"Non so resistere" di Alessandro Ramberti a cura di Vincenzo Capodiferro


NON SO RESISTERE

Un libro pieno di domande, domande delicate” di Alessandro Ramberti


“Non so resistere” è un libro di poesie di Alessandro Ramberti, editore e poeta, Fara, Rimini 2024. il tema centrale è l’incarnazione, «questa immensa e fragilissima parola» - come scrive nella prefazione Luigino Bruni -, la quale «lega tra di loro questi versi capaci di entrare dentro l’anima». In fondo noi tutti siamo incarnazione del Logos, l’eterno Logos. In noi convive la parte intellettiva, cioè spirituale, che è innestata a quella sensitiva, e ci fa aristotelicamente animali razionali. «Lo spirito ha bisogno del sangue, l’anima del corpo. L’incarnazione è lo spirito che li connette, ci connette, abbraccia tutto: ciò che è nel tempo con ciò che è oltre». Oltre è l’altrove della relatività, è il “Totalmente Altro” che ci circonda da ogni parte, Il Motore Immobile che circonda l’universo. Ci sono tante epilogie degli amici di Alessandro, le cui parole, come scrive nella premessa, l’hanno alleggerito e sostenuto, stimolato e punzecchiato. A cosa non sa resistere il poeta? Alla Vox clamantis che freme dal deserto di dentro, alla Vox Dei che ci chiama in noi, ci chiama innanzitutto all’essere, a divenire un Esserci, un Dasein. «Perché i poeti nel tempo della povertà?». È domanda che si pone Hördelin. Bardotti, nella sua “Epilogia”, dice che è «un libro pieno di domande, anche, domande delicate, ma sempre più importanti che, se non torniamo a porci, rischiamo di perdere la bussola definitivamente, ed ecco, che la poesia ci viene in aiuto». La poesia è domanda, offerta. E vediamo alcune di queste domande, spesso senza risposta: «Io qui tu dove?». «Sai calcolare/ la quantità/ di ciò che manca/ di quel che hai?». Alessandro in questi «quinari disposti in quartine» che «hanno voluto nascere» non usa mai la punteggiatura, ma usa solamente i punti interrogativi. Il tema princeps è quello del tempo: «Perditi subito/ cogli il kairòs». Carpe diem. Il καιρός rivela il tempo bergsoniano durativo, l’opportunità, la libertà. Il Χρόνος, invece, è il tempo matematico spazializzato, il tempo fisico, deterministico, il Fato, che si esprime nelle leggi fisiche e matematiche immutabili, attribuite ad una Natura pitagorica, matematizzata, ma che non è così. LA Natura è intelligente. Crono è un coccodrillo che divora i figli, è un serpente che morde la coda, cioè che mangia sé stesso, che si autodistrugge, è il tempo ciclico, l’eterno ritorno, ripreso dal folle, nuovo profeta, Zarathustra. L’uomo è sintesi di tempo lineare e tempo ciclico. Il nuovo Zarathustra si propone come poeta senza Dio. Alessandro, invece, accetta la divinità in noi, la scintilla degli Elohim che abita in noi. I nuovi titani umani, i Superman nietzschiani, i nuovi eroi cosmici hegeliani, i nuovi Nephilim si sono ribellati a Dio. Questi versi ci pongono delle domande profonde, cui tutti, senz’altro, siamo tenuti a riflettere.

V. Capodiferro

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