31 gennaio 2023

STILE EUTERPE VOL. 6 “LA PAROLA NUDA. SCRITTI SU ANTONIA POZZI” bando di concorso


STILE EUTERPE VOL. 6

LA PAROLA NUDA. SCRITTI SU ANTONIA POZZI”


Progetto di Euterpe APS di Jesi

SCADENZA INVIO OPERE: 30/03/2023

Stile Euterpe – Antologia tematica per una nuova cultura è il progetto di Euterpe APS di Jesi (AN), su ideazione dello scrittore calabrese Martino Ciano (con successive modifiche e integrazioni), volto a rileggere, riscoprire e approfondire, mediante opere di produzione propria (racconti, poesie, haiku, articoli, saggi e critiche letterarie), un intellettuale ritenuto di prim’ordine del panorama culturale italiano.

I precedenti volumi sono stati dedicati rispettivamente a:

- Leonardo Sciascia (Leonardo Sciascia, cronista di scomode realtà, a cura di Martino Ciano, PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2015);

- Aldo Palazzeschi (Aldo Palazzeschi, il crepuscolare, l’avanguardista, l’ironico, a cura di Martino Ciano, Lorenzo Spurio, Luigi Pio Carmina, PoetiKanten Edizioni, Sesto Fiorentino, 2016);

- Elsa Morante (Elsa Morante, rivoluzionaria narratrice del non tempo, a cura di Valentina Meloni, pubblicato online sul n°22 della rivista «Euterpe» nel febbraio 2017);

- Gianni Rodari (Il “libbro” di Gianni Rodari, a cura di Francesco Martillotto, Ass. Euterpe, Jesi, 2019);

- Oriana Fallaci (Oriana Fallaci, la donna, a cura di Lucia Bonanni, Ass. Euterpe, Jesi, 2021).

IL PROGETTO

Il nuovo volume monografico sarà interamente dedicato alla poetessa lombarda Antonia Pozzi (1912-1938). Sarà possibile partecipare con testi inediti appartenenti a tutti i generi (poesia, haiku, racconto breve, prosa, saggio letterario, articolo, recensione, saggio, etc.) che abbiano attinenza (siano dedicati o ispirati) alla figura di Antonia Pozzi, sia come donna, che come poetessa, che come intellettuale.

In particolare si apprezzeranno tutte quelle opere che risultino rilevanti e significative in merito alla studio e approfondimento attorno agli aspetti importanti della vita (il legame con Pasturo, la Grigna e la Valsassina, gli interessi extra-letterari quali la fotografia, l’alpinismo e gli altri sport praticati etc.) e dell’opera della Pozzi (la sua opera poetica, l’epistolario, le influenze e le frequentazioni letterarie, i contatti con intellettuali, la poetica pozziana, il contesto storico-sociale del periodo, etc.).

Saranno escluse opere che presentino riferimenti, analisi e considerazioni, nonché producano come dissertazione elementi che possano configurarsi come estremistici in qualsiasi sfera e di possibile incitamento all'odio, di qualsiasi tipo e lesivi, pertanto, del pacifico senso di comunità.

Per OPERA INEDITA si intende non pubblicata, in precedenza, su un supporto cartaceo (libro o rivista) dotata di codice identificativo (rispettivamente ISBN e ISSN) in un’opera propria o di terzi, antologia o collettanea. Opere pubblicate su riviste esclusivamente digitali dotate di codice identificativo ISSN sono ugualmente da intendersi edite. Per tutti gli altri casi (blog, siti personali, fanzine, Social, etc.) l’opera si intende inedita.

L’obiettivo di questo progetto non è quello di plagiare o scovare la nuova Antonia Pozzi – proposito eventualmente impossibile e utopico – o di darne una lettura onnicomprensiva della sua complessa figura, bensì di rileggere i contenuti biografici e letterari che hanno contraddistinto il breve percorso umano della poetessa lombarda.

SELEZIONE DEL MATERIALE E COMPOSIZIONE DELL’ANTOLOGIA

Ciascun partecipante potrà inviare:

- un massimo di nr. 3 (TRE) poesie, ciascuna delle quali non dovrà superare i nr. 30 (TRENTA) versi senza conteggiare eventuali sottotitoli, dediche, note a piè di pagine né gli spazi bianchi;

- un massimo di nr. 3 (TRE) haiku con canonica struttura 5-7-5;

- un massimo di nr. 3 (TRE) aforismi, ciascuno di lunghezza non superiore alle 7 (SETTE) righe Times New Roman corpo 12;

- un massimo di nr. 2 (DUE) racconti o prose brevi, ciascuno dei quali non dovrà superare i nr. 5.000 (CINQUEMILA) caratteri spazi esclusi (con un margine di sforatura e accettazione del 15%);

- un massimo di nr. 2 (DUE) saggi brevi o articoli, ciascuno dei quali non dovrà superare i nr. 5.000 (CINQUEMILA) caratteri spazi esclusi (con un margine di sforatura e accettazione del 15%), senza conteggiare le note a piè di pagina e la bibliografia;

- un massimo di nr. 2 (DUE) recensioni sulle sue opere (comprese riedizioni, edizioni commentate, epistolari, biografie, altre opere dedicate alla sua vita e scrittura), ciascuna dei quali non dovrà superare i nr. 4.000 (QUATTROMILA) caratteri spazi esclusi;

Si ricorda che i lavori, all'atto dell'invio della propria partecipazione, dovranno essere rigorosamente inediti, secondo le indicazioni in precedenza espressamente indicate.

I materiali, rigorosamente in formato Word, dovranno essere corredati di un ulteriore file contenente la propria biografia letteraria scritta in terza persona di massimo 20 (VENTI) righe.

La mail dovrà contenere anche i dati personali dell'autore (nome, cognome, indirizzo fisico, indirizzo mail, data e luogo di nascita, numero di telefono) e il tutto dovrà pervenire entro il 30/03/2023 alla mail rivistaeuterpe@gmail.com indicando nell'oggetto “Stile Euterpe 6 – Antonia Pozzi”.

Il volume sarà organizzato e curato da Euterpe APS di Jesi. La curatela sarà a cura della poetessa e saggista Filomena Gagliardi.

Entreranno a far parte dell’antologia un congruo numero di testi poetici, narrativi e saggistici nonché recensioni, articoli e critiche letterarie alle sue opere opportunamente selezionate da un Comitato di lettura interno di Euterpe APS in sinergia con la curatrice Filomena Gagliardi.

La pubblicazione dell’antologia avverrà a tiratura limitata in un numero di copie pari a quelle richieste dagli autori, aumentate di quelle riservate alle donazioni a biblioteche civiche e universitarie, centri culturali e altro dove l'opera entrerà nei relativi circuiti OPAC e potrà essere presa in prestito e consultata, in vari luoghi del territorio nazionale.

La partecipazione alla selezione dei materiali è gratuita.

Tutte le opere selezionate – di cui Euterpe APS darà conto mediante un verbale di selezione che sarà diffuso sul sito ufficiale (www.associazioneeuterpe.com), pubblicato su Facebook e inoltrato in privato per mail a tutti i partecipanti – verranno pubblicati in antologia secondo i criteri sopra esposti.

