05 novembre 2019

Metodologia storica: contesto, uomo, personaggio storico e alterne fortune a cura di Angelo Ivan Leone

Metodologia storica: contesto, uomo, personaggio storico e alterne fortune

Uno degli insegnamenti più eterni che la storia ci tramanda è quello di saper, poter e, soprattutto, dover considerare i fenomeni storici nella loro complessità.

Partiamo da una questione metodologica:

in storia analizzare e focalizzare l’attenzione sull’uomo è sempre erroneo e sbagliato per non dire fuorviante, perché si rischia di perdere spesso, se non sempre, il quadro generale, ossia il contesto, in cui quegli uomini hanno operato e hanno effettuato il loro agire. Facciamo degli esempi: se si analizza Hitler decontestualizzandolo non si capisce assolutamente nulla, così come non si capisce perché Cesare venne pugnalato dai senatori, chi non ricorda Bruto?, e Ottaviano diventò Augusto pur avendo entrambi la stessa idea di governo che, anzi, Ottaviano aveva copiato e perfezionato dal padre adottivo.
Fatta questa premessa metodologica si può, pertanto, sostenere che nella storia: l’ambiente, il contesto, tutto quel quadro di situazioni generali: economiche, ambientali, sociali, filosofiche e, naturalmente, politiche, contino di più del singolo uomo.
Messa su questo piano vediamo la figura dell’uomo non rimpicciolita, ma restituita a se stessa, ossia come quella, sempre e per sempre, dell’uomo figlio dei suoi tempi. In questo uomo figlio dei suoi tempi è giusto ricordare che l’uomo protagonista della storia, deve essere ancora una volta diviso e separato da quello che possiamo benissimo chiamare: il personaggio storico.
In questa divisione possiamo citare come esempi di distinzione: Benito Mussolini l’uomo e il Duce con tutto quello che concerne il suo mito. Naturalmente è sulla vicenda di questi uomini e dei loro relativi personaggi storici che si avvicendano le domande più affascinanti e interessanti della disciplina storica. Tornando a Bruto chi può, ancora oggi, definire con sicurezza se Bruto fosse un parricida o un eroe della libertà? Per terminare con la prima distinzione da me citata come esempio, quella tra Benito Mussolini l’uomo e il Duce come personaggio storico: chi può dire oggi se, durante la riunione del gran Consiglio del 25 luglio del 1943, prevalse in lui più l’uomo stanco e rassegnato alla rovina e al tradimento dei camerati o il personaggio storico che era ben contento che quella mossa di distaccarsi dall’odiato, ed era odiato anche da Mussolini, Hitler se la assumessero in privato i gerarchi lasciando a lui il ruolo di capo tradito?
Gli uomini, personaggi storici, devono, infine, essere giudicati al netto di quelle che possiamo benissimo definire come le alterne fortune. Queste alterne fortune ci fanno capire che dobbiamo sempre diffidare della folla, la creatura informe e canagliesca di manzoniana memoria. Proprio con il Duce questa folla che lo aveva osannato, fin all’ultimo suo discorso pubblico, tenuto il 16 dicembre del 1944, al teatro lirico di Milano dove egli disse: “difenderemo con le unghie e con i denti la valle del Po’”, se la andò a prendere bestialmente e belluinamente il 28 aprile del 1945. E fu: Piazzale Loreto. Sempre li a Milano, dove il fascismo nacque e nocque e dove la folla ingiuriò la salma di Benito Mussolini suo fondatore.

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