Il sangue dei giusti di Sergio Melchiorre a cura di Vincenzo Capodiferro


IL SANGUE DEI GIUSTI

Un libro intenso di memoria sulla Resistenza Italiana


Il sangue dei giusti. L'ingiusta violenza. Memorie della guerra di liberazione e della gloriosa 'Brigata Maiella' è un libro di Sergio Melchiorre, edito nel 2025.

IL SANGUE DEI GIUSTI

Un libro intenso di memoria sulla Resistenza Italiana



«Il giusto godrà nel vedere la vendetta, laverà i piedi nel sangue degli empi». Recita il salmo. Il sangue versato dagli innocenti, da Abele il giusto fino ai martiri di Sant’Agata, cari al nostro autore e a tutti coloro che hanno subito ingiustizia dagli empi, sono vendicati da Dio già nella storia, ancor più nell’eternità. Questo lavoro, molto bello, di Sergio Melchiorre, ci riporta in un “mondo a parte”, quelli degli Abruzzi, a Gessopalena, guardia della Maiella, in tempo di guerra. Gli eventi su cui si concentra il libro partono naturalmente dal prologo dell’8 settembre, la fuga del re, a finire allo sbando dell’Italia. Abbiamo rivissuto a livello storico quelle grandi stagioni del brigantaggio, urlo di protesta storica contro gli invasori, gli oppressori, di qualunque genere essi siano. Brigantaggio e Resistenza hanno molto in comune. La nostra gente è forte, abituata al disagio, alla sofferenza, alle intemperie: «Gente sopravvissuta alle grandinate, alle nevicate, alle frane, alle siccità ed ai terremoti, abituata a vivere in molti in una sola camera, senza agi e comodità. Queste furono le persone che diedero vita ai prodromi della ribellione armata contro il nazifascismo e più tardi alla Brigata Maiella».

“Il sangue dei giusti” corona un percorso letterario di Sergio Melchiorre che ha visto alle stampe: “Il silenzio di mio padre”, “La sentinella dell'infinito” e “La cascina rossa”, la trilogia del silenzio. Il silenzio è ciò che voleva il nazifascismo: tappare la bocca ai giusti, nascondere tutto, negare il male commesso. Il negazionismo è una malattia sempre attuale. Questo silenzio è stato sventato dalla storia, Cassandra rivela sempre la verità, l’Aletheia: ciò che era nascosto sarà annunziato sui tetti. La letteratura di Sergio si fa portavoce della storia senza voce, si fa profetica voce, vox clamantis in daeserto. Il deserto degli Abruzzi ha resistito al Nazifascismo. La Maiella ha resistito con coraggio al nazifascismo. Il Gran Sasso aveva custodito e bloccato Mussolini per un tempo. Da questi pascoli, da questi stazzi, purtroppo scende anche il Vate adulatore del Fascio, Gabriele D’Annunzio, ideatore dei romani saluti, ancora emulati dai folli e ciechi ignoranti, ignoranti della storia. Anche egli fu recluso al Vittoriale. Ed egli non ricevette il signor Gramsci, il quale nel 1921 si recò a invitare il Vate ad aderire al nascente Partito Comunista d’Italia. La Resistenza è l’azione di reazione alla violenza, all’oltraggio, alla paura.

«Notte del 21 gennaio 1944: un camion di soldati tedeschi si avvicina lentamente a una masseria che si trova su una collina innevata della contrada Sant’Agata di Gessopalena, in provincia di Chieti»: la Resistenza nasce da tutto il resto che segue a questo incipit che Sergio ci rammenta.

