15 dicembre 2023

Galleria d'Arte “La Conchiglia” Collettiva di Natale “La Terra” A cura di Marco Salvario

Galleria d'Arte “La Conchiglia”

Collettiva di Natale “La Terra”

A cura di Marco Salvario

La galleria d'arte torinese La Conchiglia festeggerà nel 2024 il proprio sessantesimo compleanno, dimostrandosi sempre ricca di iniziative e attività, ospitando sia opere di artisti affermati, sia dando spazio a giovani scalpitanti.

Nata in via Vanchiglia, trasferitasi nella prestigiosa via Garibaldi, nel 2009 riapre in via Zumaglia, a pochi passi da piazza Rivoli, comodissima per chi, come me, sceglie di raggiungerla usando la metropolitana.

Dal 5 al 21 dicembre 2023, La Conchiglia ospita una mostra collettiva dal tema “La Terra”, una proposta quasi obbligata dopo che in passato erano stati scelti come temi “L'Acqua” e “Il Fuoco”, e che rende probabile in futuro una quarta mostra intitolata “L'Aria”.

L'argomento suggerisce una serie di riflessioni e interpretazioni, che i trenta artisti che hanno deciso di partecipare, hanno saputo affrontare con le proprie diverse sensibilità.

Non posso citare tutti, ma ognuno ha saputo dare un contributo intelligente e prezioso.



Comincio da due personaggi che ho già avuto occasione di segnalare in passato e che ho rincontrato con piacere:

Albino Caramazza utilizza con sempre maggiore abilità per i suoi collage le bustine delle zucchero; la sua opera Mama Africa è una dedica al continente dove è nata l'umanità e alle donne africane, coi loro volti fieri, vigorosi, e i vestiti vivaci e lussuosi.

L'Africa è anche l'anima delle tele di Guido Mannini. Per lui la terra sono gli spazi e la sabbia del deserto, dove l'uomo è una presenza estrema e straniera, ridotta quasi all'ombra che il sole disegna sulle dune infuocate e senza confini. La carovana diventa allegoria del viaggio dell'uomo in una natura di cui è solo un minimo granello.



Poche parole su cinque degli altri partecipanti alla mostra e mi scuso con quelli non citati:

Graffiano i due lavori in tecnica mista su tela della triestina Paola Bradamante, Terra verde e Terra bruciata. L'artista non dipinge l'aspetto esteriore dei propri soggetti, ma ne cerca l'anima, il fluido vitale, la vita. Nella contrapposizione delle due opere, l'agonia del nostro pianeta che noi stessi stiamo uccidendo.

Sotto la neve il pane”, dicevano i nostri vecchi; o il vino, come nei Vigneti imbiancati di Alfredo Ciocca. Una tela che ben si adatta a un concorso natalizio e che dimostra uno guardo attento e sensibile nel catturare in una semplicità solo apparente, il respiro di un mondo addormentato ma che promette un risveglio fecondo.



Nino Sgobba percepisce la terra come il mondo contadino. Terra sono le zolle, il campo arato, l'antica sofferenza del lavoro dei campi. Con Contadini al lavoro e soprattutto con Madre terra, rivive l'amara poesia di un'umanità che si nutre della avara generosità della natura e della fatica degli uomini.

Passi di danza nella luce, agili e leggeri. La figura femminile è sottile e sensuale. Un sogno, forse, oppure un ricordo felice. La vita è bella, ci spiega Elena Ninni, però in quel titolo, lo stesso del film di Benigni, resta sotto inteso un inganno, l'amarezza di un gioco, che si concluderà nella tragedia della realtà.

Fiorella Corte ci presenta La ragazza nel bosco innevato. Ancora la neve e una donna di spalle, che da sola entra nel bosco. Slanciata, la borsetta e gli stivaletti neri, nude le braccia e il polpaccio, una pelliccia bianca sul corsetto rosso, la figura raccoglie in sé suggestioni diversissime. Chi è la donna? Dove conduce il sentiero? Una mia interpretazione è che rappresenti l'umanità che, in allegria e incoscienza, senza guardarsi indietro, sotto l'illusoria difesa di un ombrello giallo, segue una strada pericolosa e forse mortale.


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Immagini immaginarie al MIIT di Torino