02 luglio 2018

Parliamo di storia. Il Sud dal1876 al 1952: emigrazione o morte? a cura di Angelo Ivan Leone

Parliamo di storia. Il Sud dal1876 al 1952: emigrazione o morte?


Con l'avvento della sinistra costituzionale (1876) il problema da essere affrontato con una efferata strage e una guerra civile disumana, come nel caso della destra storica (la migliore equipe governativa che l'Italia abbia mai avuto, e questo la dice lunga su cosa siano state le classi dirigenti italiane) la questione meridionale venne affrontata, invece, con una buona dose di cinismo.
Crispi, infatti, ex garibaldino pensava che l'emigrazione e la politica coloniale avrebbero risolto la situazione. I governi presieduti da Giolitti, invece, furono i primi ad approvare leggi straordinarie con cui finanziarono grandi lavori pubblici in Puglia, a Napoli, in Basilicata e in Calabria che furono del tutto inefficaci perché i soldi per gli appalti, allora come ora, di queste imprese andarono ad ingrossare il patrimonio mafioso.
Si dovette arrivare al Fascismo per avere una vera repressione del fenomeno maf.ioso ma che non portò certamente alla soluzione della causa prima scatenante di tale fenomeno ovvero alla soluzione della questione meridionale. La repressione brutale, anche se meno indiscriminata e ingiustificata di quella attuata dalla destra storica, avvenne grazie all'opera svolta dal prefetto Mori.
Sciascia narra che "enormi squadre di uomini-bestie che facevano tremare paesi interi, tremarono di fronte a Mori e alle sue squadre". Lo stesso Mori, tuttavia, dovette fermarsi quando le sue indagini arrivarono a lambire i solidi legami che vincolavano i mafiosi agli stessi politici fascisti, di qui la sua promozione a senatore. Promoveatur ut amoveatur, tanto per rimanere nei ritmi dell'eterno fasto del Fascio littorio e romano.
Nel secondo dopoguerra la questione meridionale tornò al centro della discussione politica perché alla caduta del Fascismo, grazie agli Usa e alla Dc la mafia era diventata un'istituzione e ciò era dovuto in gran parte all'amministrazione alleata, in particolar modo a quella americana, che delegò nel Sud e in specie in Sicilia e a Napoli i poteri civili ai boss locali mafiosi e camorristi. Da Calogero Vizzini a Lucky Luciano, tanto per intenderci. In campo teorico-politico alcuni gruppi di meridionalisti di formazione laica e radicale (Mario Rossi Doria) trovarono convergenza con il meridionalismo tecnocratico cattolico (P.Saraceno) inducendo il governo a nuovi interventi pubblici nel Sud (Come se non fosse bastata la lezione di Giolitti, sic!).
Si istituì pertanto la Cassa del Mezzogiorno (1950) e avvenne la riforma agraria (1950-1952). Entrambe queste misure andarono incontro a dei clamorosi fallimenti, specie la seconda, e i meridionali, di nuovo traditi e ingannati dallo stato presunto unitario e realmente coloniale, diedero vita alla seconda e più grande diaspora dalla loro terra che il XX secolo ricordi, rispondendo con un'emigrazione biblica alle promesse faraoniche made in DC.
 Avvenne così la nostra silenziosa, disperata e mesta diaspora nel mondo e i meridionali andarono a fare ricchi gli inglesi e le loro excolonie, spargendosi come il sale su questa terra dall'Australia, agli States, passando per il Canada e, addirittura, in SudAfrica. Sembrava riemergere nel loro disperato addio il motto di Scipione: "Terra ingrata, non avrai le mie ossa!

(c) Angelo Ivan Leone

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