SE MI CONOSCI … di Vincenzo Mastropirro a cura di Vincenzo Capodiferro
SE MI CONOSCI …
Espressione poetica “tipicamente autoreferenziale che rimanda all’interlocutore”
“Se mi conosci…” è una raccolta poetica di Vincenzo Mastropirro, pubblicata da Fara, Rimini 2024. Vincenzo Mastropirro si definisce poe-musico, originario di Ruvo di Puglia, vive a Bitondo. È flautista, compositore e poeta: ha inciso 20 CD. Ha suonato in teatri prestigiosi. In poesia ha pubblicato diverse raccolte. Ha ricevuto diversi riconoscimenti letterari in vari concorsi. Come descrive l’autore la sua raccolta: «”Se mi conosci…” è considerata un’espressione tipicamente autoreferenziale che rimanda all’interlocutore i termini della sfida e dell’aspettativa». È bella questa coniugazione tra musica e poesia, la creazione originaria, fin dai tempi di Pitagora. Per Pitagora l’Universo canta, i pianeti emettono suoni, che ormai non percepiamo più per l’inquinamento acustico, né vediamo più astri di notte, per l’inquinamento luminoso, e l’uomo è una delle tante note della sinfonia cosmica. La poesia originaria, in fondo, patrimonio orale, era canto. Ne sono testimonianza ancora i ritmi classici, le rime, i canoni, che dalla poesia contemporanea sono stati spazzati via. Schopenhauer sosteneva che la musica è la suprema forma d’arte, pura espressione della Volontà. La poesia di Vincenzo si avvicina molto alla musica: è pura espressione del sentimento. Lo si può capire già dai primi versi, dove si rivolge alla madre
Se mi conosci…
Se mi conosci…
Se mi conosci, e mi conosci! So che mi aspetterai oltre ogni limite!
Come non ricordare “La madre” ungarettiana? Con una prospettiva forse un po’ diversa:
Dopo la morte non c’è più nulla
e poi ancora nulla che sia nulla.
Lo dico io perché il nulla lo conosco.
Ma al di là del nichilismo, tanto attuale, che si perde nella liquidità sociale, religiosa, politica, economica, culturale, risuona l’eco del fideismo:
Un giorno, Cristo ci parlerà con parole aspre
e sarà mia madre che gliele suggerirà.
La raccolta si staglia in vernacolo e italiano. Non abbiamo voluto riportare la versione in vernacolo. È spettacolare. È pura musicalità. Tutta la raccolta è un “inno alla madre” “dopo che se n’è andata”.
Da buon esteta, il Nostro scorge la voce musicale in tutto, nei vecchi “cardini arrugginiti”, nel “calpestare vetri rotti”. La Natura ci offre una sinfonia simbolista, che animò già le onomatopee dei nostri Pascoli, i sentimenti panici dei nostri D’Annunzio. Riportiamo una parte della nota alla poesia “Se vorrai”, “Inno alle madri” di Angela de Leo: «Vincenzo Mastropirro, amico carissimo, poeta soprattutto dialettale, ottimo musicista e compositore, docente dei musica, ha scritto questa intensa, tenerissima Poesia, il giorno prima che sua madre si spegnesse “sul mare degli assoli”. Ultimo canto per la sua amatissima madre. E inaspettatamente in italiano…». Ci rimembra l’ ”Ultimo canto di Saffo”. La madre, per un uomo è quanto più profondo ci possa essere: non si tratta solo di un edipico avvinghiarsi. Come diceva William Shakespeare: – Noi non veniamo dalle stelle o dai fiori, ma dal latte materno. Siamo sopravvissuti per l'umana compassione e per le cure di nostra madre. Questa è la nostra principale natura.
V. Capodiferro
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