20 gennaio 2024

Marco Malvaldi La battaglia navale a cura di Marcello Sgarbi


Marco Malvaldi

La battaglia navale – (Sellerio Editore)


Collana: La memoria

Formato: Brossura

Pagine: 192

EAN: 9788838934865


Dalla fortunata serie di gialli che hanno come quartier generale il BarLume e la sua combriccola di toscanacci, consacrata con successo da una riduzione televisiva in cui brilla per l’interpretazione soprattutto Filippo Timi, ho scelto di parlarvi di La battaglia navale – il sesto degli otto volumi della serie, in ordine cronologico - perché fra le sue pagine tocca anche un tema quanto mai attuale: l’immigrazione.

Il racconto si apre con il ritrovamento di un cadavere sulla spiaggia di Pineta. È quello di Olga, una badante ucraina. Le indagini, condotte dal vicequestore Alice Martelli con la collaborazione del compagno Massimo Viviani – il barista titolare del BarLume – e con la complicità dei vecchietti che animano il locale si allargano nell’ambiente della vittima, fra le sue connazionali dell’est, portando alla luce i lati oscuri della vita di Olga e il suo passato torbido. Non meno, del resto, di quello di altri personaggi in apparenza irreprensibili.

La soluzione del caso ha la sua chiave in un particolare trascurabile, che invece si rivela determinante per individuare il colpevole. Lascio a voi il piacere di scoprirlo. Fanno da piacevole contorno alla vicenda le digressioni sulla cucina che per analogia, pur se con un taglio diverso, portano alla mente il Pepe Carvalho e il Biscuter di un maestro del giallo quale Manuel Vàzquez Montalbàn. E a un’altra latitudine, la Sicilia di Camilleri e del commissario Montalbano.

Gustosi anche i siparietti che vedono protagonisti Tiziana – la prima banconiera del BarLume, in seguito socia di Massimo nel bar e nell’attiguo ristorante Bocacito – e gli anziani avventori: Ampelio (nonno di Massimo), Paride, Aldo e il Del Tacca. Un posto a parte merita poi il personaggio di Rimediotti, tratteggiato in modo magistrale e con divertito sarcasmo da Malvaldi.

Si vede che la commissaria avrebbe voglia di continuare il discorso; si sa, spesso i discorsi inutili sono principalmente quelli delle altre persone.

Massimo rimaneva sempre affascinato dal cambiamento del tono di voce di Alice quando diventava commissaria. Frasi brevi, incisive. Nessuna concessione a quell’ironia che era una delle cose che li rendevano più simili. E che Massimo era convinto di poter usare in qualsiasi frangente: una delle cose che li rendevano più diversi.

Una delle capacità meravigliose dell’essere umano è quella di interpretare correttamente le informazioni inserendole nel loro contesto. Ascoltata al di fuori di questa conversazione, la possibilità che qualcuno capisse che il Rimediotti aveva appena pronunciato il nome di battesimo “Eugenij” sarebbe stata pressoché nulla; ma, essendo l’argomento della discussione la morte della povera Olga, tutti e cinque gli astanti associarono immediatamente il nome dell’ex marito della poveretta al confuso sfrigolare che era uscito dalla macilenta laringe del pensionato.

Il risotto l’ho fatto io, il profumo di fritto viene dal piano superiore dove quel rimasuglio di umanità della Gorgonoide aveva deciso evidentemente che era l’ora di fare qualcosa per salvare il pianeta, e con tutta evidenza aveva cominciato smettendo di cambiare l’olio alla friggitrice. Da una settimana circa, quindi, Massimo viveva immerso in una versione tutta mediterranea dello smog londinese: un’atmosfera satura di olio esausto e particelle cancerogene assortite che dava al momento di rientrare a casa un significato piuttosto intenso.


© Marcello Sgarbi


Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.

Immagini immaginarie al MIIT di Torino