L’autore selezionato per la pubblicazione s’impegnerà ad acquistare nr. 2 (DUE) copie dell’antologia al prezzo totale di 20,00€ (VENTI//EURO) comprensivo di spese di spedizione con piego di libri ordinario, dietro sottoscrizione di un modulo di liberatoria rilasciato a Euterpe APS e versamento della cifra a copertura delle spese di stampa e spedizione del volume.

Essendo il progetto volto alla costruzione di un'opera antologica monografica non vi sarà nessuna premiazione, ma si potranno organizzare – anche grazie all'aiuto, alla disponibilità e alla collaborazione degli autori inseriti – presentazioni dell'opera in contesti opportuni che possano ben accogliere il progetto.


INFO:

rivistaeuterpe@gmail.com

www.associazioneeuterpe.com



27 gennaio 2023

SHE IS RISEN – ALL FEMALE PROJECT Recensione a cura di Claudio Giuffrida

SHE IS RISEN – ALL FEMALE PROJECT

Recensione a cura di Claudio Giuffrida


A 50 anni dalla realizzazione epica di Jesus Christ Superstar un fenomenale gruppo di voci e musiciste femminili nel 2017 decidono di portare in un teatro di New York la rappresentazione dell’opera musicale di Andrew Lloyd Webber con un cast totalmente al femminile di 32 elementi: 18 performers, 14 musiciste, orgogliose che un evento del genere possa diventare realtà.

L’evento ebbe un così grande apprezzamento che venne prodotta la sua stampa in due five track EP: volume 1 e volume 2 nel 2020, ma che solo nel 2022 venne stampato anche in un unico cd con il titolo Jesus Christ Superstar: a cui vennero aggiunti "The Temple," "Damned for All Time," "The Last Supper," "Pilate and Christ," e "Trial Before Pilate" ai 10 precedentemente realizzati nel She Is Risen: Volume I and She Is Risen: Volume II.

I testi di Tim Rice hanno mantenuto negli anni perfettamente la loro forza evocativa e di grande suggestione calzando alla perfezione le melodie indimenticabili del disco nel suo originale progetto di concept album. Il nuovo titolo She is risen è un rafforzativo della presenza femminile per cui “E’ risorto” diventa “Lei è risorta” contando sulla potenza interpretativa di incredibili voci femminili, in particolare con delle veterane di Broadway:

Morgan James,Jesus-Cynthia Erivo nei panni di Maddalena-Shoshana Bean nei panni di Giuda-Ledisi nei panni di Simone, la comica Bridget Everett nei panni di Erode-Orfeh nei panni di Pilato. Un eccezionale “female creative team”.

She is risen - Shoshana Bean - Heaven On Their Minds

https://youtu.be/n0WqXQuqsU8

Chi è affezionato al disco originale non potrà che apprezzarne la rivisitazione fatta con molta professionalità e con artiste di grande talento, e chi ancora non si è imbattuto nell’edizione del 1973 potrà apprezzare tutto il fascino di questa rock opera nella sua nuova veste.

Nella rappresentazione teatrale l’iconica overture di Superstar è stata usata come cronistoria dell’oppressione delle donne, dall’espulsione di Eva dal Paradiso Terrestre alla sconfitta di Clinton nell’urna elettorale. Quando Gesù e i suoi discepoli prendono le strade per Gerusalemme ci hanno visto le sostenitrici dei diritti delle donne, i diritti civili, l’orgoglio LGBT e il movimento Black Lives Matter (le vite dei Neri valgono) che marciano dietro di lui.

E quando nel finale Gesù viene crocifisso le scene diventano una dissolvenza incorociata sulle immagini delle martiri nella storia da Giovanna d’Arco a Sandra Bland.

Con lo spirito di ispirare gli spettatori a promuovere sincere azioni di amore e di speranza, nell’impegno di aiutarsi e sostenersi reciprocamente durante questi tempi difficili e senza precedenti.

Tutti i musicisti sono donne, tutte le cantanti sono donne, frutto di un entusiastico lavoro collettivo e non di un solo individuo: Meg Toohey è la chitarrista insieme ad Ann Klein, alle tastiere c’è Jane Colonia, Julie Mcbride è il direttore musicale e pianista, Ally Miller la migliore batteria di NY. Tutte donne in gambissima come Rachel Alina che si occuperà dell’editing, del mixing, è al femminile anche l’ingegnere Hannah Tobias scelta per ottenere il miglior sound.

Bridget Everett nella sua interpretazione del Re Herod, Marva Hicks nella nuova versione di "Could We Start Again" sono sorprendenti e il Caiaphas di Debbie Gravitte è al di sopra di ogni aspettativa.

She is risen -Morgan James- Gethsemane

https://youtu.be/fBG9Tzz8fVM

Morgan James è la vera artefice di questo progetto raccogliendo attorno a sé queste colleghe che fieramente hanno accettato di far parte del progetto cercando novità e nuove direzioni con fervida immaginazione, sebbene Morgan abbia deciso di non cambiare nessuna tonalità, nè nessun ritmo dell’intera colonna sonora, rimanendo così fedele all’originale concetto della registrazione del musical e del disco, come lei stessa dice:

“Questo è stato un progetto d’amore e passione per me fin dal primo giorno che iniziò come un sogno che si realizza in un evento, un concerto dal vivo e successivamente in questa registrazione concept. Abbiamo selezionato alcune delle migliori voci e artiste del settore, e ciò che abbiamo creato è incredibilmente speciale. Abbiamo così tanto bisogno di voci e leader femminili in questo momento, e questo mi dà molta gioia per aver messo insieme queste donne e aver condiviso con loro la necessaria creatività musicale.”

She is risen - Cynthia Erivo - I Don't Know How To Love Him

https://youtu.be/Q6rYDxLdZz4



https://www.giannizuretti.com/articoli/she-is-risen-all-female-project/?fbclid=IwAR30_QXYWSVJVPihmgEwv4WncBChM5clbr_Da0oHwYB2FRqenas11omaBvk


26 gennaio 2023

Le piccole libertà di Lorenza Gentile a cura di Miriam Ballerini


 
LE PICCOLE LIBERTA' – Nonostante non approvino il gioco d'azzardo, i miei hanno puntato tutto su di me – di Lorenza Gentile

© 2021 Feltrinelli

ISBN 978-88-07-03452-7 Pag. 316 € 17,00

Un romanzo di narrativa scritto con leggerezza e con tratti piacevoli e dilettevoli.

La scrittrice è originale anche nella scelta dei nomi dei protagonisti, Oliva, unico tratto di stravaganza che si erano permessi i suoi genitori: “ … si erano inginocchiati di fronte alla statua di Sant'Oliva, nella chiesa a lei dedicata, e avevano pregato a lungo; nove mesi dopo ero arrivata io. Ero un miracolo, non si poteva che rendere grazie”.

Ma troviamo anche la dottoressa Manubrio, il fidanzato Bernardo.

Scritto in prima persona da Oliva, al presente, la stessa ci narra la storia della sua famiglia: lei figlia unica dopo che i genitori hanno perso il suo fratellino.

Voleva fare l'attrice, ma ai genitori sarebbe spiaciuto, allora eccola a studiare giurisprudenza come il padre, ma senza riuscirci. Così si ritrova a ideare come vendere barrette energetiche, fidanzata con Bernardo, avvocato, prossima al matrimonio.

Spesso usa, per descrivere, una lunga sequela, vediamo ad esempio la descrizione della zia che, dopo sedici anni di silenzio, riappare nella sua vita: “ Era contro le posate d'argento, lo spreco, le prigioni, i videogiochi, il galateo, gli inglesismi, il matrimonio”.

