- LEGGE DI BILANCIO ALL’INSEGNA DELLA PRUDENZA di Antonio Laurenzano
- LEGGE DI BILANCIO ALL’INSEGNA DELLA PRUDENZA
di Antonio Laurenzano
Autunno tempo di bilancio, esami in arrivo per il Governo. In cantiere la Manovra 2026, un momento di riflessione sullo stato dell’economia in previsione della programmazione della spesa pubblica e del prelievo fiscale. Entro il 2 ottobre, con l’imprimatur del Consiglio dei Ministri, dovrà essere trasmesso alle Camere il Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp) che, in recepimento della riforma delle regole della governance economica europea, ha sostituito la NaDef (Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza). Il nuovo documento contiene, oltre all’anticipazione delle misure della Manovra 2026 e dei relativi effetti finanziari, l’aggiornamento delle previsioni a legislazione vigente riportate nel Decreto di finanza pubblica 2025, il conto economico delle amministrazioni pubbliche articolate per sotto-settore, l’aggregato della spesa netta, il saldo di cassa del settore statale. La presentazione ufficiale in Parlamento da parte del Governo della Manovra completa avverrà entro il mese di ottobre, preceduta dall’invio a Bruxelles del Documento programmatico di bilancio con l’indicazione dell’obiettivo di saldo di bilancio e delle proiezioni delle entrate e delle spese. La Legge di Bilancio, al termine di un complesso e articolato iter parlamentare, dovrà essere approvata dai due rami del Parlamento entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio.
Quest’anno il Governo è nelle condizioni di predisporre la manovra in un favorevole scenario economico per effetto del riconoscimento a livello internazionale del pieno rispetto da parte dell’Italia degli impegni presi sul contenimento di spesa pubblica e deficit. Lo riconosce il Fondo monetario, così come la Commissione europea. Lo spread scende, le agenzie di rating cambiano giudizi e valutazioni sulla solvibilità e solidità finanziaria del Paese, aumenta la fiducia dei mercati. Una stabilizzazione finanziaria, espressione di quella politica, che rende l’Italia un Paese attrattivo per gli investitori in attività produttive. Il Governo non esclude di uscire dalla procedura di infrazione Ue in anticipo rispetto al termine del 2026, riportando il parametro del deficit sotto il 3% del Pil.
La parola d’ordine in Via XX Settembre è “prudenza”. Il Ministro dell’Economia Giorgetti, fedele alla sua strategia, ha sottolineato che “tutte le misure allo studio saranno valutate tenendo conto dell’esigenza di tenere sotto controllo i conti pubblici, in un contesto caratterizzato ancora da turbolenze geopolitiche e macroeconomiche che potrebbero rendere necessarie nuove spese.” Tanti i punti interrogativi sul Pil 2026 (+ 0,7%?) generati dai dazi americani, dalla guerra in Ucraina e nel Medioriente e dagli elevati impatti sui prezzi dell’energia. Una girandola di calcoli per non impattare sui vincoli di Bruxelles.
Il cuore della Manovra 2026 sarà ancora una volta il capitolo fiscale, con particolare attenzione al taglio dell’Irpef per i redditi intermedi. Dopo l’accorpamento dei primi due scaglioni operato nel 2024, l’obiettivo del Governo, risorse (e contributi straordinari delle banche) permettendo, è di intervenire sul secondo scaglione (28.000-50.000 euro) per estenderlo fino a 60.000 euro e riduzione dell’aliquota dal 35 al 33%. Altro tema caldo è la rottamazione delle cartelle esattoriali, edizione quinquies, per alleggerire il magazzino debiti che ha superato 1.300 miliardi di euro, distinguendo tra crediti effettivamente esigibili e quelli ormai inesigibili. Una sorta di “pace fiscale”, secondo l’espressione cara al Ministro, per “dare la possibilità a chi si trova in difficoltà di rifiatare e continuare a contribuire”. Chiudere cioè i contenziosi fiscali, permettendo a cittadini e imprese di onorare i propri impegni nei limiti delle possibilità reali, nella consapevolezza della rilevante pressione fiscale del Belpaese che ammonta a oltre il 42,5%. Nessun condono, nessuna scorciatoia per i furbetti, ma un percorso di rientro sostenibile per chi non riesce a pagare le tasse.
Il 2026 si preannuncia con un taglio di molti sconti fiscali che hanno accompagnato gli italiani in questi anni: stop al bonus mobili, maxi taglio per i lavori in casa (dal 50 al 36%). Segnato anche il destino del superbonus, ora al 65%: chiaro l’intento di cancellare in via definitiva la sciagurata stagione del superbonus 110% che tanti danni ha arrecato alle finanze pubbliche. A fine anno 2024, gli oneri a carico dello Stato, certificati dalla Corte dei Conti, per lavori già conclusi, ammontano a oltre 123 miliardi di euro. Al vaglio del Governo ci sono altri interventi: sgravi fiscali per chi lavora a ore, la “Carta per i nuovi nati” con un contributo economico di 1.000 euro destinati ai genitori con ISEE fino a 40.000 euro, la “Dote famiglia”, una misura da utilizzare per le attività extra scolastiche dei figli in età fra sei e quattordici anni (reddito ISEE pari o inferiore a 15.000 euro), incentivi alle imprese per assunzioni stabili, bonus per l’assunzione di giovani under 35, donne e categorie svantaggiate, bonus mamme in busta paga per sostenere la genitorialità, risorse al Fondo sanitario nazionale, interventi per ridurre i tempi di attesa nella sanità pubblica. Confermato il taglio del “cuneo fiscale”.
Una politica di bilancio che guarda all’autonomia finanziaria (e politica) dell’Italia tenendola lontana dai ricatti di chi potrebbe facilmente determinarne la crisi finanziaria, come già avvenuto in passato. E non è poco!
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