08 marzo 2024

Il futuro dell'Europa a cura di Antonio Laurenzano

IL FUTURO DELL’ EUROPA


di Antonio Laurenzano

A tre mesi dal voto di giugno, le elezioni europee sono avvolte in una cortina di incertezze, fra timori e speranze per quello che sarà il futuro Parlamento europeo in un mutato contesto geopolitico. Il voto del 6-9 giugno segnerà fortemente la storia dell’Unione, i cittadini europei avranno la possibilità di far sentire la propria voce su questioni fondamentali che qualificheranno l’attività parlamentare dei vari gruppi politici: il sostegno all’Ucraina, i problemi climatici, l’allargamento dell’Unione, la riforma dei Trattati (revisione del diritto di veto, bilancio e debito comune, difesa europea). Un voto per fare uscire l’Europa dal porto delle nebbie di fronte all’ascesa di estremismi e populismi, non solo di destra, che potrebbero cancellare il lungo (e faticoso) cammino comunitario fin qui percorso. Sullo sfondo il diffuso malessere riconducibile alle disuguaglianze crescenti, alla precarietà del lavoro, ai problemi della sicurezza e del welfare, al surplus di burocrazia di Bruxelles.

Un malessere che affonda le sue radici nello smarrimento del ceto medio, della vecchia classe operaia, nelle difficoltà dei giovani sul mercato del lavoro. Ed è in questo spazio di insofferenza sociale, dalla Francia alla Germania, dall’Ungheria alla Polonia, all’Italia, che i movimenti nazional-populisti si alimentano, azzerando di fatto quella solidarietà che nel Vecchio Continente aveva accomunato tutte le forze politiche alla fine della seconda guerra mondiale e su cui, con lo storico Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, era stato disegnato il sogno di una nuova Europa. Ma questa Europa non fa più sognare, alimenta inquietudini, crea insicurezze, genera paure, crisi di identità nazionali. Si sta sgretolando il tasso di unità che ha tenuto finora in vita le tante diversità dell’Unione, ma soprattutto si sta dissolvendo l’originario spirito comunitario dei Padri fondatori e con esso la stessa coscienza europea. Si pagano i tanti compromessi al ribasso di un’Europa intergovernativa priva di un vero governo capace di rispondere alle attese dei cittadini.

Il problema di fondo resta infatti la crisi di fiducia degli europei nei confronti di Bruxelles e della politica comunitaria lontana dai bisogni della gente, soprattutto nei processi decisionali relativi ai temi di impatto diretto sulla vita di ogni giorno, come la recente protesta degli agricoltori ha dimostrato. E’ la politica dei Palazzi, delle Banche, della finanza internazionale! L’Unione europea non è ancora un’Unione: manca un patto fondante in forza del quale lo stare insieme, il decidere insieme, l’agire insieme siano un autentico collante.

Prima che scivoli nell’oblio, l’Europa deve valorizzare la propria identità culturale, rilanciare politiche economiche espansive e di crescita, recuperare, in un momento di grandi tensioni sullo scacchiere internazionale, la centralità politica del suo ruolo in termini di efficacia d’azione. Un salto di qualità per fronteggiare i guasti della globalizzazione, fermare gli egoismi nazionali, cancellare la miopia politica di chi, avendo perso ogni memoria storica, dimentica i lutti e le distruzioni dei nazionalismi del XX secolo.uale Nessun Paese europeo può garantire, da solo, l’effettiva indipendenza delle proprie scelte. Nessun ritorno alle antiche sovranità, agli antichi nazionalismi potrà garantire ai cittadini europei pace, sicurezza, benessere e prosperità. La vera sfida attuale è “evitare che il presente uccida il futuro”! E’ in gioco la sostenibilità del sistema europeo. La centralità delle istituzioni comunitarie nel processo decisionale è fondamentale, ma la sua realizzazione sarà assicurata solo se gli Stati membri saranno in grado di esprimere una ritrovata coesione. Ognuno dovrà fare la sua parte per l’Europa del futuro, un’Europa “unita nella diversità”.

La sovranità europea condivisa e l’interdipendenza delle politiche, economiche e sociali, devono costituire i criteri primari di una governance responsabile e competente, presupposto di ogni progetto unitario di una equilibrata integrazione politica. “L’obiettivo non è conservare l’Europa che c’è, ma rifondarla per riaffermare i valori dell’umanesimo democratico in un mondo profondamente cambiato.” Un sussulto di coscienza per evitare che il sogno di un’Europa unita si trasformi miseramente nell’incubo del XXI secolo!

In un mondo sconvolto dalle guerre, dalla crisi economica, dai cambiamenti climatici l’Europa che verrà dovrà segnare una nuova stagione costituente per l’Ue attraverso una maggiore integrazione dal punto di vista delle politiche economiche, fiscali, di difesa, migratorie. Il voto di giugno sarà uno spartiacque fra integrazione e disgregazione. Dalla composizione del futuro Parlamento e quindi dalle conseguenti politiche europee dipenderanno le sorti dell’Unione e dei cittadini europei. L’attuale momento storico richiede una partecipazione responsabile delle forze politiche, un dibattito di ampio respiro lontano dai miseri giochini di partito e interessi di bottega elettorali. Che prevalga davvero il senso della storia per costruire, in un ritrovato spirito unitario, un’Europa migliore!

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Immagini immaginarie al MIIT di Torino