07 dicembre 2021

IL MITO E LA LEGGENDA DEL’ISOLA ULTIMA THULE a cura di Enrico Pinotti

IL MITO E LA LEGGENDA DEL’ISOLA ULTIMA THULE 


Si deve all’esploratore navigatore greco Pitea (Pytheus, in greco Muөcs) vissuto tra il 1380 ed il 3100, citare per la prima volta nei suoi diari di viaggio l’isola Thule: il nome probabilmente è collegato al termine finnico che ne indica il fuoco.         Gli storici sostengono che i primi a colonizzare l’Isola (che in italiano può essere Tule) furono i popoli vichinghi e norrici.                                                                È un’isola che nella geografia di Claudio Tolomeo risulta reale, della quale però si forniscono coordinate con molta approssimazione. Pytheus era salpato dalla colonna greco-occidentale di Massalia (l’odierna Marsiglia) verso il 330 A.c. per un’esplorazione del Mar Atlantico del Nord e nei suoi resoconti parla di un’isola come una terra di fuoco e di ghiaccio e dove il sole non tramonta mai.   


                                                                                                     Da Tacito fu citato nell’opera “De vita et moribus Iulii agricola” in cui tratta dell’espansione romana e della conquista della Gran Bretagna. Le suggestioni dei racconti di Pitea avevano suggerito già nel 2°secolo l’inserimento dell’isola in un ambito di narrazioni fantastiche, ne è un esempio il romanzo “Le incredibili meraviglie al di là di Thule” di Antonio Digione. Non è detto che l’isola identificata da Tolomeo coincida con quella narrata da Pitea, visto che le coordinate di Tolomeo erano alquanto sommarie e lontane dai luoghi romani. Diversi autori e storici hanno ipotizzato fossero terre della Groenlandia o le Isole Shetland, altri propendevano per le Isole Fᴁr ϴer o per la Saaremaa in Estonia; fra tutte queste ipotesi è che Pitea avesse dato il nome di Thule ai frastagli delle coste norvegesi, ma può anche darsi che si tratti di Islanda o Groenlandia.                                                                                                                                 Il ritrovo di monete romane in quei territori, può far pensare che quelle terre fossero popolate ben prima dell’arrivo di Pitea. Nel corso successivo del tempo e nel Medioevo,Thule, l’ultima area al di là del conosciuto ha finito per suscitare un mito in senso positivo: quell’isola, forse anche perché rappresentata bianca, destava sentimenti opportuni e confacenti. Oltre all’interesse dell’esploratore Tolomeo, si dedicarono alla ricerca e allo studio per quei mondi lo studioso Pomponio Mela (1°sec. d.C.), fra gli altri Plinio il Vecchio vi dedicò storie, fantasie e ricerche. Virgilio nelle Georgiche inserisce una serie di lodi ad Ottaviano Augusto e gli propone di estendere il suo dominio fino alla lontanissima isola.                                                     Da rammentare le innumerevoli diatribe (magari partendo dalle opere di Virgilio), le discussioni, gli anatemi, le dispute ed i contraddittori fra gli storici, gli accademici commentatori di Dante Alighieri. Qualcuno di questi si sforzò di trovare riferimenti a Thule nel verso 52 del Purgatorio che inizia con “Tu”, fa un salto fino al verso 55 per trovare un “Le” (quando tu le scrivi): tutto questo per poter asserire la conoscenza o l’interesse di Dante per quest’ultima Isola; vi sono molti esempi di commentatori passati e presenti a cui sta a cuore l’enigma.                                                                                                                                                  

 
Alcuni testimoni affermano che al calar del sole si accompagni una musica divina paragonabile allo sfrigolio di un ferro rovente immerso nell’acqua: Tacito l’aveva segnalato sia in “Germania” che “Nella vita di agricola”. Procopio, ne “La guerra gotica” notava come la notte di sei mesi poteva provocare grande abbattimento fra quella gente, venendo a mancare le maniere dello stare insieme in comunità.                                                                                             Nel Faust di Ghoete è presente un riferimento ai miti di Thule quando Margherita proclama i versi nella “ballata dolce”. Nella narrativa, nella musica, nella filosofia, diversi sono i riferimenti all’isola bianca: il romanzo “Signore delle ombre” della scrittrice statunitense Cassandra Clare è diviso in due parti: La prima Thule e La seconda Thule, l’ultimo capitolo prende il nome Ultima Thule. Nella prima stagione di ”Spazio 99”, serie televisiva britannica, nell’episodio n°5 si parla di …pianeta di ghiaccio dove i protagonisti incontrano i resti di una spedizione spaziale naufragata, con un balzo nel tempo e nello spazio, su una terra chiamata “Ultima Thule”. Il compositore austriaco Franz Schubert intitola “Der Koieng in Thule” il suo famoso leed su versi della poesia del Faust di Goethe. E come non ricordare “Einsten travestito da ubriacone che ha nascosto i suoi appunti in un baule ed è passato qui un’ora fa diretto verso l’Ultima Thule” nella canzone “Via della povertà” di Fabrizio de André?

Era il 1970 ed i versi seguenti paiono quasi un’allegoria, appartengono a Francesco Guccini:

ll re di Spagna fece vela

Cercando l’isola incantata

Però quell’isola non c’era

E mai nessuno l’ha trovata

Svanì di prua alla galea

Come un’idea

Come una splendida utopia

È andata via e non tornerà mai più

Le antiche carte dei corsari

Portano un segno misterioso

Ne parlan piano i marinai

Con un intimo superstizioso


ENRICO PINOTTI


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