19 gennaio 2023

TRE GOCCE D'ACQUA di Valentina D'urbano a cura di Miriam Ballerini


TRE GOCCE D'ACQUA
– Ero la bambina di vetro dei miei genitori e il riccio di mare di mio fratello – di Valentina D'urbano

© 2021 Mondadori

ISBN 978-88-04-73797-1

Pag. 369 € 19,00


Un romanzo di narrativa che, probabilmente, non avrei mai letto se non mi fosse stato prestato. Quando ho in mano un libro non posso fare a meno di leggerlo e, per fortuna, c'è chi ha passato dalle sue mani alle mie questo.                                                                                 Un libro che ho amato, dove, alla fine, non sono riuscita a trattenere il pianto; riempiendo il mio quadernetto delle tante frasi originali e bellissime che ho trovato. Scritto in prima persona da Celeste, una giovane donna che è affetta da una malattia rara: l'osteoporosi imperfetta. Fin da piccola, senza bisogno che ci siano incidenti eclatanti o cadute, Celeste si ritrova con le ossa fratturate.                                                                                                                                                     Così dice di sé: “Il sorrise mi rimane appeso alla bocca, incrinato da una parte sola. Un sorriso zoppo, come me”.

Il romanzo inizia con Celeste adulta, preoccupata per Nadir che è andato a Mosul a cercare tracce di Pietro. Chi sono questi due? E cosa hanno a che fare con Celeste?                                     I capitoli si alternano fra l'ora e l'allora, mostrando e facendoci conoscere i protagonisti del romanzo, le tre gocce: Pietro, il fratello maggiore che con Celeste ha in comune il padre, Nadir con il quale Pietro ha in comune la madre. E lei, la ragazza di vetro, tra questi due in un rapporto d'amore assoluto per Pietro e, all'inizio, di odio verso Nadir. I due figli ai margini che si litigano l'affetto del fratello che hanno in comune.                                                                 Celeste, nei confronti di Pietro: “Mi appiccicai come un adesivo. L'adorazione che nutrivo per lui raggiunse livelli esponenziali e quasi ridicoli”.

Nadir: “Aveva spigoli e denti che ancora dovevano affiorare, ma con cui negli anni mi avrebbe fatto molto male”.

E Pietro: “Non si lamentava mai, faceva solo quel sospiro rassegnato che emetteva sempre ogni volta che aveva a che fare con me”.

La scrittrice ha saputo creare un romanzo dove l'unione di diverse famiglie ne è al centro, con tutte le problematiche accentuate dal fatto che siano figli di diversi genitori. Eppure sono fratelli, uniti e distaccati. In pace e in guerra, amorevoli e rissosi. Con Celeste e la sua fragilità, Nadir e quel suo carattere particolare, ma attraente. E Pietro, Pietro e i suoi valori, gli stessi valori che lo porteranno alla morte combattendo una guerra non sua. Fra tutto questo l'infanzia, quando lo scontro è al picco massimo; l'adolescenza, e i primi anni da adulti, quando ancora fra loro, soprattutto fra Nadir e Celeste, il rapporto è intenso e complicato. E si odiano amandosi come mai ho letto.                                                                                                 Celeste e Nadir si innamorano e fra loro è inevitabile, negli anni, la passione; una passione colpevole che li porterà a trovarsi e a lasciarsi, non vedendosi anche per anni. Presente la vergogna, come se il loro rapporto sfiori l'incesto, nonostante non siano fratelli fra loro, anche se una parte del loro sangue è come macchiato da quello del fratello in comune. Tutto ciò impedisce loro di amarsi alla luce del sole. Fra le righe tematiche sociali importanti: i migranti che arrivano sui barconi, le guerre che non fanno notizia. E Pietro, Pietro che muore e lascia una lettera che stropiccia il cuore. La scena straziante che viene descritta in una maniera intensa e originale. Unica.                                                                                                                 Perché, come la stessa autrice scrive nel libro: “E' questo che fanno gli scrittori, interpretano le crepe degli altri, frugano nei loro nascondigli, anche senza conoscerli. Anche quando se li inventano”.

© Miriam Ballerini

fonte: https://oubliettemagazine.com/2022/11/17/tre-gocce-dacqua-di-valentina-durbano-raccontare-la-sindrome-delle-ossa-fragili/

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Miriam Ballerini a Fagnano Olona (VA)