DUE POESIE DI WILLIAM STABILE a cura di Vincenzo Capodiferro


DUE POESIE DI WILLIAM STABILE

Quanto è profondo il mare” per un poeta dall’occhio lucido e penetrante


Sono comparse sul sito “Lucaniart” due poesie di William Stabile: la prima è “wave chaser” (cacciatore d’onde), scritta a El Cotillo, Fuerteventura, dicembre 2024. È come l’apparire di una meteora nel cielo blu terso che s’inoltra nell’abisso notturno.

nella conchiglia dell’orecchio fischia
un vento caldo teso sul porto
a notte fonda attraccano navi
sui moli caldi di lava


La conchiglia colla sua sezione aurea è simbolo dell’infinito, è sintesi dell’universo. Tutti, da bambini ci mettevamo in ascolto. Leo Ferrero ne’ “Il ritorno di Ulisse” fa esclamare Al cantore Fermio: «Puoi fare un viaggio dentro una conchiglia!». Siamo in viaggio. Il viaggio è infinito. Come esclama il cieco aedo: «Gli Dei hanno stabilito che era necessario perdersi per ritrovarci». In queste due poesie di William domina il mare. Dalla ci canta “Come è profondo il mare”. Ci sconvolge la sua veduta. Ogni uomo è un Ulisse, un “Uno, nessuno, centomila”, soprattutto un nessuno silente, assente che si perse nella muta, ineffabile presenza dell’universo.

l’isola è nera mite
ma brucia in silenzio
lontano suoni cupi di porto
sirene di navi alla distanza
stralli metalli & pontili…

Si contrappone il silenzio dell’isola, quasi immersa – e non solo emersa – nel profondo mare allo sciabordio delle sirene. In “Dialettica dell’Illuminismo”, Horkheimer e Adorno paragonano l’uomo moderno all’Ulisse legato al palo, dinanzi alle conturbanti sirene. Le sirene sono le passioni, i desideri, spesso ritenuti peccaminosi. Ulisse è il borghese risparmiatore, accumulatore, adoratore di capitali. La sirena della nave (mi fa pensare a “Il treno ha fischiato”) l’ho intesa come il richiamo del capitalismo industriale che si contrappone alla serenità della Natura. Gli “strani metalli” sono il contesto, il sottofondo futuristico dietro una realtà eterna, passatistica.


i tuoi occhi neri/ due rondini di mare & l’intenso azzurro del cielo/ i tuoi seni/ due dorsi di delfini & il fruscio delle creste/ come vento tra le foglie

Intense metafore per esprime l’amore. Tutto ciò che resta, alla fine! La rondine pascoliana e il delfino, simbolo di saggezza, di libertà, di amore. La rondine coi suoi edifici in muratura ci fa pensare alla stabilità della casa, della famiglia, al tetto. Stabilità, sicurezza e libertà. Terra e mare! Siamo tutti come Ulisse e Colombo. Cerchiamo “Terra!”. “Terra!”


La seconda poesia è “acquarello”, scritta nel Luglio-Agosto 2024 a Fuenti, Amalfi Coast. Ci soffermiamo velocemente su alcuni passi.

...
i vecchi sanno che a loro
è sacro il minuto concesso
con lo sguardo sul molo
intorno al capo volano farfalle
come clessidre del tempo
il mare a notte fonda
scorre sotto le fessure delle porte
l’acqua è il tempo che in silenzio dice
la nostra condizione permanente

Il vecchio ha una percezione diversa del tempo rispetto al giovane: si avvicina la morte/passaggio. Il giovane è potenzialmente futurista, il vecchio passatista. Ma non usiamo certi termini che potrebbero ferire la sensibilità del “peterpanismo” degli adulti: gli anziani. A me non dispiace essere vecchio. Vecchio non è sinonimo di “gettatezza” dell’esistenza nella spazzatura delle case di riposo. Bellissima è l’espressione “l’acqua è il tempo”. Ci ricorda il “Panta Rei” di Eraclito l’oscuro. L’uomo è seduto sulla riva del fiume/tempo. Crede di star fermo, ma l’acqua non è mai, più la stessa. Noi crediamo di essere eterni, granitici, ma tutto si muove, anche noi col tutto. Ci sono due elementi che simboleggiano il tempo nella poesia di William: la sabbia (la clessidra) e l’acqua e guarda caso questi due elementi si trovano accanto al mare.

William è un poeta profondo ed attento alle dinamiche esistenziali della vita umana. Coglie lo spessore dell’attimo fuggente nei suoi versi ricchi di spunti, anche se appaiono banali. Dietro le righe si legge un recondito senso di ricerca. La sensazione in fondo cosa è? Dare senso a ciò che si vede, si sente, si percepisce. L’uomo è il nietzschiano, ermeneutico ente interpretante, comprendente.

Vincenzo Capodiferro

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