11 febbraio 2024

Alessio Bartezzaghi Dando buca a Godot a cura di Marcello Sgarbi


Alessio Bartezzaghi

Dando buca a Godot – (Edizioni Einaudi)


Collana: Stile Libero Extra

Formato: Brossura

Codice ISBN: 9788806214012

Pagine: 216


Conoscere bene le parole che usiamo e il loro significato vuol dire anche essere capaci di destreggiarsi nel gioco dei loro intrecci, nei più diversi registri.

È quello che avviene sulle pagine del settimanale di enigmistica tutto antonomasia, con le sciarade, le frasi palindromo, i rebus, i cruciverba, le crittografie, gli incroci obbligati e tanti altri esercizi fatti apposta per allenare il cervello.

Penso che almeno una volta chiunque si sia cimentato in uno di quelli. C'è però chi ha addirittura ereditato il talento unico di saperli inventare.

È il caso della famiglia Bartezzaghi, dove – scusate l'involontario calembour – la competenza in fatto di parole è di casa, così come l'attitudine al giornalismo. Alessio Bartezzaghi, giornalista, scrittore e semiologo, figlio di Pietro - forse il più celebre fra i cruciverbisti di La Settimana Enigmistica – nonché fratello di Alessandro, l'attuale direttore del settimanale, e di Paolo, redattore di La Gazzetta dello  Sport, ne dà prova con il suo estro singolare.

L'autore di Dando buca a Godot è già stato curatore di svariate rubriche che hanno per tema i giochi, i libri, il linguaggio e la linguistica, le più note delle quali sono "Lessico e nuvole", "Lapsus" e "Fuori di testo", tenute sul quotidiano la Repubblica è "Come dire", apparsa sulle pagine di L'Espresso.

Le sue indiscusse qualità di enigmista e saggista sono state riconosciute nel 2003, con una menzione speciale al Premio Fiesole Narrativa Under 40. Nel 2016, inoltre, si è distinto come finalista al Premio Nazionale di Narrativa Bergamo.

A Dando buca a Godot  Stefano Bartezzaghi propone al lettore un'ampia varietàdi giochi linguistici. Ci sono i "Titoli taroccati", che consistono nel modificare il senso del titolo di un film o di un libro famoso con il cambio di una vocale o di una consonante.

Nient'altro che un riferimento alla Settimana e al cambio di vocale a frase, se Vogliamo. I titoli comprendono un'antologia di esempi d'autore fra cui Roberto Benigni, Umberto Eco, Aldo Busi e Paolo Conte. E detto fra parentesi, proprio Conte e Benigni amano inventare frasi crittografate e sfidarsi a risolverle.

Io "Falsi derivati", invece, ci offrono esempi come questo: "Se il pallore è pallido e il liquore è liquido, allora l'amore è amido...". E a un lungo elenco si aggiungono alcune digressioni, come quella sui sette nani: "Montezemolo è il nano ricco, Popolo è il nano povero, Mestolo è il nano malinconico". E via così.

Nel divertente e intrigante libro di Bartezzaghi non mancano i giochi di rilasciare sulla parola su personaggi famosi del mondo dell'arte e della tivù, del tipo "Adriano de Zen, telecronista saggio e imperturbabile" oppure "Lo Kenzo il Magnifico: elegante poeta samurai del XV secolo, autore dei versi Quant'è bella giovinezza / che si Fuji tuttavia / del futon non v'è certezza / chi vuol essere Kyoto sia".

Fra i giochi con attinenze enigmistiche spiccano poi i palindromi, cioè Frasi che possono essere lette in un senso o nell'altro, come questa introdotta dal titolo Vita d'ergastolano: "Alle carte t'alleni, nella tetra cella". ONU esercizio impegnativo alle le mie cellule grigie, che di solito si limitano tutt'al più a riconoscere delle parole palindrome come "anilina".

Dando buca a Godot non è però solo humour linguistico, perché contiene anche interessanti curiosità sullo stile "Forse non tutti sanno che...". Per esempio veniamo a sapere che i primi anagrammi noti nascono ad Alessandria d'Egitto nel III secolo a.C., creati dal poeta di corte Licofrone per il re Tolomeo Filadelfo e la regina Arsinoe.

Oppure che uno degli pseudonimi del grande artista dada Marcel Duchamp era Marchant du Sel, mercante di sale, che – scrive Bartezzaghi – "con buona approssimazione scambia i suoni del nome-e-cognome MARcel DU-champ".

O ancora, possiamo leggere questo aneddoto raccontato dal grande Gianni Rodari, autore dello strepitoso Grammatica della fantasia, che quanto all'uso sapiente delle parole era un autentico maestro: "Il redattore mi dice che sta aspettando Le illustrazioni per fare le bozze, l'illustratore mi dice che sta aspettando le bozze ale fare le illustrazioni, e probabilmente c'è qualcuno che sta aspettando Le illustrozze per fare buone azioni".

Se quindi volete trascorrere un po' di tempo in compagnia di un libro insolito, Dando buca a Godot non vi deluderà. Potete prendermi in parola.

© Marcello Sgarbi


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