30 aprile 2024

LA BADIA DI VAGANNA E LA GLORIOSA PASSIONE DI SAN GEMOLO a cura di Vincenzo Capodiferro

 


LA BADIA DI VAGANNA E LA GLORIOSA PASSIONE DI SAN GEMOLO

Abbiamo voluto riportare un’antica versione, da noi naturalmente interpretata in maniera personale, della passione di San Gemolo, martire sulle cui spoglie fu eretta la magnifica Badia di Valganna. Fondata nel 1095, ha esercitato nei secoli un forte dominio su tutta la valle. Nel 1542 il cardinal Giovanni Angelo Medici, che poi divenne Papa Pio IV, ne divenne commendatario. È un gioiello di arte romanica, naturalmente ritoccato nei secoli, sotto cui scorre il Margorabbia e non lungi s’erge il cimitero, ove sono sepolti artisti come Giuseppe Grandi ed Odoardo Tabacchi.

«Gemolo era un valoro soldato ed insieme ad altri undici fanti, tra cui l’amico Imerio, nipote del vescovo di Treviri, Ludolf, era stato convocato per una missione importante. Doveva scortare il vescovo Ludolf a Roma, il quale era stato chiamato da papa Gregorio V, Bruno di Carinzia, figlio di Ottone, duca di Carinzia, nipote di Ottone I di Sassonia, il Grande, e cugino di Ottone III. Era stato chiamato, infatti, per una missione importante: il papa era assediato da Crescenzo Nomentano ed era in pericolo. La missione parte ed arriva a Roma nel 997. Il papa consegna al vescovo Ludolf un prezioso cimelio: la tunica inconsutile di Gesù Cristo, che fu tratta a sorte dai soldati romani ed ereditata da Longino. Si dice che chi indossasse quella tunica fosse invincibile ad ogni colpo. E quella tunica emanava virtù, come nella parabola della donna emorragica. La missione, guidata da Imerio, riparte da Roma. Si fermano una notte alla Badia di Viboldone, nei pressi di Milano, ospitati dagli umiliati. Poi riprendono il mattino di Pasqua del 967, giungono in Valganna, percorrendo la Via Francisca. Si accampano un momento lungo le rive del Margorabbia. La Valganna è una valle misteriosa, ancestrale, con le sue grotte antichissime e le miniere abbandonate, abitate da folletti, e da spiritelli, da demoni e da alieni, con il villaggio dimenticato del Touring Club, le cascate favolose, i laghi, orme dell’era glaciale, i borghi splendidi, coi mulini amletici, la birreria Poretti, le mitiche tranvie oramai ridotte a spettrali itinerari, se non fosse per le piste ciclabili, che hanno soppiantato i ferrosi binari. Intanto viene cacciato papa Gregorio ed eletto l’antipapa Giovanni XVI, che era Giovanni Filagato di Rossano. Ottone III voleva stabilire la sede dell’Impero rinnovato a Roma e riportare la città agli antichi fasti augustei, ma il popolo romano era contrario. Allora manda una spedizione per spodestare l’antipapa Giovanni XVI. L’esercito cattura l’antipapa, viene sfigurato nel volto e si ritira nella Badia di Fulda, in Germania. Venutolo a sapere il suo compaesano, san Nilo, da Rossano, lancia una potente maledizione contro Ottone. Infatti Giovanni muore a Fulda trai tormenti il 26 agosto del 1001, e Ottone dopo circa un anno, colto da febbre, muore il 24 gennaio del 1002, a 21 anni, presso il Castello di Paterno. Intanto la nostra spedizione, che si trova nei pressi d Ghirla, viene assaltata da una banda di briganti, guidata da Enrico di Uboldo, detto il Rosso. Raccontavano negli antichi viaggi: «Non v’ha fra’ viaggiatori chi evita quanto può d’affidarsi ad una barca. Né basta il dire che non v’ha pericolo, poiché il solo timore è un male. Per questi v’è una più lunga via, difficile sì, ma pur carreggiabile, che da Varese attraversa la Valganna, indi Val Marchirolo, va al Ponte della Tresa, e di là a Lugano. Per questa via viene presso che tutto il bestiame, che la Svizzera somministra alla Lombardia. Quando per la strada di Biumo giugnesi a Induno, invece di continuare a