05 marzo 2020

IL CORONAVIRUS E IL RUOLO DELL’EUROPA di Antonio Laurenzano

      
                         IL CORONAVIRUS E IL RUOLO DELL’EUROPA
                                                 di  Antonio  Laurenzano

Sospendere Schengen e la libera circolazione delle persone, rischi di recessione, tensioni fra stati membri e vertici comunitari: un mix esplosivo generato dal coronavirus, l’epidemia esplosa in Cina e arrivata in Europa “grazie” a un doppio focolaio tra Lombardia e Veneto. Reazioni nazionali scoordinate, trasparenza solo a macchia di leopardo e, in alcuni casi, tanta improvvisazione. Di fronte a un’epidemia globale l’Ue non ha protocolli comuni di prevenzione e sicurezza, né ha standard sanitari vincolanti e validi per tutti.  Con la diffusione del contagio e il moltiplicarsi di casi accertati nel perimetro europeo, si alza con crescente… virulenza la pressione su Bruxelles per una risposta unitaria alla emergenza sanitaria. Aumenta la disinformazione sul ruolo dell’Europa.
Se l’Unione europea non ha avuto una voce unica nella gestione del Covid-19 è perché non può averla. La Sanità è una prerogativa degli Stati membri, effetto del Trattato di Lisbona del 13 dicembre 2007 che, in materia di sanità pubblica, sancisce un chiaro principio: “l’azione dell’Unione completa le politiche sanitarie nazionali, incoraggiando la cooperazione fra gli Stati membri, nel rispetto della loro organizzazione per la fornitura di servizi sanitari e di assistenza medica.”  
Il potere di azione dell’Ue in questo frangente si sviluppa in due ambiti: quello della protezione della salute, un’azione di affiancamento tecnico e finanziario a sostegno della ricerca, della prevenzione e del controllo delle malattie, e quello della protezione civile, nel quale l’Ue ha un potere di coordinamento. In particolare, l’Ue finanzia le misure preventive e di contrasto contro le minacce alla salute nei punti di ingresso (porti, aeroporti e frontiere). Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), la principale agenzia europea in materia, con il supporto dell’Agenzia europea per i medicinali, svolge funzioni di direzione tecnico-sanitaria in materia di valutazione e gestione dei rischi con allineamento dei criteri diagnostici e dei dati inerenti i casi di contagio. Dallo scoppio dell’epidemia l’Ue ha stanziato fondi per un totale di 232 milioni di euro, in parte destinati all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), altri destinati alla ricerca sul virus, nonché alla realizzazione di azioni di monitoraggio e diagnosi precoce. Una prima risposta, almeno sul piano economico e geopolitico, alla crisi del coronavirus che ha causato grosse perdite sui mercati finanziari mettendo sotto pressione i sistemi economici e produttivi di molti Paesi, dall’Italia alla Francia, alla Germania, con aggravamento delle condizioni economiche di milioni di famiglie.
Resta irrisolto il problema di fondo: la mancanza di una cabina di regia, di una voce politica delle istituzioni europee, di una task force con competenze trasversali capace di trattare l’impatto dell’epidemia in ogni suo aspetto. E’ ora di riscrivere le attribuzioni dell’Ue e agire con una decisione politica condivisa dei governi nazionali in favore di una maggiore responsabilità affidata alle Istituzioni comunitarie in situazioni di emergenza, per non ingenerare confusione e individuare chiaramente le responsabilità. Un coordinamento più esplicito e politicamente più visibile, pur nel rispetto delle prerogative nazionali, ridurrebbe le tentazioni di procedere in ordine sparso nell’affrontare un problema che purtroppo è comune e non conosce confini. L’emergenza sanitaria, come quella climatica, non si ferma alle frontiere. “La sanità globale, ha scritto Sabino Cassese sul Corriere, è un bene troppo importante per lasciarlo nelle sole mani degli Stati, prigionieri di risorgenti sovranismi, e dei servizi sanitari nazionali, necessari ma non sempre sufficienti.” La salute è un diritto umano fondamentale, assicurato a livello internazionale.

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