Parliamo
di storia. Il Sud dal1876 al 1952: emigrazione o morte?
Con l'avvento della sinistra costituzionale (1876) il problema da
essere affrontato con una efferata strage e una guerra civile disumana, come
nel caso della destra storica (la migliore equipe governativa che l'Italia
abbia mai avuto, e questo la dice lunga su cosa siano state le classi dirigenti
italiane) la questione meridionale venne affrontata, invece, con una buona dose
di cinismo.
Crispi, infatti, ex
garibaldino pensava che l'emigrazione e la politica coloniale avrebbero risolto
la situazione. I governi presieduti da Giolitti, invece, furono i primi ad
approvare leggi straordinarie con cui finanziarono grandi lavori pubblici in
Puglia, a Napoli, in Basilicata e in Calabria che furono del tutto inefficaci
perché i soldi per gli appalti, allora come ora, di queste imprese andarono ad
ingrossare il patrimonio mafioso.
Si dovette arrivare
al Fascismo per avere una vera repressione del fenomeno maf.ioso ma che non
portò certamente alla soluzione della causa prima scatenante di tale fenomeno
ovvero alla soluzione della questione meridionale. La repressione brutale,
anche se meno indiscriminata e ingiustificata di quella attuata dalla destra
storica, avvenne grazie all'opera svolta dal prefetto Mori.
Sciascia narra che
"enormi squadre di uomini-bestie che facevano tremare paesi interi,
tremarono di fronte a Mori e alle sue squadre". Lo stesso Mori, tuttavia,
dovette fermarsi quando le sue indagini arrivarono a lambire i solidi legami
che vincolavano i mafiosi agli stessi politici fascisti, di qui la sua promozione
a senatore. Promoveatur ut amoveatur, tanto per rimanere nei ritmi dell'eterno
fasto del Fascio littorio e romano.
Nel secondo
dopoguerra la questione meridionale tornò al centro della discussione politica
perché alla caduta del Fascismo, grazie agli Usa e alla Dc la mafia era
diventata un'istituzione e ciò era dovuto in gran parte all'amministrazione
alleata, in particolar modo a quella americana, che delegò nel Sud e in specie
in Sicilia e a Napoli i poteri civili ai boss locali mafiosi e camorristi. Da
Calogero Vizzini a Lucky Luciano, tanto per intenderci. In campo
teorico-politico alcuni gruppi di meridionalisti di formazione laica e radicale
(Mario Rossi Doria) trovarono convergenza con il meridionalismo tecnocratico
cattolico (P.Saraceno) inducendo il governo a nuovi interventi pubblici nel Sud
(Come se non fosse bastata la lezione di Giolitti, sic!).
Si istituì pertanto
la Cassa del Mezzogiorno (1950) e avvenne la riforma agraria (1950-1952).
Entrambe queste misure andarono incontro a dei clamorosi fallimenti, specie la
seconda, e i meridionali, di nuovo traditi e ingannati dallo stato presunto
unitario e realmente coloniale, diedero vita alla seconda e più grande diaspora
dalla loro terra che il XX secolo ricordi, rispondendo con un'emigrazione biblica
alle promesse faraoniche made in DC.
Avvenne
così la nostra silenziosa, disperata e mesta diaspora nel mondo e i meridionali
andarono a fare ricchi gli inglesi e le loro excolonie, spargendosi come il
sale su questa terra dall'Australia, agli States, passando per il Canada e,
addirittura, in SudAfrica. Sembrava riemergere nel loro disperato addio il
motto di Scipione: "Terra ingrata, non avrai le mie ossa!
(c) Angelo Ivan Leone
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