06 dicembre 2021

Fabrizio De André e Alessandro Gennari - Un destino ridicolo a cura di Marcello Sgarbi

 


Fabrizio De André e Alessandro Gennari
- Un destino ridicolo (Einaudi)

Collana: ET Scrittori

Pagine 144

ISBN 9788806234843

Ci sono già diversi cantautori che si sono cimentati nella narrativa, con esiti alterni. Nel nostro Paese una certa affermazione l’hanno avuta e l’hanno Francesco Guccini, Roberto Vecchioni, Vinicio Capossela, Luciano Ligabue ed Enrico Ruggeri. In questo senso Fabrizio De André rappresenta un caso unico.

Su di lui è stato scritto molto – forse anche troppo – ma, fatta eccezione per i suoi diari, l’indimenticato Faber è autore di un solo libro: “Un destino ridicolo”, steso a quattro mani con Alessandro Gennari, psicologo e scrittore.

Eppure, a partire da De André e Gennari - che sono anche personaggi della trama - questo romanzo (un noir sui generis, si potrebbe dire) ambientato tra Genova e la Sardegna nell’Italia del dopoguerra è ancora una volta una storia di loser, quasi una summa degli “ultimi” presenti in molte delle canzoni del cantautore ligure. Salvatore, il protagonista, è un pastore sardo perseguitato da un destino beffardo.

Ex carcerato, torna al paese d’origine per scoprire l’adulterio tra la moglie e un suo cugino, che oltretutto lo ricatta. Frustrato e umiliato Salvatore parte per Genova, dove perde la testa per la prostituta Veretta, tanto da volerla sottrarre alle grinfie di Carlo, il suo protettore. È a quel punto che Bernard, ex partigiano marsigliese, propone a entrambi una rapina che potrebbe cambiare per sempre la vita di tutti loro.

Mentre stava per partire si sentì chiamare e girandosi vide il custode, un vecchio dal volto bruciato e con tante rughe così profonde che a tirargli una moneta gli si sarebbe piantata in faccia, di taglio”.

Avrebbe potuto cambiare tante cose… è strana questa propensione che abbiamo a immaginare le alternative, cambiando un dettaglio. A quel punto inventiamo un’entità responsabile del naufragio di un’ipotesi e la chiamiamo destino”.

Ti è mai capitato di osservare quei mari in mattutina tempesta dove il confine tra un medesimo grigio di nuvole e d’acqua è segnato dagli spruzzi delle onde rotte? Non dissimile da quel paesaggio era la trama di inquietudini che tormentava il volto di Carlo mentre diceva di un passato non abbastanza antico per sottrarlo ad un violento pulsare di arterie che gli insanguinavano i pensieri di rancori e rimpianti, aggrumandosi in briciole di schiuma agli angoli della bocca”. 

 

  © Marcello Sgarbi


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