Questa zia alquanto originale è scomparsa dalla vita della loro famiglia da anni, ma ecco che manda a Oliva un biglietto, dandole appuntamento a Parigi davanti a una libreria.

La libreria è la Shakespeare and company dove, per davvero, la scrittrice ha vissuto e lavorato nel 2011. Ha preso da lì l'ispirazione per questo libro ambientandolo nello stesso anno. Mischiando realtà e finzione.

Oliva, imbrigliata da un confine invisibile che la sua famiglia le ha costruito intorno, decide di partire per rivedere la zia adorata e alquanto originale, così libera e diversa dai suoi genitori.

Oliva che ci sta particolarmente simpatica perché semplice e normale come tutti noi, con la biancheria ingrigita dai tanti lavaggi e le diete che mai riesce a seguire. Che adora fare dolci e che ha come sogno nel cassetto quello di recitare. E quando si dedica alla pasticceria, per lei è questo: “Il mondo si ferma, il tempo cambia forma, si dilata, si raggomitola. L'impasto è un manto di velluto in cui mi lascio avvolgere”.

Arriva a Parigi e, visto che la zia per un contrattempo non riesce a raggiungerla, Oliva si aggrega a dei ragazzi che vivono e lavorano nella libreria. Le mostrano uno stile di vita così diverso dal suo, bohemienne, senza formalità o obblighi.

Oliva, che ha passato la sua vita cercando di uniformarsi ai desideri e alle aspettative degli altri, scopre che c'è molto più nella vita.

Ammetto che mi faceva un poco innervosire la zia che, ogni giorno, s'inventava un contrattempo per non incontrarla, sfuggendole per pochi istanti.

La scrittrice seguita a farci vedere questa fantomatica zia che è lì lì per apparire, ma mai diventa tangibile la sua figura che gira un angolo; che un attimo prima era lì e ora non c'è più.

Continuando a leggere e, giungendo al finale, infine l'ho perdonata e compresa.

Oliva, rimandando in base ai capricci della zia ogni giorno il ritorno in Italia, scopre un mondo nuovo, con tanti e diversi, quanto eclettici personaggi.

Come Jhon, il barbone che si tiene accanto una valigia; quando la aprirà si scoprirà che il suo tesoro sono i libri. E Victor che le fa da accompagnatore per tutta Parigi. Le altre ragazze che vivono nella libreria, come Julia che è rimasta incinta e già pensa al suo bambino che si chiamerà Noa.

I capitoli sono suddivisi dai giorni della settimana scritti, ovviamente, in francese. Le descrizioni di Parigi sono ben inserite nel contesto, mostrandoci la città nei suoi lati più comuni e meno turistici.

La città è viva e si muove assieme ai protagonisti: “Il nostro tempo si inserisce negli interstizi del tempo degli altri. Siamo clandestini, eppure sentiamo che la città ci appartiene”.

Un libro che ci insegna a prenderci il nostro tempo e a realizzare i nostri sogni, al di là dei desideri altrui: “L'unica vera responsabilità che abbiamo è essere felici”.

© Miriam Ballerini


fonte: https://oubliettemagazine.com/2022/10/13/le-piccole-liberta-di-lorenza-gentile-i-genitori-non-approvano-il-gioco-dazzardo/


23 gennaio 2023

Mio padre racconta...il novecento di Felice Armenti a cura di Vincenzo Capodiferro

 


MIO PADRE RACCONTA… IL NOVECENTO

Un’esperienza intensa e suggestiva raccontata da Felice Armenti


Il Novecento non è stato un secolo facile. Sotto certi aspetti potremmo definirlo un’età di oscurantismo e di barbarie, epiteto che gli Illuministi affibbiarono al Medioevo, ma il Medioevo non raggiunse mai livelli così inauditi di guerre mondiali, stermini di massa, totalitarismi. L’esperienza di questo secolo così turbolento, adolescenziale, lo “sturm und drang” dell’umanità, ci viene raccontata da Felice Armenti, padre della scrittrice Teresa Armenti di Castelsaraceno, in un bellissimo libro, dal titolo, appunto: “Mio padre racconta… il Novecento”, edito da Magister, Modugno, dicembre 2022. È la ristampa della prima edizione del 2006. Si tratta di un arco di tempo vastissimo: dalla prima guerra mondiale fino al secondo dopoguerra, passando per le tragiche esperienze della spagnola e della battaglia di El Alamein. C’è la “vita di un uomo”, c’è quel “porto sepolto”, dove il narratore scende ed attinge sempre. «E’ il viaggio nel Novecento di un contadino della Lucania, che racconta alla figlia le variegate e molteplici vicissitudini della sua vita, caratterizzata da patimenti, da privazioni, lotta per la sopravvivenza. Nato nel 1913, il padre ripercorre le vicende vissute indirettamente e personalmente: la Prima guerra mondiale, la spagnola, l’infanzia negata, il lavoro di macchiaiolo, di mietitore e di emigrante, la Seconda guerra mondiale, gli anni di prigionia e il dopoguerra». Come scrive Teresa: «Mio padre ha terminato la sua esistenza terrena all’età di novantotto anni. Si è spento come una candela, ma è rimasto sempre lucido tanto che, la sera prima del trapasso, mi ha raccontato alcuni episodi della sua adolescenza». Come Cartesio vicino alla stufa, così Felice racconta alla figlia i fatti, gli episodi, le riflessioni, in un contesto davvero singolare: l’eccezionale nevicata del 2005, come della del Cinquantasei costringe tutti a stare rintanati in casa. Un po’ come il Covid. Riprendiamo solo un fatto che per la sua simpatia è originalissimo. La madre di Teresa era una omeopatica, cioè guaritrice con rimedi naturali, qui alle prese col grande medico del paese don Giuseppe De Monte: «Una volta il medico curante di Castello, don Peppo Lardo, rientrò a casa con la faccia molto gonfia. La moglie le osservò e disse: «Tu hai la risibola. Dobbiamo mandare a chiamare cumma Tresa ‘u Lazzarotto. Rispose lui: «Sta mangialardedda ri Latronico, tutte le ciutizie sai tu». Lui era stanco e andò a dormire. Subito la moglie andò a chiamare mia madre, che accorse con i suoi attrezzi e gli fece la risibola. Quando il medico si alzò, disse: «Lo sai che mi sento meglio!». Rispose la moglie: «Se non fosse stato per me, che sono andata a chiamare la donna, hai mente a ci cantà!». Così la faccia gli sgonfiò, a quei tempi il medico si pagava. Nella mia famiglia c’erano tre o quattro visite da pagare. Andò mia madre a casa del dottore: «Don Peppino sono venuto a pagarti le visite, perché finora soldi non ne abbiamo avuti: ora mio marito ha fatto delle giornate e quindi il primo pensiero è stato quello di venire da voi». Il medico rispose: «Cumma Teresa, tra medico e medico andiamo pagando le visite?». E non volle essere pagato». È un fatto molto bello: don Peppo De Monte era un medico straordinario. A quei tempi le operazioni si facevano in casa. Ed aveva un grosso vigneto al Tornatore. Gli operai per rendergli le visite andavano a giornata nel suo fondo ed egli dava a ciascuno di nascosto un uovo, e poi diceva: «Zappasse chi ha avuto l’uovo!». Poi faceva esperimenti strani e dava il chinino agli zappatori. Nella casetta al Pastino allevava dei serpenti. Un giorno un contadino entrò nella casetta e i serpenti si avvicinarono, credendo che volesse portar loro da mangiare. Ma quello preso da paura li uccise con una zappata. E don Peppo ne fece una malattia. “Mio padre racconta… il Novecento” è nello stesso tempo un romanzo ed un libro aperto di storia, che offre ad ogni lettore delle pagine straordinarie, di erleben, di vita vissuta, di testimonianza autentica. Teresa Armenti vive ed opera da sempre a Castelsaraceno, dove ha insegnato Lettere, presso la Scuola Media “Ciro Fontana”. Si interessa di tutto. Tra le sue pubblicazioni più importanti ricordiamo: “Nella magia delle fede. La festa del Santo patrono a Castelsaraceno”, Edisud, Salerno 1996; “Sant’Angelo al monte Raparo ed il culto michaelico”, Ermes, Potenza 1998; “Castelsaraceno. La Chiesa Madre Santo Spirito”, Solofra 2004; “Storia di un’amicizia con l’archeologo Dinu Adamasteanu”, Ermes, Potenza 2021.


