IL PROBLEMA DEL CONTINGENTISMO IN E. BOUTROUX a cura di Vincenzo Capodiferro


IL PROBLEMA DEL CONTINGENTISMO IN E. BOUTROUX


Il paese dove si è sviluppato l’Illuminismo ed ha preso origine il Socialismo e il Positivismo, la Francia, è altresì quello in cui dalla fine dell’Ottocento, si è venuta esprimendo una rigogliosa filosofia spiritualista. Esempi: il contingentismo di Emilio Boutroux, l’intuizionismo e l’evoluzionismo creativo di Enrico Bergson, la filosofia dell’azione di Maurizio Blondel. L’humus di questa Reinassance spiritualistica è preparata dalla critica al positivismo, che accomuna questo movimento a tanti altri pensatori, tra cui F. Nietzsche e tra gli altri, in ambito spiritualista, da Ravaisson, Lachelier e Renouvier.

La negazione della libertà di spirito consegue alla tesi dell’universale determinismo meccanicistico, frequente illazione dei risultati conseguiti nelle scoperte delle leggi scientifiche. Emilio Boutroux (1845-1921) ha dato un importante contributo a smontare questo nuovo dogma dello scientismo moderno. Tra le sue opere ricordiamo: “Della contingenza nelle leggi della natura” (1874); “Dell’idea di legge naturale nella scienza e nella filosofia contemporanea” (1901); “Scienza e religione nella filosofia contemporanea” (1908). Boutroux riprende il principio di classificazione delle scienze di Augusto Comte, esponente di rilievo del positivismo moderno, modificandolo ed ampliandolo con quelle discipline ripudiate dal filosofo positivista: logica-matematica-fisica-chimica-biologia-psicologia-sociologia. Le prime sono caratterizzate da necessità e indeterminazione e così via via fino a giungere al polo opposto, in cui aumenta il determinismo, però decresce la necessità. Il grado massimo di necessità si riscontra nelle leggi della logica pura. Il principio di non contraddizione, ad esempio, ha un valore necessario ed assoluto, ma è del tutto indeterministico. Così se io sto fermo, sto fermo, se mi muovo, mi muovo, non posso star fermo e muovermi contemporaneamente. Passando dalle leggi logiche a quelle matematiche compare un elemento nuovo: l’intuizione matematica. Le leggi meccaniche ci mostrano un’ulteriore novità, la forza; la fisica introduce la qualità. Ognuno di questi passaggi è arricchito da un elemento di determinazioni. La chimica introduce la nozione di corpi speciali. Le leggi biologiche si manifestano come irriducibili alle precedenti. Le dottrine psicofisiche hanno cercato di livellare i fatti psichici con quelli fisiologici e fisici, ma lo spirito, nel suo profondo rimane sempre immune dagli schemi intellettualistici della psico-fisica: «La psicologia fisica indaga un problema paradossale, le scienze positive, dalla matematica fino alla stessa storia naturale, si sono potute costituire soltanto dividendo la realtà in due parti: l’una adatta, l’altra inadatta a venire quantificata. Si trascura la seconda, perché esclude la precisione ed il calcolo; soltanto la prima costituirà l’oggetto della scienza. Ora, questo residuo, che le scienze precedenti hanno dovuto eliminare per diventare positive, cioè l’insieme degli elementi soggettivi, ecco ciò che la psicologia fisica vorrebbe conoscere scientificamente. Ciò è l’opposto del metodo delle scienze» (“Dell’idea di legge naturale nella scienza e nella filosofia contemporanea”, Alcan, Parigi 1911, XII). Poiché questa impresa è possibile solo in parte, lo spirito, nel suo profondo rimarrà immune dagli schemi intellettualistici. Assurda è la divisione storicistica tra scienze dello spirito e scienze della natura: entrambe non colgono nel profondo né lo Spirito, né la Natura. Già Kant aveva limitato il contesto scientifico al solo fenomeno, cioè alla parte superficiale. Poi, nel passaggio alle leggi sociologiche, riprendendo anche la classificazione di Comte, ci accorgiamo che il protagonista della sociologia, cioè l’uomo, sfugge ad ogni schema, perché è uno spirito libero. Qui c’è un superamento del determinismo psico-sociale, da cui neppure Freud fu immune. Kant aveva relegato il mondo della libertà all’ambito della ragion pratica, che già era considerata ordinata (“boulesis”), riprendendo la “volontà generale” di Rousseau: quella volontà si trasfigurerà attraverso Schelling e Schopenhauer in caotica ed oscura (“telema”). Anche se troveremo nello studio della sociologia o della psicologia delle manifestazioni di meccanicismo, questi schematismi, attraverso i quali noi agiamo sul campo fisico o psichico, sono meccanismi che dipendono da noi, sono i mezzi con cui noi esplichiamo la nostra libera iniziativa, non la prigione della nostra libertà. La discontinuità tra le diverse leggi scientifiche, l’impossibilità di conciliare libertà e determinismo, necessità e contingenza, ci dimostrano chiaramente che tutte le teorie scientifiche hanno un chiaro significato spiritualistico. Le teorie scientifiche sono teologiche e spirituali, compresa la relatività einsteiniana. Einstein stesso riconobbe: - Sottile è il Signore! Non è il bambino eracliteo che gioca a dadi. Solo così possiamo comprendere il vero senso dei paradigmi di Kuhn. Il contingentismo si rapporta così allo stesso relativismo einsteiniano, all’indeterminismo heisemberghiano, o all’”incompletismo” godëliano. Si parte dall’osservatore O., che è anche un manipolatore, volente o nolente, della realtà sperimentale. Già Hume parlava di indeterminismo, con l’esempio delle palle da biliardo. Si rapporta ancor di più al falsificazionismo/fallibilismo popperiano e all’anarchismo feyerabendiano, anche se in modo diverso. C’è assoluta asimmetria tra ente contingente ed ente necessario. La scienza ha preteso di valutare la Natura come Dio (Deus sive Natura), cioè come ente necessario. In ciò si è equiparata alla teologia. Galilei diceva che lo scienziato legge il gran libro della Natura in caratteri matematici, che è il secondo libro dopo la Bibbia, dunque lo scienziato è un teologo. Infatti, se le leggi deterministiche non sono necessarie, perché c’è incongruenza, o asimmetria tra determinismo e necessità, perciò sono contingenti, e se sono contingenti il loro fondamento non è l’universale meccanicismo materialistico, ma l’universale Spirito. Torna Schelling: - La Natura deve essere lo Spirito visibile e lo Spirito la Natura invisibile. Nella Natura lo spirito segue le leggi che la scienza scopre, a queste leggi sono libera creazione dello Spirito. Ci avviciniamo alla bergsoniana “evoluzione creatrice”, che si contrappone all’hegeliana “alienazione creatrice” della Natura. Come l’alveo del fiume: il fiume scorrendo si ricava il suo letto, ma i suoi alvei sono costituiti per pura comodità, non per necessità, così è per le leggi naturali: «Ciò che noi chiamiamo le leggi della natura è l’insieme dei metodi che noi abbiamo trovati per adattare le cose alla nostra intelligenza e per piegarle al compimento delle nostre volontà. Le leggi meccaniche della natura, rivelate dalla scienza moderna, sono la catena che lega l’esterno all’interno. Lungi dall’essere una necessità, esse ci affrancano e ci permettono di aggiungere una scienza attiva alla contemplazione in cui gli antichi erano chiusi» (Boutroux, “Dell’idea”, XIV). La teologia non è sparita: la rivoluzione scientifica non ha fatto altro che trasferire la teologia alla fisica, attribuendo alla materia ed alla natura gli stessi caratteri di Dio e seguendo in ciò l’assioma spinoziano Dio=Natura. Ma questo è stato un grave errore. Quindi, pur essendo mutato il paradigma del mondo in modo non erroneo certamente (geocentrismo>eliocentrismo) è mutato in modo erroneo l’apparato scientifico-metodologico, cioè l’assetto strutturale e funzionale, epistemologico della scienza stessa. Come Boutroux dall’esame delle leggi scientifiche ricava la critica al determinismo meccanicistico e l’affermazione del contingentismo spiritualistico, così Bergson, esordendo dall’esame dei dati immediati della coscienza, giunge ad una ancor più caratteristica svalutazione dell’intellettualismo, ad una concezione intuizionistica del conoscere e processualistica della realtà. Questi temi troveranno la loro sintesi ed il loro culmine ne’ “L’evoluzione creatrice” (1907). Lo scienziato è diventato il nuovo prete, sacerdote della scienza e della ragione (così si spiega l’Illuminismo), il nuovo inquisitore laico che si è sostituito a quello teologico. Le teorie scientifiche sono tutte teologie fondate su credenze, o fede laica, come le ideologie politiche (tipo le grandi narrazioni metafisiche di Lyotard, tra cui si novera il marxismo e cui si