Il CAM, polo culturale e religioso tra passato e futuro. Articolo di Marco Salvario

 Il CAM, polo culturale e religioso tra passato e futuro.

Articolo di Marco Salvario

Giuseppe Allamano nasce nel 1851 a Castelnuovo d'Asti da una famiglia contadina; perso il padre a due anni, studia nell'oratorio di san Giovanni Bosco a Valdocco. Nel 1873 è ordinato sacerdote, nel 1880 diventa rettore del Santuario della Consolata, amatissima dai torinesi. Nel 1901 fonda l'Istituto missioni Consolata, che comincia la sua attività apostolica in Kenia, e lo affianca nel 1910 con le Suore missionarie della Consolata.

Muore nel 1926, è beatificato nel 1990 ed è ormai prossima la sua santificazione.

Tra i precetti che l'Allamano scrive per i suoi missionari, il principale non è convertire nuovi popoli, quanto instaurare rapporti reciproci di conoscenza e di darne testimonianza.

I missionari sono quindi raccoglitori scrupolosi di tradizioni e di reperti; tracciano mappe, studiano lingue, raccolgono materiale orale e scritto alla ricerca non di tesori economici ma di sapere.




Questa documentazione con il passare degli anni assume un valore storico ancora più prezioso. Si tratta per lo più di materiale semplice, piccole macine in legno, recipienti in zucca per i liquidi, armi da caccia, oggetti da lavoro, maschere rituali, feticci protettivi, bracciali, strumenti musicali, e l'attenzione non è al valore degli oggetti, quanto al loro uso e alle loro proprietà.

Una raccolta è dedicata all'equipaggiamento dei primi missionari: macchine fotografiche, bussole, libri e note di viaggio, mappe disegnate giorno per giorno di zone quasi inesplorate, altari portatili per celebrale messa, torce, bauli, cannocchiali.

Un vero tesoro è l'Archivio Fotografico e Audiovisivo, che comprende decine di migliaia di lastre, positivi su vetro colorati a mano, fotografie stampate, diapositive e ora si sta arricchendo di foto digitali; sono in fase di digitalizzazione circa 1200 supporti video.


La sede principale per la conservazione di questo materiale è stata individuata nella Casa Madre dell'Istituto dei Missionari della Consolata, la cui costruzione è iniziata nel 1910 e si è ampliata nel tempo. Durante la seconda guerra mondiale l'edificio è stato bombardato, subendo gravissimi danni. Dopo la ricostruzione, la Casa Madre ospita il Museo Etnografico e delle Scienze Naturali dei Missionari della Consolata.

Gli ultimi anni hanno visto importanti ampliamenti con donazioni e acquisizioni provenienti in particolare dall'Amazzonia brasiliana e da raccolte etnografiche africane.



Il CAM, Cultures And Mission, è stato inaugurato e aperto al pubblico (su prenotazione), nel 2023.

Non si può chiamare solo un museo, perché unisce al suo interno molte realtà. Si può forse definire come un progetto di aggregazione di conoscenze e incontro tra culture, di insegnamento, di confronto anche on line con i missionari della Consolata nel mondo, di preghiera per tutte le religioni, di studio, di accoglienza per gli ospiti.

Per ogni visitatore i percorsi proposti sono sempre e comunque un'esperienza unica, inclusiva e personale che, questo è uno degli intendimenti di questa mia breve presentazione, è importante condividere con il prossimo.



Durante la mia visita a fine maggio del 2024 con la guida disponibile e stimolante di padre Fabio Malesa, direttore del CAM, ho potuto apprezzare la mostra temporanea “Mater Amazonia”, che già era stata ospitata a ottobre del 2019 a Roma presso i Musei Vaticani. La mostra è uno sguardo attento e curioso alle culture indigene e al loro mondo: si possono ammirare costumi e maschere rituali, collane, una canoa, archi, cerbottane, faretre per la caccia, piccole zucche per contenere il veleno, piante medicinali, un piraha, un anaconda, grandi farfalle, coleotteri, uccelli coloratissimi e molte altre grandi e piccole meraviglie. Questa mostra da sola meritava la visita al CAM.



Altra interessante mostra temporanea è il contest artistico “Hoping togheter”, che trae spunto dal viaggio in Mongolia nel 2018 di Paola Giacomini, famosa come l'esploratrice a cavallo, che si sposta alla ricerca dei confini del mondo per conoscere terre e interagire con le persone che le abitano. Compie percorsi di migliaia di chilometri, che la portano nel 2006 a Santiago de Compostela, poi attraverso le Alpi dalla Slovenia fino alla Liguria e ancora nei grandi Parchi Nazionali italiani. Molti i messaggi che lascia, uno è quello del dovere dell'umanità di preservare l'ambiente.

Potete trovare abbastanza facilmente i libri dell'amazzone in cui racconta le sue avventure: “Sentieri da lupi. A cavallo attraverso le Alpi sulle tracce del lupo.” e ”Campo di stelle. A cavallo a Santiago.”

Al contest hanno risposto molti bravi artisti:

La torinese Erika Riehle, diplomata all'Accademia Albertina, ha vinto con “Taccuino di viaggio”, un'opera composita che ben rappresenta la scoperta progressiva di un nuovo paese, una conoscenza che riporta sia a quella di Paola Giacomini sia a quella di molti missionari. Paesaggi diversi dove raramente, discreta e lontana, si palesa la presenza dell'uomo.

Di San Miniato e diplomata all'Accademia di Belle Arti di Carrara è la seconda classificata, la scultrice Anna Torre, con l'opera “Frammenti di infinito ed eterno nel tempo e nello spazio”. Un'incisione su pietra grezza che richiama i grafiti rupestri, con due mandrie di cavalli separate da un fiume ma che si stanno cercando per incontrarsi.

Il podio è tutto al femminile e al terzo posto troviamo Valentina Giarlotto con ”Memorie in granelli di sabbia”. Lo stile è gioioso ma non irrispettoso, tutt'altro. L'opera sembra gettare un ponte di amicizia e fratellanza per unirci agli abitanti della lontana e un po' misteriosa Mongolia.

Segnalo ancora le opere:

Corsa di cammelli nel paesaggio magico del Gobi”, olio su tela di Guido Mannini, artista che, anche se il suo corpo è spesso prigioniero nel traffico della provincia di Torino, lascia il suo spirito libero di spaziare senza limiti nei deserti, in una spiritualità e un ambiente dove il tempo, i pensieri, la vita, scorrono in un modo diverso, autentico, prezioso.

Il respiro della Mongolia (Nomadi)” del fotografo Roberto Semenzato, torinese di un paio d'anni più giovane di me e gran viaggiatore; nel 2018 ha visitato la Mongolia. Raffinata poesia nelle sue emozionanti immagini in bianco e nero.

Mareggiata”, dove onde impetuose escono letteralmente dalla tela di Mario Giammarinaro, torinese che vive a Moncalieri. Nella sua tela la natura è descritta con inquietante e incontenibile energia, facendoci riflettere sul nostro ruolo come essere umani arroganti ma fragili.


Per chi fosse interessato ad approfondimenti, segnalo la rivista mensile “Missioni Consolata”, consultabile anche on-line all'indirizzo https://www.rivistamissioniconsolata.it/, e il bimestrale delle Suore Missionarie della Consolata “Andare alle Genti” (https://www.missionariedellaconsolata.org/).

Commenti

Post popolari in questo blog

"Giuseppe Mazzini" di Roland Sarti

Eugenio Montale: dove era il tennis

UN AEREO CADUTO SUL MONTE RAPARO A FINE GUERRA