ITE MALEDICTI AD INFEROS! a cura di Giovanni Gatto

ITE MALEDICTI AD INFEROS!  



“Andate all’inferno, maledetti!”: con questa formula, tratta dal Vangelo di Matteo, una città soleva bandire dai propri confini quei criminali che, pur macchiatisi di infami delitti, per qualche ragione non potevano essere imprigionati o condannati a morte. DI solito ciò accadeva se i criminali erano già scappati (come probabilmente fu per Dante, bandito dalla sua Firenze) o se appartenevano a famiglie troppo potenti.
Quest’ultimo fu appunto il caso, sul finire del XIII secolo, di Francesco, membro della potente e ricca famiglia dei GRIMALDI (in un’altra storia abbiamo già incontrato Nicolò Grimaldi, il banchiere più ricco di Genova nel XVI secolo).
Francesco era il capo dei Guelfi a Genova e durante uno dei frequenti scontri con i rivali, cercò di appiccare il fuoco alla Cattedrale di San Lorenzo, ai tempi considerata centro del potere laico, saldamente detenuto nelle mani delle famiglie Doria e Spinola, ghibelline.
Francesco fu cacciato da Genova e, anche grazie alle ricchezze e soprattutto alle galee della famiglia, poté dedicarsi ad uno dei passatempi preferiti dai cadetti delle buone famiglie genovesi: la pirateria.
Saccheggia di qui e rubacchia di là, il Mar Tirreno, che a quel punto della storia era praticamente un lago genovese, gli stava però diventando stretto, rincorso com’era dalla flotta del Compagna Communis, ovvero del Comune di Genova, e soprattutto dagli Spinola, che gliel’avevano giurata…
Così, trovato un fedele compagno nel cugino Raniero Grimaldi, nella notte del 8 gennaio 1297, il nostro Francesco riesce a conquistare una bella roccaforte in cui può difendersi e magari, in futuro mettersi a fare affari con tutti, come gli avevano insegnato i suoi parenti rimasti a Genova.
In quella notte fatidica, travestiti da Frati Francescani, Francesco e Raniero Grimaldi entrano nella rocca di Monaco, uccidono le guardie, aprono il portone e lasciano entrare i compagni pirati, che in breve sbaragliano la guarnigione (genovese) e conquistano la fortezza.
Francesco muore nel 1309 e a lui succede Raniero, che prima viene scacciato dagli Spinola ma poi si riprende definitivamente la rocca con l’aiuto dei francesi di Filippo il Bello (quello che fece fuori i Templari).
A ricordo dell’impresa piratesca di Francesco e Raniero, lo stemma di Monaco porta ancora oggi i colori dei Grimaldi (rombi bianchi e rossi) i mezzo a due frati armati di spada; inoltre sul palazzo del Principe si può leggere questa iscrizione in una lingua che molto assomiglia al Genovese di quel tempo:
“Storicu de Francescu Grimaldi ditu u Maliçia
U oetu de zenà d'u milleduiçentununantasete, de sëia, Francescu Grimaldi arriva cun ün statagema a s'impadruni d'a furteça bastia da i Genuesi scïu d'u schoeyu de Munëgu: vestiu da frate, se fa droeve ë porte e piya ë gardie per sürpresa.”
Ovvero: “Storia di Francesco Grimaldi detto Il Malizia
L'8 gennaio 1297, di sera, Francesco Grimaldi riesce con uno stratagemma a impadronirsi della fortezza costruita dai genovesi sulla rocca di Monaco: travestito da monaco, si fa aprire le porte e prende di sorpresa le guardie.”

Immagine: Miniatura dal Codice Coccarelli (Genova - 1320 ca.) : "La città mette al bando i colpevoli di orrendi crimini"


© Giovanni Gatto

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