V. Capodiferro

Accademia Teatro Franzato 2023


 Accademia Teatro Franzato 2023

Un’officina delle meraviglie

In partenza altri quattro laboratori di Pedagogia Teatrale a Varese per la 28^ edizione dell’Accademia Teatro Franzato, Stagione 2023.

Nel mese di gennaio 2023 verranno attivati presso la Sala Montanari e presso il Cag Rainoldi tre laboratori pomeridiani per preadolescenti e adolescenti, e un corso serale per giovani e adulti. Questi laboratori si aggiungono a quelli già attivati nei mesi scorsi a Cuasso, a Porto Ceresio e al Liceo Scientifico “Galileo Ferraris”.

L’Accademia prosegue intensamente le sue attività pedagogiche artistiche e teatrali, una vera e propria fucina di autentica creatività. La mission è una perenne fuga dagli stereotipi, dagli standard, dai cliché, a volte un uso di questi volutamente sarcastico/ironico/grottesco, per riflettere, consapevolizzare e porre una alternativa alla omologazione imperante, verso una creatività pura, intelligente, intellettuale, ma sempre culturale nell’accezione di portatrice di valori aggiunti rivolti al cambiamento, sempre piacevole e divertente, nell’alta concezione di una Pedagogia del piacere dell’istruzione, della formazione, dell’apprendere in un clima di immensa gioia.

L'Accademia Teatro Franzato è la prima e la più longeva scuola teatrale varesina, è patrocinata dal Comune di Varese, dalla Provincia di Varese e dall’Università degli Studi dell'Insubria, ed è riconosciuta e apprezzata in vari ambiti nazionali e internazionali, le cui peculiarità didattiche, artistiche, formative, teatrali e psicopedagogiche sono state oggetto di studio ed interesse in varie Università, in tesi di laurea e in pubblicazioni editoriali, diventando un punto di riferimento nel tessuto culturale ed educativo, e da sempre eccellente e valido strumento di inclusione sociale.

Diversi gli enti sostenitori delle attività: Fondazione Cariplo, Regione Lombardia e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Molteplici come consuetudine le collaborazioni, tra cui con: Associazione Poiesis, Ecateatro aps, Liceo Scientifico Statale “Galileo Ferraris”, Istituto Comprensivo Statale "Don Milani" di Bisuschio, Laboratorio Porto Teatro, Solevoci aps, Fondazione Rainoldi, Coop. Ballafon, Agenzia Formativa della provincia di Varese, e quelle con gli artisti Marco Rodio, Marcella Magnoli, Riccardo Trovato, Alessandro Mezzanotte, Monica Anchieri, Raffaele Campolattano, Caterina Murrazzu, Irene Terzaghi, Monia Biscioni, Laura Bonariva, Maura Marenghi, Urbano Moffa, Fausto Caravati, Valentina Principato, Fabio Corradi. Direzione culturale e pedagogica di Paolo Franzato.

Posti disponibili per i gruppi laboratoriali presso la Sala Montanari.

Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a:

TEATRO FRANZATO tel. 347.4657358 (telefonare in orari pomeridiani)

www.franzato.it/info/

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21 gennaio 2023

Irvine Welsh – Ecstasy – a cura di Marcello Sgarbi


 Irvine Welsh – Ecstasy –
(Garzanti)


Collana: Narratori moderni

Pagine: 360

Formato: Rilegato

EAN: 9788811665366

 

Indiscusso caposcuola della chemical generation, Welsh – già acclamato autore  di “Trainspotting” – guarda alla realtà con un occhio cinematografico allenato  soprattutto agli stacchi, passando con disincanto e una certa dose di cinismo dalla Scozia all’Inghilterra, dal ritratto della “buona borghesia” a quello degli slums, nelle più degradate  e squallide periferie. Questo romanzo – dal titolo molto esplicito – è la raccolta di tre racconti. Lloyd, tecnico diplomato ma nullafacente, è un trentenne tifoso degli Hibs,  la squadra di calcio che si divide con gli Hearts la tifoseria di Edimburgo. La sua fuga  dalla noia sono i raid violenti negli stadi ma le sue vere passioni sono l’ecstasy, i trip  e, in mancanza d’altro, il metadone, magari consumato in compagnia di una generosa pinta di birra. Durante un rave party Lloyd incontra Heather, una giovane donna in fuga  da un matrimonio convenzionale. Con lei inizia una relazione all’insegna  delle droghe socializzanti, che confonde l’amore con l’erotismo. 

Nel secondo racconto Samantha, nata senza braccia a causa di un farmaco  (forse il talidomide) assunto dalla madre durante la gravidanza, rintraccia i responsabili dell’industria farmaceutica che aveva impunemente messo in commercio il prodotto. 

Il terzo racconto, infine, è ambientato nella Londra upper class, tra le cliniche di lusso  e la casa di una famosa scrittrice di romanzi rosa che, scoprendosi tradita,  decide di vendicarsi del marito in modo spietato. Irriverente, scorretto, ma a volte anche straziante, “Ecstasy” è consigliato solo agli stomaci forti.

 

© Marcello Sgarbi

 

19 gennaio 2023

TRE GOCCE D'ACQUA di Valentina D'urbano a cura di Miriam Ballerini


TRE GOCCE D'ACQUA
– Ero la bambina di vetro dei miei genitori e il riccio di mare di mio fratello – di Valentina D'urbano

© 2021 Mondadori

ISBN 978-88-04-73797-1

Pag. 369 € 19,00


Un romanzo di narrativa che, probabilmente, non avrei mai letto se non mi fosse stato prestato. Quando ho in mano un libro non posso fare a meno di leggerlo e, per fortuna, c'è chi ha passato dalle sue mani alle mie questo.                                                                                 Un libro che ho amato, dove, alla fine, non sono riuscita a trattenere il pianto; riempiendo il mio quadernetto delle tante frasi originali e bellissime che ho trovato. Scritto in prima persona da Celeste, una giovane donna che è affetta da una malattia rara: l'osteoporosi imperfetta. Fin da piccola, senza bisogno che ci siano incidenti eclatanti o cadute, Celeste si ritrova con le ossa fratturate.                                                                                                                                                     Così dice di sé: “Il sorrise mi rimane appeso alla bocca, incrinato da una parte sola. Un sorriso zoppo, come me”.

