21 novembre 2022

SILVIA LANDONI: UN’ARTE DEDITA ALLA CONTEMPLAZIONE DELLA NATURA a cura di Vincenzo Capodiferro

 


SILVIA LANDONI: UN’ARTE DEDITA ALLA CONTEMPLAZIONE DELLA NATURA

Espressione intensa con colori vivaci dei reconditi sentimenti dell’anima


Silvia Landoni nasce a Luino, in Provincia di Varese nel 1968. Nel 1986 consegue la maturità presso il Liceo Artistico “Angelo Frattini” di Varese. Nel 1990 si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Brera di Milano, con una tesi in Pittura sulla scuola del realismo di Saverio Terruso. Sempre negli anni Novanta comincia il percorso didattico. Intanto, in collaborazione con lo scultore Franco Puxeddu, favorisce la creazione di laboratori e di corsi di modellato in argilla e di scultura. Poi si dedica all’attività di restauro pittorico di numerosi dipinti e tele, che sono datate in un ampio arco di tempo, dal Seicento al Novecento. Ad esempio, insieme a Rossella Bernasconi, si dedica al restauro dell’Adorazione dei Magi di Ercole Procaccini, sita nella Basilica di San Vittore di Varese. Ha lavorato, nell’opera di restauro, anche presso lo studio di Arcangelo Ciaurro, nonché in quello di Leo Spaventa Filippi. Nella sua opera artistica, Silvia affina il senso del colore nelle sue impercettibili sfumature, in tocchi cromatici puntuali, senza trascurare la percezione dell’insieme armonioso, in modo da raggiungere composizioni di elevata cromaticità, che si armonizza con un estremo rigore formale. Il suo profondo interesse per l’arte figurativa traspare in diverse espressioni. Silvia da più di trent’anni, in qualità di docente di Discipline Pittoriche, trasmette questa sua passione, insegnando agli allievi del Liceo Artistico “Angelo Frattini” di Varese, dove ella stessa ha studiato. Ha svolto attività e laboratori di fotografia e di multimedialità. Realizza opere in terracotta, vasi-sculture in modellato, smalti di riduzione, ceramiche Raku. Il talento di Silvia si esprime in una continua ricerca e sperimentazione anche verso l’arte astratta. La sua poliedricità risolve in sé tutti gli elementi assimilati nella sua esperienza artistica.


Descriviamo, ad esempio, un suo trittico, maestoso e grandioso, composto da tre pannelli: “336 verde ossido di zinco” 23x146 cm. Tecnica acrilico su tela. Anno 2017. “476 Bruno di Marte” 39x146 cm. Tecnica acrilico su tela. Anno 2917. “214 rosa” 29x146 cm. Tecnica acrilico su tela. Anno 2017.

È un’opera molto bella, un “trittico”, appunto, composto da tre pannelli separati, che insieme costituiscono una composizione floreale: opera pittorica di notevoli dimensioni, ma anche opera di design, inseribile in un contesto architettonico, di arredo. Caratteri portanti dello stile che vi si riscontra sono: la struttura ornamentale, il ripristino del romanticismo, l’accostamento di elementi decorativi, spesso di matrice naturalistica. Il segmento floreale si avvicina molto ad un atteggiamento neo-liberty. I colori usati simboleggiano diversi atteggiamenti: il rosa la delicatezza, l’amore, l’ammirazione e la bellezza; il verde la natura, il bianco la purezza, il blu il divino, lo scuro che contorna rappresenta il foscoliano “nulla eterno”, l’infinito, di fronte al quale l’uomo neo-romantico, come il vecchio romantico, si perde, come quel friedrichiano “Viandante sul mare di nebbia”, smarrito tra sehnsucht, ironia e titanismo. Questa è arte modernista. Il sogno di Silvia, d'altronde, come quello di tanti artisti, è quello del Terzo Paradiso di Pistoletto: sintesi di natura ed arte, di progresso e natura. Non v’è più l’hegeliana frattura tra natura e storia, che apre la via a quella tra scienze della natura e scienze dello spirito. L’evoluzionismo, però, ripreso in senso spiritualistico anche dal Bergson, pareva liberare la Natura Madre da questo preconcetto. E questo “trittico” ci pare riportare l’assioma spinoziano Deus sive Natura. Un’intensa aria di panismo si respira in questo maestoso trittico che celebra, come se fosse risposto in un altare, una Natura incontaminata, attraente, speciosa. Influiscono naturalmente su questo “dolce stil novo” elementi ancestrali di sogni mancati, come quelli illuministici del ritorno allo stato di natura, di uno stile di vita sano, che oggi culmina nel vegetarianismo. Vedendo l’opera di Silvia ci sovvien D’Annunzio:


E immersi

noi siam nello spirito

silvestre,

d’arborea vita viventi.


E Schelling: La Natura è lo Spirito visibile, lo Spirito la Natura invisibile.

La magica Natura riappare in queste note colorate e nell’originalità ed unicità che caratterizza ogni opera d’arte in quanto tale, rendendola in qualche modo atemporale ed a-spaziale, pertanto eterna.

Il trittico di Silvia Landoni sarà posto in rassegna presso lo spazio espositivo, nell’atrio del Liceo Artistico “Angelo Frattini” di Varese, a partire dal mese di dicembre prossimo.

Vincenzo Capodiferro

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