26 febbraio 2024

Scandalo in copertina di Niccolò Pala- a cura di Vincenzo Capodiferro


SCANDALO IN COPERTINA

Un libro a favore della libertà di parola e di espressione” di Niccolò Pala


Scandalo in copertina. Censura, musica e immagini dagli anni Sessanta al nuovo millennio” è un libro di Niccolò Pala, edito da Arcana, dicembre 2023. L’autore, Niccolò Pala, laureato in Archeologia e Storia dell’arte, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con due tesi sulla musica heavy metal, insegna Storia dell’Arte nelle scuole superiori. L’autore, come sottolinea nella prefazione, si propone di favorire la libertà di espressione: «Secondo la modesta opinione di chi scrive, è sempre opportuno parlare a favore di piuttosto che contro qualcosa, motivo per cui questo libro non vuole essere contro la censura bensì a favore della libertà di parola e di espressione». È uno studio intenso, “una carrellata di copertine censurate”!. Oggetto: i dischi della seconda metà del XX secolo! Questa analisi coinvolge tutti i più celebri gruppi e cantanti: Beatles, Rolling Stones, Jimi Hendrix, Michael Jackson, passando dai Queen, i Pink Floyd, fino ai Guns N’ Roses. Lo stile è molto semplice, avvincente. È un giovane innamorato della musica a parlare. Come dice Nietzsche: «Senza musica, la vita sarebbe un errore». E Schopenhauer: «La musica è l'essenziale dell'uomo, il suo sguardo sul mondo». La musica, cioè, è la suprema forma espressiva della Volontà di vivere: ecco perché riscuote tanto successo. I musicisti, i cantanti, divengono quasi strumenti inconsci di questa Volonté Générale rousseauiana, una moderna versione dell’arcana “Anima Mundi”, uno junghiano collettivo Inconscio. Gli artisti sono come eroi cosmici. Quando si dirimono dai pulpiti incarnano la voce dell’Infinito. L’artista, come sosteneva Schelling, non è più se, ma sintesi suprema dei due mondi, della Natura visibile e dello Spirito invisibile. Immaginate un mondo senza musica! Un orrore, oltre che un errore! L’artista, inebriato di genio, d’infinito, si dimena come baccante. E qui subentra l’invidia, di cui parla Niccolò: «Il successo sovente attira l’invidia, che si può manifestare nelle più svariate forme: giudizi sommari e ingenerosi, critiche gratuite, denigrazione, allontanamento, negazione, censura. Quest’ultima, nata spesso come giudizio non richiesto, al giorno d’oggi è sinonimo di oscuramento, se non di desiderata eliminazione. Uno dei bersagli preferiti ovviamente della censura è l’arte e, in particolare, la musica: dal pop al rock, dal metal al rap, innumerevoli band e cantanti sono finiti nel mirino degli inquisitori benpensanti». Non è solo l’invidia umana, ma quella degli dèi per gli Ercoli artistici, i dotati, i toccati dall’ispirazione delle Muse, donde deriva anche lo stesso termine “musica” per indicare appunto l’arte in generale. Non è l’invidia di Dio, Sommo Bene, ma degli dèi, i demoni, che spesso si servono di questi eroi per esprimere i loro diabolici trilli. È la “φθόνος τῶν θεῶν”, citata in Eschilo. L’artista è come un dio in terra, un “homo homini deus”. Leggiamo, ad esempio, nella prima copertina: «I Beatles! Sì, i Beatles. Ve lo aspettavate da quei bravi ragazzi di Liverpool? Certo, qualche piccolo scandalo lo hanno dovuto affrontare pure loro: c’era stata l’ormai celeberrima storia dei messaggi subliminali satanici udibili se si fanno girare certi dischi dei baronetti (ma quali?) all’incontrario, oppure quella volta che Lennon si fece scappare che “i Beatles sono più famosi di Gesù”, creando non poco scalpore. Tuttavia, è indubbio che, pensando a musicisti ribelli e sena regole, vengono subito in mente i colleghi/rivali Rolling Stones…». Niccolò è un giovane innamorato dell’arte, della musica. È l’amore che dà senso, sapore, vita alle cose. Questo libro è originale, interessante, perché passa in rassegna certi aspetti spesso trascurati dell’arte: il suo mostrarsi che crea scalpore, meraviglia, anche, se vogliamo, scandalo. Lo scandalo è originariamente quell’incaglio che ti fa cadere. È quel coccio rotto, favola dell’ostracismo. Così certe cose ti sconvolgono sì: ma qui in particolare lo scandalo deve essere inteso non solo/sempre in modo negativo, ma positivo: ciò che stupisce. Diogene Laerzio nelle “Vitae Philosophorum” racconta come Talete, per guardare il cielo, stava cadendo in un pozzo. La sua serva Diotima, lo redarguisce: - Guarda a terra, dove metti i piedi, invece di guardare al cielo! L’arte è così: ha il dovere di stupire, di far tremare in sindromi di Stendhal. Il bello è ciò che piace, sì, ma senz’altro, cioè senza interessi, senza fini, etc. (Kant). Certo qui non c’è sempre questa forma pura, perché i nostri eroi musicali si sono fatti ben pagare, però in fin dei conti, il fine dell’arte è un non-fine, il suo oggetto un non-oggetto, il suo mezzo un non-mezzo. Diremmo il suo fine è autenticamente utopistico: non-luogo, ed anche luogo felice. L’arte deve produrre felicità. E poi non solo l’arte in generale, come già professava Aristotele, ma lo scandalo, in particolare, ha un valore profondamente catartico: purifica le genti dalle passioni, soprattutto quelle nocive. La lettura del libro di Niccolò Pala risulterà senz’altro piacevole, interessante e ricca di notevoli spunti di riflessione.


Vincenzo Capodiferro

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