Il romanzo inizia con Celeste adulta, preoccupata per Nadir che è andato a Mosul a cercare tracce di Pietro. Chi sono questi due? E cosa hanno a che fare con Celeste?                                     I capitoli si alternano fra l'ora e l'allora, mostrando e facendoci conoscere i protagonisti del romanzo, le tre gocce: Pietro, il fratello maggiore che con Celeste ha in comune il padre, Nadir con il quale Pietro ha in comune la madre. E lei, la ragazza di vetro, tra questi due in un rapporto d'amore assoluto per Pietro e, all'inizio, di odio verso Nadir. I due figli ai margini che si litigano l'affetto del fratello che hanno in comune.                                                                 Celeste, nei confronti di Pietro: “Mi appiccicai come un adesivo. L'adorazione che nutrivo per lui raggiunse livelli esponenziali e quasi ridicoli”.

Nadir: “Aveva spigoli e denti che ancora dovevano affiorare, ma con cui negli anni mi avrebbe fatto molto male”.

E Pietro: “Non si lamentava mai, faceva solo quel sospiro rassegnato che emetteva sempre ogni volta che aveva a che fare con me”.

La scrittrice ha saputo creare un romanzo dove l'unione di diverse famiglie ne è al centro, con tutte le problematiche accentuate dal fatto che siano figli di diversi genitori. Eppure sono fratelli, uniti e distaccati. In pace e in guerra, amorevoli e rissosi. Con Celeste e la sua fragilità, Nadir e quel suo carattere particolare, ma attraente. E Pietro, Pietro e i suoi valori, gli stessi valori che lo porteranno alla morte combattendo una guerra non sua. Fra tutto questo l'infanzia, quando lo scontro è al picco massimo; l'adolescenza, e i primi anni da adulti, quando ancora fra loro, soprattutto fra Nadir e Celeste, il rapporto è intenso e complicato. E si odiano amandosi come mai ho letto.                                                                                                 Celeste e Nadir si innamorano e fra loro è inevitabile, negli anni, la passione; una passione colpevole che li porterà a trovarsi e a lasciarsi, non vedendosi anche per anni. Presente la vergogna, come se il loro rapporto sfiori l'incesto, nonostante non siano fratelli fra loro, anche se una parte del loro sangue è come macchiato da quello del fratello in comune. Tutto ciò impedisce loro di amarsi alla luce del sole. Fra le righe tematiche sociali importanti: i migranti che arrivano sui barconi, le guerre che non fanno notizia. E Pietro, Pietro che muore e lascia una lettera che stropiccia il cuore. La scena straziante che viene descritta in una maniera intensa e originale. Unica.                                                                                                                 Perché, come la stessa autrice scrive nel libro: “E' questo che fanno gli scrittori, interpretano le crepe degli altri, frugano nei loro nascondigli, anche senza conoscerli. Anche quando se li inventano”.

© Miriam Ballerini

fonte: https://oubliettemagazine.com/2022/11/17/tre-gocce-dacqua-di-valentina-durbano-raccontare-la-sindrome-delle-ossa-fragili/

17 gennaio 2023

Libri intervista di Marcello Sgarbi

Due libri di Marcello Sgarbi, uno dei nostri recensionisti, sono ancora disponibili  su https://www.booksprintedizioni.it e sui siti delle principali librerie. Sono due libri intervista: 


DEGNO DI NOTA

Come in un side A e in un side B di un disco, attraverso le pagine di questo libro-intervista scopriamo due lati dell’affascinante mondo del jazz. Una prima “facciata” è dedicata alla testimonianza del clarinettista Alfredo Ferrario sul suo excursus musicale e sulla sua frequentazione a fianco di alcuni fra i più grandi jazzisti nazionali e internazionali, fra cui Paolo Tomelleri e Henghel Gualdi. L’altra è una compilation della storia del jazz dalle origini ai giorni nostri, con particolare attenzione allo swing, genere in cui Ferrario si esprime con assoluto virtuosismo. 

DR. OSTANI E MR. KRAMSKY

In un libro-intervista condotto su due binari paralleli emergono da un lato la figura di Fabrizio Ostani, sceneggiatore e assiduo collaboratore di Lorenzo Mattotti in una serie di volumi già pubblicati tra cui “Jekyll & Hyde”, a cui si ispira ironicamente il titolo di questo libro. Dall’altro lato, uno sguardo sul contesto sociale e culturale della Bologna in cui è nato il collettivo Valvoline Motorcomics, di cui Ostani ha fatto parte nel periodo d’oro del fumetto italiano insieme a Mattotti, Carpinteri, Igort, Brolli e Iori.  A corredo della narrazione, una ricca serie di tavole originali e foto inedite.

16 gennaio 2023

Enchiridion celeste di Alessandro Ramberti a cura di Teresa Armenti

 


Enchiridion celeste di Alessandro Ramberti

Enchiridion celeste mi è giunto come gradito dono e con l’invito a fidarmi dell’Angelo in un momento particolare della mia vita, in cui avverto più che mai la pesantezza dell’essere, che mi rende immobile, incapace di reagire, prigioniera delle mie paure.

E i sensi di colpa mi assalgono.

Questo libretto è, giorno per giorno, un’àncora a cui mi sono aggrappata. É un’àncora speciale, che si è aperta a ventaglio, perché mi ha permesso di immergermi nelle massime del filosofo dello stoicismo romano Epitteto, fonte di ispirazione per molti scrittori e traduttori, tra cui Giacomo Leopardi.

Mi ha fatto conoscere “La scelta di Enea” del giovane teologo Luigi Maria Epicopo, che seguo ogni mattina con le sue omelie, con l’invito a mettermi in viaggio per fare nuove esperienze, perché tutto è destinato a cambiare nel corso del tempo, come affermava Eraclito con il suo “panta rei”.

Enchiridion celeste è quasi un breviario, che mi accompagna lungo il sentiero; di tanto in tanto mi fermo a leggere qualche terzina, come fa il viandante, che si accosta ad una fresca fonte di acqua viva per ristorarsi e riprendere poi la strada.

I versi sono briciole di saggezza evangelica ed umana; sono quasi uno stormire e un’eco di spiritualità sussurrata con tenerezza; sono semi sparsi con arte singolare e con un linguaggio conciso e acuto; sono farmaci emozionali che curano mente e spirito; sono una ragnatela di amore che mi cattura; sono una continua esortazione a rinnovarmi.

I suoi idilli sono un canto interiore che le terzine fanno risuonare e sanno restituire al significato più vero la mia vita, pizzicando le corde dell’anima e sprigionando speranze, che vengono liberate dalle ruvide incrostazioni.

Alessandro Ramberti si è accorto della mia ruota dai raggi sghembi, incapace di chiedere aiuto, di mettersi in strada, l’ha fatta uscire delicatamente dal guado, l’ha scossa dal torpore; l’ha fatta salire su pietre più sicure, l’ha trasportata in una parabola vivente del divino, in un firmamento luminoso di stimoli e sussulti, per diventare la tessera preziosa di un mosaico con un bagliore “scampolo di eternità”.

Grazie, semplicemente grazie, Alessandro, per essere diventato, con il tuo “Manuale”, la mia guida spirituale.

