EUROPA, DA DE GASPERI A… MACRON di Antonio Laurenzano
EUROPA, DA DE GASPERI A… MACRON
Promosso dalla Fondazione De Gasperi in occasione dei 70 anni dalla morte dello statista trentino, si è tenuto a Bruxelles, presso l’Istituto italiano di cultura, il Convegno “De Gasperi e il futuro della nostra patria Europa”. Con il contributo di autorevoli relatori è stato ripercorso il cammino politico e umano di uno dei protagonisti indiscussi della storia d’Italia, del suo contributo alla costruzione dell’Europa unita. Un lascito storico alle nuove generazioni di grande attualità in una fase particolarmente tormentata della integrazione europea.
Venti di guerra soffiano minacciosi sul Vecchio Continente, schiacciato dall’aggressività imperialista di Putin e dal violento scisma nazionalista dell’America di Donald Trump e dal conseguente strappo delle relazioni euro-atlantiche. Una pericolosa mina vagante aleggia sui fragili equilibri geopolitici mondiali. Cancellata brutalmente la storia del XX secolo, riaffiorano i fantasmi del passato che offuscano il futuro. “L’Europa sicura e prospera è a rischio, certezze vecchie di decenni stanno crollando, i tempi sono turbolenti”, ha dichiarato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, presentando “ReArmEurope Plan”, il piano di riarmo europeo, al vertice straordinario dei Capi di Stato e di governo dei Ventisette. Dopo dubbi e incertezze (e forti tensioni al Parlamento di Strasburgo), l’Europa si prepara ad assumere l’onere della propria sicurezza, disegnando un’architettura di difesa fuori dall’ombrello americano. Non una difesa comune che, in un’Europa priva di soggettività politica, richiederebbe lunghi e difficili negoziati istituzionali con una catena di comando estremamente complicata, ma un più rapido riarmo coordinato dagli Stati. Investimenti militari per 800 miliardi di euro in quattro anni, di cui 150 finanziati con debito comune, uso discrezionale dei fondi di coesione, deroga al Patto di stabilità con la grande incognita legata alla sostenibilità dei bilanci nazionali dei Paesi più indebitati, come l’Italia. Spese aggiuntive da compensare aumentando le tasse o riducendo i servizi (sanità, istruzione, infrastrutture).
A distanza di settant’anni, la tragicommedia firmata da Putin e Trump richiama alla memoria il progetto lungimirante del “visionario e costruttore” Alcide De Gasperi: la Comunità europea di difesa (CED) il cui Trattato istitutivo, nell’aprile 1954, non venne ratificato dall’Assemblea nazionale francese, cioè proprio da quel Paese il cui Presidente Macron, novello paladino, si erige oggi a difesa dell’Europa proponendo un esercito europeo e uno scudo nucleare. Amnesie francesi, fra contraddizioni, grandeur e senso di colpa con un pensiero alla clamorosa bocciatura referendaria nel 2005 del Trattato istitutivo della Costituzione europea, firmato a Roma nell’ottobre 2004. Per la Francia “corsi e ricorsi storici” di vichiana memoria.
De Gasperi con Robert Schuman e Konrad Adenauer, come è stato ricordato a Bruxelles nel corso del Convegno, è stato uno dei padri fondatori dell’Europa, “un europeo prestato all’Italia”. Ha scritto una delle pagine di storia più importanti del XX secolo, contribuendo a ricucire le sanguinose lacerazioni del passato fra gli Stati del Vecchio Continente e a gettare il seme per una “comunità spirituale di valori e di civiltà”. Il suo fu un europeismo illuminato che seppe bene interpretare le aspirazioni di pace e di democrazia dei popoli europei dopo i lutti e le distruzioni della guerra. L’integrazione comunitaria trovò nello statista trentino, nella sua lungimiranza storica uno strenuo fautore. Era convinto che il superamento dei nazionalismi e dei totalitarismi passasse attraverso valori condivisi per la costruzione di una comune casa europea. Per l’Europa non ci sarebbe stato un futuro se non si fossero spenti i focolai degli egoismi nazionali, se non si fosse avviato un processo di unificazione politica. E le travagliate vicende comunitarie di questi ultimi tempi, segnate da una forte miopia politica con sussulti antieuropei e fughe sovraniste, ne confermano la veridicità.
Comincia alla Conferenza di Pace di Parigi del 1946 la straordinaria avventura politica di De Gasperi al servizio del Paese. Fu il vero artefice della ricostruzione nazionale nei suoi difficili otto anni alla guida del Governo. Per il suo senso dello Stato e la sua lucidità d’azione fu paragonato a Cavour. Particolarmente proficua l’intesa governativa con Luigi Einaudi, dopo la scelta coraggiosa operata nel maggio 1947 di allontanare dal Governo socialisti e comunisti, per l’attuazione di quella politica liberale che fu alla base del miracolo economico alla fine degli Anni Cinquanta. Fece crescere l’Italia con gli aiuti del Piano Marshall e le restituì prestigio a livello internazionale facendola partecipare alla NATO nonostante la lunga e accesa battaglia parlamentare. Con mano sicura portò l’Italia fuori dalle lacerazioni morali e materiali causate dalla disfatta bellica, trasformando il nostro Paese in soggetto attivo, su un piano di perfetta uguaglianza con gli altri partner nel processo di costruzione della nuova Europa che si concretizzò il 18 aprile 1951 con la firma a Parigi del Trattato istitutivo della CECA, Comunità economica del carbone e dell’acciaio, con Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Il primo tassello del “sogno europeo”: vinti e vincitori della guerra si trovarono uniti per disegnare, con unità di intenti e di azione, un comune percorso di pace e di progresso.
Dal Convegno di Bruxelles è emerso all’unisono il rigoroso valore morale di Alcide De Gasperi nella politica, espressione della sua coscienza, della sua onestà intellettuale, della sua integrità di vita, della sua dignità di Uomo di Stato. Un patrimonio di valori da non disperdere, una testimonianza di autentico spirito di servizio. Una lezione per la rissosa (e parolaia) classe politica nostrana.

👍👏👏👏👏 Concordo in pieno e condivido!
RispondiElimina