un po’ enigmatico e faticoso da seguire per le diverse faccende, a mano a mano che si procede nella lettura si entra nelle varie situazioni, accompagnati dalla mano abile di Deaver nel guidare il lettore su territori incerti.
I vari personaggi hanno ognuno un proprio carattere e una propria personalità, messe insieme formano una compagnia piacevole per la lettura di un buon thriller.
Ricordiamo che Jeffery Deaver è stato definito da The Times “Il più grande scrittore di thriller dei nostri tempi”.

© Miriam Ballerini

Luigi Tenco di Nicola Guarneri e Pasquale Ragone

Nicola Guarneri e Pasquale Ragone
LUIGI TENCOStoria di un omicidio
Edizioni Tabula fati


Un viaggio nella documentazione esistente legata a Luigi Tenco chiarisce il ruolo del cantautore con la politica, fino a verificare le affermazioni di un avvocato di fama mondiale che lo lega a eventi ancora secretati, raccontati da Aldo Moro durante i giorni della sua prigionia.
Dopo più di quarant’anni si svelano le trame oscure di un caso che sembra essere stato inghiottito dal silenzio.
La morte di Tenco non avrebbe dovuto fare rumore, esattamente come era rimasto inudito nel corridoio del Savoy il colpo di pistola che poneva fine alla sua vita.
Il silenzio doveva scendere anche sulla storia d’amore con la figlia di un importante gerarca dell’esercito, sulle sue personali vicende militari, sulle tracce del silenziatore e sul bossolo rinvenuto.
Misteri che per più di quarant’anni si sono susseguiti attorno alla scomparsa del noto cantautore finalmente trovano soluzione in un vero libro-inchiesta, il primo.


Nicola Guarneri, nato a Cremona nel 1985, laureato in Giornalismo d’inchiesta a “La Sapienza” di Roma e collaboratore presso il periodico “Jokonline”.
Pasquale Ragone, nato a Salerno nel 1984, laureato in Giornalismo d’inchiesta a “La Sapienza” di Roma e collaboratore presso il periodico “International Post”.


Nicola Guarneri e Pasquale Ragone
LUIGI TENCO
Storia di un omicidio
Presentazione di Francesco Bruno
Edizioni Tabula fati
[ISBN-978-88-7475-226-3]
Pag. 304 - ill.- € 20,00

05 luglio 2011

Laterza, culla del pensiero meridiano

foto di Vito Signorile

LATERZA, CULLA DEL PENSIERO MERIDIANO
di Antonio Gelormini

Dopo Roma, in una manifestazione alla presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, la figura di Vito Laterza è stata ricordata a Bari in un incontro nell’omonima libreria di via Sparano, con la partecipazione di amici collaboratori e autori della casa editrice e con le testimonianze dello storico Luciano Canfora, del sociologo Franco Cassano e del sindaco Michele Emiliano.

Prof. Cassano, anche i suoi lavori più significativi a partire da “Il pensiero meridiano” sono editi da Laterza. E’ stata una fortuna che qui da noi l’industria culturale sia stata rappresentata in buona parte dalla casa editrice di Benedetto Croce e di Vito Laterza?

Questa è una storia di successo imprenditoriale, la storia di una casa editrice meridionale e pugliese, nata sotto la tutela alta e autorevole di Benedetto Croce, che con gli anni cinquanta è riuscita progressivamente ad emanciparsi da questa tutela, forte quanto soffocante, facendo delle scelte che si sono rivelate molto lucide sia dal punto di vista della politica culturale sia da quello della logica aziendale.
Lo sbarco romano e nazionale di Vito Laterza era necessario ed è avvenuto senza perdersi, ma con un progetto sempre più definito di incontro con un’area culturale liberal-democratica, che va da Luigi Russo a Ernesto Rossi, da Eugenio Scalfari a Tullio de Mauro, da Eugenio Garin a Paolo Sylos-Labini tanto per citare i primi che mi vengono in mente e per evocare  la varietà di quel panorama. In altre parole la casa editrice, grazie a Vito Laterza, è diventata maggiorenne ed è stata capace di andare da sola sia in Italia che in Europa, penso alla collana Fare l’Europa, fondata con Jacques Le Goff.
Con l’emancipazione dalla tutela di Croce si rinnovarono anche gli strumenti per l’analisi del Mezzogiorno, che, specialmente tramite i “Libri del tempo”, divenne l’oggetto di inchieste giornalistiche e sociologiche, facendo emergere dei protagonisti, in primo luogo i contadini, che lo storicismo crociano, con la sua diffidenza culturale, ma anche politica, per le scienze sociali, non aveva mai intersecato. In altre parole, pur non rompendo con le radici di quella tradizione, Laterza riuscì ad incontrare i fermenti più interessanti della cultura italiana esterna al Mezzogiorno, entrando in una felice competizione con l’Einaudi, che pure aveva il vantaggio di partire dalla Torino che era stata quella prima di Gramsci, Gobetti e Carlo Levi, e poi di Bobbio, Pavese, Calvino, Ginzburg, Primo Levi, ecc. Quello sbarco romano ha permesso alla Laterza di diventare quello che oggi è, e quello sbarco ha un solo nome: Vito Laterza. E’ sempre stato chiaro, ma con gli anni lo diventa sempre di più.

