“TI RACCONTO PERCHÉ”... DI GIANFRANCO GALANTE a cura di Vincenzo Capodiferro


TI RACCONTO PERCHÉ”... DI GIANFRANCO GALANTE

Un poema sull’amore, a mezzo di racconti, di poesie e di saggio


Si tratta di un’opera completa questa di Gianfranco Galante, “Ti racconto perché”, edita da Scriptores, Varese 2024. Compaiono racconti di vita, saggi e poesie. Gianfranco è un scrittore a tutto campo. Ed ha, tra l’altro, anni ed anni di esperienza letteraria alle spalle. Ma al di là di ciò, le opere di Galante hanno sempre qualcosa da farci meditare. Già il titolo, che non è banale, ci apre la mene ad una domanda esistenziale di fondo: “Ti racconto. Perché…”. Non è una semplice finzione letteraria. L’intellettuale autentico pone delle domande, non dà risposte. Non ha la verità in tasca. Non ha la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi dell’umanità. La cultura non risolve, pone il problema, l’interrogativo (?). Hegel giustamente diceva che la cultura è come la civetta di Minerva, chiude il giorno, ha una funzione giustificatrice. «Andrea rimase seduto ad osservare il treno che lentamente sfumava in prospettiva lungo i binari...». I protagonisti: Andrea, Maria, viaggiano. Il tema del viaggio accompagna sempre la produzione del Galante, perché lo ha vissuto egli in prima persona: l’uomo è un viaggiatore. Verso il Nord? Verso il Sud? Verso l’Est? Verso l’Ovest? Verso il Mondo. Nelle pagine di Gianfranco si respira un profondo cosmopolitismo. Ma perché, perché… la domanda mistica, fondamentale della vita. Wittgenstein si poneva questo grave problema: non che il mondo sia, ma perché il mondo sia. È un problema mistico. Perché io esisto. Il “Cogito”. L’uomo è un Ulisse che viaggia in un’Odissea, è un “Nessuno”, o meglio “Uno. Nessuno. Centomila”.

Perché io esisto?


Per… «… sentire il nome mio

più e più volte ripetuto

e capir che valgo anch’io

sentendomi riamato».


È l’amore che dà senso a tutte le cose, a noi.

Un altro tema che riemerge sempre negli scritti di Galante è quello della panchina. La panchina ove “Mario” si mette a meditare. La panchina si contrappone al treno. Rappresenta un punto fermo, rispetto al quale il famoso osservatore O /einsteiniano/ osserva lo spazio-tempo. Ma tutto è relativo. Nulla è fermo nell’universo. Archimede esclamava: – Datemi un punto fermo e vi solleverò il mondo! Ma non c’è un punto fermo nell’universo. Tutto si muove. Panta rei. L’amore che ci racconta Gianfranco non è sempre benevolo. Purtroppo c’è il male, l’odio, la guerra. L’amore passa attraverso il suo opposto, il non-amore.


«Sul mondo, su strade,

venti di guerra

e urla di genti

che vagano brade...».


La guerra è la regina di tutte le cose. Ma il fine è l’armonia dei contrari, cioè l’amore trai nemici. È facile amarsi tra amici, ma come è difficile amarsi tra chi non s’ama. Amare il vicino è più difficile che amare il lontano. Amare in fondo è difficile. Non è facile. Amore significa ciò che vince la morte, che resiste alla morte, come canta il Cantico dei Cantici: «Forte come Morte è Amore. Tenace come Inferno la gelosia». Spesso il rapporto si conclude - come sottolinea il nostro - in “Fuga”, l’ultima poesia.


«Sentì l’aria e un caldo raggio;

lei nel ciel voleva volare,

spiccò volo con coraggio,

sol laggiù poté atterrare».


Nelle opere di Galante spesso si respira un’aria di pessimismo, di angoscia esistenziale. Ma quei piccoli gesti d’amore, che vengono anche sottolineati nella scrittura, rendono la vita più umana, più vivibile. Questo è il profondo messaggio che il nostro autore vuole trasmetterci.


Vincenzo Capodiferro

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