Teresa Armenti

13 gennaio 2023

La figura di Riccardo Gualino, imprenditore, mecenate e collezionista. a cura di Marco Salvario

La figura di Riccardo Gualino, imprenditore, mecenate e collezionista.

a cura di Marco Salvario

Il 29 novembre 2022, la presentazione del nuovo allestimento della prestigiosa Collezione Gualino all'interno della Manica Nuova di Palazzo Reale a Torino, è stata l'occasione, oltre che per ammirare le opere di grandi maestri del passato, per riportare l'attenzione sulla figura di Riccardo Gualino, uomo dai mille interessi e dalle mille iniziative.



Riccardo Gualino nasce a Biella nel 1879, figlio di ricchi orafi. Si dimostra subito abile oratore, industriale coraggioso e attento a cogliere ogni possibilità offerta dalle situazioni, grande viaggiatore. Nel 1907 sposa la cugina Cesarina, che gli resta accanto tutta la vita e che ne condivide gli interessi artistici. La coppia ha due figli: Lilly, nata non vedente, e Renato.

A inizio novecento, per soddisfare la domanda di legname delle industrie italiane, Gualino compra un'intera foresta nei Carpazi e in seguito diventa importatore di cemento, materiale improvvisamente richiestissimo dopo la scoperta del cemento armato.

Coinvolto in progetti sempre più ambiziosi che lo portano da Torino a Parigi, da San Pietroburgo a New York, con lo scoppio della prima guerra mondiale e la rivoluzione russa vede le sue società sprofondare in un grave dissesto economico. Si riprende grazie all'aiuto dell'amico Giovanni Agnelli, fondatore della Fiat.

Nel 1917 crea la SNIA, Società di Navigazione Italo Americana, che, grazie a una flotta realizzata dalla Piaggio, fornisce carbone americano al governo e alle industrie italiane. Nei suoi viaggi negli Stati Uniti incontra mecenati come Guggenheim e imprenditori come la già potente famiglia Kennedy. Investe in banche italiani e francesi, è nominato vicepresidente della Fiat.

Finita la guerra, aggiusta e diversifica i propri affari trasformando la SNIA in SNIA Viscosa e acquisendo la società chimica Rumianca. In Francia compra quote della Peugeot, alcuni bistrot e grandi magazzini; in Canada uno stabilimento per la lavorazione del merluzzo. In Italia fonda la UNICA (Unione Italiana Cioccolato e Affini) e la FIP (Fabbrica Italiana Pianoforti); acquisisce la Florio e la Cinzano.

In questi anni di grande successo, al suo ruolo d'imprenditore di livello mondiale, si affianca quello di mecenate e collezionista. L'interesse per l'arte e per la cultura spazia in molteplici settori, i più famosi nomi del periodo e degli anni successivi entrano in contatto con lui. Nella sua casa di via Galliari fa realizzare un teatro privato e, in via Verdi, il Teatro di Torino.

I contrasti con il fascismo, legati al suo atteggiamento tiepido verso il regime, alla reciproca antipatia tra lui e Mussolini e alla sua appartenenza alla massoneria, ne limitano l'attività. La crisi economica del '29, l'accusa provata che sostanze usate nella SNIA Viscosa nuocessero alla salute dei lavoratori, il fallimento di un socio francese, gli costano patrimonio e prestigio.

Per evitarne il disfacimento, cede allo Stato Italiano la sua preziosa collezione artistica.

Nel 1931 è arrestato e inviato al confino. Nel 1932, grazie anche all'amicizia della moglie con casa Savoia, è liberato e si trasferisce a Parigi. Dopo alcuni mesi è a Portofino e riprende i contatti con il mondo artistico, industriale e politico; nella sua villa sono ospiti tra gli altri: Agnelli, Badoglio, Casorati, Churchill.

Gualino torna a dirigere la Rumianca e nel 1935 fonda la casa cinematografica Lux Film, che produrrà pellicole come Le miserie del signor Travet, Riso amaro, Senso ecc.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, le sue aziende sono confiscate e vengono gravemente danneggiate durante il conflitto. A Torino, entrambi i suoi teatri sono distrutti dai bombardamenti.

Sotto banco, aiuta economicamente alcuni esponenti della resistenza.

Col dopoguerra si trasferisce a Roma e, tramite il figlio, recupera il controllo di parte delle sue aziende. Nel 1964 un ictus lo uccide; la moglie Cesarina continuerà a lungo la sua opera fino alla morte nel 1992.



Torniamo al presente. Nel nuovo allestimento, dovuto all'opera di Enrica Pagella, Direttrice Musei Reali, di Anna Maria Bava, Responsabile Area Collezioni Arte e Archeologia Musei Reali, e di tante altre appassionate persone, la Collezione Gualino è ospitata in sette rinnovate sale della Galleria Sabauda, cercando di rispettare le idee e le suddivisioni desiderate dal suo creatore. Non tutta la collezione è presente: una parte è a Roma, proprietà della Banca d'Italia, mentre altre opere fanno ormai parte di collezioni pubbliche e private, sparse in tutto il mondo.

Una doverosa segnalazione deve essere fatta per la munifica operosità delle quasi quaranta aziende che hanno dato vita alla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, che dal 1998 anima e sponsorizza molte attività di restauro e recupero.



Tra le 120 opere esposte, moltissimi sono i capolavori. Spiccano una “Venere” del Botticelli, la “Ragazza che si affaccia da una porta” della scuola di Rembrandt, la “Madonna con il Bambino in trono” di Duccio di Buoninsegna, una “Leda” della bottega del Tiziano, un “Piatto con Nereide” proveniente dall'Egitto ma di fabbricazione cartaginese, una “Stele con triade Buddhista” di origine cinese ecc.

Proprio la “Venere” del Botticelli, probabilmente un'opera preparatoria per l'ancora più famosa “La nascita di Venere” conservata nella Galleria degli Uffizi, dove la figura femminile della dea si delinea chiara su sfondo scuro con forza limpida e assoluta, è il simbolo di quanto Riccardo Gualino non sia solo collezionista di capolavori, quanto un raffinato esteta, affascinato ricercatore del bello universale. A lui il generoso merito di avere sempre voluto che la magnificenza della sua collezione, faticosamente e onerosamente acquisita, fosse resa accessibile a tutti; suo era il progetto, che non ha potuto portare a termine, di realizzare sulla collina torinese una casa-museo, per metà destinata alla vita privata della famiglia Gualino, e per metà museo aperto al pubblico.


FONTE: Collezione Gualino: l’allestimento della Galleria Sabauda che illustra l’imprenditore e mecenate Riccardo Gualino - OUBLIETTE MAGAZINE

11 gennaio 2023

FLAT TAX E RISPARMI FISCALI di Antonio Laurenzano

 


FLAT TAX E RISPARMI FISCALI

di Antonio Laurenzano

Nella calza della Befana una norma della Legge di bilancio particolarmente gradita da autonomi e professionisti: dal 1° gennaio si è elevata da 65mila a 85mila euro la soglia dei ricavi o compensi che consente di entrare o rimanere nel regime forfettario e beneficiare della flat tax. Una opzione che, secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio, sarà esercitata da circa 60mila soggetti Iva, pari a circa il 33% degli appartenenti alla classe di fatturato interessata. In arrivo risparmi fiscali in termini di carico impositivo che il regime forfettario generalmente garantisce rispetto al regime ordinario Irpef, da cui si discosta sia nelle modalità di calcolo del reddito imponibile (applicazione di un coefficiente di redditività standard, differenziato in base all’attività svolta) che in quelle di liquidazione dell’imposta (applicazione di una aliquota proporzionale 15% al reddito, al netto dei contributi previdenziali versati). Coloro che conseguiranno nel corso dell’anno ricavi/compensi superiori a 100mila euro usciranno dal forfettario nello stesso periodo d’imposta con conseguente applicazione del regime ordinario Irpef. La liquidazione dell’Iva avverrà a partire dalle operazioni che hanno determinato il superamento del suddetto limite.

