22 ottobre 2020

WAB – Women Art Bra Movicentro BRA a cura di Marco Salvario

 

WAB – Women Art Bra

Movicentro BRA

3 ottobre – 25 ottobre 2020

a cura di Marco Salvario




Bellissima struttura moderna e luminosa il Movicentro di Bra, purtroppo non ne è ancora chiaro quale ne sarà il futuro, dopo che la destinazione per cui era stato realizzato, un elegante nodo di scambio tra l’adiacente stazione ferroviaria e il terminal dei bus che si fermano sul piazzale antistante, è stata abbandonata. Sarebbe triste vederlo diventare un centro commerciale, nell’attesa è stato utilizzato per accogliere la 3ᵃ Biennale della Creatività al Femminile.

Purtroppo ho scelto per la visita una delle più belle giornate di ottobre e il sole, attraversando le pareti di vetro, ha reso problematico apprezzare alcune opere o perché batteva direttamente sulle tele o perché accecava gli occhi dei visitatori: un problema da tenere presente per il futuro e che potrebbe essere risolto con tendaggi o pannelli.

Una veloce considerazione sul problema se abbia senso una manifestazione “al femminile”, ad esempio una mostra “al maschile” sarebbe stata considerata discriminatoria e probabilmente contestata violentemente. Il mio pensiero è che non si è trattato di uno spazio protetto riservato a una categoria fragile, quanto l’occasione di respirare l’atmosfera di una sensibilità e creatività diversa, che in un altro tipo di mostra si sarebbe persa e confusa. Con questo spero di non avere già detto troppo …

Segue una mia veloce presentazione delle artiste che mi hanno più convinto, selezionate compatibilmente con le fotografie che ho scattato.



Mariangela Redolfini

Nata in provincia di Mantova, laureata in architettura al Politecnico di Torino, è da sempre appassionata di disegno e pittura. Le sue opere sono un gioco di forme che ricreano le nostre città, ma rese nuove e vive dal colore che dona lucentezza e vivacità alle superfici. Quartieri senza smog, dove il cielo può diventare una nuvola di palloncini colorati, un mondo di forme squadrate, dove l’uomo non compare.



Silvia Perrone

Questa abile pittrice torinese realizza le sue opere scegliendo di catturare i dettagli che enfatizzano la sensualità e la vitalità dei corpi femminili. Giochi sapienti di luci, di ombre e di riflessi in una ricerca curata e sapiente, che sa estrapolare dal grande insolubile mistero della natura delle donne, tracce che fanno intuire una parziale ma preziosa soluzione.



Giusy Uljanic

Tante tonalità di grigio nei quadri di questa artista, torinese anch’essa, illuminati da lampi di rosso. Sia in Donna sulle scale che In partenza, l’allontanarsi del soggetto diventa il simbolo di una condizione di fuga della creatura femminile, così difficile da fermare e raggiungere. Donne che si incontrano ma solo per un attimo perché la loro natura le spinge a proseguire, ad andare oltre, verso la casa, la famiglia o il lavoro. Donne eleganti, composte, apparentemente libere eppure sole e prigioniere di una rete sottile di doveri.



Cemile Tarim

Tre opere molto diverse, tutte convincenti, ma che sembrano indicare ancora un’incertezza dell’artista sulla strada giusta da seguire e su come presentarsi al pubblico. Porta all’Africa selvaggia l’elefante di Tempo di libertà, mentre l’immagine successiva ci mostra il volto di una bellezza probabilmente araba dal sorriso enigmatico, che si scaglia su uno sfondo giallo quasi d’oro. Classico e raffinato il nudo di schiena dell’ultima opera. Tre creazioni la cui diversità è sottolineata dalla scelta diversissima delle cornici.



Marilena Morano

Grande dolcezza e poesia nelle opere di questa artista cuneese che si è dedicata tardi alla pittura, ma non così tardi da non poterci stupire e incantare. In quest’anno di sofferenza, dove la frenesia rumorosa e devastatrice del progresso si è dovuta arrestare davanti alla minaccia della pandemia, queste immagini di natura e di fiori dai colori puliti e freschi ci concedono attimi di profonda serenità e di pace con noi stessi.



Le Lune di Jarò

Due artiste, Jamila Echmichi e Roberta Giacobbi, hanno unito le loro diverse culture, esperienze e conoscenze nelle loro opere. In questo periodo incontro molto spesso la scelta di rifiutare la classica forma rettangolare delle opere per quella circolare. Scudi, tondi, medaglie, cerchi e, in questo caso, Lune; più che nel campo della pittura siamo in quello della scultura. Sono simboli da vivere in un contesto meditativo, magico, rituale, abbandonandosi alla contemplazione e alla riflessione.




Ricordiamo ancora:

Ebe De Mitri per quel braccio che emerge dal mare tra i salvagente arancioni per chiedere aiuto. Immagine forse abusata in questo periodo, ma di sicura efficacia.

Luisella Bozzi Torta che riesce a rendere l’armonia del suono del violino con la sua opera. Raffinate ugualmente le opere floreali raffigurate nelle sue altre tele.

Carla Ghisolfi di Monforte: i suoi acquarelli Omaggio a Degas sono degni del grande impressionista parigino, anche se le ballerine sono molto più bambine. Purtroppo la sistemazione rendeva difficile ammirarle nei troppi riflessi e giochi di luci della zona di esposizione.




Daniela Bruno. Ricca, quasi sovraccarica di simbolismi, La creazione è un’opera d’ispirazione naif, dove l’apparentemente semplicità è in realtà prova di grande abilità e accurata ricerca preparatoria. Il risultato è davvero convincente.

Ammetto di non conoscere nulla di Rosy Francone, però il ritratto in acrilico su tela Sorpresa ed emozione è un lavoro riuscito, pieno di naturalezza ed espressività.

Se vi chiedete se sette fichi possano ispirare un piccolo classico capolavoro, non dovete fare altro che osservare l’opera Fichi di Irina Moldovan. Il quadro è piccolo, ma la mano della pittrice non delude.


Citazioni finali per Podagrosi Antonia, Prucca Silvana, Giacometti Elisa, De Lucia Lumeno Carol, Mureddu Gabriella e Carrodano Rita.

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