«La Resistenza era un’altra cosa. I Partigiani erano motivati da un bisogno epidermico di liberare l’Italia dalle truppe d’occupazione. La Brigata Maiella aveva il sostegno della popolazione locale e si muoveva su un territorio che conosceva palmo per palmo. La Resistenza si respirava nella quotidianità delle azioni militari che i Patrioti compivano, liberando le città italiane occupate dai tedeschi. Mi ricordo la gioia che provai quando fummo accolti con entusiasmo dai cittadini bolognesi. Dopo la Liberazione però fummo costretti a emigrare all’estero perché subimmo forti pressioni politiche da parte delle forze reazionarie, a causa della nostra militanza nel PCI. Il terrorismo rosso, che di rosso non ha niente, affonda le sue radici nell’inquietudine borghese del paese, ma non gode dell’appoggio della popolazione. Non mi meraviglierei se dietro le Brigate Rosse ci fossero i servizi segreti occidentali per impedire al PCI di andare al potere». Risponde il partigiano di Colledimacine.

La Resistenza comincia col delitto Matteotti e finisce con la liberazione definitiva dalle truppe nazifasciste nel 1945. Definitiva? A nostro avviso non ci siamo liberati definitivamente dalla malattia del fascismo. Roma capta ferum victorem coepit. La Roma fascista vinta ha vinto il mondo intero. Prima infatuò la Germania, poi conquistò la stessa Russia, con Stalin, il culto della personalità. Il fascismo ha fatto pervertire lo stesso comunismo. Poi infettò, subito dopo la liberazione, con la Guerra Fredda, il mondo intero. Infettò tutta l’America Latina, dove il nazifascismo venne riciclato. Il Fascismo è una peste mortifera che si diffonde facilmente, al solo tocco d’aria.

La Resistenza, dunque, è un dovere estremo che dura sempre, un dovere di ogni cittadino, contro ogni futura forma di imposizione, contro ogni tentativo di leggi fascistissime da parte di qualunque governo al mondo. Il mondo sta virando a destra. Il fascino del capo attrae. È molto più facile lasciarsi comandare. Kant già l’aveva detto: «E' così comodo essere minorenni! Se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che valuta la dieta per me, ecc., non ho certo bisogno di sforzarmi da me. Non ho bisogno di pensare, se sono in grado di pagare: altri si assumeranno questa fastidiosa occupazione al mio posto». Se ho un’intelligenza artificiale che pensa per me... Eppure proprio quell’Illuminismo colle sue stravaganti “Dialettiche” ha prodotto i totalitarismi.

Il libro di Sergio Melchiorre ripercorre tutte le vicende storiche della brigata Maiella, fa un’attenta analisi dei fatti, dei protagonisti, a partire dal suo silenzioso padre, Aronne. È un libro soprattutto che ci ridesta la memoria: rischiamo di dimenticare! Un uomo smemorato è capace di distruggere il mondo. È la memoria che ci salva dal male. Dobbiamo imparare da questa magistra vitae! Hegel ci rimprovera ancora: Ciò che abbiamo imparato dalla storia è che non abbiamo imparato niente dalla storia.



Scrive il Ragionieri: «Gli ideali e le forze profonde della Resistenza, i processi da essa innescati, agirono a lungo e nel vivo della società italiana. Riuscendo a superare la pericolosa e nascente retorica che su di essa verrà intrecciata, mirante a precluderne la conoscenza reale e a riassorbirne l’immagine in quella oleografica e mistificante di una “unione sacra”, cronologicamente ben delimitata, che aveva esaurito e concluso la sua funzione».

In questo senso, se vogliamo, l’intento culturale del Melchiorre è ben raggiunto e dimostrato. La Resistenza riprenderà di nuovo la sua poetica nella stagione rivoluzionaria europea del Sessantotto. E questa volta sarà Resistenza contro il Nazifascismo economico, sociale e politico, mai tramontato. Non dimentichiamo che il 1943 è un anno chiave per capire il comportamento della classe operaia italiana: il grande sciopero che porta da un lato al tentativo di restaurazione badogliana al sud e al nord alla rioccupazione nazifascista. Non dimentichiamo che il fascismo era nato come reazione al biennio rosso, agli scioperi postbellici. La Resistenza è stata Rivoluzione, anche se momentanea, perché di lì a poco si inaugurerà il regime democratico.


Vincenzo Capodiferro


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