23 ottobre 2023

“IL GIOVANE LENIN” DI LEV TROTSKIJ a cura di Vincenzo Capodiferro


IL GIOVANE LENIN” DI LEV TROTSKIJ

La ricostruzione della “fisionomia” morale di Lenin da parte di un altro grande rivoluzionario russo


Il giovane Lenin. L’alba della rivoluzione (1870-1893)” di Lev Trotskij è un’opera monumentale edita da Bietti, Milano 2023, prefazione di Maria Sole Sanasi d’Arpe. La prima edizione era stata curata da Mondadori nel 1971. Viene riportata tra l’altro la prefazione alla prima edizione italiana di Livio Maitan (Mondadori 1971) in postfazione. Scrive la prefatrice, Maria Sole Sanasi d’Arpe: «Lev Trotskij spesso scrivendo di Vladimir Il’iic scrive a sé: rivolge interrogativi alla storia che assumono i tratti di un soliloquio che, come detto, è il frutto più spontaneo dell’immedesimazione o, per dirla con Edith Stein, dell’Einfuhlung». Maria Sole cita il poeta Brodskij: scrivere quale affermazione e al contempo negazione dell’io. È un’operazione dialettica hegeliana che certamente nella scrittura ha senso: è il mondo proprio del panlogismo, che si oppone al pan-realismo del reale, con tutta la buona esigenza del Leone rivoluzionario (Trotskij) di essere il più realista possibile. Il realismo fu uno dei canoni della rivoluzione: un real-socialismo. L’opera in questione (“Il giovane Lenin”) è un monumento alla storia, alla cultura, alla società. È la storia della vita di un rivoluzionario scritta da un altro rivoluzionario: «Se la sua vita non fosse stata stroncata anzitempo, Lev Trotskij avrebbe portato a termine la sua imponente biografia di Lenin, compagno di lotte e amico personale con il quale aveva condiviso i trionfi della rivoluzione bolscevica». La biografia copre i primi ventitre anni di Lenin: un uomo già formato, autentico. La giovinezza è l’età rivoluzionaria per eccellenza per ogni uomo. Il ‘giovane Lenin’, come il ‘giovane Hitler’, il ‘giovane Mussolini’ (anti-‘rivoluzionari’ “diversi”, “opposti”) diviene così un emblema di questa epopea così gloriosa, ricca di lotte, di passioni, di fermenti romantici: uno Sturm und Drang politico e civile. Trotskij, come anche Lenin, morto prematuro, sono state vittime della stessa rivoluzione. C’è un punto critico in ogni rivoluzione: o il processo continua a livello globale e trasfigura il mondo intero (quello che volevano in fondo Lenin e Trotskij) o si vende al potere e si tradisce. Il traditore è Stalin. Il giovane Stalin, rivoluzionario come loro, si è venduto al potere borghese, si è trasformato in fascista ed in nazista, portando sulle sue spalle il comunismo e gettandolo storicamente tra le fauci del Moloch capitalistico. Questa è la fine che ha fatto poi il comunismo, ma ingiustamente! Tutto si gioca in quel fatidico lasso di tempo: il XIII congresso del PCUS del 1924. Prevale il “socialismo in un solo paese” contro la “rivoluzione permanente”. Assurdo! Come fa il socialismo a svilupparsi in un solo paese? Dall’alto? Alla borghesia capitalistica si sostituisce una nuova borghesia anticapitalistica, ma più capitalistica della prima: quella dei borghesi di partito, una nuova ‘noblesse de robe’, con colletti rossi. Solo nel XX congresso si capisce, si prende coscienza, ma è troppo tardi! La nevicata del ’56! Il socialismo di Marx poteva funzionare solo a livello globale, internazionale (“Operai di tutto il mondo unitevi!”), non a livello nazionale. A livello nazionale il socialismo si trasforma inevitabilmente in nazionalsocialismo, il comunismo in nazionalcomunismo. Il giovane Lenin” è un capolavoro! Ecco alcune note di Trotskij: «Millanteria, arroganza, prosopopea erano qualità assolutamente estranee al fanciullo e all’adolescente: le dimensioni stesse della sua personalità le escludevano già allora. Ma l’enorme superiorità del futuro pescatore di uomini ostacolava i contatti che esigono, se non l’uguaglianza, perlomeno una equivalenza. Non era poco socievole. Era un solitario …». “Il giovane Lenin” è certamente un classico, ma di un’attualità sconvolgente. Nulla accade nella storia che non abbia un senso e si ripercuota in tutto il tempo (passato, presente e futuro) e in tutto lo spazio dell’universo.

Vincenzo Capodiferro

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