Il meccanismo di forfettizzazione del reddito con applicazione della “tassa piatta” favorisce imprenditori (individuali) e professionisti con strutture “leggere”, dotati cioè di organizzazioni poco onerose, mentre penalizza coloro che investono nell’attività e sostengono rilevanti costi di funzionamento, non detraibili nel regime forfettario. Per gli iscritti alla gestione artigiani e commercianti dell’Inps la convenienza viene ulteriormente amplificata per effetto del previsto sconto contributivo del 35%. Il beneficio medio dell’adesione alla flat tax di coloro che scelgono l’opzione è pari a circa 7.700 euro, di cui 5.900 euro derivano dal passaggio dall’Irpef alla imposta sostitutiva, circa 1.050 euro dalla riduzione dei contributi e circa 750 euro dall’esenzione dal regime Iva. In particolare, scorporando i dati per categoria, i professionisti ne beneficeranno in media per circa 9.600 euro contro i 5.600 euro delle imprese. E per il 2023 Fisco più leggero anche sul reddito in aumento: “tassa piatta” per la parte “incrementale” di reddito riservata a professionisti e autonomi in regime ordinario. L’imposta del 15% si applicherà su una base imponibile non superiore a 40mila euro, determinata considerando i redditi dichiarati nell’ultimo triennio.

L’allargamento della platea delle partite Iva interessate alla nuova soglia di reddito ridurrà il gettito dell’Irpef e delle sue addizionali di 266 milioni per il 2023 e di altri 942 milioni per l’anno prossimo. Uno studio dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano ha analizzato l’impatto della misura del Governo inserita nella Legge di bilancio confermando il continuo svuotamento dell’Irpef, una tendenza costante della legislazione tributaria. Una quota sempre più ampia di reddito viene assoggettata a una tassazione cedolare più vantaggiosa rispetto all’imposta progressiva, propria dell’Irpef, accentuando il divario impositivo fra redditi da lavoro dipendente e redditi da lavoro autonomo con forti ripercussioni sulla equità del prelievo fiscale. Un dato che sarà valutato dalla Commissione Ue per il rilascio della deroga della direttiva comunitaria 2020/285 che prevede all’interno dell’Unione, in presenza di precise e inderogabili condizioni di finanza pubblica, l’innalzamento del limite di reddito a 85mila euro per la flat tax con l’intento di rendere il Fisco comunitario più omogeneo, ma soltanto a partire dal 1° gennaio 2025.

E proprio sul controverso fronte fiscale, da sempre terreno di un delicato confronto con le autorità europee, sono arrivati da Bruxelles rilievi critici al termine dell’esame della Finanziaria 2023. Un giudizio in bianco e in nero sul bilancio programmatico del Governo Meloni: censurata la scarsa attenzione riservata alla lotta all’evasione fiscale, in particolare dell’Iva, quale strumento di recupero di risorse finanziarie necessarie per compensare il minor gettito tributario causato dalla estensione della flat tax. In termini assoluti siamo il Paese che evade di più in Europa. “Su un totale di 93 miliardi di evasione Iva nell’Unione, ha dichiarato il Commissario Ue per l’Economia Paolo Gentiloni, il primo posto va all’Italia con 26 miliardi, 14 in Francia e 11 in Germania, fino al 2% evasi in Svezia.” Per Bruxelles l’obiettivo è chiaro: in un momento di difficoltà economiche come l’attuale, la garanzia delle entrate fiscali diventa una risposta per finanziare lo sviluppo e, nel caso specifico dell’Italia, per riequilibrare i dissestati conti pubblici, sotto costante esame.

Un messaggio per Palazzo Chigi. Attivare un serio e costruttivo dibattito sul futuro economico del Paese per dare una risposta concreta al problema di fondo: l’accumulo del debito sovrano e la sua sostenibilità prospettica per la finanza pubblica. Guardare cioè con lucidità e senza retorica la realtà, accantonando populismi e strategie elettoralistiche, ma privilegiando nell’azione di governo l’autentico senso dello Stato. Il resto sono solo slogan di una stagione politica che non c’è più.


09 gennaio 2023

Scritti d’inverno di Marina Minet a cura di Teresa Armenti


 
Scritti d’inverno di Marina Minet

Chi giunge in Basilicata è subito attratto non solo dalla varietà del paesaggio che va dalla montagna alla collina, dalle valli ai calanchi al mare, ma anche dai volti rugosi e ostili della gente, dai lunghi silenzi che pervadono la terra; ne respira l’aria, annaspando nel vuoto.

È il caso della poetessa di origini sarde, Marina Minet, che rimane affascinata dalle fresche acque gorgoglianti e dai panni stesi tra gli stretti vicoli, protesi in una danza ritmica; si lascia condurre dal crepitio del vento; trafigge con lo sguardo i calanchi che diventano mammelle accovacciate senza figli; si incunea tra gli anfratti popolati da corvi neri; posa lo sguardo sui rosari annodati lungo i polsi delle vecchiette e sul Sinni, disteso nella valle come il seno di una vecchia.

Le sue sensazioni prendono forma nella raccolta “Scritti d’inverno” che nel 2015 è risultata vincitrice del Premio Letterario Nazionale “Città di Taranto”, organizzato dall’Associazione Culturale “Le Muse Project”.

La silloge, di 64 pagine, si avvale dell’articolata prefazione di Anita Nuzzi e comprende tre sezioni: Dialogo alla Terra, Il vero o il nulla, Sui treni di Auschwitz. Al primo sguardo sembrano tematiche distaccate tra loro, ma c’è un filo conduttore che li unisce. Ci troviamo di fronte ad una spiritualità profonda, indagatrice, che dai graffiti nella natura passa alle ferite dell’anima e alle macerie dell’umanità calpestata.

Potrei definire Marina Minet“ l’archeologa dell’anima”: archeologa dell’anima della Terra che la ospita; archeologa della sua coscienza, che si dibatte tra il vero e il nulla; archeologa dell’anima del mondo, che ha distrutto con ferocia la sua umanità, mai sazia di sepolcri.

Ogni verso porta il lettore a sostare in silenzio, meditando in cuor suo soprattutto al sopraggiungere della sera di foscoliana memoria quando, accomiatandosi dal mondo, fa i conti con sé stesso. Ogni pagina può essere considerata terapeutica per chi sappia comprenderne il messaggio con l’intelligenza del cuore.

La Lucania è una Terra di avara confusione, che fa male, come un lutto, per l’abbandono dei suoi figli e l’apatia di chi resta, ma è anche un luogo di imponenza solitaria, di cui ci si innamora solcando i sentieri e meditando sul valore della vita.

