Gli occhi dell'antica notte di Roberto Bettinelli a cura di Vincenzo Capodiferro

GLI OCCHI DELL’ANTICA NOTTE

Versi che hanno un respiro molto ampio”, di Roberto Bettinelli


Roberto Bettinelli è nato a Roma nel 1974. Vive e lavora a Crema. Laureatosi in Lettere, Scienze della Comunicazione, Filosofia e Storia, insegnante e giornalista, è autore di saggi e racconti. “Gli occhi dell’antica notte” è una raccolta di poesie, edita da Fara, Rimini 2023. La raccolta è risultata finalista al concorso Faraexcelsior del 2023. Leggiamo tra le righe delle motivazioni della giuria: «Versi che hanno un respiro molto ampio e che pongono il lettore di fronte a un accenno poetico ottimo…» di Filippo Tosti; «la silloge Gli occhi dell’antica notte raccoglie immagini, simboli, metafore e allegrie volte alla ricerca della sapienza sedimentata nel corso de tempo nell’animo umano» di Elisabetta Bagli. Il poeta si ricollega a quella “Antiquissima Italorum Sapientia” di vichiana memoria. La ricerca della sapienza affonda le sue radici nella Notte, antica, come nella “Teogonia” esiodea: Notte figlia di Caos. Noi siamo i figli della Notte. La Notte è anche la “notte oscura” di San Giovanni della Croce. È l’”abisso della volontà” dei mistici tedeschi, ripreso da Schelling.


Prima che canti il gallo

Avrai tradito la mia morte

Attendo la tua resurrezione

Nell’Alba de giudizio.


Il richiamo evangelico riguarda ogni uomo. Ognuno di noi è Pietro e Giuda, un traditore, ma dipende sempre dall’atteggiamento: il buon ladrone o il cattivo ladrone.


La misericordia dei cani antichi

Sorveglia la solitudine del grido

Crolleranno ubriachi gli occhi

Sulla purezza del cuore trafitto


La solitudine è uno dei temi centrali della poetica del Nostro: “la solitudine diventa l’esilio perenne”, nella “casa di vetro”, nel “mattino che divora il fiato del salice”, “nel grido dell’inverno”: abbiamo ripreso alcune immagini (idilli) dalla nota della Bagli. I questi versi la solitudine si manifesta quasi come un urlo munchiano, dinnanzi a questi cani antichi, come Cerbero. Gli occhi si inebriano innanzi alla purezza: - Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

I versi di Bettinelli sono come lame che trafiggono volti che si confondono, ti lasciano inquieti, per la ricchezza di immagini, per il coinvolgimento emotivo che ne deriva. La scena umana ne viene sintetizzata in un sipario sempre aperto, come in un antico anfiteatro greco, nei drammi che si rappresentano di sera, dinanzi agli “occhi ingenui della notte”. La vista della notte è sempre ingenua. Il buio è ambivalente: il nascondiglio del male, ma anche la culla del bene, del seme, che morendo rinasce nel giorno. Dalle tenebre spunta la luce. Il cielo, la notte, puntata di stelle, che come chiodi affiggono al cielo un velo che asconde, tutto vede, osserva, come gli occhi della notte antica. Platone diceva che il tempo tutto vede, tutto osserva. Il lettore sappia cogliere d questi versi spunti di autentica meditazione, di vera “sapienza”.

Vincenzo Capodiferro

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