Si direbbe un esempio per molti imprenditori e non, dentro e fuori del sud. Un percorso autonomo e piuttosto geloso di tale autonomia.

Tutto questo è avvenuto nonostante ci siano stati alcuni momenti di difficoltà, difficoltà che hanno portato altre grandi case editrici ad entrare in crisi e a cadere sotto la tutela di nuovi proprietari. Laterza ha imboccato un’altra strada ed è riuscito a mantenere la sua autonomia, seguendo un percorso per certi aspetti unico all’interno dell’editoria italiana. Ricordo che, nel passaggio tra gli anni Ottanta e Novanta, quando ci fu quel momento di difficoltà, a Bari si paventò che la casa editrice fosse orientata a spostarsi tutta a Roma, smantellando le sue radici baresi. Non solo così non è stato, ma queste radici si sono nel tempo rafforzate, proprio a partire da quella crisi. Non penso solo alla presenza lucida e costante di Alessandro Laterza, testimonianza evidente di questo legame, ma anche a Giuseppe, che ha l’abitudine di passare con frequenza da Bari, tessendo i fili di un rapporto fecondo tra la nostra città e la capitale. Direi di più: quella casa editrice ha dimostrato negli anni successivi alla scomparsa di Vito, di riuscire non solo a tenere lo spazio conquistato, ma ha accompagnato ad essa una serie di iniziative, come i Festival o i Presidi del libro, che costituiscono un contributo innovativo allo sviluppo della presenza diffusa della cultura di qualità in una società nella quale la televisione sembra voler tirare dall’altra parte.
Ecco, questo mi sembra si possa dire in sintesi di questa storia: senza inebriarsi delle novità, la Laterza non ha mai temuto di misurarsi con esse, ha sempre accettato le sfide. Sobrietà e coraggio, attenzione ai conti e capacità di immaginare il futuro. Una sintesi difficile quanto preziosa.  (A.G.)

04 luglio 2011

Laterza, editori industriali


LATERZA, EDITORI INDUSTRIALI
A 10 anni dalla scomparsa di Vito Laterza
di Antonio V. Gelormini





“Editore industriale”. Era la definizione più calzante per Vito Laterza, uno dei grandi innovatori dell’editoria italiana. Insieme a quell’altra di “autentico liberale”, evidentemente “meridionale”, con lo sguardo decisamente proiettato verso gli orizzonti, larghi ed europei, di un pensiero ricercatamente critico e, ancor più, marcatamente plurale.
La casa editrice Laterza è oggi protagonista d’eccellenza di un Sud intraprendente, capace di affermare una propria via alla modernità dell’industria culturale, fedele alla raccomandazione del suo “nume” storico, Benedetto Croce, che invitava Giovanni Laterza: “All’astenersi dall’accettare libri di romanzi, novelle e letteratura amena, per comparire come editore con una fisionomia determinata. Ossia come editore di libri politici, storici, di storia artistica, di filosofia, etc., editore di roba grave”.

Partiamo da qui con Alessandro Laterza erede, insieme al cugino Giuseppe Laterza, di una sorta di missione editoriale nel mondo della saggistica. Cosa sente di essere oggi il Gruppo Editoriale Laterza?

