LE COLONNE DELL’INFAMIA A GENOVA a cura di Giovanni Gatto
LE COLONNE DELL’INFAMIA A GENOVA
Di
“Colonne Infami” se ne eressero un po’ ovunque in Italia tra il
XIV e il XVII secolo, per ricordare ai posteri un qualche scellerato
delitto e le conseguenti terribili pene inflitte ai malviventi,
assassini o cospiratori, una volta catturati e consegnati alla
giustizia secolare.
La Colonna Infame più famosa è certamente
quella di cui narra Alessandro Manzoni in una appendice a I PROMESSI
SPOSI: fu eretta a Milano nel 1630 a memoria e monito dei supplizi
inflitti a due (presunti) “untori” della peste, che flagellava
Milano in quegli anni.
A Genova, di Colonne Infami ne abbiamo
addirittura due, una che risale al 1628 e che sta in Via del Campo,
l’altra ben più moderna e decisamente più interessante: oggi ve
ne racconto la storia.
La colonna di Via del Campo, non lontana
dal piccolo museo dedicato a Fabrizio de André, sorge in un piccolo
slargo, e fu eretta per ammonire i posteri a non congiurare contro la
Repubblica, come aveva invece fatto un tal Giulio Cesare Vachero,
avventuriero venduto ai Savoia, che fu in conseguenza di ciò
giustiziato per decapitazione ed esposizione del cadavere sui
bastioni del porto. Naturalmente furono anche confiscati tutti i beni
della famiglia e la sua casa fu distrutta (sorgeva proprio in questo
piccolo slargo).
Più interessante, e per me assai dolorosa, è la
seconda Colonna Infame, eretta nel 1981 sulla collina di Sarzano da
privati cittadini genovesi giustamente indignati per la devastazione
perpetrata ai danni della storia di Genova negli anni tra il 1950 e
il 1980.
La stele ricorda la distruzione indiscriminata e
scellerata di due antichi quartieri di Genova, Portoria e “A
Cöllia”, per far posto alle orride schifezze urbanistiche
rispettivamente della moderna Piazza Piccapietra e del Centro dei
Liguri. Ne fecero le spese antiche botteghe artigiane, vicoli e
palazzi carichi di storia e persino la casa natale di Nicolò
Paganini, la cui anima dannata, da allora, si aggira di notte nei
pochi vicoli superstiti di quella zona, suonando, disperata, la sua
composizione “IL TRILLO DEL DIAVOLO”.
Ma dei fantasmi di
Genova, ne parleremo un’altra volta…
Comunque, per concludere,
chi è di Genova sa bene di quali brutture urbanistiche ho parlato,
mentre chi non lo è e mi accompagna nei miei giri nel Centro
Storico, sappia fin d’ora che non lo porterò mai lì a vedere tali
schifezze: ne ho vergogna!
(c) Giovanni Gatto
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