LE RAGAZZE CHE VOLEVANO CAMBIARE IL MONDO. DALLE DONNE DI IERI ALLE MILLENNIALS… A CHI PASSIAMO IL TESTIMONE? a cura di Vincenzo Capodiferro
LE RAGAZZE CHE VOLEVANO CAMBIARE IL MONDO. DALLE DONNE DI IERI ALLE MILLENNIALS… A CHI PASSIAMO IL TESTIMONE?
La protagonista di questa biografia, Doriana Giudici, “personalità emergente della grande epoca delle conquiste femminili”.
“Le
ragazze che volevamo cambiare il mondo”, a cura di Piera Egidi
Bouchard, è un libro di Doriana Giudici, edito da Macchione, Varese
2024. «Doriana Giudici, laureata in diritto, ha svolto importanti
incarichi sindacali nella CGIL come segretaria nazionale dei Tessili
e rappresentante CGIL nel CNEL, sviluppando anche il suo interesse di
fede con studi teologici, e promuovendo varie iniziative nel
“Decennio ecumenico di solidarietà delle Chiese con le donne”
(1988 - 1998), come presidente delle Federazione Donne Evangeliche in
Italia (FDEI). Sempre coinvolta nelle lotte per l’emancipazione e
la liberazione femminile, sia in ambito sociale che in ambito
religioso, ha voluto trasmettere queste esperienze e memorie alle
giovani generazioni, nel quadro complessivo delle conquiste e delle
leggi che hanno modificato, attraverso tante lotte, la condizione
delle donne in Italia.
Piera Egidi Bouchard, torinese, ha scritto
di cultura delle donne, di Resistenza, e ha dedicato al marito,
pastore valdese Giorgio Bouchard, vari volumi. Gli anni ‘60-‘90
del secolo scorso hanno rappresentato per le donne italiane un
periodo fondamentale per la conquista dei diritti in vari campi:
lavoro, famiglia, religioni, cultura e politica. L’Autrice
ripercorre le tappe di queste lotte attraverso la sua personale
esperienza nel sindacato, nelle chiese e nei partiti politici, sia
nella sua formazione giovanile e nei suoi studi, sia nella sua
attività di dirigente sindacale nazionale, intrecciandole con
l’impegno delle donne evangeliche per una maggiore adesione
all’insegnamento biblico, dove è riconosciuta e valorizzata la
presenza e l’immagine delle donne».
«Gli anni 60’-’90 hanno rappresentato per le donne italiane un periodo fondamentale per la conquista dei diritti in vari campi: lavoro, famiglia, religioni, cultura e politica. L’Autrice ripercorre le tappe di queste lotte attraverso la sua personale esperienza di sindacato».
Trovandoci di fronte all’amica Doriana Giudici ci sembra di sognare: per noi è sempre un’esperienza novella di sentimenti. Ella incarna in sé idee-valori intramontabili, non negoziabili, ma soprattutto scorgiamo in lei uno spirito rivoluzionario, combattente che ci rievoca ere di lotte e di passioni. Io sono personalmente contento di vedere tra gli scaffali delle librerie questo libro. Vi scorgo una foto della giovane Doriana: non è cambiata, tutto sommato! Questo libro, oltre ad essere un’accurata e documentata biografia storica, ci offre soprattutto una profonda provocazione: “volevamo cambiare il mondo…”, ma “a chi lasciamo il testimone?”. Questo posso capirlo, perché quegli anni della rivoluzione europea (1968-1978) in parte li ho vissuti. Anche io giovane adolescente militavo nelle camere di lavoro a sostenere i contadini, quei contadini celebrati da Levi, da Scotellaro. Sono stati anni belli, di profonde trasformazioni. Mancava da un secolo una grande rivoluzione globale, dal 1848, altro annus princeps, un anno speciale, di cui ancora è rimasta eco nella storia: è successo un Quarantotto! Ricordo con affetto quegli anni di passione civile e sociale. Chi li ha vissuti in pieno, non può dimenticarli. Quando vinse il “Socialismo” col simbolo della spiga, del sole nascente, io vedevo gettare chicchi di grano per la gioia quei contadini e le galline andavano a spigolare nelle piazze. Ai contadini analfabeti all’urna si diceva: non preoccuparti, non puoi sbagliarti, metti croce su croce! E così votavano la DC. Io provenivo da un mondo agrario, Doriana ha militato nelle fabbriche, come sindacalista.
E la grande provocazione che vuole porci questa donna autentica, che credeva e crede ancora imperterrita negli ideali del cambiamento del progresso è: “C’è ancora domani!”?, come la grande provocazione di una grandiosa regista che ha colto nel segno la vigorosa conquista civile, politica, sociale del Quarantasei. Cioè: c’è ancora il futuro? Dove stiamo andando, cosa vediamo? Rispetto alla generazione dei sessantottini, che oggi vivono il loro tramonto a livello di età fisica, una generazione sanguigna, energica, combattiva, noi scorgiamo, invece, un’altra generazione: passiva, remissiva, flemmatica. Qui rischiamo di arenarci nelle sabbie mobili della “società liquida”, nella palude senza uscita, senza storia. Queste paludi ci possono portare a sbandamenti, a deviazioni, a pericolosi ricorsi storici. Historia magista vitae. Dovrebbe essere così, ma non è così. Hegel ci insegna – Ciò che abbiamo imparato dalla storia è che non abbiamo imparato niente dalla storia. E Pasolini concorda. Ma allora tutte le rivoluzioni sono fallite: quella francese, quella russa, quella del Quarantotto? Quella del Sessantotto? Tranne quella inglese ed americana che hanno trovato un compromesso con il Potere. Ma anche se fosse così! Se fossero fallite! Noi avremmo tanti diritti oggi senza queste rivoluzioni? Diritti che oggi più che mai rischiamo di perdere? Le rivoluzioni possono anche fallire, ma lo spirito di esse, il vero motore della storia resta. Senza rivoluzione la storia non esiste.
