18 febbraio 2024

Edward Bunker Come una bestia feroce a cura di Marcello Sgarbi


Edward Bunker

Come una bestia feroce – (Edizioni Einaudi)

Formato: Brossura

ISBN: 9788806172671

Pagine: 362


Fra i disperati che hanno trovato riscatto nella scrittura c’è James Ellroy, di cui ho già parlato in una precedente recensione dedicata a L.A. Confidential. Affine a lui e alla sua vita randagia di ragazzo disadattato, fatta di benzedrina e continui arresti per furto, un posto d’onore secondo me va a Edward Bunker.

Americano e losangelino quanto Ellroy – che non a caso nell’edizione Einaudi cura la prefazione di questo libro, mentre Niccolò Ammaniti si è occupato dell’introduzione – Bunker condivide con lui un’infanzia e un’adolescenza difficili.

Le problematiche famigliari, senza dubbio all’origine della sua devianza criminale, lo portano da adulto a scontare con una lunga detenzione i trascorsi burrascosi di falsario e rapinatore a mano armata implicato anche nel traffico di droga e in vicende di estorsione. Dopo avere conosciuto il carcere a San Quintino traspone le sue esperienze in questo romanzo autobiografico, scritto senza concessioni al superfluo.

Con una narrazione secca come pane di tre giorni e tagliente come un rasoio, degna dello stesso Ellroy o di un altro autore statunitense dallo stile asciutto quale Thomas Harris, Bunker racconta in prima persona un vissuto criminale dove perfino l’amore è rubato, in una relazione trasandata che non lascia spazio alla libertà. E ad avvicinarlo a Ellroy è anche il disincanto con cui mette a fuoco la corruzione del sistema poliziesco e giudiziario, proprio come avviene in L.A. Confidential.

Mai titolo fu più azzeccato per il romanzo di Bunker, visto che il suo fulcro sta nella condizione di un uomo in fuga dalla giustizia, braccato per l’appunto come una bestia feroce. Non sorprende, quindi, che l’autore abbia vestito i panni di Mr. Blue in Le iene di Quentin Tarantino, in un ruolo più marginale rispetto agli altri interpreti ma non per questo meno incisivo. Un film pulp teso, vibrante, adrenalinico, nel quale il disprezzo per i valori morali arriva al limite del cinismo.

La frequentazione del cinema, del resto, è familiare a Bunker. Oltre ad avere scritto diverse sceneggiature crime o poliziesche, ha collaborato come consulente tecnico a pellicole dello stesso genere. Vedi per esempio Heat – la sfida, che aveva per protagonista Robert De Niro.

Anche da Come una bestia feroce è stata tratta una riduzione cinematografica: Vigilato speciale, dove lo scrittore compare in compagnia di Dustin Hoffman.

Quanto al valore che Edward Bunker attribuisce ai libri, ve lo lascio capire da queste sue parole: «Sono convinto che chi non legge resta uno stupido. Anche se nella vita sa destreggiarsi, il fatto di non ingerire regolarmente parole scritte lo condanna ineluttabilmente all'ignoranza, indipendentemente dai suoi averi e dalle sue attività.»

Fate trascorrere a un uomo un numero sufficiente di anni in prigione e lo ritroverete disorientato nell’affrontare la libertà quanto un frate trappista gettato nel bel mezzo della vorticosa New York.

Mi rispettava come lo sciacallo rispetta il leone, e allo stesso modo ne approfittava.

Si fa un gran parlare del crimine organizzato che corrompe la polizia, ma è anche la stessa polizia a corrompere il crimine organizzato.

In un primo momento l’avevo catalogato come apatico, sbronzo di prigione” come si dice in gergo, ma presto mi ero reso conto che si trattava del silenzioso stoicismo di chi aveva passato diciotto anni dietro le sbarre.

Non facevano che vendere speranza, e il prezzo della speranza è sempre in aumento.

Il cattivo gusto che dominava il locale riempiva il vuoto creato dalla folla scomparsa.

Sapevo cosa significava. Non c’è nulla che equivalga la combinazione di bisogni e di sofferenze fisiche e mentali causate dall’eroina. Tra un buco e la salvezza, il tossico sceglierà sempre il buco.

A volte un uomo è talmente stanco che nemmeno la vita sembra più così preziosa.

Tra gli alti edifici si stagliava il Palazzo di Giustizia, i cui piani superiori ospitavano la vecchia prigione della contea. Da lassù le luci giungevano soffuse, filtrate dalle sbarre e dalle reti di protezione. Da lassù, mi rammentai, Los Angeles pareva un letto tetro e fumante di carboni accesi.


© Marcello Sgarbi

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