Vito Laterza è scomparso il 28 maggio del 2001, poco più di cento anni dopo la nascita della casa editrice Laterza. Alla sua guida ha sempre sostenuto e affermato la necessità di coniugare ragioni della cultura e ragioni dell’industria. Non con la cristiana rassegnazione dell'intellettuale costretto a fare di conto, ma nel convincimento che questo sia il caposaldo e il presupposto dell'indipendenza di una casa editrice. Dopo 110 anni di storia ci sentiamo ancora custodi di tale consapevolezza. Possiamo dirci ancora liberi, nel rispetto delle regole costituite, degli obblighi deontologici e dell’etica della responsabilità che ci è stata insegnata.

Scorrendo il catalogo Laterza, è difficile non scorgere la proficua azione di tessitura nel processo di maturazione del pensiero. Accompagnare le spinte progressiste nel confronto dialettico con una radicata tradizione liberale è stato coraggioso?

L’aspetto più importante da cogliere di Vito Laterza è quello di innovatore dell’impresa editoriale. Di  editore industriale e non industriale del libro, così come lui stesso si definì nel 1963. Con la Universale Laterza, tra le prime collezioni tascabili, si divulga il  patrimonio del catalogo Laterza, Croce incluso. Mentre con il rilancio della Scolastica si è riusciti a mettere a disposizione della scuola, nel settore delle scienze umane, le migliori competenze scientifiche; a favorire la divulgazione e la scrittura di qualità; a mettere a valore il patrimonio culturale della casa editrice. E questo continuando a mantenere vive le antiche linee della produzione saggistica, storica e filosofica, alimentando la tradizione recente dei libri di attualità, creando nuove attenzione nel campo dell'architettura, dell'urbanistica, delle scienze sociali.

Nel 1993 Vito Laterza affida a Jaques Le Goff la collana “Fare l’Europa”, un progetto che nasce con l’intento di coinvolgere diverse case editrici europee, per ricostruire i tratti comuni del Vecchio Continente alle soglie dell’unificazione europea. Un modo come un altro di pensare in grande, pensare lungo?

La prospettiva europea è stata la naturale evoluzione della precedente scelta dell’apertura di una sede romana. Scaturita dalla necessità di consolidare quella rete di relazioni che Vito Laterza aveva creato sin dai primi anni ‘50, per rimpiazzare il ruolo di grande suggeritore esercitato da Croce dal 1901 sino alla fine della guerra. Un indirizzo già tracciato da Giovanni Laterza nello stesso 1901: “Finalmente il rammarico di vedere questo nostro Mezzogiorno così poco conosciuto e così spesso vituperato, e il desiderio di cooperare con tutte le nostre forze a  rendere la nostra Bari nota tra le altre città d’Italia, non solo come emporio commerciale e industriale ma anche come centro di cultura, ci hanno fatto prendere coraggio e ci hanno spinti sulla via da molto tempo sognata”.

Il Festival dell'Economia di Trento, giunto alla quinta edizione, con l’intervento delle più qualificate personalità internazionali e una vastissima partecipazione di pubblico è una delle felici intuizioni della Casa Editrice Laterza. E’ il legame che si rinnova e si rinsalda col “martoriato” mondo della Ricerca e dell’Università italiana?

La stagione delle grandi speranze e delle grandi scommesse, avviata da Vito Laterza, continua ad essere la cifra del nostro Gruppo Editoriale. Una sfida per dare spessore a un’idea di cultura che è qualità, molteplicità di linguaggi, confronto e contaminazione, idea e utopia di democrazia. Con l’intenzione, senza presunzione, che ciò s’inquadri anche nella cornice odierna dei 150 anni dall’Unità d’Italia. Per continuare a praticare una libertà nutrita di rispetto, di orgoglio e di impegno civile, che è il lascito e la lezione più grande di chi ha condotto per oltre 50 anni la casa editrice. E’ la speranza che vorremmo coltivare come editori industriali e come cittadini italiani.







ADDIO AL PATTO DI STABILITA’ STUPIDO di Antonio Laurenzano

ADDIO AL PATTO DI STABILITA’ STUPIDO di Antonio Laurenzano Addio al “Patto di stu...