Lettere dal fronte di Cesare Cuscianna a cura di Vincenzo Capodiferro


LETTERE DAL FRONTE

Versi coraggiosi ed esplorativi di Cesare Cuscianna

Lettere dal fronte” è un’opera poetica di Cesare Cuscianna, pubblicata da Fara, Rimini 2024, vincitrice al Faraexcelsior. Già il titolo ci dà un’idea di “Grande Guerra”, di trincea, di bellum omnium contra omnes. Questa è la vita. Leggiamo nel giudizio della giuria: «Quel che resta in cuore e nella mente dopo la lettura di Lettere dal fronte è la conferma che la guerra è semplicemente un’assurdità. Un’orribile assurdità. Versi coraggiosi osservano, esplorano, pensano, desiderano, scavano, appuntano sentimenti e momenti intimamente profondi, situazioni tragiche». “La guerra è regina di tutto”, scriveva Eraclito l’oscuro. La guerra è un’assurdità, purtroppo reale. E la storia ancora non è riuscita a bandirla dai suoi annali, con tutti gli insegnamenti secolari.

Non sopravvivi

se non ti aspetta un desiderio
solo chi ama fa arretrare il tempo
c’è troppa morte in questa primavera
mai visto un tulipano o una rosa
tornare al sonno
ma è cura vegetale avvolgersi nel buio,
il nero sperare sia solo di passaggio.

Il mondo si sgretola ogni giorno
così remissivo da sembrare irreale…

Commenta Alessandro Ramberti nella postfazione: «Troviamo in queste Lettere un gioco bello e impegnativo fra il poeta, tessitore di immagini ed indagatore di verità che oscillano fra una cruda materialità e una labile ma pervasiva ed emozionante ricerca di senso, e il pensatore che fa i conti con una quotidianità spesso greve e costellata di assurdità». È il conflitto irrisolvibile tra ragione e sentimento, tra ideale estetico e ideale etico.

Se scrivessi una lettera ti direi

la guerra continua ma sto bene

e faccio il mio dovere

La guerra cui allude il Nostro non è solo quella esteriore, ma quella interiore, nonché quella vissuta ogni giorno sui fronti della vita, dello stress quotidiano, del “Panta Rei” dell’esistenza umana. Trincea è il mondo del lavoro, tutto, l’erleben quotidiano.

Il tempo è oppio

non più desiderio ma sapienza...

Tempo rimanda a Tempio: “la religione oppio del popolo”. La scientia temporis cioè la coscienza del tempo che rimanda all’heideggeriana esistenza autentica diventa sollievo, cioè vera sapienza, non desiderio, fonte, invece, di dolore.

Lì, intorno a te

cresce l’intangibile momento…

La vita vera sta in quell’attimo che fece esclamare ad Ungaretti: “M’illumino…”. La voce dalla trincea di Cuscianna esprime anch’essa allegria. La vita è naufragio, ma dolce se si coglie, come Leopardi, quel “carpe diem”. Afferrare l’attimo, quello che i greci antichi chiamavano il “kairòs”, dentro il “cronos”, cioè lo scorrere indisturbato degli eventi. Cogliere, come in Quasimodo, farsi trafiggere da “un raggio di sole”:

E poi prendimi, stanchezza

con l’ultimo raggio di sole…

La poesia di Cuscianna è profonda, instabile, rivoltante, non offre sempre lieti cuscini, invita a prendere coscienza di una guerra assurda che ci circonda. Siamo come soldati, ogni giorno, ma ci fermiamo un attimo a pensare, a godere quell’attimo intangibile che ci passa accanto, ogni momento?

Cesare Cuscianna, medico e psicologo, ha vinto: il premio Cesare Pavese 2002 poesia inedita, sezione medici scrittori; il Premio Giovanni Bertacchi - Scia di Buone memorie 2023, poesia singola; il Premio Samnium 2022 e il Premio Xenia Book Fair 2023 con sillogi inedite. Ha pubblicato il romanzo “La Malerba” (Antigone Edizioni 2009, finalista al Premio Calvino 2009) e la raccolta di racconti “L’ippopotamo nella neve e altere vite ancora” (L’Erudita 2022, vincitore Concorso Argentario 2022 e Premio Città di Arcore 2023).


(c) Vincenzo Capodiferro 

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