destra, piegasi a sinistra, e si sale a Frascarolo, villa del Pontefice Pio VI, alla cui famiglia dei Medici di Meregnano tuttavia appartiene. Si continua a salire fino alla vetta, e di là cominciasi a discendere in Valganna che s’ha sott’occhio. Il Naturalista osserverà dei grossi massi porfirici sul sasso di calcare, che altronde forma l’alto dei monti fino alla metà della valle, ove vedesi chiaramente come questo al porfirico rossigno, che già preesisteva, s’appoggia». I briganti rubano tutti i tesori che portava la comitiva, tra cui il cofanetto contenente il prezioso cimelio della tunica di Cristo. In verità il vescovo Ludolf aveva scambiato le tuniche: egli aveva indossato la tunica di Cristo e nel cofanetto aveva messo la sua, per assicurare maggiore protezione al carico. Ma nessuno della comitiva lo sapeva. I briganti fuggono col carico e Gemolo, seguito da Imerio si mette ad inseguirli, per riprendere il carico. Li raggiungono, ma alla fine si sfidano a duello Gemolo con Enrico, e Imerio col fidato del brigante, che si chiamava Fedele. Fedele ferisce Imerio al petto e Imerio fugge sanguinante: muore poi nei pressi di Varese, presso la Chiesa di San Michele. Gemolo, dopo una lotta accanita, viene decapitato da Enrico il Rosso, ma per disposizione divina, Gemolo riprende la testa e se la ripone sul collo. Colti da spavento i briganti fuggono, lasciando il carico, che viene ripreso da Gemolo e riportato all’accampamento dove risiede il vescovo Ludolf. Dopo aver consegnato il carico, Gemolo muore tra le braccia del vescovo e viene sepolto là vicino, dove sorge la fonte Orca. Si dice che alla vista di San Gemolo quella sorgente si ritraesse nei meandri della terra. Infatti, la fonte Orca, nei pressi di Ghirla, in Valganna: quando è inverno emerge, mentre quando è estate si perde nei meandri della terra. Al contrario la fonte Trigella, presso il monte di Raparo, in Lucania: la leggenda vuole che Ripenia, la ninfa, essendo Capripede innamorato di lei, si andasse a rifugiare nelle acque freddissime della fonte (“tri-gelida”), e il fauno la fece prosciugare. Ecco perché mentre d’inverno l’acqua non scorre, d’estate è una fonte molto ricca. Nel posto dove era stato sepolto San Gemolo, sulle rive del Margorabbia, venne poi eretta la Badia di Ganna, proprio a conforto dei pellegrini che percorrevano la valle: «La valle in cui si discende; alquanto elevata nel mezzo, divide le sue acque, parte mandandole all’Olona, e parte al laghetto di Ganna, a cui presto si giunge. Era Ganna un tempo un ricchissimo monistero di Cluniacensi, di cui tuttavia sussiste il chiostro e la chiesa; senza che altro indizio siavi di vetustà, se non la gotica struttura, qualche vecchia pittura in chiesa… Il laghetto di Ganna che per un emissario da ad unirsi a quello di Ghirla, abbonda di pesci… Vassi per quella parte a Bedero, a Rancio, sopra cui, vicino alla colma v’è del carbon fossile visibile, ed a Brincio». La Badia di Ganna ha avuto una storia gloriosa ed è legata proprio al martire San Gemolo. Sono laghi bellissimi, molto freddi, mete di occhi turistici. La Valganna è poco esposta, fredda, gelida d’inverno, anche se i cambiamenti climatici hanno mitigato i climi vernali, ma fresca e piacevole d’estate. Valganna prende il nome da una voce longobarda “ganda”, che significa luogo pietroso. La città di Gand, ad esempio, in Belgio prende il nome dal celtico Ganda, che significa confluente. Alla fine la comitiva, privata dei suoi migliori guerrieri: Gemolo e Imerio, giunge a Treviri, il 13 giugno del 967, giorno di Sant’Antonio di Padova. La tunica viene riposta nei sagrati del duomo di Treviri, ove tuttora è conservata e venerata dai fedeli».

Vincenzo Capodiferro

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