L’anima si infiamma e significati reconditi si dischiudono alla mente, dimenandosi tra il vero e il nulla. Con la verità l’uomo viene allo scoperto con tutte le sue contraddizioni tra luci ed ombre, piegandolo lentamente fino alle buone membra della Terra. La verità e la finzione sono inseparabili compagni di viaggio e la crisi esistenziale si manifesta con le sue ombre più o meno dolorose, con le sue agostiniane inquietudini, con le sue incandescenze emozionali.

La sofferenza permette di cogliere le penombre della vita e riempie il cuore di una nuova sensibilità; nello stesso tempo è la chiave di accesso alla conoscenza dell’Altro da sé, capace di dare luce al lato d’ombra, tra preghiere e richieste di perdono. È il dolore dell’anima, che ha bisogno di essere ascoltato, per coglierne le radici di senso. Le ombre della vita sono cartine di tornasole, che aprono al dialogo con la realtà psicologica e umana.

La sua casa è la coscienza: il bagliore sotterraneo e si inalbera così, come una piuma in gabbia, come la sabbia in frana, come i lampioni che spazzano l’oscuro e al chiaro si conducono domani.

Dall’immersione nei recessi dell’anima emerge volgendo lo sguardo al cielo in cerca di risposte, ma gli astri ostentano solo splendore e non sanno dire niente sulle utopie che diventano sculture sbriciolate. Si trova immobile nel deserto della speranza e nella dissolvenza dell’attesa.

Due fari: Isabella Morra, la poetessa del Cinquecento, vittima di femminicidio, e Edith Stein, la prima martire cattolica di origine ebraica, vittima della Shoah, segnalano la via per riconciliarsi con Dio, rendendo luminosa la notte oscura dell’anima nella consapevolezza che per ogni Cristo un Giuda muore e per ogni Giuda un Cristo piange.

Teresa Armenti


07 gennaio 2023

Lisetta Carmi incontra Ezra Pound a cura di Marco Salvario

Lisetta Carmi incontra Ezra Pound

a cura di Marco Salvario

Della fotografa genovese Lisetta Carmi ho parlato nel mio precedente articolo “Lisetta Carmi, fotografa genovese.”, tralasciando però un momento importante della sua vita artistica, l'incontro con Ezra Pound, poeta americano, uomo di vasta e profonda cultura, nato nel 1885 e morto nel 1972.



Pound è un personaggio dalle infinite sfaccettature, non poche negative, capace di spaziare nelle tematiche e nel linguaggio dalla modernità americana a quella pionieristica del Far West, dal classicismo di Cavalcanti e Dante all'Odissea di Omero, studiando e subendo la profonda influenza di Confucio, del taoismo e del buddismo. Un letterato inquieto e inquietante, capace di sedurre il lettore e al tempo stesso di lasciarsi irretire a sua volta dalla propaganda dei movimenti politici più violenti.

A ventitré anni si trasferisce a Londra e nel 1920 vive in una Parigi che è il cuore pulsante di molti nuovi movimenti culturali. Nel 1925, alla ricerca di un clima più mite, sceglie come residenza Rapallo, in Liguria.

Le sue idee economiche, contrarie sia al capitalismo che al marxismo, lo convincono che il fascismo sia la via nuova da percorrere. Nella visione di Pound, Benito Mussolini sta risollevando l'Italia dalla corruzione e dall'inefficienza e per questo lo addita alla sua stessa America come il leader politico da seguire e imitare.

Durante la seconda guerra mondiale, condanna i bombardamenti sulle città italiane e tedesche da parte degli anglo-americani. Si avvicina alle posizioni naziste, rivalutando Hitler che all'inizio considerava solo un imitatore del Duce, e aderisce con numerosi scritti alla campagna antisemita in Italia. Sempre in Italia, la sua voce alla radio fa propaganda al fascismo, accusando le forze alleate di avere scatenato loro la guerra, spinte dagli interessi di avidi e meschini capitalisti.

Dopo la caduta di Mussolini, aderisce alla Repubblica Sociale Italiana e continua i suoi interventi aumentandone l'intensità e il fanatismo.

Pochi giorni dopo il 25 Aprile, viene catturato dai partigiani e consegnato agli americani, che hanno messo una taglia sulla sua testa per l'accusa di tradimento. Venuto a sapere del suicidio di Hitler, lo paragona a Giovanna d'Arco.

Dopo una detenzione durissima, con un periodo trascorso in una gabbia di acciaio che lui definì, “la gabbia del gorilla”, in totale isolamento, disidratato, senza possibilità di dormire, Pound manifesta i sintomi di un grave esaurimento. Trasferito in una tenda di infermeria e con la possibilità di potere scrivere, si riprende rapidamente. Lavora sulla traduzione delle opere di Confucio e racconta con solennità mitica la morte di Mussolini e di Claretta Petacci.

Trasferito negli Stati Uniti per essere processato, viene dichiarato dai medici infermo di mente e trascorre dodici anni in un manicomio criminale, dove gli viene concesso di incontrare regolarmente la moglie e gli amici. Le sue posizioni si legano alla destra americana e persino entra in contatto con il Ku Klux Klan.

Gli interventi di noti esponenti della cultura americana, da Eliot a Hemingway, riescono nel 1958 a ottenerne la scarcerazione; Pound è giudicato dai medici inguaribile, ma socialmente non pericoloso.

Una volta libero, torna in Italia e partecipa a manifestazioni di formazioni vicine al Movimento Sociale.

La sua opera lo rende personaggio molto discusso. Il passato lo fa escludere nel 1959 dalla partecipazione al premio Nobel, ma Pound continua a scrivere e a ottenere prestigiosi riconoscimenti internazionali.

Muore nel 1972.

In suo onore un movimento di matrice neofascista fondatosi nel 2008, sceglierà il nome di CasaPound.

Sei anni prima della morte, durante un periodo di permanenza nella sua residenza vicino a Genova, accetta di incontrare la fotografa Lisetta Carmi. Organizzare l'incontro richiede molto tempo, ma per il suo sviluppo bastano pochi secondi: Pound esce dalla porta della sua stanza, cammina per pochi passi e rientra senza pronunciare una sola parola. Lisetta fa appena in tempo a ritrarlo in venti scatti del rullino in bianco e nero che ha nella sua macchina fotografica, e di questi negativi ne sceglierà dodici per il reportage “L'ombra di un poeta. Incontro con Ezra Pound”.



Sono immagini di grande impatto; il poeta ottantenne appare accigliato, magro, senza denti, avvolto in un accappatoio scuro, la barba e i capelli bianchi e incolti, la schiena ancora orgogliosamente dritta.

Quello che risalta è lo sguardo, che mostra la sua anima in un precario equilibrio tra genio e follia, tra estasi e smarrimento, e la proietta oltre la fragilità umana, intenta a raggiungere un mondo di poesia e di sapere superiore. Il volto scavato porta i segni degli anni, della tensione, del manicomio.

Pound sembra un essere che si sta staccando dalla vita, pronto a presentarsi davanti al Giudice Supremo senza paure, sicuro di avere commesso errori molti gravi, ma di avere sempre scelto con il coraggio fiero e superbo della propria intelligenza. Un nuovo Ulisse.

A Lisetta Carmi il merito di essere riuscita a non farsi suggestionare dal personaggio, dalla sua eccentricità, e di averne reso testimonianza con l'occhio fedele del suo obiettivo fotografico.


E' tornato il lupo incontro a Belgirate