aggiungono le altre narrazioni metafisiche post-moderne). Tutto è manifestazione dello Spirito: sono fotografie, fotogrammi di attimi del processo spiritualistico, che già Hegel aveva evidenziato nella realtà. Le ideologie politiche, ad esempio, sono parareligiose. I processi staliniani non hanno nulla da invidiare a quelli della santa inquisizione. In questo senso aveva ragione Hume: «Ogni inferenza sperimentale è l’effetto del costume, non del ragionamento. L’abitudine è la principale guida della vita umana. È solo quel principio che ci rende utili le nostre esperienze e che ci fa attendere per il futuro una serie di avvenimenti simili a quelli che ci sono apparsi nel passato. Senza l’influenza dell’abitudine, noi saremmo completamente ignoranti su ogni cosa di fatto che trascendesse l’immediata presenzialità della memoria e dei sensi» (“Ricerca dell’intelletto umano”, V,1). Quindi tutte le leggi scientifiche sono relative e contingenti. Non v’ha nulla di necessario in natura. Solo Dio è l’ente necessario, la natura è un ente possibile. Tutta la scienza moderna si è mossa sul binario della divinizzazione della natura (Deus sive Natura). E poi dal panteismo all’ateismo il passo è fatto, dal tutto al nulla! Chi troppo vuol nulla stringe. Qui nimis capit parum stringit. Da “Dio è la materia” si passa alla “materia è Dio”, mediante l’inversione dei termini. La Materia diviene la grande Madre; il grande feticcio dei positivisti. La scienza è una religione mascherata, come la politica, una religione laica, fatta di dogmi, di credenze, fondata su di una fede. Con la scienza-religione si adempie la religione scientifica dei positivisti, con san Prometeo e tutti i santi, le chiese positive, secondo gli aneliti di Saint-Simon, di Comte. Anzi avviene sempre il contrario degli stadi comtiani: non teologico-metafisico-positivo, ma positivo-metafisico-teologico. Le religioni antiche sono scienze divinizzate, sono nate con esperienze dirette tra uomo e Dio, come nel caso di Jahvè col popolo eletto, poi sono diventate metafisiche e infine teologie. La teologia è l’ultimo stadio, non il primo. Comte si è sbagliato. Anche il positivismo è diventato una religione. L’uomo è un animal religiosus per natura, come postulava Tertulliano. Tutto è cominciato colla divinizzazione dell’ente, dell’universo, eleatico. Tutta la scienza si fonda sull’eleatismo, la divinizzazione dell’energia e della massa, il nuovo spirito e materia. Cambiano solo in superficie i paradigmi kuhniani. Eliocentrismo o geocentrismo, il resto resta immutato, il fondamento è lo stesso. La legge della gravità newtoniana, suprema legge del mondo, è relativa, è pura fantasia. Einstein ha dimostrato la sua profonda relatività, e credo che anche la legge einsteniana di equiparazione massa/energia si rivelerà un giorno relativa. Quindi il processo di verificazione che con Popper era diventato di falsificazione, deve essere reintegrato in processo di relativizzazione, di congentizzazione, come Boutroux aveva giustamente previsto. Nelle scuole si studia ancora la fisica newtoniana come se fosse la Bibbia. La relatività si tocca solo nell’ultimo mese dell’ultimo quadrimestre delle quinte. Non si segue un percorso di storicizzazione, come si fa per le scienze dello spirito. Le scienze della natura paiono eterne: colpa degli storicisti tedeschi! Della divisione-opposizione hegeliana tra natura spirito! Come se la natura non fosse suscettibile di storia, di evoluzione? Solo la storia è la scienza suprema (Vico) che può rivelare la vera natura della scienza stessa, che è contingente, storica: veritas filia temporis (Bacone). Il principio supremo non è quello di non-contraddizione, ma quello di ragion sufficiente. Nihil est sine ratione, cur potius sit, quam non sit. Anche la scienza soggiace a questo principio, che secondo Schopenhauer abbraccia tutto (essendi, fiendi, cognoscendi, agendi). Solo col processo di relativizzazione delle teorie scientifiche comprendiamo la loro vera natura, che è storica, quindi non assoluta. Tutto ciò che è tempo per necessità passa, è destinato a passare. Tutto ciò che è relativo è necessario che sia relativo, solo Dio è necessario, il resto è nulla.


Vincenzo Capodiferro

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