Roberto Vecchioni – Il libraio di Selinunte – a cura di Marcello Sgarbi
Roberto Vecchioni – Il libraio di Selinunte – (Edizioni Einaudi)
Collana: Stile Libero Extra
Formato: Copertina rigida
Pagine: 242
ISBN: 9788806202347
Ho già recensito un libro di Vecchioni, Il mercante di luce, secondo me molto interessante e utile – al di là del potere avvincente del racconto – soprattutto perché evidenzia il rapporto sofferto tra un padre e il proprio figlio, affetto da progerìa. In pratica, invecchiamento precoce. Il libraio di Selinunte, invece, fa parte di quei libri che rappresentano un vero e proprio inno salvifico alla lettura e alla forza della parola. E da quest’ultimo punto di vista non è un caso che durante le puntate del programma Le parole, condotto dal giornalista e scrittore Massimo Gramellini, Vecchioni non sia stato soltanto un ospite speciale ma abbia portato nelle sue “lezioni” tutto il suo sapere in fatto di etimologia e di significato dei termini, fra i quali molti di quelli che usiamo ogni giorno nel nostro parlare quotidiano e di cui perdiamo a volte il senso, quando non addirittura magari ne abusiamo.
E in una città popolata da persone che hanno dimenticato il significato sotteso delle parole e comunicano solo con quelle indispensabili è ambientato questo romanzo breve ma non per questo meno coinvolgente del cantautore, scrittore ed ex insegnante. La vita dei cittadini trascorre tranquilla – forse sarebbe più corretto dire piatta – almeno fino a quando non fa la sua comparsa il nuovo libraio. Un personaggio centrale, nel libro di Vecchioni, che a me per certi versi ha ricordato il suo omologo A.J. Fikry, protagonista di La misura della felicità, scritto da Gabrielle Zevin.
Il libraio di Selinunte, come viene ripetuto nel titolo, sembra avvolto dal mistero. Nel pettegolezzo seguito al suo arrivo, la gente dice di lui che abbia comprato la libreria dal sarto e che non faccia altro che sistemare libri. Il mistero si infittisce quando gli abitanti vedono appesi sui muri della città manifesti e locandine che promuovono incontri di lettura da tenersi alle nove di ogni sera.
Già stupefacente di suo, la situazione sembra diventare paradossale quando il libraio afferma di non vendere i libri, ma soltanto di leggerli. Il fatto provoca un’istintiva curiosità che spinge le persone a passare verso quell’ora davanti alla libreria per sbirciare oltre le vetrine. Dopo la prima sera, però, nessuno partecipa più agli incontri letterari. Per di più, il libraio subisce la diffidenza della gente. Tanti giudicano dalle apparenze – e qui ci sarebbe da discutere su quanto il giudizio spesso diventi un pregiudizio – e c’è chi arriva a definirlo “l’uomo più brutto che avessi mai visto. Piccolo, storto, incurvato”. Altri scambiano addirittura il libraio per pazzo. L’unica eccezione la fa Frullo, che è poi il coprotagonista che narra la storia basandosi sui suoi ricordi. Esce di casa in modo furtivo, si intrufola nella libreria e acquattato tra le pile dei volumi sta ad ascoltare le letture del libraio. Fra i due si stabilisce quindi un muto contatto, forse anche un po’ magico. Di fatto Frullo è l’unico che si preoccupi del libraio, perché quando scoppia un incendio è la sola persona in tutta Selinunte che abbia a cuore il destino dell’uomo.
Questo romanzo di Roberto Vecchioni si fa anche apprezzare perché – anche in questo caso come in Il mercante di luce - è permeato di “grecità”. L’autore, attraverso le descrizioni degli ambienti e degli scenari, riesce a evocare il legame di Selinunte con i templi greci, il Megaron, la necropoli o l’Acropoli di Atene. mIn conclusione, Il libraio di Selinunte è dedicato prima di tutto a chi ama davvero i libri e la lettura. E se posso aggiungere in tutta modestia un altro consiglio, sull’argomento vi invito a leggere Come un romanzo, di Daniel Pennac.
© Marcello Sgarbi
Commenti
Posta un commento
I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.