QUALE FUTURO PER I DIPLOMANDI ? di Antonio Laurenzano

QUALE FUTURO PER I DIPLOMANDI ?

di Antonio Laurenzano


Si avvicina a grandi passi l’esame di maturità dell’anno scolastico 2024-2025. Mercoledì 18 giugno 500mila studenti (più di seimila in Provincia di Varese) affronteranno la prima prova scritta, dopo aver vissuto fra paure ed ansie la “notte prima degli esami”, celebrata in musica da Antonello Venditti. Al termine del ciclo scolastico, arriva il primo vero carico di responsabilità, un appuntamento importante per scelte post diploma capaci di segnare il percorso della vita. Fra incognite e speranze, si è chiamati a gettare le basi su cui costruire il proprio futuro, prendendo decisioni consapevoli. Ma al di là degli aspetti legati a convenienze economiche, opportunità occupazionali e professionali, non sempre è ben definita la capacità di un’indagine reale sul tipo di “soggetto lavorativo” che si vuole diventare.

Torna alla ribalta il problema di sempre. La necessità di una scuola pubblica che non si limiti a verificare l’apprendimento di nozioni uguali per tutti ma favorisca la conoscenza delle proprie inclinazioni, inserita in una società in grado di fornire a chiunque la possibilità di valorizzarle. Sotto accusa un modello scolastico basato su un “apprendimento mnemonico e nozionistico” che, se risponde all’esigenza di produrre risultati oggettivamente misurabili, non sempre contribuisce a formare persone consapevoli delle proprie capacità e aspirazioni, dunque facilitate nelle scelte post diploma. In un contesto del genere, non è escluso che si finisca per sbagliare strada e bruciare anni e opportunità. L’anello debole della catena è l’orientamento, quel processo che aiuta gli studenti a capire le proprie potenzialità, le proprie doti, le proprie aree di interesse, che favorisce lo sviluppo di competenze necessarie per affrontare il futuro, rafforzando le motivazioni e stimolando passione e impegno per lo studio. Un processo formativo-professionale per superare le difficoltà di dialogo tra il mondo della scuola e le imprese. Orientare gli studenti, prepararli alle scelte che affronteranno nel futuro, anche con il supporto dei loro insegnanti, diventano passaggi fondamentali a vantaggio dei ragazzi e delle loro famiglie innanzitutto, ma anche del sistema imprenditoriale locale.

Una efficace apertura verso il mondo delle imprese per avvicinare scuola e lavoro, un “dialogo” che a Varese si è concretizzato con il recente Talent Day promosso da Confindustria alle Ville Ponti dove 350 studenti degli Istituti tecnici economici e industriali del territorio hanno potuto confrontarsi direttamente con i responsabili delle risorse umane e imprenditoriali di 25 aziende di Varese e provincia. Una significativa opportunità offerta a tanti ragazzi in procinto di diplomarsi, giunti a un bivio importante per il proprio avvenire: entrare a far parte del mondo del lavoro o proseguire negli studi universitari e completare il percorso formativo. Ed è estremamente importante “costruire” in ogni ragazzo certezze per scelte consapevoli, allontanando dubbi e salti nel vuoto.

Per gli studenti che intendono proseguire gli studi iscrivendosi a un corso universitario, il nodo del dibattito è metterli in condizione di portarli a termine. Secondo il rapporto 2025 di AlmaLaurea sul “Profilo dei diplomati e loro esiti a distanza dal diploma”, i problemi con l’Università iniziano già dopo dodici mesi dall’iscrizione con un forte abbandono. Il motivo principale dietro questa inversione di rotta risiede in una insoddisfazione, rispetto alle aspettative iniziali, per le discipline insegnate, speso ritenute poco interessanti, o per le difficoltà riscontrate in fase di accesso. Conclude gli esami e dà la tesi nei termini il 58,7% dei laureati del 2024. Dati su cui riflettere in un Paese dove l’ascensore sociale rimane bloccato. Un rebus infinito con soluzioni sempre più difficili che allontanano tanti ragazzi da una seria prospettiva di lavoro.

Non lascia margini di commento il rapporto annuale Istat presentato in questi giorni alla Camera dei Deputati: analizzata in particolare la situazione giovanile in Italia rapportata alla condizione occupazionale. Una lettura di uno spaccato sociale preoccupante: nel biennio 2022-2023 oltre 100mila ragazzi, tra i 25 e 34 anni, da diverse parti d’Italia, sono espatriati alla ricerca di lavoro (e di condizioni economiche migliori), di cui oltre 21mila laureati. Un trend in continua crescita. Una emigrazione che, insieme al fenomeno di denatalità, ha conseguenze rilevanti e serie anche sul calo demografico del Paese, oltre che sulle nostre imprese.

Una inquietante emorragia di giovani. Nel 2023 la Lombardia ha il saldo peggiore: 5.760 giovani in fuga dall’Italia (63.639 nei tredici anni 2011-2023). E’ forte l’impatto economico della perdita di questo capitale umano. Nell’arco degli ultimi 13 anni, rielaborando i dati sull’investimento pubblico in istruzione e quello delle famiglie, è stato stimato un disavanzo di circa 134 miliardi di euro, a beneficio ovviamente dei Paesi di destinazione (Regno Unito, Germania, Svizzera, Francia, Spagna, Usa). Da tempo è accesa una spia rossa per una “scarsa attrattività” del “sistema Paese” che l’Italia non può più permettersi. Quando si spegnerà?


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