23 gennaio 2023

Mio padre racconta...il novecento di Felice Armenti a cura di Vincenzo Capodiferro

 


MIO PADRE RACCONTA… IL NOVECENTO

Un’esperienza intensa e suggestiva raccontata da Felice Armenti


Il Novecento non è stato un secolo facile. Sotto certi aspetti potremmo definirlo un’età di oscurantismo e di barbarie, epiteto che gli Illuministi affibbiarono al Medioevo, ma il Medioevo non raggiunse mai livelli così inauditi di guerre mondiali, stermini di massa, totalitarismi. L’esperienza di questo secolo così turbolento, adolescenziale, lo “sturm und drang” dell’umanità, ci viene raccontata da Felice Armenti, padre della scrittrice Teresa Armenti di Castelsaraceno, in un bellissimo libro, dal titolo, appunto: “Mio padre racconta… il Novecento”, edito da Magister, Modugno, dicembre 2022. È la ristampa della prima edizione del 2006. Si tratta di un arco di tempo vastissimo: dalla prima guerra mondiale fino al secondo dopoguerra, passando per le tragiche esperienze della spagnola e della battaglia di El Alamein. C’è la “vita di un uomo”, c’è quel “porto sepolto”, dove il narratore scende ed attinge sempre. «E’ il viaggio nel Novecento di un contadino della Lucania, che racconta alla figlia le variegate e molteplici vicissitudini della sua vita, caratterizzata da patimenti, da privazioni, lotta per la sopravvivenza. Nato nel 1913, il padre ripercorre le vicende vissute indirettamente e personalmente: la Prima guerra mondiale, la spagnola, l’infanzia negata, il lavoro di macchiaiolo, di mietitore e di emigrante, la Seconda guerra mondiale, gli anni di prigionia e il dopoguerra». Come scrive Teresa: «Mio padre ha terminato la sua esistenza terrena all’età di novantotto anni. Si è spento come una candela, ma è rimasto sempre lucido tanto che, la sera prima del trapasso, mi ha raccontato alcuni episodi della sua adolescenza». Come Cartesio vicino alla stufa, così Felice racconta alla figlia i fatti, gli episodi, le riflessioni, in un contesto davvero singolare: l’eccezionale nevicata del 2005, come della del Cinquantasei costringe tutti a stare rintanati in casa. Un po’ come il Covid. Riprendiamo solo un fatto che per la sua simpatia è originalissimo. La madre di Teresa era una omeopatica, cioè guaritrice con rimedi naturali, qui alle prese col grande medico del paese don Giuseppe De Monte: «Una volta il medico curante di Castello, don Peppo Lardo, rientrò a casa con la faccia molto gonfia. La moglie le osservò e disse: «Tu hai la risibola. Dobbiamo mandare a chiamare cumma Tresa ‘u Lazzarotto. Rispose lui: «Sta mangialardedda ri Latronico, tutte le ciutizie sai tu». Lui era stanco e andò a dormire. Subito la moglie andò a chiamare mia madre, che accorse con i suoi attrezzi e gli fece la risibola. Quando il medico si alzò, disse: «Lo sai che mi sento meglio!». Rispose la moglie: «Se non fosse stato per me, che sono andata a chiamare la donna, hai mente a ci cantà!». Così la faccia gli sgonfiò, a quei tempi il medico si pagava. Nella mia famiglia c’erano tre o quattro visite da pagare. Andò mia madre a casa del dottore: «Don Peppino sono venuto a pagarti le visite, perché finora soldi non ne abbiamo avuti: ora mio marito ha fatto delle giornate e quindi il primo pensiero è stato quello di venire da voi». Il medico rispose: «Cumma Teresa, tra medico e medico andiamo pagando le visite?». E non volle essere pagato». È un fatto molto bello: don Peppo De Monte era un medico straordinario. A quei tempi le operazioni si facevano in casa. Ed aveva un grosso vigneto al Tornatore. Gli operai per rendergli le visite andavano a giornata nel suo fondo ed egli dava a ciascuno di nascosto un uovo, e poi diceva: «Zappasse chi ha avuto l’uovo!». Poi faceva esperimenti strani e dava il chinino agli zappatori. Nella casetta al Pastino allevava dei serpenti. Un giorno un contadino entrò nella casetta e i serpenti si avvicinarono, credendo che volesse portar loro da mangiare. Ma quello preso da paura li uccise con una zappata. E don Peppo ne fece una malattia. “Mio padre racconta… il Novecento” è nello stesso tempo un romanzo ed un libro aperto di storia, che offre ad ogni lettore delle pagine straordinarie, di erleben, di vita vissuta, di testimonianza autentica. Teresa Armenti vive ed opera da sempre a Castelsaraceno, dove ha insegnato Lettere, presso la Scuola Media “Ciro Fontana”. Si interessa di tutto. Tra le sue pubblicazioni più importanti ricordiamo: “Nella magia delle fede. La festa del Santo patrono a Castelsaraceno”, Edisud, Salerno 1996; “Sant’Angelo al monte Raparo ed il culto michaelico”, Ermes, Potenza 1998; “Castelsaraceno. La Chiesa Madre Santo Spirito”, Solofra 2004; “Storia di un’amicizia con l’archeologo Dinu Adamasteanu”, Ermes, Potenza 2021.


V. Capodiferro

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.

I sette peccali capitali sotto l'obiettivo di Sauar Articolo di Marco Salvario

I sette peccali capitali sotto l'obiettivo di Sauar Articolo di Marco Salvario Formatosi all'Accademia delle Belle Arti di Cune...