“Fili” di Fabrizio Frisan a cura di Marco Salvario

Fili” di Fabrizio Frisan



Fabrizio Frisan - Fili

Robin Edizioni - Biblioteca del Vascello

ISBN 9791254679128

Pagine 342 - Anno 2024


Come spiegare in una recensione di poche frasi tutta la bellezza di un libro prezioso e riuscito come 'Fili'?

Che cos'è, 'Fili'? Le risposte sono molteplici:

Un viaggio in terre lontane, soprattutto nell'India percorsa come viaggiatore, non come turista goloso di agi, dalla costa fino all'Himalaya, seguendo per quanto possibile quella terra spirituale che sta scomparendo travolta dalla corsa affannosa al progresso, ai valori dell'occidentalizzazione, che poi sono non veri valori, a ricalcare il boom economico della Cina. Un'India povera, ma salda nei suoi ritmi lenti e nella propria antichissima cultura.

Una ricerca nella storie delle religioni e della filosofia, analisi colta, raffinata, condotta a livello interiore, ma sempre condivisa con interlocutori reali o immaginari. Un confronto che mi ha ricordato a volte i dialoghi di Platone, filosofo che nel libro è citato più volte e sicuramente è amato:

Platone con la sua bellissima immagine d’un dio bambino che gioca a plasmare universo, pianeti, stelle, galassie.

Un ritornare all'indietro nel passato, nel proprio passato, partendo da una Sardegna che viveva anch'essa grazie alle risorse del proprio territorio, e diventata terra di sfruttamento in un rilancio economico e industriale che stava avvelenando un mondo di equilibri secolari, tra pesca e fragile agricoltura, per poi fallire e lasciarsi alle spalle, senza rimorsi, una natura devastata. E allora si torna sul continente, in Italia e poi in una Marsiglia dove si scatenano scontri di piazza tra polizia e tifosi, tra ricchezza e povertà.

Ricordi degli anni universitari.

Ricordi di incontri destinati a concludersi quando le strade si dividono.

Fantasie che ci portano a seguire il destino di due scimpanzé che possono firmare un contratto per trasformarsi in uomini, in quella che forse è evoluzione e forse non lo è.

E così, fili. Fili, fili che bisogna dipanare con pazienza e riannodare, ma questo è un compito che viene lasciato con grande intelligenza e umiltà al lettore


Fabrizio Frisan riesce a scrivere sempre interessando, spesso incantando con poesia, senza mai scivolare nell'ovvio, nel ripetitivo o nel banale. Riesce a parlare di concetti complessi con facilità e chiarezza, con una semplicità che è propria di chi non racconta nulla, che egli per primo non abbia assimilato completamente.

Un libro colto senza essere mai fastidioso, che spinge a pensare, a riflettere, a conoscere.

La vita vista come percorso di ricerca, senza accettare di asservirsi a logiche violente, prepotenti, egoistiche. Procedere interrogandosi sempre, senza accontentarsi, ponendosi e ponendo domande che non hanno una vera risposta, se non quella risposta che è già insita nella domanda. Non si può chiedere senza sapere. Interrogare per interrogarsi. Ascoltare, dubitare, tenere gli occhi ben aperti per riuscire a vedere e per capire.

Bisogna fuggire al tiranno che rovina l'uomo occidentale: il tempo, l'angoscia terribile del tempo che fugge.

Alla fine tutto è sempre in equilibrio tra poli opposti: passato/presente, occidente/oriente, filosofia/vita, corsa affannosa e meditazione.

Bisogna capire se stessi, ma anche la propria generazione.

Che sentimento muove il mondo? Forse l'amore? Eppure nonostante nel libro si incontrino ragazze belle, incantevoli soprattutto di cuore e sentimenti, con cui si condividono momenti di grande trasporto, sono sempre storie destinate a interrompersi perché c'è il momento in cui si deve tornare indietro, alla vita di tutti i giorni, e quindi si prende l'aereo per l'Olanda, per la Russia, e ci si lascia.


Shiva è amore e assenza d’amore, il punto di contatto fra i due, il momento in cui la coscienza coglie l’inesistenza dell’assenza di amore.


E poi la Luna, i sogni, le molteplici divinità che hanno diffuso la propria saggezza nel mondo e in particolare sulle vette dell'Himalaya, dove la natura s'arrocca ancora in baluardi inespugnati. Il Tibet. Le statue dorate del Buddha.


Un libro, che se non ha risposte, contiene comunque verità antiche e profonde che stiamo dimenticando, trascinati e traditi da un mondo dove l'avere è più importante dell'essere, dove la natura è una nostra proprietà esclusiva da sfruttare e distruggere, dove si avanza rapidi e senza voler vedere intorno a noi stessi.

Un libro che rende padroni di quella ricchezza interiore, che nessun ladro ci potrà rubare.

Come lettore anziano, diciamo non giovane, non metterò sulle mio incurvate spalle uno zaino per partire all'avventura, ma non mi sono trattenuto dal cercare di seguire, tappa dopo tappa, l'affascinante viaggio in India, che è per molti aspetti il filo più colorato del libro, tramite le mappe di Google.

Come questa vita dolce e feroce, amica insopportabile, ospite ardentemente desiderata, giovane fanciulla e vecchia decrepita, moglie, sorella e aguzzina, madre ed assassina.

Vivere, che altro si può fare.

(c) Marco Salvario 

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