11 gennaio 2023

FLAT TAX E RISPARMI FISCALI di Antonio Laurenzano

 


FLAT TAX E RISPARMI FISCALI

di Antonio Laurenzano

Nella calza della Befana una norma della Legge di bilancio particolarmente gradita da autonomi e professionisti: dal 1° gennaio si è elevata da 65mila a 85mila euro la soglia dei ricavi o compensi che consente di entrare o rimanere nel regime forfettario e beneficiare della flat tax. Una opzione che, secondo le stime dell’Ufficio parlamentare di bilancio, sarà esercitata da circa 60mila soggetti Iva, pari a circa il 33% degli appartenenti alla classe di fatturato interessata. In arrivo risparmi fiscali in termini di carico impositivo che il regime forfettario generalmente garantisce rispetto al regime ordinario Irpef, da cui si discosta sia nelle modalità di calcolo del reddito imponibile (applicazione di un coefficiente di redditività standard, differenziato in base all’attività svolta) che in quelle di liquidazione dell’imposta (applicazione di una aliquota proporzionale 15% al reddito, al netto dei contributi previdenziali versati). Coloro che conseguiranno nel corso dell’anno ricavi/compensi superiori a 100mila euro usciranno dal forfettario nello stesso periodo d’imposta con conseguente applicazione del regime ordinario Irpef. La liquidazione dell’Iva avverrà a partire dalle operazioni che hanno determinato il superamento del suddetto limite.

Il meccanismo di forfettizzazione del reddito con applicazione della “tassa piatta” favorisce imprenditori (individuali) e professionisti con strutture “leggere”, dotati cioè di organizzazioni poco onerose, mentre penalizza coloro che investono nell’attività e sostengono rilevanti costi di funzionamento, non detraibili nel regime forfettario. Per gli iscritti alla gestione artigiani e commercianti dell’Inps la convenienza viene ulteriormente amplificata per effetto del previsto sconto contributivo del 35%. Il beneficio medio dell’adesione alla flat tax di coloro che scelgono l’opzione è pari a circa 7.700 euro, di cui 5.900 euro derivano dal passaggio dall’Irpef alla imposta sostitutiva, circa 1.050 euro dalla riduzione dei contributi e circa 750 euro dall’esenzione dal regime Iva. In particolare, scorporando i dati per categoria, i professionisti ne beneficeranno in media per circa 9.600 euro contro i 5.600 euro delle imprese. E per il 2023 Fisco più leggero anche sul reddito in aumento: “tassa piatta” per la parte “incrementale” di reddito riservata a professionisti e autonomi in regime ordinario. L’imposta del 15% si applicherà su una base imponibile non superiore a 40mila euro, determinata considerando i redditi dichiarati nell’ultimo triennio.

L’allargamento della platea delle partite Iva interessate alla nuova soglia di reddito ridurrà il gettito dell’Irpef e delle sue addizionali di 266 milioni per il 2023 e di altri 942 milioni per l’anno prossimo. Uno studio dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica di Milano ha analizzato l’impatto della misura del Governo inserita nella Legge di bilancio confermando il continuo svuotamento dell’Irpef, una tendenza costante della legislazione tributaria. Una quota sempre più ampia di reddito viene assoggettata a una tassazione cedolare più vantaggiosa rispetto all’imposta progressiva, propria dell’Irpef, accentuando il divario impositivo fra redditi da lavoro dipendente e redditi da lavoro autonomo con forti ripercussioni sulla equità del prelievo fiscale. Un dato che sarà valutato dalla Commissione Ue per il rilascio della deroga della direttiva comunitaria 2020/285 che prevede all’interno dell’Unione, in presenza di precise e inderogabili condizioni di finanza pubblica, l’innalzamento del limite di reddito a 85mila euro per la flat tax con l’intento di rendere il Fisco comunitario più omogeneo, ma soltanto a partire dal 1° gennaio 2025.

E proprio sul controverso fronte fiscale, da sempre terreno di un delicato confronto con le autorità europee, sono arrivati da Bruxelles rilievi critici al termine dell’esame della Finanziaria 2023. Un giudizio in bianco e in nero sul bilancio programmatico del Governo Meloni: censurata la scarsa attenzione riservata alla lotta all’evasione fiscale, in particolare dell’Iva, quale strumento di recupero di risorse finanziarie necessarie per compensare il minor gettito tributario causato dalla estensione della flat tax. In termini assoluti siamo il Paese che evade di più in Europa. “Su un totale di 93 miliardi di evasione Iva nell’Unione, ha dichiarato il Commissario Ue per l’Economia Paolo Gentiloni, il primo posto va all’Italia con 26 miliardi, 14 in Francia e 11 in Germania, fino al 2% evasi in Svezia.” Per Bruxelles l’obiettivo è chiaro: in un momento di difficoltà economiche come l’attuale, la garanzia delle entrate fiscali diventa una risposta per finanziare lo sviluppo e, nel caso specifico dell’Italia, per riequilibrare i dissestati conti pubblici, sotto costante esame.

Un messaggio per Palazzo Chigi. Attivare un serio e costruttivo dibattito sul futuro economico del Paese per dare una risposta concreta al problema di fondo: l’accumulo del debito sovrano e la sua sostenibilità prospettica per la finanza pubblica. Guardare cioè con lucidità e senza retorica la realtà, accantonando populismi e strategie elettoralistiche, ma privilegiando nell’azione di governo l’autentico senso dello Stato. Il resto sono solo slogan di una stagione politica che non c’è più.


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