Stephen King – Pet Sematary a cura di Marcello Sgarbi
Stephen King – Pet Sematary – (Edizioni Sperling&Kupfer)
Formato: Brossura
Pagine: 426
ISBN: 9788868361259
Cujo, uscito nelle sale cinematografiche tre anni dopo, nel 1983. O, sempre nell’83, Christine la macchina infernale. O ancora Grano rosso sangue, ricavato da un racconto del celebre scrittore americano e girato nel 1984. Misery non deve morire, datato 1991 e interpretato da una straordinaria Kathy Bates. Infine, in tempi recentissimi, It, film del 2017 che ha avuto in seguito un sequel nel 2019. Anche di Pet Sematary, uscito in libreria nel 1983, nel 2019 è stata fatta una riduzione cinematografica. E se vogliamo richiamare la forse trita diatriba fra originali e copie, a mio modesto avviso reggono bene il confronto libro-film Carrie, Shining, Christine la macchina infernale e Misery non deve morire.
Il soggetto di Pet Sematary, per certi aspetti, sembra anche avere un rimando a un paio di racconti di King contenuti in Notte buia e senza stelle, una raccolta pubblicata un po’ di tempo fa. E il suo stesso autore lo ha definito come uno degli horror più terrificanti che abbia mai scritto.
Il racconto – come in diverse altre aperture del romanziere del Maine, penso per esempio a Cose preziose – si apre su uno scenario in apparenza tranquillo, ambientato in una cittadina nella località di nascita di Stephen King, la regione più settentrionale degli Stati Uniti.
È in una serena giornata estiva che il dottor Louis Creed, direttore sanitario universitario, si trasferisce con la moglie e i figli Eileen e Gage in una splendida villa di campagna a Ludlow, nel Maine. Fa loro compagnia un indolente gattone, Winston Churchill detto Church.
Nelle vicinanze dell’abitazione sorge il Pet Sematary, il cimitero dei cuccioli. Lì, secondo un’antica tradizione dei pellerossa – o per essere più precisi, sulla base della leggenda popolare the monkey’s paw (in italiano “la zampa di scimmia”) a cui si ispira King – in quella radura i ragazzi del luogo vanno a seppellire i propri animali domestici.
È un aspetto kinghiano interessante, perché spesso negli horror dell’americano il luogo di ambientazione del narrato acquista una dimensione precisa e particolare. È così per le fogne di Derry in It, per l’Overlook Hotel di Shining ma anche per gli sfondi che fanno da cornice ai racconti della raccolta Quattro dopo mezzanotte, nella quale ci sono anche luoghi-non-luoghi, come la straniante dimensione atemporale di “I langolieri”. Il Pet Sematary, invece, è un posto che suscita dei brividi fino dall’enunciazione del suo solo nome, forse perché tendiamo a rimuovere l’atavica, ancestrale paura che abbiamo della morte e di tutto ciò che vi è legato, quindi anche un cimitero. Gli abitanti di Ludlow sembrano custodirne inquietanti segreti, mentre nel frattempo la famiglia Creed viene perseguitata da incidenti inspiegabili ma soprattutto da sogni angoscianti. Seguendo presagi e richiami che paiono provenire da un altro mondo, sarà al dottor Creed che toccherà fare una scoperta raggelante: a volte è meglio essere morti.
© Marcello Sgarbi
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