21 ottobre 2023

MANOVRA ECONOMICA, TIMORI E SPERANZE di Antonio Laurenzano


MANOVRA ECONOMICA, TIMORI E SPERANZE

di Antonio Laurenzano

A pochi giorni dal via libera da parte del Consiglio dei Ministri, il disegno di legge di Bilancio per il 2024 è entrato nel vivo del dibattito politico in un clima di grande tensione e forti contrasti fra i partiti in vista dell’iter parlamentare di approvazione. Una manovra condizionata fortemente dal rallentamento dell’economia generato dalla spinta dell’inflazione, dall’aumento dei costi energetici, dall’incertezza globale causata dal conflitto russo-ucraino e dalla crisi in Medio Oriente, fra Palestina e Israele.

Un quadro economico particolarmente complesso appesantito sui flussi finanziari dello Stato dagli effetti dei crediti d’imposta accumulati negli anni scorsi a causa dei bonus immobiliari, un “grande buco” da oltre 40 miliardi di euro. Banche, imprese e famiglie stanno beneficiando del mancato versamento d’imposte compensate con i numerosi bonus legati agli interventi edilizi. Un impatto negativo per le casse dello Stato con minori entrate tributarie di decine di miliardi nei primi sette mesi dell’anno. Una contrazione del gettito fuori da ogni previsione.

Notizie non buone anche sul versante delle spese con una notevole progressione registrata dalla Ragioneria dello Stato. I rialzi dei tassi della Banca Centrale europea, decisi per contrastare l’inflazione, hanno determinato un aumento degli interessi pagati dal Tesoro sul debito: +16% fra gennaio e giugno 2023, rispetto allo stesso periodo di un anno fa. In soldoni, 14 miliardi di euro in meno nelle casse dello Stato che vanno ad aggiungersi ai circa 990 miliardi di euro pagati dal 2009 al 2022 su un “debito pubblico senza freni” (2.858 miliardi di euro, pari al 141% del Pil), una media di circa 76 miliardi all’anno.

Rallentamento della crescita economica e il nodo del debito pubblico con interessi in aumento, oltre alle minori entrate per il Superbonus, rendono sempre più corta la coperta delle risorse disponibili da destinare alla manovra, con buona pace delle tante promesse elettorali fatte per conquistare il consenso. Una manovra che non andrà al di là dei 24 miliardi, 16 dei quali provenienti dall’extra-deficit e circa 8 miliardi che derivano dalla riduzione delle spese da parte dei vari Ministeri. Uno scostamento di bilancio necessario per recuperare risorse aggiuntive operato in deroga al principio dell’equilibrio tra entrate e spese fissato dall’art.81 della Carta costituzionale.

Un extra-gettito e tagli di spesa per una “manovra seria e realistica”, nel commento della premier Giorgia Meloni, una manovra che “non disperde risorse ma le concentra su grandi priorità”. Fra queste il rinnovo nel 2024 del taglio del cuneo fiscale-contributivo, un intervento di undici miliardi a sostegno di alcune fasce della popolazione con reddito medio-basso per il peggioramento delle condizioni economiche. Atre misure sono previste per il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione (cinque miliardi) e per uno stanziamento aggiuntivo per la sanità (tre miliardi). Bando ai provvedimenti a pioggia del passato ma interventi mirati nel segno di “un ferreo controllo della spesa che diventerà un principio non più eludibile, afferma il Ministro dell’Economia Giorgetti, alla luce delle nuove regole che si stanno delineando per la governance economica europea”, a garanzia della sostenibilità del debito agli occhi vigili delle autorità comunitarie di Bruxelles e dei mercati finanziari pronti a intervenire sul rating.

Una manovra economica difficile, ”la più difficile degli ultimi anni”, ha commentato Giorgetti, oltre la metà in deficit. Dopo quella dello scorso anno con il Governo appena insediato, quest’anno è la prima vera prova per Giorgia Meloni costretta a muoversi su un “sentiero stretto” come lo chiamava, a suo tempo e in un governo di centro-sinistra, l’ex ministro dell’Economia Padoan. Cambiano i tempi, cambiano gli inquilini di Palazzo Chigi, ma il sentiero è lo stesso, a conferma degli atavici problemi della finanza pubblica del Belpaese. Al Parlamento l’ultima parola sulla Legge di bilancio 2024, nella speranza che le bandierine dei partiti lascino il posto a un serio e costruttivo dibattito sul quadro economico del Paese per scelte serie proiettate nel futuro, per realizzare finalmente una rigorosa politica di risanamento della finanza pubblica e di sviluppo della nostra economia.


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