“GIORNO UNO” DI MATTEO BONVECCHI a cura di Vincenzo Capodiferro


GIORNO UNO” DI MATTEO BONVECCHI

Poesia evocatrice dei profeti biblici

“Giorno uno. Codici minori dal preesilio” è una raccolta di poesie di Matteo Bonvecchi, pubblicata da Fara, Rimini 2024, classificata prima ex aequo al concorso Narrapoetando 2024. Matteo Bonvecchi (1977) è Docente al Liceo Classico di Macerata, vive a Recanati. Suoi componimenti si trovano in varie antologie. Ha pubblicato: “Le odorose impronte” (2018), “In crepa di melograne” (2020),” De precipitata luce” (2021) e “Come terra ferma” (2022). Recanati, col suo “ermo colle”, è un’urbe ispiratrice e da questi poggi non è raro che discendano poeti. La poesia di Matteo è una poesia biblica: riprende, infatti, già dal titolo, il primo giorno della creazione. La creazione originaria è la poesia di Dio, la ποίησις, da ποιέω. Mons. Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata, teologo e biblista, nella sua prefazione all’opera, cita David Maria Turoldo: «Gli stessi profeti della bibbia erano chiamati poeti. Tra profezia e poesia c’è tutto un lavoro che perfino si identifica. Sia il profeta che il poeta sono il vate divino». «Matteo Bonvecchi in questo suo lavoro poetico ridice, ricanta e ripropone». Vediamo alcuni versi da “Amos”, che sono molto forti e non c’è bisogno di commento. Riprendendo sempre il Turoldo, citato da Mons. Marconi: «Il profeta denuncia il presente perché lo confronta sempre con l’eternità della parola». Lasciamo declamare il poeta: «Riempite, riempite pure/ con milioni di litri/ le vostre piscine di cloro/ d’acqua seccando/ le falde, / sottraendola all’orto/ del povero…». Il poeta denuncia, “Vox clamantis in deserto”, l’oltraggio alla Natura madre. Richiamo al francescano “Laudato si’” di Papa Francesco, all’imperativo ecologico di Jonas. Il poeta è la “Vox”, è quel Battista e la sua lingua passa attraverso gli elementi, soprattutto il fuoco. La verità suscita sempre resistenza, sconforto, opposizione. Nessuno sopporta la verità. Come dice il proverbio: - Chi dice la verità vuol essere ucciso. Il poeta è il profeta della verità, di quella verità che sarà annunziata sui tetti. Tutto ciò che è nascosto sarà svelato, questa è l’ἀλήθεια. Ma cos’è che si nasconde? Il male. Questo è il rimosso di Freud. Il male provoca rimozione, peccato. Ma la sua denunzia provoca la desolazione, la fuga, il nascondimento, ma anche l’assoluzione, il perdono. Dipende da come ci poniamo noi: da buon ladrone o da cattivo ladrone, da Pietro o da Giuda. Anche Pietro aveva rinnegato Cristo. Perché, come scrive il Nostro: «… la luce trafigge…». L’empio, cioè colui che nel cuore ama il male e non il sommo Bene, è come vampiro che non può uscire alla luce del sole, verrebbe bruciato: «La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta». Il poeta vero è sempre sacerdote, pontefice, cioè, collega i mondi, è copula mundi. All’inizio i sacerdoti erano poeti, i testi sacri poesia. Il linguaggio originario poetico della creazione è poesia creatrice che diviene evoluzione creatrice. Leggiamo sempre in “Amos”: «Sarà il vento così rovente, sarà/ questo cielo di colostro/ se sul divano di damasco/ più non si distingue una madre/ dalla figlia (o un padre: non meravigliatevi se poi quel giorno sarà tenebra/ e non luce…». I versi di Bonvecchi sono lame affilate. C’è un proverbio, ripreso in effetti dal Libro dei Proverbi, che dice: - La lingua non è osso, ma rompe l’osso (Con la pazienza il giudice si lascia persuadere, una lingua dolce spezza le ossa, si legge in Proverbi 25,15). In questo caso si riferisce alla mormorazione, la male che può arrecare la parola. La lingua, potentissima lingua, tanto che Gorgia esclamò: - La parola è grande dominatrice (λόγος μέγας δυναστης ἐστί), in questo caso viene usata per smascherare le illusioni fenomeniche e riportarci all’essere vero. Il Logos diviene manifestazione della verità e, come dice Agostino, «La verità è come un leone. Non avrai bisogno di difenderla. Lasciala libera. Si difenderà da sola». La poesia diviene un lasciar esporsi del Logos nella sua divina creazione, libera creazione, non emanazione, in senso panteistico. Così questo tipo di poesia diviene una prosecuzione dell’opera profetica biblica, è una Bibbia che si evolve e si arricchisce sempre di più.

V. Capodiferro


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