L'abbraccio del fiume di Angelo D'orsi a cura di Teresa Armenti

L’ABBRACCIO DEL FIUME


La vita di un fiume, il Basento, in una serie avvincente di racconti fantastici


Ho provato una intensa emozione quando ho letto che l’autore del libro “L’Abbraccio del fiume” è Angelo D’Orsi di Castelsaraceno, mio ex vicino di casa, mio ex alunno della Scuola Media (anni 1979-1982).

Sin da piccolo, Angelo si distingueva per un forte amore verso la natura e per una curiosità particolare che lo portava ad osservare attentamente il mondo intorno a lui.

Ricordo le interminabili discussioni sugli Ufo in classe. Spesso si intratteneva a parlare con mio padre e ad ascoltare i fatti di guerra. Quando mio padre tornava dalla campagna con l’asino carico di legna, Angelo subito si prodigava a sistemare la legna nella stalla; poi si avvicinava all’animale e lo accarezzava dolcemente.

Dal terrazzo della sua casa, che era di fronte alla mia, il suo sguardo si posava a lungo sull’albero magico del sambuco che sporgeva da un muro in modo contorto e sull’orticello sottostante stendeva le sue ombrelle con i fiori bianchi in primavera e i frutti neri in estate.

Veniva chiamato Angelo di Dio, perché frequentava sempre la chiesa, facendo il chierichetto.

Nel corso degli anni ha coltivato sia l’aspetto religioso che quello naturalistico con studi adeguati, letture specifiche e viaggi esplorativi, catturati dal click della macchina fotografica.

Il lavoro da agrotecnico, con specializzazione nel monitoraggio ambientale e l’uso di software di progettazione grafica, insieme alla sua spiccata sensibilità verso le problematiche ecologiche, hanno favorito la creazione del volume “L’ABBRACCIO DEL FIUME”, frutto di dieci anni di paziente lavoro di ricerca.

Generalmente, alla stampa di un libro concorrono varie figure. Angelo D’Orsi non ha avuto bisogno di nessuno. Lui, originale anche in questo, è stato l’autore, il correttore di bozze, il fotografo, il grafico, l’editore. È stato solamente sostenuto ed incoraggiato in questa impresa da Michela Fortunato, che ha dato anche un suo valido contributo con i suoi acquerelli inseriti nel testo.

Il corposo volume di ben 305 pagine, che abbraccia varie tematiche, è dedicato a chi subisce violenza e alle persone buone, che sono “Il sale di questo mondo”.

Con il versetto di Matteo 5,13, si nota subito il sentimento religioso che scorre come una linfa lungo le pagine con diversi riferimenti alla Bibbia e a vari Santi, che hanno sostenuto l’autore nel suo cammino di fede, come San Francesco, Santa Rita, Santa Caterina da Siena, Santa Teresa di Lisieux.

Il protagonista è il fiume Basento, precisamente il suo Parco Fluviale nella città di Potenza, che si estende per 2,4 chilometri.

L’autore è andato spesso a passeggiare lungo il Parco, si è soffermato ad osservare il suo ecosistema, ha fatto amicizia con i pescatori e con numerosi passanti.

Successivamente, munito di macchina fotografica, si è appostato per molte ore, a volte giorni, mesi, anni, per catturare i colori cangianti delle acque, le molteplici forme di vita che si nascondono sotto la superficie del fiume e gli uccelli stanziali e di passaggio.

Nell’Abbraccio del fiume, una galleria di immagini fotografiche e di acquerelli di flora e fauna si sviluppa in oltre 90 schede conoscitive, grafici, tabulati, che pur mantenendo un alto profilo tecnico e scientifico, risulta scorrevole ed interessante.

L’autore, in sintonia con l’Enciclica Laudatosi’ di Papa Francesco, che invita ad una conversione ecologica, per la cura della ‘casa comune’, con il suo lungo e faticoso lavoro di ricerca ha messo in evidenza la grande biodiversità presente nel fiume, preservandola con ogni mezzo di tutela disponibile.

Incastonati tra l’introduzione e la ricca documentazione scientifica, si dissetano nelle acque del Basento cinque racconti fantastici, colmi di immagini intense e di considerazioni sulla vita contadina ormai passata e sulla società odierna.

L’autore stesso compare all’interno dei racconti, rievocando con nostalgia la sua infanzia “La mia generazione, per merito dei genitori, della scuola e di tutti gli educatori in genere, concepiva un rispetto naturale verso le istituzioni, il prete,medico, le forze dell’ordine, che poi rimane nella coscienza per sempre. Ma su tutti si devono rispettare gli anziani. Si percepivano come figure mitologiche.”

Il Nostro prende per mano il lettore e lo conduce in un viaggio pieno di mistero e di stupore con una leggerezza tale che gli permette di soffermarsi su ogni parola, di capire il profondo amore per la vita.

Nei cinque racconti sono inseriti di tanto in tanto gli acquerelli di Michela Fortunato, che rappresentano gli animali presenti durante la narrazione. Si possono ammirare la vanessa, la farfalla, la Nitticora, le Gerride, l’asino, l’upupa, l’airone. Le storie sono immerse in un clima nostalgico e spesso malinconico e scivolano velocemente davanti agli occhi. Con le presenze misteriose, con fatti inspiegabili e il sorgere di un amore, non si può fare a meno di tuffarsi nella narrazione e seguire le vicende dell’albero di Giuda, del bruco che rappresenta la trasformazione profonda di sé stessi, del pescatore misterioso, dell’amore appena sbocciato e calpestato da mani violente, dell’amicizia sincera e altruista. L’eterna battaglia tra bene e male assume sfumature e punti di vista diversi. Ci sono notti insonni tormentate dall’ansia e dal dubbio, momenti di dormiveglia nei quali il reale cede il passo alla possibilità, quando l’immaginazione prende il sopravvento.

I cinque racconti si concludono con la morte: il suicidio di Giuda al ramo del sambuco, la farfalla appena uscita dal bozzolo che viene schiacciata da un ramo, il pescatore misterioso soppresso dai familiari, i due innamorati colpiti dalla gelosia omicida, immersi nelle acque, che la notte di San Lorenzo, invece di scendere come le lucciole, salgono al cielo e i due amici che sacrificano la loro vita per salvare gli altri.

Il fiume Basento accoglie le loro anime, le raccoglie “e le ripropone ogni istante per l’eternità, fino a quando saremo capaci di giustizia”.

Il sentimento della morte è espresso in molti romanzi, come “La morte corre sul fiume” di Davis Grubb.

Pagine sconvolgenti sono quelle di Tolstoy sulla morte di Ivan Il’ic. La morte di Madame Bovary è tragica, densa, oscura.

Per Mastro Don Gesualdo la morte arriva nella solitudine di una stanza, priva di luce.

Avvicinandoci ai contemporanei, abbiamo Massimo Carlotto e Marco Vichi, che sono noti per le loro storie cupe e misteriose.

La morte presente nei cinque racconti di Angelo D’Orsi ci introduce, invece, in uno spazio universale e al tempo stesso personale, suscita emozioni profonde ed esalta il valore della vita, l’abbandono fiducioso nelle mani di Dio, il Pastore che conduce ad acque tranquille.

La lettura non produce tormento, paura, rabbia, ma scorre calma e fa approdare il lettore nelle acque del fiume, pronte ad abbracciare i suoi sentimenti più profondi, la sua anima che trova pienezza solo in Dio.

Teresa Armenti


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