La vivace e colta ironia di Matteo Landi a cura di Marco Salvario
La vivace e colta ironia di Matteo Landi
Nato a Salerno nel 1955, Matteo Landi si perfeziona all'Accademia di Belle Arti di Torino. A lungo ha insegnato e si è dedicato al restauro. Attualmente vive e lavora nel quartiere di San Salvario.
Le sue opere, realizzate per lo più con tecnica mista, si caratterizzano per uno sguardo ironico ma estremamente attento alle cose e alle persone, dimostrando, pur nella loro semplicità solo apparente, grande capacità nell'indagare l'uomo, la sua natura e il rapporto con gli altri. Vivace e ammiccante è l'allegria dei colori; molti, sottili e raffinati, sono i richiami ai grandi maestri del passato: citazioni mai gratuite che sanno spaziare per tutte le pagine della storia dell'arte.
Non si può non sorridere e al tempo stesso non riflettere davanti alle quattro tavole dell'opera 'Antenati', che ricorda gli album fotografici di famiglia, con le persone in posa a coppie con pacchiana eleganza, impacciate ed emozionate, a volte tronfie o stranite dal flash.
Purtroppo l'era del digitale, con i milioni di immagini catturate di continuo che si ripetono e sovrappongono, hanno tolto alla fotografia ogni importanza; i ricordi si perdono, affogati in oceani di pose, smorfie, effetti, che alla fine cancellano il passato, anche il più recente. La memoria non esiste più e non si ha tempo per tornare a esaminarla. Dati che sovrascrivono dati, anche nella nostra testa.
Mario Landi, invece, ama conservare i ricordi, i pensieri, essere gioiosamente uomo tra gli uomini. Come non essere d'accordo con lui?
Un sorriso lo strappa anche l'opera 'Chi cerca trova', e pure questo è un sorriso allo stesso tempo dolce e amaro.
Un omino con le bretelle rosse è completamente affondato con le braccia e la testa in un grande contenitore, in fondo al quale sta cercando qualcosa che noi non conosciamo.
Lo recupererà? È un oggetto importante? Ed esiste quello che cerca? Oppure l'uomo è sulle tracce di se stesso, si è perso e ora disperatamente scava in ogni luogo per ritrovarsi.
Forse, vuole recuperare i propri ricordi.
In 'Un pesce fuor d'acqua' sorprende la coda del pesce, che dalla tela sborda sulla cornice, mentre i grandi occhi del volto umano si fissano nei nostri.
Artisticamente molto convincente 'Antichi rancori', dove i due guerrieri stilizzati sembrano ricordare l'ornamento di un vaso miceneo e si affrontano usando armi improbabili: una specie di frusta e un boomerang.
Segnalo infine, ironica e amara allegoria della vita, che sembra punire con più crudeltà gli innocenti, 'Colpito da un fulmine mentre guarda un fiore'.
La descrizione dell'opera è tutta compresa nel titolo.
© Marco Salvario
Commenti
Posta un commento
I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.