Vogliamo solo riportare un piccolo ricordo sulla famiglia di Doriana: la madre, «Claudia aveva condiviso la sorte di molte donne borghesi del suo tempo. Due anni dopo la laurea in Lettere, con tesi che fece poi pubblicare su “Severino Ferrari, poeta e filologo” - discepolo del Carducci, sepolto vicino al suo Maestro nella Certosa di Bologna, amico del Pascoli, che gli dedicò la famosa poesia “Romagna” - si sposa nel 1936 con Emilio Giudici, medico ostetrico-ginecologo, più tardi primario, e vanno ad abitare a Villa Tamagno. Lei insegna Lettere e nello stesso 1938 nasce Doriana», un anno particolare! Le Leggi Razziali! Adesso possiamo capire perché fin dalla nascita, in maniera quasi innata, questa giovane donna reagisce ad ogni forma di oppressione: Da questa famiglia così cattolica, osservante, ma così impegnata nel sociale si sviluppa il percorso di vita di Doriana, credente e militante, ma socialista, dirigente della Cgil ed evangelica battista (la chiesa dei diritti civili di Martin Luther King!), e, impegnata nelle chiese evangeliche, laureata in Legge, ma anche in Teologia alla Facoltà Valdese di Roma. Un incontro fondamentale nella sua vita è stato quello con Liliano Frattini (1934-2015), evangelico battista, socialista, dirigente sindacale nella Cgil, giornalista...».
In questo percorso storico, che si intreccia con l’erleben personale la donna ha un ruolo determinante. Sono quelle donne italiane, casalinghe. Lavoratrici, rivoluzionarie che hanno cambiato la società italiana! Sono quelle donne che si sono ribellate al fascismo fallo-centrico, esaltatore del maschilismo più intransigente. Il ruolo della donna nella storia è stato sempre sottovalutato. Doriana rappresenta quello che in Inghilterra tempi addietro aveva animato il moto sociale di una Emmeline Pankhurst. Non possiamo mai dimenticare quando Doriana, insieme alla compianta Alma Pizzi, premiò alla FIDAPA, Vian, questa ragazza provenuta dall’Iraq, allora dalla Guerra del Golfo, dalla dittatura di Saddam. I poteri autoritari e totalitari sfociano sempre nel maschilismo, derivano dal maschilismo dalla generalizzazione della prevalenza di un genere su di un altro, di una razza sudi un’altra, di una casta, o classe su un’altra classe, perché noi siamo ancora succubi di quella cultura greca e romana, che non era tanto aperta come pare. I Greci erano razzisti: tutti gli altri erano barbari! Erano schiavisti! E soprattutto erano sessisti: Aristotele sosteneva che la donna è un uomo mancato, imperfetto. Noi non possiamo dimenticare tutta questa cultura fallocratica che ha dominato il mondo ed ancora lo fa, anche se in maniera non sempre visibile, col rischio dei ritorni, delle baumaniane retrotopie. La donna era considerata un gradino sopra lo schiavo, equiparato a bestia da soma ed un grado inferiore all’uomo e all’angelo. Altro che donna-angelo: donna-demone! Le streghe sono sempre donne, anche nella civiltà laica e moderna. Il socialismo ha denunziato il dominio di una classe su di un’altra classe. Tutte le forme di dominio, non di legittima gestione, derivano dalla proclamazione del maschio alfa, da questa deriva la falsa “mignottocrazia”. In questo libro si ripercorre a tappe storiche il ruolo determinante della donna nella conquista dei diritti politici e civili. Senza questo ruolo gino-centrico e non solo maschio-centrico, noi ancora saremmo al Fascismo e rischiamo di ritornarci, perché il problema è questo: il Fascismo è stato vinto sì politicamente, ma non culturalmente, non moralmente. Il Fascismo è una malattia morale, e direi mortale, è un cancro, che pur essendo stato debellato ancora ha radici nel corpo dell’amata Italia e può risorgere e invadere con le sue metastasi. Il Fascismo è un male tutto italiano che deriva paradossalmente dall’Umanesimo, con la sua sfrenata adorazione del “Principe”, del “Signore”. E da quell’Umanesimo deriva anche la rivoluzione religiosa luterana, anche essa ossequiosa alla passiva obbedienza del Principe, che si trasfigura in tempi moderni in Fuhrerprinzip. Perché, infatti, questa malattia ha attecchito in Italia e in Germania? Mi consenta la mia amica Doriana. La cultura umanistica in fondo è fallocratica, come quella illuministica. Due grandi pilastri come Horkheimer e Adorno ci dimostrano che il Totalitarismo è figlio dell’Illuminismo (“Dialettica” dei Lumi). La storia di Doriana si intreccia con la storia della Donna: da Eva a Maria (stadio teologico), da Curie a Luxemburg (stadio positivo). Questo cammino che ci viene presentato in questo libro è intrigante, maestoso, suggestivo.
Vincenzo Capodiferro
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